Si tratta di in una scoperta che «spinge i limiti della nostra comprensione della cosmologia».
Il nuovo super telescopio spaziale della NASA è stato costruito per scrutare fino all'alba dei tempi e darci indizi su come è nato l'universo.
Infatti, l'osservatorio da 10 miliardi di dollari ha appena individuato sei galassie «massicce» nell'universo primordiale che sono così vecchie che non dovrebbero esistere.
«Questi oggetti sono molto più massicci di quanto ci si aspettasse», ha dichiarato Joel Leja, professore assistente di astronomia e astrofisica alla Penn State che poi spiega «Ci aspettavamo di trovare solo galassie piccole, giovani e neonate in questo momento, ma abbiamo scoperto galassie mature come la nostra, in quella che in precedenza era considerata l'alba dell'universo»...
Il parere dei ricercatori
I ricercatori hanno dichiarato che la loro nuova scoperta «spinge i limiti della nostra comprensione della cosmologia» e suggerisce che le galassie sono cresciute in modo massiccio più velocemente di quanto previsto all'inizio della storia dell'universo.
Fonte: twitter.com/NASAWebb
Ha aggiunto che le galassie erano così grandi da «entrare in conflitto» con il 99% dei modelli cosmologici.
Per tenere conto dell'elevata massa, significa che questi modelli dovrebbero essere modificati, oppure che gli astronomi dovrebbero alterare la loro comprensione fondamentale di come si sono formate le galassie nell'universo primordiale.
Vale a dire, che sono nate come piccole nubi di stelle e polvere che si sono gradualmente ingrandite nel tempo.
Com'è nato, allora, l'Universo?
Qualunque sia la strada intrapresa dagli scienziati, Leja ha affermato che ciò richiederebbe un ripensamento fondamentale su come è nato l'Universo.
«La rivelazione che la formazione di galassie massicce è iniziata molto presto nella storia dell'universo mette in discussione ciò che molti di noi pensavano fosse scienza consolidata»,
Ha detto che il team internazionale di ricercatori non aveva «idea di cosa avremmo trovato» quando hanno esaminato il primo gruppo di dati di Webb sull'universo primordiale. Abbiamo trovato qualcosa di così inaspettato da creare problemi alla scienza.
Mette in discussione l'intero quadro della formazione delle prime galassie», ha aggiunto Leja.
Webb è in grado di vedere indietro nel tempo fino a 13,5 miliardi di anni - circa due milioni di anni dopo la formazione dell'universo - perché dispone di strumenti di rilevamento a infrarossi in grado di rilevare la luce emessa dalle stelle e dalle galassie più antiche.
Fonte: www.ilgazzettino.it
Il telescopio spaziale James Webb
I dati, pubblicati sulla rivista Nature da un gruppo di ricercatori guidati dall’Università tecnologica di Swinburne, in Australia, indicano che la quantità di massa rilevata è circa 100 volte maggiore di quella che ci si aspettava, una differenza che rimarrebbe impressionante anche se alcuni degli oggetti individuati dovessero rivelarsi meno antichi di quanto appaiono o di diversa natura.
“Questi oggetti sono molto più massicci di quanto ci si aspettasse”, commenta Joel Leja dell’Università statale della Pennsylvania e co-autore dello studio guidato da Ivo Labbé: una delle galassie, infatti, potrebbe avere addirittura una massa che è 100 miliardi di volte quella del nostro Sole. “Nell’universo così giovane pensavamo di trovare solo minuscole baby-galassie, mentre quelle individuate sono già mature quanto la nostra Via Lattea”.
Leja, però, sottolinea che in questa fase è importante mantenere una mente aperta: “I dati indicano che probabilmente si tratta di galassie – dice il ricercatore – ma penso che ci sia una reale possibilità che alcuni di questi oggetti si rivelino essere buchi neri supermassicci oscurati”.
Secondo gli autori dello studio, per confermare la scoperta saranno necessarie osservazioni che misurino, oltre allo spettro visibile (che comprende l’infrarosso sfruttato da Webb), anche le onde radio ed i raggi X emesse dagli oggetti: queste immagini, infatti, permetterebbero di fornire dati più accurati sulle reali distanze alle quali si trovano le galassie e sugli elementi che le compongono. “Questo ci direbbe immediatamente se questi oggetti sono reali – aggiunge Leja – e quanto sono grandi”.
Fonte: www.ansa.it
Fonte: www.ansa.it
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.