La terza parte del Segreto di Fatima venne scritta da suor Lucia Don Santos il 3 gennaio 1944, per essere poi affidata in busta chiusa al vescovo di Leiria, che la consegnò a papa Pio XII.
Il Terzo Segreto avrebbe dovuto essere letto e rivelato solo dopo il 1960, ma Giovanni XXIII, che lo lesse nell’agosto del 1959, ritenne opportuno non rivelarlo.
Il Terzo Segreto avrebbe dovuto essere letto e rivelato solo dopo il 1960, ma Giovanni XXIII, che lo lesse nell’agosto del 1959, ritenne opportuno non rivelarlo.
Lo stesso Paolo VI lesse il testo nel 1963 ma non lo rese pubblico. Giovanni Paolo II, il 13 maggio 2000, in occasione della beatificazione di Giacinta e Francisco, annunciò la divulgazione del contenuto.
Nel libro «Fatima, tutta la verità. La storia, i segreti, la consacrazione» (Edizioni San Paolo), il giornalista Saverio Gaeta documenta le ultime novità sul Segreto, emerse con la pubblicazione di scritti inediti di suor Lucia.
Da questi scritti si può risalire ad una vera e propria indagine sulle rivelazioni più intime della veggente di Fatima ...
Nel libro «Fatima, tutta la verità. La storia, i segreti, la consacrazione» (Edizioni San Paolo), il giornalista Saverio Gaeta documenta le ultime novità sul Segreto, emerse con la pubblicazione di scritti inediti di suor Lucia.
Da questi scritti si può risalire ad una vera e propria indagine sulle rivelazioni più intime della veggente di Fatima ...
Suor Lucia con Paolo VI
L’ORDINE DELLA CURIA
Intanto, scrive Gaeta, fu il timore che Lucia potesse morire senza aver comunicato a nessuno la terza parte del Segreto, essendo di salute cagionevole, a spingere il vescovo di Leiria Jose’ Alves Correia da Silva, durante la visita che le fece il 15 settembre 1943 e la lettera che le inviò il 15 ottobre successivo, a chiederle per obbedienza di mettere tutto per iscritto.
Nella ricostruzione di padre Joaquin María Alonso si trova l’esplicitazione di Lucia delle indicazioni che aveva ricevute: «Mi dicono di scriverlo o nei quaderni dove mi fanno redigere il mio diario spirituale, oppure, se voglio, in un foglio di carta e metterlo poi in una busta chiusa e sigillata» (Joaquin María Alonso, La verdad sobre el Secreto de Fátima, Centro Mariano 1976, p. 33).
LA VISIONE DELLA MADONNA
In quei mesi la veggente aveva seri problemi di salute e dovette anche subire un’operazione chirurgica alla gamba, a causa di un’infezione che la debilitò molto. Quando le forze glielo permisero, provò a eseguire l’ordine per ben cinque volte, fra novembre e dicembre, senza risultati.
Ci riuscì nel pomeriggio del 3 gennaio 1944, dopo che ebbe una visione della Madonna. Ciò che accadde quel pomeriggio, suor Lucia lo riassunse nel suo diario.
«Sentii allora che una mano amica, affettuosa e materna mi toccava la spalla, sollevai lo sguardo e vidi la cara Madre celeste». L’indicazione della Vergine fu precisa: «Non temere, poiché Dio ha voluto provare la tua obbedienza, fede e umiltà; stai serena e scrivi quello che ti ordinano, tuttavia non quello che ti è dato intendere del suo significato. Dopo averlo scritto, mettilo in una busta, chiudila e sigillala e fuori scrivi “che può essere aperta nel 1960 dal cardinale patriarca di Lisbona o dal vescovo di Leiria”».
Queste ultime virgolette, che intendono segnalare una citazione diretta delle parole della Vergine, non si trovano nella traduzione italiana, ma sono ben visibili nel manoscritto originario.
“IL CIELO! IL CIELO!”
In quel momento Lucia ebbe una nuova visione interiore: «Sentii lo spirito inondato da un mistero di luce che è Dio e in Lui vidi e udii: – la punta della lancia come una fiamma che si allunga fino a toccare l’asse terrestre; – e questa sussulta: montagne, città, paesi e villaggi con i loro abitanti vengono sepolti; – il mare, i fiumi e le nubi escono dagli argini, debordano, inondano e trascinano con sé in un vortice un numero incalcolabile di case e persone: è la purificazione del mondo dal peccato in cui si è immerso; – l’odio, l’ambizione provocano la guerra distruttrice!; – quindi nel palpito accelerato del cuore e nel mio spirito udii risuonare una voce soave che diceva: “Nel tempo, una sola fede, un solo battesimo, una sola Chiesa, santa, cattolica, apostolica. Nell’eternità, il Cielo!”. Questa parola “Cielo” riempì la mia anima di pace e felicità, a tal punto che, quasi senza rendermene conto, continuai a ripetere a lungo: “Il Cielo! Il Cielo!”. Non appena passò quella soverchiante forza soprannaturale, mi misi a scrivere e lo feci senza difficoltà, il giorno 3 gennaio 1944, in ginocchio, appoggiata sul letto che mi servì da tavolo» (Carmelo di Coimbra, Un cammino sotto lo sguardo di Maria, Edizioni Ocd 2014, p. 290-293).
