martedì 19 gennaio 2021

Guerrieri o vittime?

Il profilo psicologico del “Lamentante” sui Social Network.

di Tiziano Cerulli

E' un fenomeno di moda sui Social Network, come Facebook, il “lamento” diffuso o la pubblicazione di immagini e contenuti lamentosi, con annessa esclusione o bloccaggio del profilo degli utenti che non appoggiano o avvalorano la tesi del: “il mondo è uno schifo e le persone sono cattive, tranne me che sono una povera vittima e nessuno mi comprende”.

La dinamica psicologica è la seguente: sono arrabbiato per qualcosa che mi è successo e invece di fermarmi a pormi delle domande sulla mia vita o a raccogliermi in meditazione mi sfogo scrivendo un post tragico/drammatico sulla gravità della mia situazione o su quella che penso sia la realtà: 
Mi lamento perché non ho lavoro o l'ho perso e il Governo non fa nulla per trovarmi un nuovo lavoro...mi lamento perché non trovo un partner uomo o donna sufficientemente vicino ai miei ideali su come dovrebbe essere l'uomo o la donna perfetta che soddisfi tutti i miei bisogni...mi lamento perché l'ambiente di lavoro o la mia famiglia non è come quello della mia serie TV preferita o la famiglia del Mulino Bianco...mi lamento perché la mia linea telefonica non è abbastanza veloce per i miei preziosi momenti di vita virtuale all'interno di una realtà dove posso mostrare la mia finta identità di persona per bene...mi lamento perché sono sfortunato/a e mi capita di incontrare solamente persone che non mi capiscono, mi trattano male, feriscono la mia sensibilità...mi lamento perché gli altri non sono al mio livello di coscienza”...


Attenzione! tutti possiamo essere vittima di questi comportamenti o atteggiamenti mentali, ma di quale livello di coscienza stiamo parlando?

Quello di una essere umano “sveglio” o di una capra che tranquillamente pascola nel suo prato e si incazza con la capra vicina perché le ha rubato un filo o poco più di erba da mangiare? Mors tua vita mea: ecco il messaggio imperante di questa società manipolata dai Mass media e dai mezzi di distrazione di massa come facebook, che giocano sul binomio paura/sopravvivenza, per inculcare una visione distorta della realtà.
E' facile restare nella dualità: “io sono giusto e gli altri sbagliano” allontanando le persone dal prendere contatto con i propri conflitti interiori e la responsabilità della propria vita.

Salvatore Brizzi scrive: "Quando dai la colpa a qualcuno gli stai dando potere, il tuo potere. Gli dai il potere di renderti felice o infelice."

Ma se una persona o un evento possono renderti felice o infelice, allora tu non sei un uomo libero, sei un servo; sei condannato a vivere sperando che nessuno ti faccia mai niente di male. Se hai questa consapevolezza sei una maga o un mago; se non ce l'hai sei una vittima, un piegato, un lamentante.”

Questa è la situazione della donna e dell'uomo medio(cre) come direbbe lo stesso Brizzi, di una marionetta vittima dei suoi stessi meccanismi e automatismi mentali e del suo stesso Ego. Ego distorto.

Si continua a dare la colpa all'esterno, a lamentarsi per come è fatto il mondo, senza rendersi conto che l'origine dei nostri mali si trova dentro noi stessi. Soffriamo perché qualcuno ci ha detto o fatto qualcosa o non è stato all'altezza delle nostre aspettative, idealizzando le persone e buttandole nel cesso quando non rientrano negli abiti che abbiamo cucito per loro, passando una vita a portare rancore e alimentare della rabbia che non fanno altro che avvelenare i nostri corpi fisici, emotivi e mentali. 

Scegliamo la sofferenza, la lamentela, il piagnisteo come bambini con il pannolone che vanno in giro a cercare disperatamente uno Stato, un partner, un lavoro che soddisfi tutti i nostri bisogni e possa renderci felici. 

