martedì 9 novembre 2021

I Pigmei

La terra conta miliardi di persone. Molte di queste popolano grandi metropoli, mentre altre sono sparse nei quattro angoli del globo.

Anche se ormai viviamo in un’epoca avanzata, tecnologicamente all’avanguardia, ci sono popolazioni che vivono ancora in una condizione selvaggia. Conosciamo gli aborigeni in Australia, gli indios in su america, gli zulù, i watussi e i pigmei in Africa. Questi ultimi (a differenza degli alti watussi), sono più bassi della media europea. Questi individui non raggiungono i 150 cm. La parola Pigmeo, infatti, deriva dal greco e vuol dire “alto un cubito”. Queste popolazioni di piccoli uomini e donne abitano nella fascia tropico-equatoriale dell’ Africa: Camerun, Repubblica Democratica del Congo, Repubblica Centroafricana, Gabon, Uganda e Ruanda.

Perché sto parlando dei Pigmei?

Innanzitutto perché di queste popolazioni e dei loro problemi se ne parla molto poco e successivamente perché a causa della civiltà si stanno estinguendo. Volete sapere quanti ne sono rimasti? La cifra si aggira ai 250,00 in tutto il continente nero. Da anni la deforestazione non consente ai Pigmei di poter cacciare e vivere in pace. Queste tribù venerano la foresta e la natura come fosse un Dio, per loro è tutto. Ma se l’ uomo continuerà la sua opera di distruzione per la costruzione di grandi città e lussuosi hotel, non potremo più contare su una cultura talmente variegata e una filosofia così profonda come quella del popolo pigmeo ...


La modernità può giustificare l’ annientamento di un intero popolo? 

Per secoli, per non dire millenni, i Pigmei hanno vissuto in pace, nutrendosi solamente di quello che madre natura donava loro e adesso invece? Adesso la cosiddetta ‘civiltà’ chiede a queste persone di cambiare drasticamente il loro stile di vita, di vestirsi con degli abiti e parlare una lingua comprensibile a tutti. Insomma, di perdere la loro identità, è questo che si vuole fare, puro e semplice. Questa violenza (perché solo così si può chiamare), non può essere accettata e tantomeno deve essere perpetrata ulteriormente. 

E’ giusto secondo voi arrivare a questo punto? Non abbiamo già fatto abbastanza danni con i popoli dell’Amazzonia e quelli che abitavano in Centro America prima dell’arrivo degli spagnoli? Non bisogna meravigliarsi se i Pigmei come altri, non vogliono integrarsi con i loro vicini di casa. A che scopo? Se tu ci sfratti dalla nostra casa, dalla nostra terra, perché dovremmo trattarti da amico e comportarci come te? Non vogliono perdere la loro dignità e per questo hanno tutto il mio rispetto e la mia stima. Piegarsi all’ uomo bianco ma anche al nero arricchito, sarebbe per loro una sconfitta tremenda.

Per questo dobbiamo scavare dentro ai nostri cuori e capire ciò che veramente conta nella vita. Ognuno deve poter vivere come gli pare, senza dare fastidio agli altri, nel rispetto degli altri. I Pigmei hanno sempre seguito questa massima alla lettera, dimostrando una grande sensibilità. Invece di imporre sempre e comunque le nostre maniere, dovremmo imparare da queste genti come ci si comporta. Noi, dopo millenni di lotte inutili, non l’abbiamo ancora capito, mentre loro sì. Cerchiamo di imparare in fretta questa lezione, perché di tempo, purtroppo, ne è rimasto ben poco.

Fonte: www.ilpopolano.com

Un articolo di Le Monde-Afrique portava l'anno scorso l’attenzione su un gruppo etnico molto speciale, che abita le foreste tropicali del sud-ovest del Paese: i pigmei Bayaka.

La maggior parte di loro, circa 15.000 persone, vive nella Prefettura di Lobaye, e finora nessun caso di covid-19 è stato registrato tra di essi. Parliamo di una zona vasta 20.000 kmq, poco meno della nostra Lombardia, coperta da fitte foreste, da sempre frequentate dai pigmei che in essa vi hanno trovato il loro habitat vitale.

Le condizioni di vita a cui sono sottoposti, e la vita sociale molto intensa che essi vivono, ha fatto ipotizzare all’inizio una maggior vulnerabilità dei Bayaka al coronavirus.

Emmanuel Nakoune, direttore scientifico dell’Istituto Pasteur di Bangui, si chiede infatti: “Le principali malattie che colpiscono i pigmei sono la polmonite causata dal freddo e dall’umidità nella foresta. Sono dunque simili ai problemi respiratori che il covid-19 può causare. Se si diffondesse l’infezione virale tra di loro, certamente sarebbe un grave problema. Così almeno noi ipotizzavamo.”

Due operatori sanitari invece concordano nel rilevare che i pigmei hanno sviluppato nel corso dei secoli una particolare resistenza epidemiologica: “Uno studio degli anni 2000 mostra che dal 13 al 13,5% dei pigmei possedeva nel sangue anticorpi contro Ebola. Altri studi più recenti, ma non pubblicati, vedono queste percentuali salire al 65 o addirittura al 70%”. 

La Repubblica Centrafricana non ha mai conosciuto un caso dichiarato di Ebola sul suo territorio.

Questa maggior resistenza dei pigmei agli agenti patogeni avrebbe effetti anche sull’immunizzazione verso il coronavirus?

“Sappiamo che esiste un’immunità incrociata tra morbillo e coronavirus”, chiarisce Emmanuel Nakoune. “I casi di morbillo nella popolazione dei pigmei sono molto rari, anche se non sono vaccinati. Ciò suggerisce che hanno sviluppato anticorpi. E se riuscissimo a condurre un sondaggio sulla prevalenza per dimostrarlo, spiegherebbe anche perché finora non si è ancora registrato nessun caso dichiarato di coronavirus tra i Bayaka.”

La questione, affermano i due studiosi, meriterebbe di essere approfondita e studiata con rigore scientifico.

Fonte: www.missioniafricane.it

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