FRASI DRAMMATICHE
Indubbiamente le frasi che si leggono nel diario di Lucia del 3 gennaio risultano molto forti e drammatiche, con le immagini delle acque che debordano e uccidono. Però, mentre qui si trattava di fogli personali, già in una lettera di ben sei anni prima la veggente aveva descritto immagini ancor più intense e sconvolgenti. Infatti, sul finire del 1937, il vescovo Correia da Silva inviò a Lucia, per verificare che il contenuto fosse esatto, la bozza della biografia su Jacinta scritta da José Galamba de Oliveira, pubblicata in prima edizione nel maggio del 1938.
LO SCAMBIO DI LETTERE CON IL VESCOVO
Nella lettera di risposta, la veggente non suggerì particolari modifiche, ma piuttosto approfittò della circostanza per lasciarsi andare a un’intima confessione con il vescovo di Leiria, parlando di particolari che si intuiscono correlati al Segreto, soprattutto in relazione all’immagine della «luce immensa che è Dio» presente anche nella “terza parte” rivelata.
Innanzitutto un auspicio: «Se solo il mondo riconoscesse il momento di grazia che ancora gli è concesso e facesse penitenza». Quindi la confidenza: «Vedo, nella luce immensa che è Dio, la terra scuotersi e tremare dinanzi al soffio della Sua voce: città e villaggi sepolti, rasi al suolo, inghiottiti; montagne di gente indifesa; vedo le cataratte fra tuoni e lampi, i fiumi e i mari che trabordano e inondano e le anime che dormono il sonno della morte!…» (e la frase si conclude con dei puntini sospensivi, simili a quell’«ecc.» che si legge al termine della “seconda parte” del Segreto: «In Portogallo, si conserverà sempre il dogma della fede; ecc.»).
“HO PAURA DI SPEDIRLO PER POSTA”
Dell’avvenuta redazione del testo Lucia diede notizia al vescovo di Leiria soltanto il successivo 9 gennaio, poiché in convento «era permesso scrivere lettere solo alla domenica», e gli dettagliò che «è sigillato dentro una busta e questa è dentro dei quaderni; se S.[ua] E.[ccellenza] desidera che glielo mandi, lo consegno alla prima persona di fiducia che passa di qui, oppure se S.E. vuole mandarlo a prendere a Valença, posso portarlo là io stessa. Ho paura di spedirlo per posta perché temo che si perda».
Il testo è vergato su quattro facciate di un foglio a righe orizzontali piegato a metà e lo scritto è complessivamente lungo 64 righe, comprese le intestazioni e la data.
L’INCONTRO ALLO STUDENTATO
Dovette però attendere il successivo 17 giugno per poter andare a incontrare, nello studentato delle suore Francescane di Valença do Minho (a soli cinque chilometri da Tuy, ma in territorio portoghese), l’arcivescovo Manuel Marilla Ferreira da Silva, cui consegnò il plico affinché lo portasse a monsignor Correia da Silva, al quale giunse in serata nella sua casa di campagna nei pressi di Braga, per poi essere trasferito nel palazzo episcopale di Leiria.
LA PROFEZIA SUL COMUNISMO
La spedizione in Vaticano del plico contenente il Terzo Segreto di Fatima avvenne il 4 aprile 1957, secondo quanto affermato il 26 luglio 2000 dall’arcivescovo Tarcisio Bertone, che ha ricostruito il percorso storico del Segreto attraverso la documentazione degli archivi vaticani.
Abbiamo visto che Lucia attribuì alla Vergine la disposizione di rendere noto il Segreto nel 1960. Le motivazioni di questa data vennero illustrate personalmente dalla veggente nella lettera del 6 giugno 1958 a Pio XII:
«Santissimo Padre, con tutto il rispetto e la venerazione per la augusta persona di Vostra Santità e a conoscenza di sua eccellenza reverendissima il nunzio apostolico e l’arcivescovo di Coimbra, espongo quella che ritengo sia la volontà di Dio. Vostra Santità già sa dell’esistenza del cosiddetto segreto di Fatima, racchiuso in una busta sigillata che potrà essere aperta dopo l’inizio degli anni Sessanta. Sebbene io non possa rivelarne il contenuto, dato che il tempo si avvicina, devo dire che, negli anni Sessanta, il comunismo raggiungerà l’apice, poi comincerà a scemare sia in intensità che in durata, e a questo succederà il trionfo del Cuore Immacolato di Maria e il Regno di Cristo».
