mercoledì 6 maggio 2015

La Grande Madre

Dai primordi dell’umanità, la donna è stata invocata, venerata e adorata come Dea, attraverso innumerevoli forme, nomi, simboli e manifestazioni.

La storia dell’evoluzione della coscienza umana è caratterizzata da un lungo processo in cui, per molto tempo, la coscienza matriarcale ha dominato la cultura, la religione, gli usi e i costumi di molte civiltà, tramite il dispiegarsi dell’Archetipo Femminile della Grande Madre.
L’ampia diffusione del culto della Dea costella non solo la preistoria ma anche epoche più recenti, in forma meno diretta, meno consapevole e più sublimata e i numerosi studi compiuti a riguardo rivelano la presenza di un’immagine del mondo unitaria, al cui centro si trova la Grande Dea femminile.
Per Archetipo della Grande Madre s’intende un’immagine interiore che agisce sulla psiche umana, la cui espressione simbolica è costituita dalle raffigurazioni e dalle forme della Grande Dea che l’umanità, soprattutto primitiva, ha rappresentato nelle creazioni artistiche e nei miti ...

L’Archetipo primordiale possiede una prerogativa essenziale: cioè quella di fondere in sé attributi e gruppi di attributi positivi e negativi; per questo, in una fase preistorica della coscienza, esso prende forma nell’immaginazione e la sua rappresentazione è spesso mostruosa, terribile, inumana e soltanto a uno stadio più avanzato le immagini archetipiche diventano sacre.

Assistiamo così al carattere ambivalente dell’Archetipo Femminile, che si esprime in termini negativi come la terribile Madre Divorante, che distrugge e divora, e in termini positivi come principio trasformatore, che spinge a muoversi e a cambiare. Il carattere trasformatore dell’Archetipo Femminile è il fattore che spinge, alletta e incoraggia il maschile ad affrontare tutte le avventure della psiche e dello spirito, e ad agire e creare nel mondo esterno e interno. Mentre il carattere negativo tende a dissolvere l’Io e la coscienza, quello trasformatore esercita una fascinazione conducendo la personalità al movimento, alla trasformazione.
Lo sviluppo psico-biologico dell’umanità inizia con uno stadio “matriarcale” in cui domina L’Archetipo della Grande Madre e in cui gli eventi psichici dell’individuo e del gruppo sono diretti dall’inconscio. Tale dominio costella la situazione psichica primordiale in cui la coscienza si sviluppa rendendosi libera, con una graduale emancipazione dal predominio dei processi inconsci, fino a sfociare nel mondo patriarcale in cui domina l’Archetipo del Grande Padre o del Maschile.
Nelle rappresentazioni della Grande Madre come Dea durante l’età della pietra domina il simbolismo del vaso pieno, in cui la fecondità del femminile trova un’espressione pre-umana e sovrumana. Il simbolo centrale del vaso esprime universalmente l’essenza del Femminile. L’identità della personalità femminile col corpo-vaso contenitore costituisce un fondamento dell’esistenza femminile; la donna non è solo il vaso che contiene qualcosa, ma è il “vaso della vita in sé” in cui si forma la vita e che genera ogni cosa vivente.

La Grande Madre rappresentata come Dea della fertilità, Signora della gravidanza e della nascita, oggetto di culto non solo delle donne ma anche degli uomini, costituisce il simbolo archetipico della fertilità e del carattere soccorrevole e nutriente. Il Femminile che dà nutrimento diviene un principio della natura venerato ovunque, da cui l’uomo dipende nel bene e nel male. La terra stessa è un simbolo femminile, poiché rappresenta, in un certo senso, l’utero della realtà femminile che nutre l’intero mondo.

Il carattere negativo del Femminile si esprime attraverso la realtà simbolica della Madre Terribile. Questo lato oscuro prende ovunque forme mostruose. Se il mondo, la vita e la natura sono da un lato esperiti come Femminile che genera e nutre, protegge e riscalda, i loro opposti come morte e distruzione, pericolo e bisogno, fame e mancanza di protezione sono vissuti dall’umanità come un soggiacere alla madre oscura e terribile. Il grembo della terra si trasforma nelle fauci divoranti e mortali del mondo sotterraneo e accanto all’utero da fecondare e alla cavità protettiva della terra si spalancano l’abisso e la caverna, l’oscurità della morte. L’umanità ha esperito la Madre Terribile nella forma più grandiosa in India, come Kali, “l’oscura, il tempo divoratore, la Signora incoronata di ossa, luogo sacro dei teschi”.

