venerdì 17 dicembre 2021

La più antica piramide del mondo sarebbe nascosta a Gunung Padang, in una montagna indonesiana


Quando i coloni olandesi furono i primi europei a scoprire Gunung Padang ("Montagna della Luce") nel 1914, rimasero sbalorditi dalla dimensione e dalla vastità dell'aerea circostante coperte da antiche rocce.

Sparsi su una vasta collina di questa provincia indonesiana, giacciono infatti i resti di un enorme complesso di strutture e monumenti rocciosi, una meraviglia archeologica descritta come il più grande sito megalitico di tutta l’Asia sud-orientale.

Ma quei primi coloni non potevano immaginare che la meraviglia più grande potesse giacere nascosta, sepolta in profondità nel terreno, proprio sotto i loro piedi ...


Nella controversa ricerca presentata nel 2018 alla AGU 2018 Fall Meeting a Washington, DC, un team di scienziati indonesiani presentò i dati per dimostrare che Gunung Padang sarebbe in realtà il sito della più antica struttura piramidale conosciuta al mondo.

La loro ricerca, condotta nel corso di diversi anni, suggerisce che Gunung Padang non è la collina che pensiamo che sia, ma in realtà è una serie stratificata di antiche strutture con fondazioni risalenti a circa 10.000 anni fa (o addirittura anche più antiche).

"I nostri studi dimostrano che la struttura non copre solo la parte superiore, ma avvolge anche le zone che coprono almeno un’area di circa 15 ettari", hanno scritto gli autori in un abstract nel loro paper . "Le strutture non sono solo superficiali ma radicate in una maggiore profondità".

Utilizzando una combinazione di metodi di rilevamento, tra cui il radar di penetrazione del terreno (GPR), la tomografia sismica e gli scavi archeologici, il team afferma che Gunung Padang non è solo una struttura artificiale, ma una serie di diversi strati costruiti in periodi preistorici consecutivi.


Lo strato superiore, megalitico, costituito da colonne di roccia, muri, percorsi e spazi, si trova sopra un secondo strato a circa 1-3 metri sotto la superficie.

I ricercatori suggeriscono che questo secondo strato sarebbe stato precedentemente scambiato per una formazione rocciosa naturale, ma che sarebbe in realtà un’altra serie di rocce colonnari organizzata in una struttura a matrice.

Al di sotto di questo, un terzo strato di rocce contenenti grandi cavità sotterranee, si estende fino a 15 metri di profondità, che si trova sopra il più basso (quarto) strato, costituito da roccia basaltica, in qualche modo modificata o scolpita da mani umane.

Secondo i ricercatori, la datazione preliminare al radiocarbonio suggerisce che il primo strato potrebbe essere datato a circa 3.500 anni fa, il secondo strato approssimativamente intorno agli 8000 anni fa e il terzo strato tra 9.500 e addirittura 28.000 anni fa.

Per quanto riguarda lo scopo di queste antiche e vaste strutture, i ricercatori, guidati dal geofisico Danny Hilman Natawidjaja dell’Istituto di scienze indonesiano, suggeriscono che l’antica piramide avrebbe potuto avere un utilizzo religioso. “È un tempio unico”, ha detto Natawidjaja a Live Science .

Per ora, questa è soltanto una speculazione, ma se le altre affermazioni dei ricercatori sulle strutture si rivelassero corrette, sarebbe una scoperta importante che potrebbe mettere in discussione le nozioni accettate su ciò di cui le società preistoriche erano capaci.


“È enorme”, ha detto Natawidjaja al Sydney Morning Herald nel 2013. “La gente pensa che l’era preistorica fosse primitiva, ma questo monumento dimostrerebbe che ciò è falso.”

Tuttavia, non tutti sono convinti. La ricerca di Natawidjaja è stata oggetto di molte polemiche in Indonesia e altrove, numerosi archeologi e scettici hanno criticato i metodi e le scoperte del team.

