mercoledì 12 marzo 2014

Fukushima, il Giappone non riesce a voltare pagina

L'11 marzo 2011 la strage. Tre anni dopo le acque radioattive non sono ancora state smaltite. E Abe riaccende 17 centrali.
di Matteo Forlì

Alle 14.46 dell'11 marzo l'intero Giappone si è ammutolito per un minuto, stretto nel ricordo di Fukushima. A Tokyo l'imperatore Akihito e il premier Shinzo Abe si sono inchinati nella cerimonia di commemorazione delle 18 mila vittime della tragedia. Mentre poche ore prima nel centralissimo parco di Hibiya della capitale associazioni e cittadini anti-atomo, che hanno dato vita al movimento Sayonara Genpatsu (addio alle centrali e al nucleare), si sono raccolti per dire «no per sempre all'energia atomica»: tamburi assordanti (ricavati da bidoni di petrolio), slogan e bandiere contro l'intenzione del governo che vuole riavviare almeno parte dei 48 reattori fermati dopo lo tsunami.

A tre anni esatti da quell'11 marzo 2011, le ferite più profonde aperte dal terremoto e dal maremoto del Tōhoku restano aperte. E la polemica sull'uso dell'atomo continua a divampare.

200 MILA PERSONE ANCORA SENZA CASA. Per le 200 mila persone costrette ad abbandonare le loro case a causa delle radiazioni dei reattori danneggiati dallo tsunami la diaspora non ha ancora una data di scadenza. La pianificazione di reinsediamento rimane in un limbo, senza certezze alcune.

La bonifica della centrale nucleare procede a rilento, prigioniera del rimpallo di responsabilità tra la società proprietaria degli impianti devastati e il governo di Tokyo ...

Tepco alle prese con l'emergenza delle acque radioattive



(© Ansa) Akira Ono, funzionario della Tokyo Electric Power Company (Tepco) responsabile della centrale nucleare di Fukushima Dai-ichi.


Per Tepco, l'azienda che faticosamente prosegue nella pasticciata gestione dell'emergenza nucleare più grave dopo Chernobyl, l'ostacolo insormontabile riguarda l'accumulo di acqua radioattiva.
Il trattamento dei liquidi contaminati «è la cosa più urgente per noi al momento, più dello smantellamento», ha ammesso Akira Ono, a capo della struttura, in un incontro coi media internazionali. «Se non risolviamo il problema, la paura persisterà e la gente evacuata non potrà tornare a casa».
«Rispetto a un anno fa ho visto molti progressi, ma ce ne sono molti altri da fare», ha osservato Dale Klein, ex numero uno dell'Authority nucleare Usa (Nrc) e a capo ora del comitato indipendente (una sorta di advisor) voluto da Tepco. L'esperto, subito dopo Ono, ha chiarito di vedere lo stoccaggio dell'acqua nei serbatoi «insostenibile» (le 436 mila tonnellate sono accumulate in 1.200 grandi cisterne) aprendo al rilascio controllato - e «sicuro» - nell'oceano.
ALLARMI CONTINUI DI SVERSAMENTI. 
Ma tutti gli sforzi rischiano di essere vanificati: l'acqua è il mezzo di rilascio principale della radioattività nell'aria, nel sottosuolo e in mare, a causa delle ripetute perdite da serbatoi e falda e del filtraggio attraverso i reattori danneggiati (l'1, 2 e il 3 continuano a essere in condizioni precarie anche se il controllo del loro nucleo semifuso si è stabilizzato). E da quel 3 marzo di tre anni fa gli allarmi sugli sversamenti incontrollati non sono certo mancati.
Il web ha riempito i 36 mesi trascorsi dalla tragedia con mappe che hanno mostrato in tutti i colori una lingua infuocata - rossa, arancione, gialla, verde - che si è più volte spinta nel Pacifico, spiegando che si trattava «dell'acqua radioattiva di Fukushima».

VERITÀ DIVERSE. 
Per contrappasso numerosi esperti e lo stesso governo giapponese hanno cercato di riportare alla razionalità, sottolineando come le mappe colorate fossero fallaci. Che la pericolosità dei reattori non aveva e non ha bisogno di essere esagerata. Che il mare è grande e l'acqua si disperde nella sua massa sterminata.
Anche i dati sul livello di radiazioni nell'area e sulla loro pericolosità per la salute umana fanno ora a pugni. E svelano verità diverse a seconda dall'angolazione dalla quale li si guardi.

Il dramma dei bambini malati di tumore alla tiroide



(© Getty Images) Un uomo nella città di Kobe accende alcune candele di bambù per commemorare le vittime del terremoto e maremoto del Tōhoku, in Giappone.


