Alcuni studiosi hanno evidenziato la somiglianza tra i cosiddetti U.F.O. del Terzo Reich ed i ricognitori di George Adamski, concludendo che i dischi volanti avvistati e fotografati dal corifeo del contattismo (e da qualcun altro) erano macchine del nostro pianeta, la cui tecnologia era stata messa a punto nella Germania nazionalsocialista. E’ questa la cosiddetta ipotesi terrestre propugnata in Italia soprattutto da Renato Vesco, ufologo genovese della prima generazione: Vesco, tra il 1968 ed il 1972, pubblicò tre volumi in cui sosteneva che i flying saucers erano velivoli progettati e costruiti segretamente in Canada da scienziati e tecnici britannici.
E’ indubbio: gli oggetti adamskiani mostrano un aspetto pressoché sovrapponibile a quello dei prototipi tedeschi. Sono navicelle con abitacolo e scafo pressappoco a forma di campana e con tre semisfere nella parte inferiore. Cercheremo di spiegare le ragioni di questa analogia nella prossima tranche dell’articolo.
Tra i vari ricercatori, Alfredo Lissoni ha indugiato con particolare pazienza sul tema dell’aviazione segreta appartenente al Terzo Reich, dunque, per un’analisi del soggetto, rinviamo al suo recente saggio, “U.F.O., i dossier top secret”. Qui ci limitiamo ad indicare alcune coordinate.
Gli U.F.O. nazionalsocialisti (in tedesco Haunebu, Hauneburg-Geräte o Reichsflugscheiben, ossia “dischi volanti del Reich”), talvolta definiti V7, sono presunti velivoli dalla sofisticata tecnologia, la cui realizzazione è collegata ad alcune forme di esoterismo, inteso come contatto medianico con entità di altri mondi o dimensioni...
I resoconti sugli U.F.O. nazionalsocialisti si situano nel contesto di alcuni avvenimenti storici: la Germania di Hitler, dopo aver rivendicato il territorio della Nuova Svevia in Antartide, vi inviò una spedizione nel 1938. Progettò anche altre esplorazioni. Inoltre lo scienziato Viktor Schauberger condusse esperimenti su una turbina di sua invenzione: ne scaturirono ricerche riguardanti una tecnica di propulsione avanzata. Infine, durante la Seconda guerra mondiale, furono avvistati da aviatori sia tedeschi sia alleati degli oggetti sferici, i famosi foo fighters, che i piloti dell’una e dell’altra parte credettero aerei nemici.
Nel 1950 l’esperto italiano di turbine, Giuseppe Belluzzo, pubblicò degli articoli in cui si avallavano le voci sui dischi nazionalsocialisti: l’ingegnere descrisse apparecchi circolari che erano stati concepiti a partire dal 1942 contemporaneamente da Italia e Germania. A questi prototipi si interessarono i rispettivi capi di stato. Stando a Belluzzo, erano state applicate tecnologie convenzionali, come la turbina a combustione interna ed il turboreattore per aerei. Poco tempo dopo, lo scienziato germanico, Rudolph Schriever, confermò di aver disegnato dischi volanti durante il periodo nazionalsocialista.
L'ingegnere aeronautico Roy Fedden asserì che i Tedeschi stavano lavorando, sul finire del conflitto, a svariati progetti aeronautici piuttosto inconsueti. Egli dichiarò: “Ho visto abbastanza dei loro progetti e piani di produzione da comprendere che se i Tedeschi fossero riusciti a prolungare la guerra solo per alcuni mesi, avremmo dovuto reggere il confronto con una serie di sviluppi nel combattimento aereo del tutto nuovi e mortali”.
Il capitano Edward J. Ruppelt, a capo del Progetto di investigazione ufologica, noto come "Blue Book", nel 1956 affermò: "Alla fine della Seconda guerra mondiale, i Tedeschi stavano sviluppando molti tipi innovativi di aerei e missili balistici. La maggior parte dei progetti si trovava per lo più allo stadio preliminare, ma si trattava degli unici velivoli conosciuti che avrebbero potuto anche solo avvicinarsi alle prestazioni degli oggetti cui si riferiscono i testimoni degli U.F.O."
Con il celeberrimo libro “Il mattino dei maghi” di Pauwels e Bergier ci si interna in sinistri e fantastici meandri: ivi gli U.F.O. sono collegati alla società Vril. La Vril, secondo gli autori succitati ed altri scrittori successivi, prese contatto con una stirpe aliena, da cui ricevette il know how per costruire, con la cooperazione della società Thule, delle navicelle spaziali dalle sbalorditive funzioni. Dopo la sconfitta dell’Asse, alcuni esponenti della Vril ripararono in un’installazione nell'Antartico.
