sabato 10 marzo 2012

Il rapporto della Terra con la galassia nel calendario maya

José Arguelles studia da trent'anni il calendario maya assieme ad altri sistemi, principalmente l'I-Ching, e ha sempre avvertito somiglianze e parallelismi tra i due sistemi. Mentre studiava il calendario gli diventava sempre più chiaro, soprattutto in questi ultimi anni, che ha altre finalità e altri usi rispetto a quelli strettamente calendariali. Arguelles ha capito che quello che chiamiamo calendario è soltanto uno degli usi di un codice nascosto. Osservando il calendario, scopriamo il codice che vi è contenuto.

A questo punto è fondamentale conoscere alcuni principi correlati all'olografia, ovvero ai frattali matematici. Uno di questi principi è l'idea che il tutto sia contenuto nella parte, e che quindi ogni parte contenga il tutto. E' stato così che lo studioso ha iniziato a capire che il calendario nasconde un codice.

Questo è un punto fondamentale. Poi si chiese: che tipo di codice e che cosa significa? Iniziò a considerarne le diverse applicazioni. Vide che il calendario, descritto in genere come la ripetizione di un ciclo di 260 giorni, contiene la matrice 260. Poi capì che anche il Grande Ciclo corrisponde perfettamente a questo codice. Il Grande Ciclo non è composto solo da cicli ripetuti di 260 giorni, ma anche di 260 katun, ovvero periodi di 20 anni. Il codice era lo stesso. Di qui incominciò a capire che il codice è basato su proprietà matematiche che sono virtualmente collegate a tutti gli altri aspetti dell'esistenza, per esempio alla tavola degli elementi. Iniziò a capire che il codice su cui si fonda tutto il calendario maya, Grande Ciclo compreso, nel suo parallelismo con la tavola degli elementi è una tavola periodica delle frequenze galattiche.

Ritornando alla risonanza, l'idea è che la forma deriva dalla frequenza. Prima c'è una frequenza vibratoria che segue determinati cicli e da questa frequenza si crea la forma. Le frequenze hanno delle proprietà matematiche che si possono tradurre in modelli geometrici. Il modello geometrico corrisponde alla forma, quindi il codice è effettivamente la tavola periodica delle frequenze galattiche che determinano la manifestazione di tutti i fenomeni nelle varie dimensioni. E' un codice universale strabiliante che lascia senza fiato...


Ci sono di fatto molti punti di convergenza tra il codice galattico maya, l'I-Ching, il libro dell'Apocalisse e molti altri sistemi. La ragione di questi parallelismi è molto semplice: agiamo tutti in uno stesso contesto. Che si trattasse dell'antica Cina, dell'antico Egitto, dell'antico Israele o dell'antico Messico, i sistemi riceventi umani ricevevano gli stessi raggi di informazione, che poi traducevano nei loro diversi linguaggi condizionati dalle credenze già in atto nella loro cultura.
L'I-Ching cinese è un codice matematico identico al codice del DNA e al codice matematico, o progressione numerica armonica, del codice maya, una progressione binaria. Anche il libro dell'Apocalisse è un codice matematico basato sui numeri 7 e 13, e 144 e 144.000, lo stesso del codice maya.
Il codice maya è il codice primario, il programma principale. E' il codice galattico. Come già detto, gli altri codici esistono perché gli uomini ricevono in qualunque luogo le stesse informazioni che provengono dall'identico raggio che influisce sul pianeta. Molti di questi codici e sistemi, come l'I-Ching e il libro dell'Apocalisse, vennero creati migliaia di anni fa. In queste prime fasi, prima che la tecnologia diventasse il fattore dominante, i ricevitori umani tendevano a essere più attivi e partecipi, mentre oggi sono quasi inattivi. Ma qua e là ci sono individui risvegliati che tentano di portare gli altri risveglio. Dal punto di vista del codice, essere svegli significa aprirci in quanto sistemi riceventi. Ciò si può fare soltanto attraverso un genuino cambiamento del cuore; una trasformazione del cuore riguardo a ciò che sta accadendo nella nostra vita, a ciò che sta accadendo al nostro pianeta, e comprendendo che se vogliamo sopravvivere dobbiamo aprire i nostri recettori per iniziare a ricevere informazioni e capire il prossimo passo da fare. Ma potremmo chiederci: se tutto è già predisposto, che cosa possiamo fare? La verità è che tutto è predisposto solo fino a un certo punto. E siamo così addormentati a ciò che è predisposto per noi che non riusciamo a metterlo a frutto.