Nel febbraio 2014 un rapporto realizzato da ricercatori dell'Università di Kyoto, e pubblicato sulla rivista dell'Accademia delle Scienze degli Stati Uniti (Pnas), ha informato come la popolazione residente tra 20 e 50 chilometri dalla centrale nucleare di Fukushima Dai-ichi avrebbe ricevuto una dose di radiazioni inferiore a 2,5 millisievert l'anno, sommando quella naturale e quella prodotta dall'incidente: un quantitativo in linea con le dosi di radiazione naturale cui sono esposti normalmente gli abitanti del Giappone.
Nello studio mancano però, e lo hanno evidenziato i ricercatori stessi, i dati relativi ai primi mesi, quelli subito dopo l’incidente. Non si hanno quindi informazioni sulla quantità di radiazioni cui sono state esposte le persone nelle prime settimane, forse quelle più pericolose.
75 MINORI COLPITI SUI 254 MILA MONITORATI. 
A fomentare l'allarmismo c'è poi l'evidenza dei casi di tumore alla tiroide sviluppati dai bambini della regione: un numero passato da 59 a 75 da settembre 2013 a febbraio 2014 in 254 mila minori monitorati su 375 mila. E diventato presto uno spettro perché distante anni luce dalla media nazionale, che recita due malati su 1 milione fra ragazzini dai 10 ai 14 anni.

Abe rilancia il nucleare: verso la riaccensione di 17 centrali



(© Ansa) Il premier giapponese Shinzo Abe alla cerimonia di commemorazione delle vittime di Fukushima a Tokyo nel terzo anniversario della tragedia.


Chi sembra aver metabolizzato il dramma dello tsunami è invece il governo giapponese di Abe. Per il quale le impellenze economiche della crisi pesano più dell'opinione pubblica.
E che è pronto a riattaccare la spina nel breve termine a un terzo dei 48 reattori ancora utilizzabili, quelli cioè sottoposti a revisione e in grado di rispettare gli standard di sicurezza stabiliti dopo il 2011.
Questione di bilancia commerciale: lo spegnimento collettivo delle centrali nucleari, ordinato dell'ex primo ministro Naoto Kan dopo il dramma di Fukushima, ha comportato l'impennata dell'import di combustibili fossili (petrolio e gas) per le centrali termiche, fatto aumentare l'aggravio degli oneri sulla bolletta energetica nazionale e trascinato in profondo rosso i conti del Paese insieme con quelli delle nove utility con impianti atomici.

NEL 2013 UN DEFICIT DI 113 MLD DI DOLLARI.
 Nel 2013 in Giappone è stato raggiunto un deficit record di 113 miliardi di dollari: il doppio di quello del 2012.
Un cappio che Abe ha deciso di sciogliere riaffermando la necessità una dipendenza a lungo temine dalla fonte nucleare. La bozza di un nuovo piano energetico presentata il 25 febbraio 2014 ha indicato infatti l'energia atomica come «importante fonte elettrica per il baseload». Il piano, come ha riportato il Financial Times, dovrebbe venire approvato entro la fine di marzo.
Il ministro dell'economia, del commercio e dell’industria Toshimitsu Motegi ha precisato che si cercherà di limitare al minimo necessario l'utilizzo della fonte nucleare e che comunque si rafforzerà l'impegno nella generazione da fonti rinnovabili.
In soldoni sono attualmente 17 i reattori per cui è stata inoltrata alla Nra (Nuclear regulatory association) la richiesta di riavvio ed è pensabile che le prime riattivazioni possano avvenire entro la fine del 2014.
TOKYO MARCIA CONTRO L'ATOMO. 
Le idee dell'esecutivo giapponese hanno incontrato a più riprese le proteste dei cittadini, scesi in piazza come per il No nukes day a Tokyo. E l'opinione pubblica si è cementata in un sentimento di condanna che ha trovato amplificazione nel fresco report della Atomic energy society of Japan sulle cause del disastro di Fukushima: «Le funzioni di sicurezza non furono particolarmente danneggiate dal terremoto (prima che lo tsunami colpisse la struttura). La causa diretta dell'incidente furono le misure insufficienti per affrontare tsunami, incidenti gravi ed emergenze». Il coro del Sayonara Genpatsu ha visto tra i promotori il Nobel per la Letteratura, Kenzaburo Oe, e Ryuichi Sakamoto, attore e compositore, vincitore dell'Oscar con L'ultimo imperatore. «L'incidente di Fukushima continua ancora oggi», ha detto Sakamoto durante il corteo del 9 marzo. E come lui la pensa quella grossa fetta di Giappone che non vuole dimenticare.

2 commenti:

  1. Ciao, so che non c'entra con il Post ma volevo comunicarti che ho Nominato il tuo Blog su Pensiero Naturale per il Premio Liebster Award for Blog... Un saluto.

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  2. Non so ancora cosa sia, ma ti ringrazio molto del pensiero (naturale!) e andrò a leggere il tutto con calma.
    Ciao :)

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