lunedì 8 luglio 2024

Alieni nell'antichità? Le teorie che ipotizzano un contatto tra civiltà extraterrestri e antiche civiltà umane

La tesi della presenza degli Alieni nell’antichità non è nuova. È una teoria secondo cui l’umanità avrebbe avuto contatti con gli extraterrestri nel lontano passato. 

Sarebbe fin troppo semplice ridurre agli odierni avvistamenti di UFO (Unidentified Flying Object, ovvero oggetto volante non identificato) la tematica relativa agli alieni, ossia a presenze provenienti da altri pianeti che giungono sulla terra con astronavi capaci di viaggiare nello spazio temporale, eliminando totalmente il terrestre concetto di viaggi spaziali misurabili in anni luce.

Esistono delle teorie che, a parere di chi scrive, meritano almeno di essere prese in considerazione. Teorie che varcano il limite dell’inspiegabile e che molte persone reputano invece spiegare l’origine dell’uomo pensante. Si tratta di teorie non accettate dalla scienza convenzionale. 

Sappiamo come la scienza è considerata ad oggi come la dottrina “ufficiale” del sapere e include tutte quelle discipline che studiano vari ambiti dello scibile umano. Tuttavia la scienza – intesa in senso generico – è da sempre refrattaria a rinnegare se stessa, dal momento che crede che i suoi fondamenti siano gli unici a spiegare le cose ...


Di esempi lampanti ce ne sono quanti se ne vuole trovare anche se il più classico è quello che si credeva che fosse il sole a girare intorno alla terra, poi smentito dai fatti. Questo solo per esemplificare che tutte le teorie scientifiche non sono poi così assodate nei loro principi e che quindi queste dovrebbero quanto meno essere pronte ad essere ribaltate laddove fosse necessario, ovviamente attraverso prove che le vadano a contraddire.

Tornando alla teoria assolutamente aborrita dalla scienza questa dice che la sapienza dell’essere umano, ossia quanto ha prodotto la coscienza e la conseguente evoluzione che ci hanno diversificato dagli altri primati, è da ricondurre a esperimenti perpetrati da esseri evoluti provenienti da altri pianeti. In buona sostanza, l’Homo Sapiens null’altro è che il frutto di una sperimentazione genetica fatta su dei primati che successivamente a questa, hanno iniziato la loro lenta evoluzione. Per chi ha visto la pellicola “2001: Odissea nello spazio”, è più o meno la presenza del monolite nero che ha permesso ad un gruppo di scimmie di prendere coscienza e, lentamente, progredire.

Se si esamina quanto si conosce e si ipotizza a proposito della storia del nostro pianeta originato dal Big Bang, che ha la veneranda età di 4,5 miliardi di anni, possiamo vedere che gli ominidi sono presenti solamente da 2 milioni di anni e, quindi, davvero da poco tempo rapportato a periodi che hanno coperto la vita terrestre come l’Adeano, l’Archeano, il Proterozoico, il Paleozoico, il Mesozoico e il Cenozoico. Possibile che in raggio temporale così breve sia nata e progredita l’intelligenza della specie umana in modo del tutto naturale? O forse sarebbe meglio ampliare i nostri orizzonti e prendere in considerazione di essere noi, frutto di un’evoluzione artificiale?

Un’altra teoria del genere si basa sull’ipotesi che l’Homo Sapiens così come lo conosciamo oggi è il frutto di un concepimento di relazioni tra essere superiori e femmine di primati che, in questo modo, hanno generato una prole geneticamente più sviluppata in quanto avente nel DNA anche parte di quello alieno. Semplice fantascienza? Trama di una pellicola anni ‘50 di science-fiction di seconda categoria?

Non per chi sostiene con convinzione la teoria degli antichi astronauti, denominata anche come teoria del paleocontatto o paleoastronautica. 