Nella sua ampia e profonda fenomenologia, l’Archetipo del Femminile, con il suo aspetto positivo e negativo, abbraccia tutto e appare come Grande Cerchio, che costituisce e contiene l’intero universo. La Grande Madre assume a un certo punto un carattere di totalità; essa è ogni cosa: cielo, acqua, terra. Come totalità è lo spazio, che risulta già dal suo carattere di vaso, uovo cosmico, contenente. Essa è, tuttavia, Signora del tempo e del fato.

L’avvicendamento del giorno e della notte, dei mesi, delle stagioni e degli anni, soggiace alla volontà onnipotente della Grande Madre. In tutto il mondo essa regge la tavola del fato, le costellazioni determinanti del cielo che essa stessa rappresenta; come Dea del Fato, tesse la vita così come il destino. La Grande Madre è Signora del Tempo, in quanto Signora della crescita; è anche dea lunare, poiché la luna e il cielo sono le manifestazioni visibili della temporalità del cosmo. La qualità temporale così come l’elemento acqua vanno ascritti al Femminile per la loro natura fluente. Anche il mistero primordiale della tessitura e della filatura è stato esperito nella proiezione sulla Grande Madre che tesse la vita e fila la matassa del fato. Le grandi dee sono, dunque, in Egitto, in Grecia, presso i Germani e i Maya, tessitrici; e poiché la “realtà” è opera delle grandi tessitrici, tutte le attività come l’intrecciare, il tessere, il legare ecc., rientrano nelle azioni femminili determinanti il fato. Anche la filatura rappresenta un attributo femminile universale.

La Dea è venerata in molte culture come albero, che assume un carattere materno come il nutrire e il generare. Essa è dunque la Signora delle piante. La Grande Dea è ovunque Signora del cibo che proviene dalla terra e tutte le usanze connesse col cibo le sono subordinate e da lei dipendono.

La Grande Dea come Signora della vita non solo genera la vita cosmica, ma dispone anche degli elementi e della vegetazione terrestre. Essa viene adorata anche come “Signora degli animali” nella fase patriarcale dell’umanità. 

Lo spirito femminile divino che s’incarna nella Signora degli animali, ordina il mondo secondo una gerarchia e spinge a un sacrificio generale, che indica una significativa rinuncia a vantaggio di un più vasto interesse, che comprende la totalità della vita e dell’esistenza umana.


Il femminile assume nei misteri primordiali un ruolo creativo e diviene fattore determinante della cultura umana primitiva. Nei misteri femminili distinguiamo i misteri di conservazione, formazione, nutrimento e trasformazione.

Nei misteri di conservazione il tempio, la tomba e la casa, ma anche il pilastro che regge la struttura della casa sono simboli della Grande Madre. La donna è per natura colei che nutre e perciò è signora di tutto ciò che significa nutrimento. Il reperimento, la combinazione e la preparazione del cibo sono compiti riguardanti il gruppo femminile. Tra le altre funzioni tipicamente femminili rientrano anche la velatura e la vestizione del corpo, la sua protezione e la sua copertura. Ma al centro dei misteri, dominati dal gruppo femminile, stanno la custodia e la conservazione del fuoco. Il settore del dominio femminile è simboleggiato, nella casa, dal focolare che riscalda, luogo della preparazione dei cibi, “centro” che in origine era anche l’altare. Il terzo simbolo centrale della signoria del Femminile è il giaciglio, il “letto”, luogo della sessualità e del rituale di fertilità ad esso legato.

Così nei misteri primordiali, il Femminile diviene Signora della trasformazione e pone le basi della civiltà umana che consiste nella natura trasformata: si tratta della trasformazione della materia e della vita, che sottostà ad essa. Essa trasforma la natura in qualcosa che agisce su un piano più elevato, un piano spirituale, che essa può distillare dal substrato naturale della materia. Essa è il vaso dell’incarnazione, della nascita e della rinascita. Essa, attraverso sofferenza e morte, sacrificio e annientamento, lascia scaturire da sé la trasformazione, il rinnovamento e la rinascita: ciò che è mortale diviene così immortale.

