martedì 24 maggio 2022

Patologie neurologiche: la soluzione esiste, ma …

 
di Gianluca Cosentino

Ormai lo sappiamo: nel mondo della medicina, ogni volta che qualcuno di intraprendente cerca soluzioni fuori dallo schema legato alla vendita di farmaci, viene subito messo all’angolo, sia come professionista che addirittura come persona. Tutti noi ricordiamo l’impegno e l’intraprendenza del dott. Giuseppe De Donno con il plasma iperimmune, ma dimentichiamo facilmente tutte le ripicche che politici, comunità scientifica e istituzioni hanno messo in atto nei suoi confronti, portandolo ad un gesto estremo e tutto questo con l’appoggio – se non l’istigazione - dei cosiddetti “professionisti dell’informazione”.

Abbiamo visto lo stesso trattamento sul Metodo Di Bella ai tempi di Rosy Bindi, sul Metodo Stamina ai tempi di Beatrice Lorenzin e molti altri casi analoghi in giro per il mondo.
Quando si parla di curare è come se si attivassero immediatamente degli allarmi antifurto.

Oggi vorrei parlarvi di uno studio pubblicato da parte di un team di neuroscienziati della EPFL di Losanna con a capo la Prof.ssa Jocelyne Bloch, che già dal 2009 ha iniziato a lavorare su una terapia basata su cellule staminali prelevate dagli stessi pazienti per poi essere iniettate nelle zone di interesse. In sostanza un autotrapianto ...

I risultati sui macachi sono molto promettenti: si sono registrate riparazioni del sistema nervoso centrale e potrebbe essere un approccio su pazienti colpiti da ictus cerebrali, traumi cerebrali, lesioni del midollo spinale, Morbo di Parkinson e altre patologie legate al sistema nervoso centrale.

A questo punto, vi starete chiedendo: “Fantastico, cosa impedisce di portare queste terapie sull’uomo?” Tutti noi in maniera diretta o indiretta abbiamo visto a cosa si va incontro quando si vive una tragedia legata ad una patologie neurologica.

Sappiate che questa stessa domanda è stata posta alla fine di una conferenza TED di Ginevra del 2016 dal conduttore alla Bloch, e la risposta è stata: "Gli enti regolatori". Lo potete vedere nel video pubblicato qui di seguito.

(Usate la rotella per attivare i sottotitoli in italiano)

Si, perché quando si propone qualcosa fuori dagli schemi, bisogna dimostrare in tutti i modi possibili e immaginabili che queste terapie funzionano, attraverso gruppi di controllo, studi in doppio cieco, gruppi multicentrici e molto altro, oltre che a una quantità esorbitante di procedure burocratiche che rendono praticamente impossibile anche solo l’avvio di tali sperimentazioni.

Peccato che lo stesso iter non sia stato applicato su un vaccino di ormai evidente dubbia efficacia, rendendolo inoltre obbligatorio a tappeto e sotto la propria responsabilità.

Si, ma quella era un’emergenza! – dirà qualcuno.

Quindi una persona che vive in uno stato vegetativo può attendere?

Ancora più paradossale è che si discuta molto di eutanasia per questi pazienti e si portino avanti battaglie politiche e referendum, ma guai per chi prova a chiedere un approccio innovativo, pur sapendo che si tratta anche solo di un tentativo che nel peggiore delle ipotesi non cambia la situazione terribile che già si vive.

Dopo quella conferenza la Prof.ssa Bloch ha intrapreso un’altra strada che prevede approcci alle stesse patologie, ma attraverso l’utilizzo di dispositivi medici come elettrostimolatori e neuroprotesi prodotti da note aziende farmaceutiche e probabilmente non avranno gli stessi ostacoli da lei presentati nel 2016 su un approccio democratico e senza farmaci, esattamente come quello del Dott. De Donno.

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Note dell’autore: Qui il link dove Jocelyne Bloch è ospite insieme a Grégoire Courtine (responsabile del progetto di Brain Machine Interface dell’EPFL Losanna) su Rai Uno.

