martedì 18 gennaio 2022

Capitalismo pandemico: il virus come strumento di politica monetaria

 
Se pensate che il principale problema che affligge la nostra società oggi sia il virus Sars-Cov2, siete stati completamente catturati dalla narrazione dominante.
Parafrasando, state guardando il dito che indica la Luna. 
C’è una questione molto più drammatica nelle potenziali conseguenze. 

Il capitalismo, per come lo abbiamo studiato fino ad oggi, sta clamorosamente implodendo con effetti che saranno piuttosto catastrofici per la maggioranza di noi.

Siamo alla crisi terminale dell’economia capitalistica ma quasi nessuno se ne sta accorgendo. Tutti si interessano dell’emergenza sanitaria, qualcuno di quella democratica e praticamente nessuno di quella economica. Non siamo di fronte ad una crisi da ciclo economico, innescata da qualche surplus, spread o carenza di materie prime, bensì ad un vero cambio di paradigma economico resosi necessario dopo le scorribande della finanza mondiale ...


Senza l’emergenza sanitaria, avremmo già chiaro l’incombere del collasso economico. 

Gli allarmi e i lockdown sono strumentali a coprire il disastro inarrestabile che le banche centrali, in primis la Federal Reserve (FED), quella statunitense, hanno alimentato dal 2008 in poi. 
A partire da quell’anno, per salvare il salvabile del sistema bancario dalla crisi dei mutui sub-prime, la Federal Reserve ha gonfiato enormi bolle finanziarie. 

Un po’ come succede oggi con i vaccini che, avendo effetti temporanei, necessitano di dosi aggiuntive sempre più frequenti, anche la Federal Reserve ha continuato a iniettare moneta nel sistema finanziario senza impegnarsi a modificare le distorsioni di un sistema capitalistico incapace di produrre occupazione e sempre più disinteressato all’economia reale, in favore di guadagni da mera speculazione. 

Quello che è successo in ambito finanziario negli ultimi anni è qualcosa di più unico che raro. 
Dal settembre 2019 la FED ha iniziato un programma straordinario di prestiti alle banche che fanno parte dei suoi principali collocatori di titoli del tesoro, i primary dealers. 
Tra questi troviamo JP Morgan, Goldman Sachs, Bank of America, Citibank,  ma anche le europee Barclays, BNP Paribas, Deutsche Bank e la giapponese Nomura. 

11 mila miliardi di dollari sono stati iniettati nel sistema. Avete letto bene: non 11 miliardi di dollari ma 11 mila miliardi. 
Questa massa monetaria senza precedenti non potrebbe che generare una conseguente esplosione dell’inflazione con un impatto così devastante da far collassare tutto il sistema. 

Come risolvere la condizione di una finanza così “drogata” senza farla collassare?
Iniettare dosi sempre maggiori di liquidità.  Non a caso, in gergo finanziario è chiamata: “la trappola della liquidità”.
Le enormi masse monetarie create dal nulla e, quindi decorrelate dai cicli economici, sono un errore di politica monetaria quasi banale.

Ovviamente tutto questo, in condizioni normali, porterebbe ad una spirale viziosa se in qualche modo non venisse interrotta.
Ed ecco arrivare, provvidenziale, il virus. 

La cosiddetta “pandemia”, dal 2020, ha infatti consentito di contenere il rischio iperinflazionistico, spezzando la catena di trasmissione o per rimanere in tema, immunizzando l’economia reale dagli effetti travolgenti di questa enorme massa monetaria. 
I lockdown hanno congelato principalmente la domanda. 
Le varianti assassine del virus, Delta e Omicron sono state utili a calmierare soprattutto gli effetti inflativi, almeno nel breve.

La narrazione dell’emergenza sanitaria è diventata anche un ulteriore alibi perfetto per continuare a somministrare la cattiva medicina della liquidità. Fino a qualche anno fa la soluzione a scenari inflazionistici sarebbe stato l’aumento dei tassi di interesse, oggi il lavoro sporco lo fa il virus. 

Toccare i tassi determinerebbe lo scoppio di bolle speculative che sono disseminate ovunque sui mercati.
Inflazione transitoria? Neanche per sogno. Lo ha dovuto ammettere anche il governatore della FED, Jerome Powell. 

Immaginate l’economia globale come un villaggio alle pendici della più gigantesca diga mai costruita dall’uomo. La diga è ben oltre la propria capacità di tenuta e si continua ad alimentarla. Quella diga permette allo 0,1% della popolazione mondiale di continuare ad arricchirsi.
Solo che prima o poi dovrà svuotarsi e allora travolgerà il sistema capitalistico come lo abbiamo sempre studiato sui libri di economia.  Travolgerà i salari, l’occupazione, la produzione. 

Non sarà forse un caso se oggi in Italia abbiamo un banchiere come Presidente del consiglio.
Neppure sarà un caso se il World Economic Forum ha lanciato lo slogan “Non avrai nulla e sarai felice!”


Fonte (con il video del servizio di Byoblu24)www.byoblu.com

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