Le ultime presentazioni della ricerca, che, per ora, restano non sottoposte a revisione paritetica, probabilmente scateneranno polemiche, ma forniscono anche al mondo uno sguardo più da vicino su quella che potrebbe essere una delle strutture più antiche e misteriose del pianeta. 

Per quanto riguarda ciò che è realmente questa struttura, solo il tempo ce lo dirà.

I risultati sono stati presentati alla riunione annuale della American Geophysical Union a Washington DC.

Tratto da: www.sciencealert.com


Una chiave di lettura meno “fantastica”

Sviluppandosi su una serie di cinque terrazze successive, una rettangolare e le altre di forma trapezoidale, il sito occupa una superficie approssimativa di 3.000 metri quadrati, e ne fanno il più vasto sito megalitico di tutto il Sud-Est asiatico. 


Le cinque terrazze si raggiungono tramite una scalinata centrale, edificata con un numero eccezionale di blocchi di andesite di forma prismatica (i gradini sono esattamente 370, per una lunghezza complessiva di 110 metri e con un’inclinazione di 45 gradi), gli stessi che sono stati utilizzati per edificare le terrazze stesse, alcuni dei quali superano i 600 chili.

Non sorprende, quindi, che i sundanesi dichiarino il Gunung Padang il sito archeologico più imponente dei Mari Meridionali.

Le rilevazioni scientifiche del sito sembrerebbero confermare teorie “altre”, come quelle teosofiche che inquadrano la storia dell’umanità all’interno di una successione di cicli cosmici terminati in apocalittici cataclismi (l’area geografica indonesiana è stata spesso connessa da teosofi e ricercatori indipendenti al mitico continente sommerso di Mu/Lemuria) o come quella dell’esploratore norvegese Thor Heyerdahl, che a metà del secolo scorso teorizzò l’esistenza di una civiltà oceanica e talassocratica altamente evoluta in grado, migliaia di anni fa, di portare la propria cultura — incentrata sulla navigazione, l’agricoltura e il megalitismo — da una parte all’altra dei due oceani, Atlantico e Pacifico.

Per quanto certe ipotesi possano sembrare stuzzicanti, in ultima analisi raramente sono supportate da riscontri effettivi, perlomeno per quanto riguarda il Gunung Padang.
Pur essendo infatti reale ed indubitabile il carattere artificiale della disposizione dei blocchi prismatici di andesite nei cinque livelli del sito, non ci vuole molto a comprendere come questi non siano stati modellati da mano umana, ma costituiscano appunto blocchi naturali, di origine vulcanica, che gli antichi abitanti di questa area si sono limitati a disporre secondo le esigenze architettoniche e rituali; in questo si può avvicinare il Gunung Padang a un altro enigmatico sito archeologico del Pacifico, il Nan Madol a Pohnpei, in Micronesia, egualmente realizzato con blocchi prismatici di andesite.

Le datazioni ottenute dalle operazioni del 2012, quindi, sarebbero da riferirsi all’età geologica della pietra vulcanica utilizzata per l’edificazione del sito, e non — come invece Hancock & co. lascerebbero intendere — ai ben più recenti periodi di costruzione. 

Inoltre, bisogna sottolineare come l’opera dell’uomo si sia limitata a modellare la morfologia di una collina (ovviamente di origine naturale) già esistente, e non comprenda — come lasciano intendere i ricercatori più fantasiosi — l’erezione di una struttura piramidale stricto sensu.

In altri termini, il basalto colonnare che si forma naturalmente (si veda ad es. il «Selciato del Gigante» in Irlanda del Nord o alcuni esempi simili in Islanda) sul Gunung Padang è stato utilizzato come materiale da costruzione ed è stato disposto secondo un piano architettonico: ma ciò non consente di legittimare né la definizione affibiata al complesso megalitico di «piramide più antica del mondo», né di attribuirgli un’età calcolabile nell’ordine delle decine di migliaia di anni.

Fonte e articolo completo:
 axismundi.blog


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