Tra i ghiacci dell’Antartide
Era stato Karl Haushofer nel 1919 a fondare la Vril Gesellschaft, la confraternita iniziatica al cui interno operarono due sensitivi, la croata Maria Orsic, ed un certo Sigrun. Essi ricevettero una comunicazione telepatica in cui si fornivano istruzioni per costruire una macchina del tempo o un ordigno volante. L’informazione, che veniva da Aldebaran, comprendeva pure la storia di due razze abitanti su pianeti orbitanti attorno a questa stella. Quando quelle civiltà vennero a sapere che il loro sole si sarebbe espanso, organizzarono, 500 milioni di anni fa, un’evacuazione di massa e si diressero verso il pianeta Mallona, di cui rimane la fascia degli asteroidi tra Marte e Giove, poi si trasferirono su Marte, infine sulla Terra, dove incivilirono le popolazioni presumeriche. [1]
Certuni si avventurano in congetture estreme: i Nazionalsocialisti avvrebbero pure costruito delle basi sotterranee sulla Luna già nel 1942. Inoltre la loro struttura segreta nell’Antartico spiegherebbe gli avvistamenti di U.F.O. nel secondo dopoguerra: dall’installazione nel continente ghiacciato, i transfughi del Terzo Reich vagheggiavano di conquistare il mondo.
È evidente che siamo di fronte ad uno scenario in cui le ricostruzioni storiche sfumano in elucubrazioni in buona misura fantasiose, sennonché il nazionalsocialismo esoterico, con tutti i suoi miti e tutte le sue missioni, è una realtà: la storia stessa, dietro le normalizzanti pagine dei manuali e delle fonti ufficiali, è simile ad un palinsesto. Così, scorticandone la superficie, si scoprono sotto il primo strato, inopinati scritti. Dunque non ci sentiamo di liquidare certe supposizioni come fantasticherie.
Vediamo in primo luogo di chiarire le affinità morfologiche tra i dischi tedeschi ed i ricognitori di Adamski. Scartiamo l’ipotesi terrestre nella sua declinazione radicale, per cui tutti gli U.F.O. sarebbero velivoli militari dalle performances avvveniristiche, senza escludere, però, che certi O.V.N.I. lo siano. E’, invece, possibile che una fazione, presentatasi come pleiadiana, si fosse alleata con la Germania di Hitler cui cedette conoscenze e tecnologie. In seguito, i sedicenti alieni, dopo aver abbandonata (almeno all’apparenza) per qualche motivo la Germania, inscenò la pantomima con Adamski, i cui amici sostenevano di provenire da Venere e Saturno. Se così fosse, si comprenderebbero le analogie di cui sopra. Il periodo in cui Adamski visse le sue avventure con esseri interplanetari è immediatamente susseguente alla fine della conflagrazione mondiale e copre un arco di tempo che va dal 1946 al 1961. Si ha quasi l’impressione che gli ufonauti avessero deciso, dopo il 1945, di spostare il baricentro dei loro piani dal’Europa centrale agli Stati Uniti. Sebbbene l’intera storia dell’astrofilo polacco-statunitense sia stata quasi sempre respinta come una colossale impostura, va ricordato che essa contiene particolari che depongono a favore dell’autenticità di almeno alcuni episodi. Non solo, U.F.O. adamskiani sono stati avvistati in alquanti paesi, anche negli ultimi anni.
I Pleiadiani sono anche i protagonisti degli incontri con il controverso Billy Meier, il contattista svizzero che comunicò con l’avvenente Semjase, la donna che capitanava i visitatori (sul nome Semjase si potrebbe disquisire a lungo…). Ora, gli oggetti volanti immortalati da Meier non sono così differenti dalle navicelle di Adamski, di cui paiono, sotto il profilo estetico, una versione più moderna dalle linee squadrate.
Un altro addentellato merita qualche postilla. Ci riferiamo alla misteriosa base germanica in Antartide.