Si tratta di una summa di ipotesi che dicono che il contatto tra civiltà evolute provenienti da altri mondi hanno interagito con le più remote civiltà terresti in diverse parti del mondo. Una delle teorie asserisce che furono proprio gli alieni ad originare la più evoluta civiltà umana che visse nella mitica Atlantide, il continente successivamente inabissatosi nelle acque dell’oceano a causa di una tremenda alluvione nata dallo scioglimento dei ghiacci che ancora avvolgevano gran parte del globo terrestre. I pochi superstiti di questa civiltà illuminata riuscirono a salvarsi in Oriente, in Africa e in America Latina dove hanno cercato di riportare a quelle popolazioni, parte del loro immenso sapere.


Questo spiegherebbe in parte la ragione per la quale ci sono molte assonanze a proposito di piramidi presenti non solo in Egitto ma anche in India e in Messico, così come molte ‘stranezze’ comuni a popoli che non avevano possibilità di scambiarsi informazioni. 

Incisioni rupestri, narrazioni, oggetti di uso comune, riti religiosi e altro ancora paiono rifarsi ad un comune denominatore che per forza deve avere una matrice univoca. Forse i superstiti di Atlantide? Oppure una strategia aliena che ha condizionato in diverse parti della terra e più o meno nello stesso momento, popoli che prima non avevano nulla in comune tra loro?

Molti ed eminenti sono stati gli studiosi che hanno dedicato parte della loro esistenza a venire a capo di questo rebus. Dallo scrittore statunitense Morris Jessup al giornalista italiano Peter Kolosimo passando per lo scrittore svizzero Erich von Däniken e l’esoterista francese Jean Sendy. Sono stati solo alcuni dei pionieri dell’archeologia ufologica e hanno dato adito ad altri studiosi di analizzare oggettivamente quanto c’era già di reale.

Il ricercatore statunitense Charles Fort constatò materialmente una inquietante incoerenza temporale di alcuni manufatti che, stando alla scienza e alla logica, non potevano avere una certa età ed una certa collocazione. Infatti sono stati studiati dei siti archeologici sparsi per il mondo, dove risulterebbe evidente ed ineccepibile l’interazione tra l’uomo e gli alieni in quanto sia in ambito di architetture che in quello dell’arte, costruzioni e manufatti sarebbero stati impossibili da realizzare se non attraverso tecnologie ancora sconosciute.


Nuovi disegni sono stati scoperti recentemente, questi gioielli dell'ingegneria preincaica, possono raggiungere anche i 130 metri di lunghezza. Finora ne erano state scoperte oltre 13 mila, disseminate su un'area di 80 chilometri.

Lo studio della clipeologia indica che ci sono luoghi sulla terra che dimostrano questa teoria a iniziare dalle famose linee di Nazca, antiche di millenni e delle quali oggi non si comprende né l’utilità, né come fu possibile realizzare queste opere così estese in maniera così precisa, senza considerare che sono pressoché invisibili se non dall’alto. 
Ci sono siti come Yonaguni in Giappone dove fu scoperta, al largo dell’isola, una grande struttura in pietra che giace sui fondali marini dov’è possibile intuire la forma di una piramide; oppure Baalbek in Libano, Giza in Egitto, Stonehenge nel Regno Unito e altre località dove sono presenti costruzioni dal coefficiente di difficoltà veramente elevato da realizzare per quell’epoca.

Di antichissime leggende e narrazioni – più o meno comuni – ce ne sono molte e appartenenti a civiltà che non potevano avere nulla in comune. Eppure i racconti paiono essere dei copia incolla a proposito di situazioni che descrivevano. Il grande poema epico indiano “Rāmāyaṇa” racconta dei Vimana, carri volanti che sputavano fuoco, insieme a molte storie di astronavi celestiali, dotate di due motori e molte finestre che rombano nel cielo e che sono così veloci che sembrano comete. Anche nella Bibbia cristiana abbiamo il “Libro di Ezechiele” che parla velatamente di oggetti volanti quando cita il Carro Divino, praticamente quasi come è citato nel mesopotamico “Epopea” di Gilgameš.

