sabato 26 novembre 2011

Carnismo tra consapevolezza e azione globale

Che cos’è il carnismo?

Il carnismo è un invisibile sistema di credenze, un’ideologia, che induce le persone a mangiare la carne di certi animali.

Il carnismo si definisce in opposizione correlativa con il vegetarismo e il veganisimo; la radice “carn” si riferisce alla carne, mentre il suffisso “ismo” denota in genere un’esasperazione di talune idee o atteggiamenti. La maggior parte della gente considera la possibilità di mangiare carne come un dono, invece che una scelta; nelle culture fondate sul carnismo, le persone non riflettono affatto sul perché trovano alcuni animali disgustosi e altri appetibili, o perché per esempio in genere gli animali vengono mangiati. Ovviamente, in molte parti del mondo mangiare carne non è più una necessità – un bisogno primario – e la scelta dipende quasi esclusivamente da ciò in cui si crede. Aggiungiamo pure che la scelta di non mangiare animali scaturisce da un sistema di credenze; il vegetarianismo è nato molti secoli fa. Di conseguenza, non definiamo i vegetariani “mangiatori di piante”, poiché comprendiamo bene che mangiare “piante” riflette un’implicita ideologia, secondo la quale cibarsi di animali è amorale e inappropriato.

Finora abbiamo chiamato i non-vegetariani mangiatori di carne, come se l’atto di mangiare carne prescindesse dal sistema di credenze che guida le nostre azioni, e i vegetariani fossero in un certo senso i soli che portano in tavola i propri valori. La ragione per la quale molta gente mangia il maiale ma non i cani dipende esclusivamente dal sistema di credenze interiorizzato, che si rivela determinante quando si tratta di mangiare animali. Perché, allora, non si è mai parlato di carnismo? Naturalmente – è il caso del vegetarianismo – è più semplice riconoscere quelle ideologie che per alcuni versi stridono con le norme e i comportamenti socialmente accettati. Una ragione ancora più importante è rappresentata dal fatto che il carnismo è un’ideologia dominante, un’ideologia così radicata da diventare ormai “senso comune”, il modo in cui vanno le cose e non, semmai, un insieme di opinioni largamente diffuse....

Il carnismo è inoltre un’ideologia brutale e meschina; si fonda sullo sfruttamento intensivo, totalizzante e non necessario ai danni degli altri animali. Anche la carne ottenuta con i metodi definiti “umani” – che rappresenta solo una minima parte della produzione giornaliera mondiale – presuppone sfruttamento e violenza (e il discorso vale naturalmente anche per tutti quei prodotti di derivazione animale come latte e uova). I principi del carnismo sono smaccatamente in conflitto con i valori della maggior parte delle persone, che non sarebbero disposte volentieri ad accettare questo genere di dominio o a perdonare simili violenze contro altri esseri senzienti. Il carnismo, come ogni altra forma di violenza o ideologia che giustifica lo sfruttamento, deve occultare se stesso e nascondersi nella folla per avere diritto di esistenza e assicurarsi la partecipazione della gente; senza il sostegno popolare, il sistema collasserebbe.

Onnivori, carnivori e carnisti
“Mangiatori di carne” è un’espressione di comodo per descrivere coloro che non sono vegetariani. Gli altri termini di uso comune, “carnivoro” e “onnivoro”, sono anch’essi ingannevoli e fuorvianti: danno cioè l’impressione che mangiare gli animali sia un fatto naturale; insomma, una di quelle leggende metropolitane – ormai consolidata e difficile da estirpare – raccontata di frequente quando si vuole giustificare il carnismo.

“Onnivoro” e “carnivoro” descrivono una disposizione naturale, non una preferenza ideologica: un onnivoro è un essere, umano o no, che può mangiare sia i vegetali che gli animali, mentre il carnivoro è un animale che per sopravvivere ha bisogno di ingerire carne.

Per le ragioni sopra discusse, “carnista” è il termine che meglio descrive chi si nutre di animali. “Carnista” non ha un’accezione negativa; intende solamente indicare una caratteristica di chi agisce secondo i principi del carnismo – così come “capitalista”, “buddista”, “socialista” o “crudista”, per esempio, descrivono chi si comporta in accordo con quelle ideologie. Se esiste un nome per indicare i vegetariani, dovrebbe avere senso anche nominare chi agisce in base a un sistema di credenze opposto.

L’espressione “carnista”, tuttavia, non porta con sé quella carica negativa condensata nel suffisso “ista”, perché la maggior parte dei carnisti pensa di non esserlo. Di fatto, il carnismo è un’ideologia sottile e invisibile. Molte persone sono carniste involontarie e in questo consiste il paradosso di essere carnisti. Nonostante il termine sia stato coniato per denotare con accuratezza una condizione, è facile che venga percepito alla stregua di un’ingiuria – probabilmente perché, in qualche modo, la gente ritiene che uccidere e consumare gli animali per bisogni non necessari sia offensivo.

La difesa del carnista
Ideologie come il carnismo sopravvivono perché insegnano a non pensare né sentire alcunché quando seguiamo i suoi precetti. La strategia più efficace per indurre questo atteggiamento consiste nell’adozione di alcuni di meccanismi di difesa che operano contemporaneamente a un livello sociale e psicologico. La difesa del carnista nasconde proprio le contraddizioni che alimentano questa scelta: creando una voragine tra i principi morali e il comportamento, permette l’eccezione a ciò che normalmente consideriamo etico.

