mercoledì 22 marzo 2023

Settimana corta, tutti la vogliono ma pochi la applicano. Perché?

 “Lavorare meno, lavorare tutti”. Sembra avere ancora una sua validità questo slogan. 
Ma se un lavoro per tutti è forse oggi qualcosa di difficile, non è così per il lavorare meno.

In Gran Bretagna infatti è stato effettuato un progetto pilota che sperimenta la settimana corta, ovvero 4 giorni alla settimana senza riduzioni di salario.

Decine di aziende hanno preso parte all’esperimento organizzato da 4 Day Week Global, in collaborazione con il gruppo di ricerca Autonomy e ricercatori del Boston College e dell’Università di Cambridge.
Le aziende che hanno partecipato hanno potuto adottare metodi diversi per accorciare “in modo significativo” le settimane lavorative dei propri dipendenti, dal concedere loro un giorno alla settimana libero alla riduzione delle loro giornate lavorative in un anno a una media di 32 ore settimanali, ma dovevano garantire che i dipendenti continuassero a ricevere il 100% della loro paga ...


Alla fine dell’esperimento i dipendenti hanno riportato una serie di benefici legati al sonno, ai livelli di stress, alla vita personale e alla salute mentale.

I ricavi delle aziende “sono rimasti sostanzialmente gli stessi” durante i sei mesi di prova, ma sono aumentati in media del 35% rispetto a un periodo simile degli anni precedenti. Anche il numero di dimissioni è diminuito.

Il 15% dei dipendenti che hanno partecipato all’esperimento ha affermato che “nessuna somma di denaro” li convincerebbe a tornare a lavorare cinque giorni alla settimana. La settimana lavorativa di cinque giorni fu resa popolare dal magnate automobilistico Henry Ford nel 1926, quando le innovazioni della catena di montaggio permisero agli operai di produrre più automobili in meno ore.

Raddoppiando la paga dei lavoratori, la società Ford Motor avrebbe continuato a ridurre i giorni lavorativi da sette a cinque. Con più soldi e tempo libero, Ford si rese conto che dava ai suoi lavoratori la possibilità di acquistare più cose, come le sue auto.

La questione non è solo economica, ma anche psicologica. Se è vero che avendo più denaro a disposizione si può spendere di più, è anche vero che un cervello sano, rilassato e senza stress vive meglio e, cosa che non dovrebbe dispiacere ai capitalisti, sarebbe in grado di acquistare con più disinvoltura.

Gli economisti dell’epoca credevano che la tecnologia avrebbe solo continuato a ridurre l’orario di lavoro. John Maynard Keynes ha immaginato una settimana lavorativa di 15 ore per i suoi nipoti. Nel 1933, il Senato degli Stati Uniti approvò un disegno di legge per ridurre la settimana lavorativa a 30 ore, ma non riuscì a diventare legge.

Due decenni dopo, l’allora vicepresidente degli Stati Uniti, Richard M. Nixon predisse che una settimana lavorativa di 32 ore non era lontana. Sarebbe interessante capire perché, nonostante i pareri positivi, non si sia mai arrivati ad applicare la settimana corta per i lavoratori.

Il democratico, Bernie Sanders, ha detto: “Con l’esplosione della tecnologia e l’aumento della produttività dei lavoratori, è tempo di passare a una settimana lavorativa di quattro giorni senza alcuna perdita di stipendio.

I lavoratori devono beneficiare della tecnologia, non solo gli amministratori delegati delle aziende”. Parole che sembrano però cadere nel vuoto. Forse conviene mantenere le persone in uno stato di schiavitù, non solo salariale, ma anche mentale.

E allora sarebbe il caso di iniziare una seria riflessione sul significato di lavoro: non si tratta più di pensare a come migliorare le condizioni di chi lavora, ma piuttosto a come superare il concetto stesso di lavoro.


Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.