Per questo ovunque, sulla terra, alla donna sono stati attribuiti poteri magici e mantici. In tutto il mondo civilizzato e non civilizzato essa ha rivestito il ruolo di Signora dell’azione magica, sia positiva, sia negativa, come sacerdotessa e come strega. Da tempo immemorabile essa ha agito come sciamana, sibilla, sacerdotessa e donna saggia, all’interno dell’umanità. La donna è, pertanto, la veggente primordiale, signora delle acque profonde che danno la saggezza; ma essa capisce anche lo stormire degli alberi e tutti i segni della natura, alla cui vita è strettamente legata. Essa è il centro della magìa, del canto magico e della poesia. Càriti, ninfe, spiriti silvestri, Muse e Grazie ecc., sono le forze di questo femminile ispirato e ispirante, che cantano, danzano e profetizzano, in cui troviamo i simboli del calderone e della caverna, notte e luna. La danza, come espressione della commozione naturale dell’uomo primitivo, la danza specialmente frenetica e orgiastica, rappresentava il mezzo attraverso il quale veniva celebrata la Grande Dea.

La Grande Dea è anche la signora dei veleni e delle sostanze inebrianti, dello stupore e del sonno. La forza magica e incantatrice della bevanda è un mezzo della dea della guerra per rendere gli uomini capaci di combattere, ma anche il simbolo della potenza mortale del Femminile stesso, in cui s’intrecciano misteriosamente ebbrezza e morte. Il filtro magico, la pozione d’amore, l’elisir poetico, la bevanda inebriante, la pozione mortale, che la donna mesce, come soma, come nettare ecc. sono bevande di trasformazione, forme evolutive dell’acqua della vita. Tramite esse il maschile si eleva al livello di un’esistenza sublimata, spiritualizzata, alla visione, all’estasi, alla creatività. Il Femminile comprende se stesso anzitutto come sorgente della vita, esso è natura creativa e principio creatore della civiltà.

Con la nascita del figlio il Femminile vive un prodigio puro ed essenziale per il matriarcato: il Maschile nasce dal Femminile, esso rimane sempre – come amante e uomo – suo figlio. Sul piano misterico, la nascita si rivela una nascita trasformata e il figlio come un figlio speciale, luminoso, quale “bambino divino”. Il motivo della “nascita soprannaturale”, concezione o nascita che non avviene nella materia terrena, inferiore, appartiene alla sfera archetipica della Dea Vergine e Madre.

La Dea si afferma successivamente come Sofia, come puro spirito, come totalità spirituale femminile; essa rappresenta allora l’essenza più elevata e raffinata a cui la vita è in grado di pervenire tramite la trasformazione. Questa Sofia-Femminile non svanisce nell’astrattezza nirvanica di uno spirito maschile, ma rimane sempre legata alla base terrena della realtà.

Il simbolismo del vaso appare anche nello stadio più elevato, e cioè nella forma del vaso della trasformazione spirituale. Pensiamo al simbolismo del Graal, e nel cristianesimo all’immersione battesimale della trasformazione, che rappresenta il ritorno all’uovo primordiale delle origini o il vaso alchimistico del rinnovamento.
L’Archetipo del Femminile, a uno stadio più avanzato, perde sempre più il suo carattere originario di dea e diviene concetto, allegoria: Sofia come Filosofia, e nell’ambito giudaico, Torah (la Legge) e Hokhmah (simbolo della saggezza e della cabala).

Nel potere femminile dell’inconscio agisce in profondità una saggezza superiore alla saggezza della coscienza quotidiana, che risolve e imprime un orientamento alla vita umana. Si tratta di una saggezza femminile e materna che richiede partecipazione, non un sapere astratto e disinteressato. Essa è presente e vicina, è una dea che ama e che può sempre essere invocata ed è sempre pronta ad intervenire.
Nello sviluppo patriarcale e monoteistico-maschile tendente all’astrazione, nell’Occidente giudaico-cristiano, la dea come figura della saggezza, fu detronizzata e repressa. Fa eccezione l’India, in cui l’antica dea matriarcale non solo si è imposta nel tantrismo come Shakti, come forza, energia primordiale femminile, ma ha riconquistato il suo posto come Grande Madre e Grande Cerchio. Accanto a Kali, che nel suo aspetto positivo rappresenta la libertà, l’energia pura originaria, l’eros trasfiguratore, troviamo la figura divina di Tara che simboleggia la forma suprema della trasformazione spirituale attraverso il Femminile. Essa è protettrice e redentrice, è colei che conduce verso la liberazione dall’irretimento nel samsara, verso la coscienza e il sapere, la trasformazione e l’illuminazione.

La natura femminile che si dispiega attraverso diverse forme e simboli, si manifesta nella donna come “eterno femminino” e trascende l’incarnazione terrena di ogni donna. La Grande Dea è l’incarnazione del Sé femminile che si sviluppa nella storia dell’umanità e di ogni singola donna. E’ la potenza sotterranea, latente, misteriosa che ancora oggi si muove all’interno dell’universo femminile.

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