[1] Il termine “vril” risale al letterato ed uomo politico britannico, Edward Bulwer-Lytton (1803-1873). Bulwer Lytton nell’opera “Vril: la razza a venire”, descrive una specie di uomini molto più avanzata della nostra, con poteri tali da renderli virtualmente divini. Questi esseri, alati e vegetariani, possiedono airboats (navi aeree) energia elettrica, nucleare e persino qualcosa di analogo al laser. Essi vivono nascosti in caverne sotterranee situate al centro della Terra, ma hanno intenzione di uscirne per governare il mondo. Lytton aggiunge che questa civiltà è depositaria di una conoscenza segreta che permetterà di cambiare la specie umana, trasformandola in una simile agli uomini celesti.
I portali del Destino
Il documentario russo del 2006 “Terzo Reich: operazione U.F.O.” esplora le testimonianze circa la base segreta nazista in Antartide e l’attacco sferrato da una flottiglia di dischi volanti all’Ammiraglio Richard Byrd, nel corso della sua missione denominata “Highjump”.
Uno dei temi centrali del documento è la presunta esistenza della 'Base 211', la leggendaria struttura ipogea teutonica in Antartide. Richiamandosi all’interesse dei Tedeschi per l’Antartide, le relazioni a proposito del sottomarino U-Boat e la presunta scomparsa di migliaia di scienziati nazisti e ingegneri alla fine della guerra, uomini che non approdarono in Sud America attraverso l’operazione “Odessa”, gestita dal Vaticano, né negli Stati Uniti con l’operazione “Paperclip”, è dipinto un quadro inquietante.
Il filmato, arricchito con interviste a militari e specialisti russi di alto rango, non rispolvera soltanto le saghe, i riti ed i simboli del nazionalsocialismo occulto (il Santo Graal, la lancia di Longino, la Terra cava, Agarthi…), poiché introduce ingredienti nuovi. Certamente taluni legami possono sembrare delle forzature, ma alcuni fatti sono incontestabili: oltre alla Nuova Svevia, le basi statunitensi in Antartide popolate (diremmo infestate) da agenti della N.S.A. (National security agency) e della C.I.A., il racconto di Byrd a proposito dell’aggressione subìta dal suo equipaggio e le dichiarazioni al Congresso dell’Ammiraglio, secondo cui i “nemici” sono in grado di spostarsi da polo a polo, i numerosi avvistamenti di strani ordigni nel Mar glaciale antartico.
Ci aggiriamo in una landa brumosa dove informazioni, fantasie, speculazioni, inganni tendono a confondersi ed a scambiarsi le sembianze, come nella nebbia fitta gli alberi possono sembrare imponenti pilastri ed archi di una cattedrale gotica. Viene a taglio un aforisma di James Jesus Angleton, responsabile della C.I.A.: “Siamo entrati in un deserto di specchi”.
Tuttavia la ricerca non si ferma di fronte all’apparente inverosimiglianza di certe prospettive: così è forse plausibile che gli impianti H.A.A.R.P., non a caso ubicati per lo più non molto distanti del polo Nord, siano finalizzati – come ventilato dagli autori del documentario – a creare dei ponti spazio-temporali. I poli non sarebbero solo dei luoghi geografici, ma dei portali, gestiti con l’irradiazione di apposite energie. I poli sarebbero deglistargate attraverso cui astronavi extraterrestri o ctonie entrano ed escono.
Giancarlo Barbadoro si sofferma sui vari enigmi dell’Antartide, tra cui la mappa di Piri Reis, il caso del Lago Vostok, i resti di un’antica civiltà. Qui ci interessa in particolar modo quanto l’autore scrive a proposito di un presunto timegate antartico: “Viene raccontato da alcuni testimoni che il 27 gennaio 1996, mentre un’équipe di scienziati statunitensi e britannici stava svolgendo delle ricerche in loco, la ricercatrice Mariann McLein comunicò di aver osservato un inconsueto vortice di nebbia grigia al di sopra del Polo Sud. In un primo momento la spiegazione del fenomeno fu che doveva trattarsi di una tempesta di sabbia. Tuttavia, col passare del tempo, la grande nube grigia non cambiava forma né si spostava dalle coordinate in cui era stata registrata per la prima volta. I ricercatori dunque decisero di investigare sull’insolita manifestazione, lanciando un pallone sonda di tipo meteorologico dotato di strumentazioni in grado di rilevare la velocità del vento, la temperatura e la composizione dell’aria. Il pallone, una volta in prossimità del vortice, all’improvviso scomparve alla vista. Recuperata la sonda, furono analizzate le informazioni immagazzinate dalle apparecchiature di bordo e con sorpresa si accorsero che il cronometro di bordo mostrava la data del 27 gennaio 1965, lo stesso giorno del lancio, ma con la data di trent’anni prima. Ritenendo che si trattasse di un errore della strumentazione, i ricercatori, dopo aver controllato che l’equipaggiamento fosse funzionante, compirono più volte l’esperimento, lasciando che la sonda finisse dentro la nuvola bigia sulle loro teste, ma tutte le volte in cui riportavano a terra il pallone, l’orologio installato mostrava ancora l’anno 1965. […] Le indagini sull’inspiegabile fenomeno sono ancora in corso: si suppone che il vortice sopra il Polo Sud possa essere la manifestazione di un wormhole”. [2]
Anche il ricercatore Alfred Lambremont Webre vede nei poli dei passaggi interdimensionali e li collega alle stazioni H.A.A.R.P. Egli ritiene che esse siano delle armi per bloccare le intrusioni degli U.F.O. nonché degli spaventosi strumenti capaci di devastare la Terra. Il nesso non è forse così incredibile. Quali siano gli scopi nascosti dei riscaldatori ionosferici, oltre a quelli accertati inerenti alla modificazione climatica e tettonica, è, però, difficile stabilire, ossia gli Altri (alcuni per lo meno) sono alleati del governo occulto o antagonisti?
