giovedì 2 settembre 2021

Breve storia di una generazione

 

Eravamo ragazzi e ci dicevano: “Studiate, sennò non sarete nessuno nella vita”. 
Studiammo. 

Dopo aver studiato ci dissero: “Ma non lo sapete che la laurea non serve a niente? Avreste fatto meglio a imparare un mestiere!”. 
Lo imparammo. 

Dopo averlo imparato ci dissero: “Che peccato però, tutto quello studio per finire a fare un mestiere?”. 
Ci convinsero e lasciammo perdere. 

Quando lasciammo perdere, rimanemmo senza un centesimo. 
Ricominciammo a sperare, disperati. 

Prima eravamo troppo giovani e senza esperienza. 

Dopo pochissimo tempo eravamo già troppo grandi, con troppa esperienza e troppi titoli ...



Finalmente trovammo un lavoro, a contratto, ferie non pagate, zero malattie, zero tredicesime, zero Tfr, zero sindacati, zero diritti. 

Lottammo per difendere quel non lavoro. 

Non facemmo figli – per senso di responsabilità – e crescemmo. 

Così ci dissero, dall’alto dei loro lavori trovati facilmente negli anni ’60, con uno straccio di diploma o la licenza media, quando si vinceva facile davvero: “Siete dei bamboccioni, non volete crescere e mettere su famiglia”. 

E intanto pagavamo le loro pensioni, mentre dicevamo per sempre addio alle nostre. 

Ci riproducemmo e ci dissero: “Ma come, senza una sicurezza né un lavoro con un contratto sicuro fate i figli? Siete degli irresponsabili”. 

A quel punto non potevamo mica ucciderli. Così emigrammo. 

Andammo altrove, alla ricerca di un angolo sicuro nel mondo, lo trovammo, ci sentimmo bene. Ci sentimmo finalmente a casa. 

Ma un giorno, quando meno ce lo aspettavamo, il “Sistema Italia” fallì e tutti si ritrovarono col culo per terra. 
Allora ci dissero: “Ma perché non avete fatto nulla per impedirlo?”. 
A quel punto non potemmo che rispondere: “Andatevene affanculo!”

O. G. Torto "Breve storia di una generazione"

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