“Io guardavo ed ecco un uragano avanzare dal settentrione, una grande nube e un turbinìo di fuoco, che splendeva tutto intorno, e in mezzo si scorgeva come un balenare di elettro incandescente. Al centro apparve la figura di quattro esseri animati, dei quali questo era l’aspetto: avevano sembianza umana e avevano ciascuno quattro facce e quattro ali. Le loro gambe erano diritte e gli zoccoli dei loro piedi erano come gli zoccoli dei piedi d’un vitello, splendenti come lucido bronzo. Sotto le ali, ai quattro lati, avevano mani d’uomo; tutti e quattro avevano le medesime sembianze e le proprie ali, e queste ali erano unite l’una all’altra. Mentre avanzavano, non si volgevano indietro, ma ciascuno andava diritto avanti a sé.” (Ezechiele 1,4-9)

“Tra quegli esseri si vedevano come carboni ardenti simili a torce che si muovevano in mezzo a loro. Il fuoco risplendeva e dal fuoco si sprigionavano bagliori. Gli esseri andavano e venivano come un baleno. Io guardavo quegli esseri ed ecco sul terreno una ruota al loro fianco, di tutti e quattro. Le ruote avevano l’aspetto e la struttura come di topazio e tutt’e quattro la medesima forma, il loro aspetto e la loro struttura era come di ruota in mezzo a un’altra ruota. Potevano muoversi in quattro direzioni, senza aver bisogno di voltare nel muoversi. La loro circonferenza era assai grande e i cerchi di tutt’e quattro erano pieni di occhi tutt’intorno. Quando quegli esseri viventi si muovevano, anche le ruote si muovevano accanto a loro e, quando gli esseri si alzavano da terra, anche le ruote si alzavano. Dovunque lo spirito le avesse spinte, le ruote andavano e ugualmente si alzavano, perché lo spirito dell’essere vivente era nelle ruote.” (Ezechiele 1,13-20)

Dalle testimonianze scritte del passato riguardo gli alieni nell’antichità, i punti d’incontro sono spesso i carri volanti che compiono acrobazie aeree e che possono distruggere facilmente qualsiasi cosa, insieme alla discesa di esseri superiori dal cielo dove poi ritornano e l’origine celeste dell’uomo. Abbiamo altri esempi di testimonianze “illustri”. 

Il sommo Dante Alighieri ne parla nel Convivio II, XII,22 citando: “E Seneca dice però, che ne la morte d’Augusto imperatore vide in alto una palla di fuoco; e in Fiorenza, nel principio de la sua distruzione, veduta fu ne l’aere, in figura d’una croce, grande quantità di questi vapori seguaci de la stella di Marte”. Lo storico ebreo Giuseppe Flavio scrive nel I sec. d.C. nella sua “La guerra Giudaica” libro VI, 5 quanto segue: “…quando sulla città ristette un astro somigliante ad una spada e una cometa che durò per un anno e prima del calar del sole, si videro in tutta la regione, sospesi in aria, carri e falangi armate che irrompevano attraverso le nubi e circondavano la città…”.

Se ipotizzate che gli scritti citati poc’anzi siano frutto di una fantasiosa elaborazione da parte dell’autore che è stata male interpretata, altre testimonianze possono essere rappresentate da alcuni celebri dipinti dove, astronavi, luci misteriose e individui disegnati dalle apparenze di alieni, sono più che evidenti. Tenendo in considerazione che a quei tempi non esisteva certamente il concetto di UFO e quanto ad esso connesso, sarebbe parziale credere che l’artista abbia inventato certi soggetti poi dipinti sulla tela.

Il pittore Carlo Crivelli nella tela da lui dipinta nel 1486 dal titolo “L’annunciazione di Sant’Emidio’’ pone al centro del cielo un oggetto ovale dal quale si irradia un raggio di luce che, penetrando le pareti ed entrando in casa colpisce una donna, probabilmente si tratta della Vergine Maria. Nel “Battesimo di Cristo’’ del 1710 dipinto dall’olandese Aert De Gelder, troviamo un oggetto o una fessura che staziona in cielo e lancia ben quattro raggi di luci che colpiscono la Madonna e San Giuseppe.