Vale a dire, H.A.A.R.P. servirebbe a favorire gli ingressi o ad impedirli?
Questa ed altre domande si affollano e diventano sempre più pressanti ora che il portale sta per aprirsi…
[2] Purtroppo l’articolo di Barbadoro non indica le fonti.
Bibliografia essenziale:
G. Barbadoro, Il caso del lago Vostok e altri misteri dell’Antartide, 2012
Id., Le piramidi dell’Antartide, 2012
M. Barbetta, Aldebaran e le Pleiadi, 2004
G. Galli, Hitler e il nazismo magico, 2005
A. Lissoni, U.F.O., i dossier top secret, 2011
R. Malini, U.F.O., il dizionario etimologico, Firenza, Milano, 2003, s.v. Adamski, Meier, Vesco
A. Marcianò, Apocalissi aliene, 2008
C. Paglialunga, Alla scoperta della Terra cava, Diegaro di Cesena, 2010
L. Pauwels, J. Bergier, Il mattino dei maghi, Milano, 1997
M. Pizzuti, Rivelazioni scientifiche non autorizzate, Roma, 2011, capitolo V, L’eredità occulta di Tesla: gli U.F.O. nazisti
Fonte: zret.blogspot.it
Il documentario russo del 2006 “Terzo Reich: operazione U.F.O.” esplora le testimonianze circa la base segreta nazista in Antartide e l’attacco sferrato da una flottiglia di dischi volanti all’Ammiraglio Richard Byrd, nel corso della sua missione denominata “Highjump”.
Uno dei temi centrali del documento è la presunta esistenza della 'Base 211', la leggendaria struttura ipogea teutonica in Antartide. Richiamandosi all’interesse dei Tedeschi per l’Antartide, le relazioni a proposito del sottomarino U-Boat e la presunta scomparsa di migliaia di scienziati nazisti e ingegneri alla fine della guerra, uomini che non approdarono in Sud America attraverso l’operazione “Odessa”, gestita dal Vaticano, né negli Stati Uniti con l’operazione “Paperclip”, è dipinto un quadro inquietante.
Il filmato, arricchito con interviste a militari e specialisti russi di alto rango, non rispolvera soltanto le saghe, i riti ed i simboli del nazionalsocialismo occulto (il Santo Graal, la lancia di Longino, la Terra cava, Agarthi…), poiché introduce ingredienti nuovi. Certamente taluni legami possono sembrare delle forzature, ma alcuni fatti sono incontestabili: oltre alla Nuova Svevia, le basi statunitensi in Antartide popolate (diremmo infestate) da agenti della N.S.A. (National security agency) e della C.I.A., il racconto di Byrd a proposito dell’aggressione subìta dal suo equipaggio e le dichiarazioni al Congresso dell’Ammiraglio, secondo cui i “nemici” sono in grado di spostarsi da polo a polo, i numerosi avvistamenti di strani ordigni nel Mar glaciale antartico.
Ci aggiriamo in una landa brumosa dove informazioni, fantasie, speculazioni, inganni tendono a confondersi ed a scambiarsi le sembianze, come nella nebbia fitta gli alberi possono sembrare imponenti pilastri ed archi di una cattedrale gotica. Viene a taglio un aforisma di James Jesus Angleton, responsabile della C.I.A.: “Siamo entrati in un deserto di specchi”.