«Per raggiungere questo scopo, Dio vuole che si intensifichino tutte le opere apostoliche, e in aggiunta vuole che si faccia uscire nel mondo, quale eco della sua, la mia voce, raccontando quello che è stato e quello che è il messaggio di Fatima per quanto riguarda Dio e le anime, il tempo e l’eternità, per svelare agli spiriti il cammino della vita cristiana che devono intra- prendere e gli errori dai quali si devono tenere lontani, affinché non si lascino ingannare da false dottrine»
IL “SILENZIO” FINO A GIOVANNI PAOLO II
Il primo a leggere il testo fu Papa Giovanni XXIII nel 1960, secondo la testimonianza del cardinale Alfredo Ottaviani. Ma decise di non rivelarne il contenuto.
Il 27 marzo 1965, lo lesse Papa Paolo VI, rinviando poi la busta all’Archivio segreto del Sant’Uffizio, con la decisione di non pubblicare il testo, sempre secondo quanto affermato dall’arcivescovo Bertone il 26 giugno 2000.
Poi è stata la volta di Giovanni Paolo II. La visione della lettera di suor Lucia sarebbe avvenuta dopo l’attentato del 1981, fra il 18 luglio e l’11 agosto, date nelle quali il plico uscì e rientrò dall’Archivio della Congregazione per la Dottrina della fede, sempre secondo quanto affermato da Bertone.
SUGGERIMENTI SU COME INTERPRETARLO?
Resta tuttora inevasa una questione, relativa alla lettera che, secondo la ricostruzione dell’ex Segretario di Stato, suor Lucia aveva inviato a Giovanni Paolo II il 12 maggio 1982, nella quale «forniva un’indicazione per l’interpretazione della terza parte del Segreto». Nel testo, presentato anche nella biografia della veggente pubblicata dal Carmelo di Coimbra, si legge però: «La terza parte del segreto, che tanto desiderate conoscere, è una rivelazione simbolica…». Essendo certo che Papa Wojtyla avesse a quella data letto il testo, non si comprende questo inciso.
LA PUBBLICAZIONE
Fu in occasione del 13 maggio 2000, quando si svolse a Fatima la cerimonia per la beatificazione di Francisco e Jacinta Marto, che Wojtyla annunciò che il Segreto sarebbe stato reso pubblico.
Il 26 giugno seguente la conferenza stampa con il testo della lettera di Suor Lucia.
Questa è la traduzione ufficiale dall’originale portoghese.
«La terza parte del Segreto rivelato il 13 luglio 1917 nella Cova da Iria-Fatima. Scrivo in atto di obbedienza a Voi mio Dio, che me lo comandate per mezzo di sua eccellenza reverendissima il signor vescovo di Leiria e della vostra e mia santissima Madre.
Dopo le due parti che già ho esposto, abbiamo visto al lato sinistro di Nostra Signora un poco più in alto un Angelo con una spada di fuoco nella mano sinistra; scintillando metteva fiamme che sembrava dovessero incendiare il mondo; ma si spegnevano al contatto dello splendore che Nostra Signora emanava dalla sua mano destra verso di lui : l’Angelo indicando la terra con la mano destra, con voce forte disse: Penitenza, Penitenza, Penitenza! E vedemmo in una luce immensa che è Dio: “qualcosa di simile a come si vedono le persone in uno specchio quando vi passano davanti” un Vescovo vestito di Bianco “abbiamo avuto il presentimento che fosse il Santo Padre”.
Vari altri Vescovi, Sacerdoti, religiosi e religiose salire una montagna ripida, in cima alla quale c’era una grande Croce di tronchi grezzi come se fosse di sughero con la corteccia; il Santo Padre, prima di arrivarvi, attraversò una grande città mezza in rovina e mezzo tremulo con passo vacillante, afflitto ; giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande Croce venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi [di arma da fuoco] e frecce, e allo stesso modo morirono gli uni dopo gli altri. i Vescovi, Sacerdoti, religiosi e religiose e varie persone secolari, uomini e donne di varie classi e posizioni.
Sotto i due bracci della Croce c’erano due Angeli ognuno con un innaffiatoio di cristallo nella mano, nei quali raccoglievano il sangue dei Martiri e con esso irrigavano le anime che si avvicinavano a Dio».
Fonte: it.aleteia.org
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