In pratica, la caratteristica principale di questo sistema è l’invisibilità; per mantenersi invisibile, l’ideologia non deve avere un nome. Senza nome non può essere identificata, e se non siamo in grado di riconoscerla non possiamo nemmeno parlarne. Ovviamente, se l’ideologia resta nascosta, anche le vittime di questo sistema non sono mai esistite: mille miliardi di animali allevati vengono sottratti alla nostra vista e dunque non possono essere oggetto di una riflessione pubblica; la progressiva distruzione dell’ambiente in cui viviamo; la condizione di sfruttamento alla quale sono spesso destinati coloro che lavorano nei macelli; i consumatori umani di carne che giorno dopo giorno rischiano di ammalarsi delle più gravi patologie del mondo industrializzato, perché sono stati indotti – socialmente e moralmente- a ignorare la verità quando si tratta di mangiare animali.

Tuttavia, l’invisibilità è solo la prima linea difensiva nella fortezza del carnismo; la verità non è mai completamente occultabile. Così, quando l’invisibilità viene meno, il sistema ha bisogno di un rinforzo. Per questa ragione il carnismo insegna come giustificare il consumo di animali, e lo fa presentando il mito della carne (e degli altri prodotti di origine animale) come se si trattasse di un fatto, promuovendo la teoria delle 3N nella giustificazione: mangiare carne è normale, naturale e necessario. La regola delle 3N è ormai consolidata, accolta e fatta propria dalle più grandi istituzioni sociali, dalla famiglia allo stato – e, forse non a sorpresa, ricorrono in essa le solite argomentazioni che nel corso della storia sono state addotte per motivare ogni altra ideologia violenta (schiavismo, sessismo, etc.).

Il carnismo difende se stesso distorcendo le nostre percezioni sulla carne e gli animali, così possiamo sentirci a nostro agio e mangiarli.

Innanzi tutto impariamo a vedere gli animali allevati come oggetti (per esempio ci riferiamo al pollo come qualcosa e non qualcuno) e astrazioni, privi di individualità e caratteristiche personali (il maiale è un maiale e tutti i maiali sono uguali), e per creare categorie rigide e immutabili nella nostra mente, così che possiamo nutrire sentimenti diversi e cambiare atteggiamento in relazione alle diverse specie (la carne di manzo è deliziosa ma quella di cane è rivoltante; le vacche sono fatte per essere mangiate mentre i cani sono nostri amici). Esistono in vero una serie di altre difese che qui non affrontiamo, ma che servono sempre allo stesso scopo: addormentare le coscienze e distruggere ogni atteggiamento empatico nei confronti degli animali allevati e dei prodotti di loro derivazione. Se riusciamo a riconoscere questo subdolo meccanismo di giustificazione, allora siamo anche meno vulnerabili e al riparo da ogni influenza; siamo in grado di uscire dal sistema e guardare alla sorte degli animali sfruttati con i nostri occhi, anziché attraverso la lente del carnismo.

Fonte: www.orsidellaluna.org

2 commenti:

  1. Immagino tu sia "vegana", giustamente dico. Avrai visto quella serie di documentari che mostrano cosa cavolo fanno a quelle povere bestiole! Da quel giorno, qui apro una parentesi: non che prima fossi un grande carnivoro ma sai mio nonno, dove son nato e vissuto dieci anni, aveva una decina di mucche e tori, galline, conigli, oche, anatre, e quindi per me uccidere per mangiare era normale, ma non vedevo da bambino le mostruosità degli allevamenti intensivi, sono nato in una piccola fattoria, chiusa parentesi; Bene dicevo, da quando ho visto quei filmati non posso mangiar carne e non pensare all'omicidio avvenuto, alla vita in gabbia di quelle bestiole e a tutte le medicine che ingoio, ho solo un problema, la mia compagna non la vuole capire che la carne è veleno e proviene da atroci reati perpetrati nei confronti della vita, perciò io mangio verdura, frutta e molta pasta, ma purtroppo con mio grande dispiacere quelle confezioni con il corpo di un essere migliore rispetto a noi uomini qualche volta le devo ancora vedere e di strada per diventare "vegano" ne devo fare ancora tanta, sto ancora cucinando, in compenso detesto la carne, il problema sono i latticini che mi piacciono . . .

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  2. Ciao Dioniso. Io non sono vegana, mangio di tutto, anche poche uova, formaggio e raramente qualche animale pescato nel mare, ma assolutamente niente carne e latte. Sono ancora in fase di transito riguardo alle sofferenze dei pesci pescati, ma trovo ancora delle attenuanti nel fatto che fino al momento della pesca hanno per lo meno vissuto una vita dignitosa di pesci .. Non ho mai fatto nessuno sforzo per non mangiare carne e credo che per il pesce arriverà da solo.
    Ora, al di là del fatto che la carne non è un alimento molto adatto all'essere umano, ritengo che il consumo che se ne faceva una volta, cioè consumare una volta ogni tanto un pasto di carne allevata in condizioni più "umane" come giustamente dicevi, era "accettabile". C'è gente che non può fare a meno della carne e non vuole conoscere i danni che ne derivano, esattamente come i fumatori, di cui faccio parte (seppur contenuta) .. ;)*

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