Tuttavia la ricerca non si ferma di fronte all’apparente inverosimiglianza di certe prospettive: così è forse plausibile che gli impianti H.A.A.R.P., non a caso ubicati per lo più non molto distanti del polo Nord, siano finalizzati – come ventilato dagli autori del documentario – a creare dei ponti spazio-temporali. I poli non sarebbero solo dei luoghi geografici, ma dei portali, gestiti con l’irradiazione di apposite energie. I poli sarebbero deglistargate attraverso cui astronavi extraterrestri o ctonie entrano ed escono.
Giancarlo Barbadoro si sofferma sui vari enigmi dell’Antartide, tra cui la mappa di Piri Reis, il caso del Lago Vostok, i resti di un’antica civiltà. Qui ci interessa in particolar modo quanto l’autore scrive a proposito di un presunto timegate antartico: “Viene raccontato da alcuni testimoni che il 27 gennaio 1996, mentre un’équipe di scienziati statunitensi e britannici stava svolgendo delle ricerche in loco, la ricercatrice Mariann McLein comunicò di aver osservato un inconsueto vortice di nebbia grigia al di sopra del Polo Sud. In un primo momento la spiegazione del fenomeno fu che doveva trattarsi di una tempesta di sabbia. Tuttavia, col passare del tempo, la grande nube grigia non cambiava forma né si spostava dalle coordinate in cui era stata registrata per la prima volta. I ricercatori dunque decisero di investigare sull’insolita manifestazione, lanciando un pallone sonda di tipo meteorologico dotato di strumentazioni in grado di rilevare la velocità del vento, la temperatura e la composizione dell’aria. Il pallone, una volta in prossimità del vortice, all’improvviso scomparve alla vista. Recuperata la sonda, furono analizzate le informazioni immagazzinate dalle apparecchiature di bordo e con sorpresa si accorsero che il cronometro di bordo mostrava la data del 27 gennaio 1965, lo stesso giorno del lancio, ma con la data di trent’anni prima. Ritenendo che si trattasse di un errore della strumentazione, i ricercatori, dopo aver controllato che l’equipaggiamento fosse funzionante, compirono più volte l’esperimento, lasciando che la sonda finisse dentro la nuvola bigia sulle loro teste, ma tutte le volte in cui riportavano a terra il pallone, l’orologio installato mostrava ancora l’anno 1965. […] Le indagini sull’inspiegabile fenomeno sono ancora in corso: si suppone che il vortice sopra il Polo Sud possa essere la manifestazione di un wormhole”. [2]
Anche il ricercatore Alfred Lambremont Webre vede nei poli dei passaggi interdimensionali e li collega alle stazioni H.A.A.R.P. Egli ritiene che esse siano delle armi per bloccare le intrusioni degli U.F.O. nonché degli spaventosi strumenti capaci di devastare la Terra. Il nesso non è forse così incredibile. Quali siano gli scopi nascosti dei riscaldatori ionosferici, oltre a quelli accertati inerenti alla modificazione climatica e tettonica, è, però, difficile stabilire, ossia gli Altri (alcuni per lo meno) sono alleati del governo occulto o antagonisti?
Vale a dire, H.A.A.R.P. servirebbe a favorire gli ingressi o ad impedirli?
Questa ed altre domande si affollano e diventano sempre più pressanti ora che il portale sta per aprirsi…
[2] Purtroppo l’articolo di Barbadoro non indica le fonti.
Bibliografia essenziale:
G. Barbadoro, Il caso del lago Vostok e altri misteri dell’Antartide, 2012
Id., Le piramidi dell’Antartide, 2012
M. Barbetta, Aldebaran e le Pleiadi, 2004
G. Galli, Hitler e il nazismo magico, 2005
A. Lissoni, U.F.O., i dossier top secret, 2011
R. Malini, U.F.O., il dizionario etimologico, Firenza, Milano, 2003, s.v. Adamski, Meier, Vesco
A. Marcianò, Apocalissi aliene, 2008
C. Paglialunga, Alla scoperta della Terra cava, Diegaro di Cesena, 2010
L. Pauwels, J. Bergier, Il mattino dei maghi, Milano, 1997
M. Pizzuti, Rivelazioni scientifiche non autorizzate, Roma, 2011, capitolo V, L’eredità occulta di Tesla: gli U.F.O. nazisti
Fonte: zret.blogspot.it
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