A metà del XV secolo la tela “La Madonna con Bambino e San Giovannino’’ oggetto di diverse attribuzioni ed esposta a Palazzo Vecchio a Firenze, vede la presenza, sempre dipinto nel cielo azzurro, di un oggetto volante dal quale fuoriescono dei raggi luminosi. Da annotare anche le stranezze presenti nella “Natività” di Pinturicchio a Spello dove appare un globo luminoso dall’aspetto metallico, ne la “Madonna di Foligno” di Raffaello dove compare un grosso corpo luminoso che cade sul tetto di un edificio e infine il controverso ed enigmatico dipinto denominato “Fondazione della Basilica di Santa Maria Maggiore”, opera di Tommaso Di Cristoforo Fino, alias Masolino da Panicale, con le sue strane nuvole.


Nel 1350, al Monastero di Visoki Decani in Kosovo, uno sconosciuto artista ha dipinto un affresco intitolato “La Crocifissione di Cristo’’ dove, sia nella parte destra del cielo che in quella di sinistra, sono raffigurate due capsule volanti con all’interno una persona. 

In verità si potrebbe continuare ancora a lungo con esempi provenienti dall’India dove i Vimana, ossia i carri volanti sputanti fuoco, sono considerati reali ancora nel nostro presente. Passando ad analizzare anche manufatti artigianali risalenti al passato remoto, sia la civiltà Maya che quella dell’Egitto dei faraoni, riportano molti oggetti dove è facile riconoscere la forma di un disco volante o di un alieno oppure anche di astronauti muniti di casco, respiratore e vestiti come andassero su di un altro pianeta magari impugnando una sorta di arma.

Ci sono poi oggetti misteriosi che, in modo irrazionale, sono stati ritrovati casualmente, come il famoso Martello di London, le lampade di Dendera risalenti al XV secolo a.C. e la batteria di Baghdad risalente al 247 d.C. sono altri enigmi che suffragano la tesi che una civiltà progredita proveniente da un altro pianeta, sia giunta sulla Terra per aiutare l’uomo ad evolversi lasciando tracce inequivocabili.

Come avviene per ogni mistero che tale rimane fin quando la scienza convenzionale non offre spiegazioni plausibili e non viziate alla base da pregiudizi di sorta, ci sono due scuole di pensiero. Ci sono persone che affidandosi ai criteri della razionalità e seguendo il corso storico che hanno appreso dalle fonti ufficiali, negano l’ipotesi che esistano gli alieni e men che mai, credono che questi siano giunti sul nostro pianeta per “educare’’ l’essere umano. A conforto di tale tesi ci sono spiegazioni che smentiscono categoricamente qualsiasi stranezza, dandole un significato legato ad un materialismo scientifico a volte elevato all’ennesima potenza.

Di contro esiste una fascia di persone che credono all’esistenza di altre razze e che alcune di queste siano già venute sulla Terra per sviluppare le coscienze e le conoscenze degli uomini. Al giorno d’oggi gli alieni monitorano il grado della nostra evoluzione rispettando, però, il nostro libero arbitrio e lasciando che l’umanità prosegua nel suo naturale percorso. Anche in questo caso ci sono i fanatici pronti a giurare su qualsiasi mistero riconducendolo a spiegazioni a volte fantasiose e una parte di persone che, in modo sostanzialmente razionale, cercano di trovare prove che confermino la loro tesi.

L’astrofisica Margherita Hack affermò, durante alcune sue interviste, la possibilità di vita nell’universo e disse che le probabilità che esistano altre forme di vita sono molto elevate dal momento che esistono tantissimi pianeti che sono adatti a ospitarla. 
Il pensiero dell’astrofisica è sempre stato incentrato sul concetto che crederci soli nell’universo non è un’ipotesi ragionevole, mentre, difficile sarebbe credere di poter entrare in contatto con altre specie aliene. 
Un pensiero così possibilista, proferito da quella che è stata una formidabile scienziata, nonché la più grande astrofisica italiana, deve farci riflettere circa all’idea che l’universo è fin troppo grande per ospitare solamente il genere umano.


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