mercoledì 14 agosto 2024

Ecocidio: un crimine ecologico in nome del progresso

 Che cos’è l’ecocidio? Si tratta di un eco-delitto, di un crimine ecologico atto a danneggiare e distruggere un ecosistema o un ambiente naturale per un tornaconto economico e produttivo. 

Uno dei crimini più diffusi in quest’epoca moderna, un’epoca governata da un progresso ormai cieco e sordo verso il lamento di dolore e di sofferenza del nostro pianeta Terra.
La nostra società moderna, infatti, tende a misurare il progresso quasi esclusivamente in termini materialistici: tutto ciò che è prodotto – anche l’oggetto più inutile – viene etichettato come “benessere”. Il concetto di progresso ha assunto a poco a poco un’importanza così dominante da essere ormai al di là di ogni discussione critica. Nessuno vuol sentire parlare di crimine ecologico o, peggio ancora, di ecocidio.

Personalmente, con tutta la mia visione tragicomica della questione, ritengo che si possa affermare senz’ombra di dubbio che un tale concetto di progresso, se portato alle sue logiche conseguenze, distruggerà inevitabilmente ciò che si ripromette di raggiungere. L’aspirazione a diventare sempre più ricchi, anno dopo anno e costi quel che costi in termini ecologici, è destinata a distruggere inevitabilmente le risorse naturali e i sistemi di supporto della vita da cui dipendiamo. 
Pertanto come possiamo definire questo scempio ambientale se non come un vero e proprio crimine ecologico? ...


I politici di tutto il mondo, al netto dei fili che li manovrano, si rendono bene conto che il vortice che hanno contribuito a creare si fa sempre più rumoroso, più sporco e più rischioso ma, incitati come non mai da economisti incompetenti, spietati e incapaci di distinguere fra una zolla di terra e un grumo di cemento, non osano fare marcia indietro in questo ecocidio sistematico.

E per quanto ingiusto e perverso possa essere considerato questo sistema di vita, la Terra è riuscita finora a fare fronte a oltre sette miliardi di individui che cercano di realizzare secondo questi principi le loro fantasie materialistiche
È da escludere, però, che riesca a sostenere venti, o addirittura trenta miliardi di individui governati dalle stesse illusioni.

“Gli eco-assassini se ne vanno in giro indisturbati in giacca e cravatta col sorriso sulle labbra, protetti dagli interessi dei Grandi Distruttori. Si credono potenti eppure sono schiavi come tutti noi di questa follia collettiva che si chiama mercato, una follia che ignora le leggi dell’universo e insegue quelle del puro profitto.
Il dio denaro è stato messo su un piedistallo smaltato d’oro e sangue e tutto gli è stato sacrificato: i ritmi della Natura, le leggi della Terra, la vita delle creature che la abitano, noi tra le altre mille.
Abbiamo rinunciato alla nostra libertà e ai nostri valori ancestrali per chiuderci dentro la gabbia di una società cieca e crudele, che genera figli geneticamente modificati e poi se ne ciba, dimenticandosi che l’uomo è il cibo che mangia e le azioni che compie, che quel che è fuori è dentro e quel che è dentro è fuori.”
(Dal mio libro “Schiavi del Tempo”)

Dobbiamo essere tutti consapevoli dell’ecocidio in atto, un attentato verso Madre Natura per sostenere questo ritmo frenetico chiamato progresso, che lacera la Terra, spreme le sue ricchezze, cancella la sua coltre vitale di suolo e di foreste, avvelena la sua aria pura e insozza le sue acque limpide. 

In tutto questo scenario, l’indicatore più importante del declino ambientale è il livello di reversibilità del danno. L’aspetto ancora più drammatico di questo ecocidio generalizzato è che una generazione umana possa lacerare così gravemente il tessuto vitale di questo pianeta da provocare un danno letteralmente irreversibile per ogni generazione successiva.

A tal proposito mi viene in mente un proverbio in uso fra la comunità dei Navajo, un vero monito per tutti coloro che intaccano senza pietà le risorse naturali a nostra disposizione: “Non ereditiamo la terra dai nostri antenati, la prendiamo in prestito dai nostri figli”.
Dobbiamo riacquisire il desiderio di vivere in armonia con la Terra e di contribuire a un processo di guarigione, regalando a essa tempo e spazio per risanarsi.

Abbiamo realmente il diritto di commettere questo crimine ecologico e di sperperare in questo modo un’eredità naturale così importante? Esistono soluzioni alternative , molto più ecologiche e allo stesso modo funzionali, perché non adoperarle a pieno regime? Che senso ha mandare l’uomo sulla Luna mentre milioni di individui riescono a malapena a sopravvivere sulla Terra? Invece di pensare a usurpare e inquinare anche lo spazio sopra le nostre teste, non sarebbe il caso di pensare prima alla cura e alla bonifica del nostro stesso pianeta, che ci nutre e ci sussiste?


“L’uomo è la specie più folle: venera un Dio invisibile e distrugge una Natura visibile.
Senza rendersi conto che la Natura che sta distruggendo è quel Dio che sta venerando.”
(Hubert Reeves – “Il mare spiegato ai miei nipoti”)


Ogni volta che un nuovo ettaro di terra scompare sotto cemento e catrame, la capacità produttiva di quel tratto di suolo agricolo va persa per sempre. 

Ogni volta che una foresta è rasa al suolo, gli animali selvatici scacciati, un fiume e i prati trasformati in edifici, stiamo sostituendo alla natura libera un costrutto artificiale, arbitrario e autoritario.

Dobbiamo smettere di dare per scontata la Terra, questa non è più l’epoca degli indugi e dei ripensamenti. In fin dei conti, è la sola Casa che abbiamo. Lei non è solo Madre, è anche Maestra.
La lezione è sotto gli occhi di tutti, non c’è più tempo, dobbiamo lavorare tutti insieme e sodo per riparare al danno che è stato fatto, così da approfondire la nostra conoscenza di ciò che è andato storto e il perché di questo continuo ecocidio che ha impoverito la Terra nel nome del progresso. E smetterla una volta per tutte di essere solo consumatori e approfittatori; è tempo di tornare a essere guardiani e custodi della nostra Casa.
Prima che sia troppo tardi.


Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.