Il nostro livello di sviluppo psicologico e spirituale è quello di un pre-adolescente: “Non sei come io ti voglio e mi aspetto e quindi non ti faccio più amico, anzi ti cancello anche da facebook!
Ego distorto. Super distorto.

L'altro non esiste. Quindi se io odio, odio me stesso.
Se io blocco o allontano una persona non faccio altro che evitare di vedere un aspetto che la persona mi sta mostrando di me stesso. Lo stagno in cui mi specchio mi mostra l'immagine di quello che sono e non voglio accettare.

Ma nell'Era dell'Acquario, l'unica acqua che che ristagna e si ricicla è quella che passa nei nostri buchi sul piano emotivo come un colabrodo o uno scolapasta. 

Solo che l'acqua è acqua sporca. L'acqua del veleno accumulato dentro di noi e che sputiamo addosso alla prima persona che ci taglia la strada, non ci saluta la mattina a lavoro, non ci ama come noi vorremmo essere amati o che si permette di commentare i miei post su facebook! 
Se io ho il cuore aperto nessuno può farmi del male, nessuno può rovinarmi la giornata, nessuno se la prende con un individuo che è interiormente sereno e “sveglio”, in ultima analisi con una persona che ha raggiunto un vero livello di risveglio e non si identifica più con la sua personalità. Ma con la sua Anima. Solo un individuo vittima di se stesso e addormentato può continuare a identificarsi nel suo ego allontanandosi progressivamente e inesorabilmente dalla sua Anima. Allontanarsi dal dialogo, dalla comunicazione a cuore aperto, dall'amore, dalla compassione e dal perdono.

Tornando al tema trattato, se io non sono interessato ad ascoltare i pareri degli altri e non voglio continuare a vivere in una realtà costruita a mia misura, allora perché sento il bisogno di sputtanare al mondo i fatti miei? Ego distorto. 
Quando decido di inviare un messaggio al mondo devo ricordami sempre che gli altri non esistono, non come io credo, le mie “credenze” saranno sempre un ostacolo al vedere la realtà per come è realmente, e ogni pensiero o azione che io invierò nella realtà fisica emetterà una frequenza vibratoria che mi farà tornare indietro come un boomerang esattamente una risposta che viaggia a quella stessa vibrazione.

Quindi prima di lamentarci per come ci vanno le cose, o di atteggiarci a maestrini o maestrine di come “io so come va il mondo e voi siete solo degli ignoranti” , guardiamoci bene dentro, chissà che forse non troveremo una montagna di bugie che raccontiamo a noi stessi e agli altri, e magari scavando a fondo potremmo renderci conto che quella è una realtà che ci siamo costruiti a nostro uso e consumo, e che sotto tanta merda forse c'è ancora la possibilità remota di trovare quell'acqua “santa” che ci permetterà di ripulire tutti i nostri peccati, per agire con più amore e compassione mettendoci nei panni dell'altro e assumendoci la responsabilità per quello che abbiamo creato nella nostra vita.

Non ci sono altre possibilità di “salvezza” per tutto il resto c'è sempre il caro amico social network su cui possiamo sprecare energia preziosa per lamentarci e trovare qualche spalla su cui piangere.

La vittima attira sempre altre vittime. Il Guerriero attira altri Guerrieri!

2 commenti:

  1. Sarebbe utile che, ogni volta che ci sfoghiamo, scrivendo qualcosa, si rileggesse più di una volta ciò che abbiamo scritto prima di pubblicarlo (Non solo per verificare di non aver scritto sciocchezze, ma soprattutto per eliminare errori di ogni tipo, spesso non riesco neppure a capire cosa venga realmente detto).

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  2. Sicuramente, sono genericamente d'accordo sul concetto.
    Ma questa volta lo "sfogo" mi sembrava più importante per la sostanza che per la forma. E non mi sarei permessa di correggerlo.
    Va benissimo così. :)

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