 

Qui invece un altro video di Al Jazeera sulle sperimentazioni fatte:

 

Qui infine lo studio pubblicato su Nature di quest’anno con gli aggiornamenti sui dispositivi di neuromodulazione: Activity-dependent spinal cord neuromodulation rapidly restores trunk and leg motor functions after complete paralysis

Notare che queste sperimentazioni legate ai dispositivi medici, sono avvenute subito dopo la conferenza sulle cellule auto trapiantate.

Fonte: luogocomune.net

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La chiave per la riparazione neuronale risiederebbe nelle cellule attive della dobblecortina. Simili alle cellule staminali, sono estremamente adattabili e, una volta estratte dal cervello, coltivate e quindi iniettate nuovamente nella parte danneggiata dello stesso cervello, possono aiutare a ripararlo e ricostruirlo. 
"Con un piccolo aiuto", ci dice Bloch, "il cervello può ripararsi da solo". »
(Le cerveau serait capable de se réparer lui-même - avec de l'aide)
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Nasce una nuova speranza per i malati di atrofia multi-sistemica  

Lo studio è stato condotto dalla neurochirurga Jocelyne Bloch (nella foto) e dal ricercatore in scienza neurologica Grégoire Courtine, già balzati alla ribalta all'inizio di febbraio del 2022 per essere riusciti a far camminare tre adulti paraplegici.

Una donna affetta da una malattia neurodegenerativa può di nuovo stare in piedi e camminare senza gli svenimenti causati dai suoi problemi di pressione sanguigna. Il successo della ricerca elvetica è stato pubblicato oggi sul «New England Journal of Medicine».

La 48enne soffre di atrofia multi-sistemica (AMS), una malattia cronica neurodegenerativa con esito mortale e per la quale fino ad ora non esiste una cura.

Si manifesta con ipotensione ortostatica, ovvero un brusco calo della pressione quando ci si alza o ci si mette in posizione seduta, fatto che porta a vertigini e perdita di conoscenza. La paziente in questione non poteva camminare più di cinque metri senza svenire.

Una squadra di ricercatori guidata dalla neurochirurga Jocelyne Bloch, dell'Università e dell'Ospedale universitario di Losanna, e dal ricercatore in scienza neurologica Grégoire Courtine, del Politecnico federale di Losanna, è riuscita a ridare alla donna una certa autonomia nella quotidianità, si legge in un comunicato odierno degli istituti vodesi.

Camminare 250 metri

La terapia si basa sulla cosiddetta elettrostimolazione epidurale. Elettrodi sono stati inseriti nella colonna vertebrale della paziente assieme a un apposito sensore che registra le sue posizioni. Se si siede o si alza, viene attivata una stimolazione che regola la pressione sanguigna.

Dopo tre mesi di riabilitazione, la donna è riuscita a percorrere 250 metri con l'aiuto di un deambulatore. Praticamente scomparsi anche i casi di svenimento in posizione seduta. La paziente ha così constatato «un miglioramento generale del suo benessere», scrivono gli scienziati.

Studio più ampio

Fra le altre cose, il nuovo sistema ha permesso alla 48enne di interrompere l'assunzione di farmaci per la pressione, ha spiegato Bloch all'agenzia Keystone-ATS. Con la stimolazione la pressione non è ancora a livelli perfetti, ma regolata molto meglio. La paziente vive a casa sua, assistita dal marito con l'aiuto di personale curante.

La ricerca è promettente, anche se è difficile soppesare i rischi dell'intervento chirurgico necessario e i benefici a lungo termine del trattamento, hanno sottolineato gli esperti. Proprio per questo si continuerà a sperimentare la procedura con più pazienti affetti da malattie neurodegenerative e in futuro è previsto uno studio clinico a più ampio spettro.
(Fonte

Un paziente paraplegico cammina grazie alla stimolazione elettrica del suo midollo spinale con il professor Gregoire Courtine, a destra, e la professoressa Jocelyne Bloch, a sinistra.  
- Losanna, 2018 (foto d'archivio) -
KEYSTONE/Valentin Flauraud


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