I Maya sono venuti in visita. Hanno fatto un abilissimo intervento nella biosfera nel pianeta e hanno lasciato dietro di loro una civiltà in apparenza simile a molte altre. Tutto è stato mascherato molto bene. Grazie ai suoi studi sul calendario maya e su altri calendari e codici, José Arguelles ha potuto verificare che tutti sono contenuti nel codice maya, in particolare il codice del DNA e quello dell'I-Ching, come ha dimostrato in The Mayan Factor. In tutto il pianeta non c'è un altro codice paragonabile a questo.

Capire il nostro pianeta attraverso i Maya e la loro visione della galassia
La visione comune di noi stessi è quella di far parte di questo particolare pianeta in questo particolare sistema solare. L'astrologia considera gli influssi esercitati su questo pianeta dalle interazioni con gli altri pianeti del nostro sistema solare, ma in genere attribuiamo scarsa importanza ad altri fattori, fattori galattici, che influiscono sul sistema solare: il fatto che il nostro sistema solare appartenga a un gruppo di altri sistemi solari e che agisca all'interno di un contesto più grande, quello della nostra galassia. Questo campo galattico è percorso da vari raggi di energia che influenzano i vari gruppi di sistemi solari, i quali esercitano a vicenda un reciproco influsso. I Maya si sentivano parte di un pianeta inserito nel contesto di una galassia.



La storia ci presenta i Maya come una civiltà fiorita nell'America centrale e i cui discendenti sono presenti in Messico, soprattutto nella penisola della Yucatàn. Sappiamo inoltre che il loro periodo "classico", come viene spesso chiamato, durò 500 anni, dal 400 all'830 d.C. Parlando dei Maya, ci si riferisce specificamente a questo periodo classico.

Le mostre sull'arte maya nelle principali città degli Stati Uniti hanno indotto molti a chiedersi: chi erano i Maya? Perché la loro civiltà scomparve all'improvviso attorno all'830 d.C.? A che cosa serviva il loro calendario, uno dei più raffinati di tutte le civiltà, quando per il resto erano ancora all'età della pietra? Non avevano animali da tiro o da carico, non conoscevano la metallurgia e non usavano la ruota. Come hanno fatto a produrre questo calendario e il suo straordinario sistema di calcolo? Per molti studiosi, i Maya sono un perfetto enigma. Le risposte che ci dà l'archeologia sono insufficienti e il mistero continua. Anzi, potremmo dire che quello dei Maya è uno dei più grandi misteri del nostro pianeta.

José Arguelles studia i Maya da quando aveva quattordici anni e la sua fantasia era già sollecitata da questo popolo. Ha lavorato duramente per trent'anni sui materiali disponibili finché, un paio di anni fa, un maya di nome Hunbatz Men lo ha contattato e il professor Arguelles l'ha invitato a Boulder per conoscersi. Mentre era a Boulder, lo studioso tenne una conferenza sull'astrologia maya. Era quello che gli mancava per mettere assieme tutti i pezzi del puzzle. Un'informazione fondamentale che gli diede Hunbatz Men fu che il nostro sistema è il settimo sistema stellare che i Maya hanno studiato e mappato, e in cui hanno navigato. "Se è vero - pensò Arguelles - possiamo supporre che i Maya non fossero originari di questo pianeta, almeno i primi Maya".

A partire da questo dato, Arguelles ha riesaminato tutti i materiali precedenti. In questo modo le cose andavano a posto e incominciavano ad avere un senso. I Maya sono ciò che ora chiama "navigatori galattici" e definisce alcuni di loro, particolarmente sorprendenti, "maestri galattici". 

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