martedì 20 agosto 2024

La democrazia dei burattini

C’era una volta, nella ridente nazione di Democrazia, un burattinaio di nome Potere, famoso per il suo ghigno beffardo e le lunghe dita nodose che si intrecciavano come serpenti affamati.

Con abilità diabolica, manovrava i suoi burattini politici, marionette goffe con teste vuote come zucche e cuori gonfi di vanità, più interessati alle poltrone dorate che al bene del popolo.


Ogni burattino politico brandiva una bandiera sgualcita, come un cavaliere senza destriero, recitando copioni logori su giustizia, libertà e prosperità. Ma dietro le loro maschere sorridenti, si nascondeva un groviglio di avidità e opportunismo, degno dei peggiori mercanti di anime.

Potere li muoveva a suo piacimento, tirando qua e là i loro fili invisibili come un maestro burattinaio al gioco. Li costringeva a promettere l’impossibile, ad accendere odi inutili come fiammiferi al vento, seminare discordia tra la gente semplice come semi di zizzania, dividendo il popolo in fazioni nemiche come polli nel pollaio. 

E la gente, accecata dall’illusione della scelta, si schierava, li applaudiva con un tifo da stadio degno dei tifosi più accaniti, ignara di essere solo uno strumento al servizio di un burattinaio senza scrupoli ...

Un giorno, però, Potere, annoiato dai soliti giochi di manipolazione, decise di giocare un tiro birbone, ancora più crudele dei precedenti. Con un sorriso sornione sulle labbra, ordinò ai suoi burattini politici di indire un referendum sul tema della “felicità obbligatoria”. I burattini politici, con la loro solita enfasi ipocrita, dipinsero un futuro radioso dove la tristezza era bandita per decreto e la gioia sgorgava da ogni cuore, come un fiume in piena che inondava i campi aridi.

La gente, stanca di miserie e conflitti, votò in massa a favore, sognando finalmente un futuro migliore, dove i sorrisi non sarebbero mai stati finti e le lacrime relegate a un lontano ricordo. 

Ma la felicità obbligatoria non era che un’illusione crudele, una mera chimera confezionata da Potere per assoggettare completamente il popolo. La nazione di Democrazia si era così trasformata in una macabra parodia di se stessa, un regno di persone felici per decreto, felici in apparenza ma ormai prive di anima e volontà, automi senza vita che vagavano per le strade come ombre grigie.


E così vissero per sempre felici e contenti… o almeno, così sembrava. 

Perché dietro i loro occhi vuoti e i loro sorrisi forzati, si nascondeva un’angoscia infinita, il rimpianto di un’umanità perduta, sacrificata sull’altare di una falsa promessa. In fondo ai loro cuori, ormai di pietra, cresceva un desiderio ardente: quello di liberarsi dai giochi di Potere, di riscoprire la vera felicità, quella che nasce da dentro, non da un decreto, e di ridare vita alla loro Democrazia, ormai ridotta a un triste teatrino di marionette.

Ma riusciranno i nostri eroi, o meglio, anti-eroi, a spezzare le catene dell’illusione e a riconquistare la loro libertà? La risposta rimane sospesa, come una spada di Damocle, sul futuro di questa tragicomica favola chiamata Democrazia.

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