martedì 5 maggio 2020

La Sindrome del Pesce Rosso

Va sempre più diffondendosi, tra gli esseri umani del XXI secolo, una sindrome che altro non è se non una versione radicalizzata e generalizzata della rimozione freudiana. 
Esistono valide ragioni per definirla "sindrome del pesce rosso".

Studi scientifici dimostrano che la memoria di un pesce rosso ha una durata che si aggira intorno ai 25-30 secondi. 

Non fidandomi delle pubblicità dei prodotti farmacologici, che esordiscono spesso con asserzioni simili a quella sopra riportata, ho voluto personalmente verificare quest’ipotesi, facilitato dalla presenza di un pesce rosso nella casa in cui vivo e dalla scarsa simpatia che nutro nei suoi confronti.

Si è trattato, ad essere sinceri, di un esperimento del tutto fortuito, provocato da una serie di coincidenze che cercherò di esporre succintamente ...



La casa in cui vivo si trova in un paesino del bresciano circondato da campagne ricche di vigneti.

Proprio alle spalle della casa sorgono delle verdi colline che ben svolgerebbero il loro ruolo in un quadro naïf. Una natura addomesticata, certo, da metodi di sfruttamento tipicamente capitalistici. Ma non abbastanza addomesticata da scongiurare l’intrusione nella casa in cui vivo di vari e alquanto ripugnanti insetti.
Delegato lo stillicidio degli insetti provvisti di ali al più devastante tra i prodotti Baygon, sono quotidianamente costretto ad occuparmi personalmente degli altri. Un giorno, stanco di schiacciarli e stanco della prospettiva di dover poi ripulire, ho deciso di dare l’ennesimo insetto in pasto al pesce rosso. Ho così provato inizialmente solo il carattere pavido e viziato del pesce rosso con cui convivo.

L’insetto galleggiava fingendosi morto, e il pesce rosso gli si è accostato con l’intenzione di cibarsene, senonché l’insetto si è agitato mettendo in fuga il pesce. La scena si è ripetuta più volte nel giro di pochi minuti, con il pesce rosso che si è accostato sempre senza alcuna circospezione, per poi ogni volta fuggire sorpreso e terrorizzato dall’agitarsi dell’insetto. La storia si è conclusa e il pasto si è compiuto solo dopo la morte per annegamento dell’insetto.

Ho così potuto verificare che la capacità di memoria di un pesce rosso si aggira effettivamente tra i 25 e i 30 secondi.

C’è indubbiamente molto di vero nella teoria che vede nella sindrome del pesce rosso nient’altro che una strategia di sopravvivenza messa in atto inconsapevolmente da un soggetto affetto da cronica mancanza di autostima.

In effetti, l’esaltazione acritica dell’attimo presente, slegata da ogni forma di plausibile progettualità e da ogni seppur vaga idea del passato, equivale, sostanzialmente, alla negazione della propria identità.

In pratica, il soggetto affetto da sindrome del pesce rosso ignora per intero la catena di azioni e reazioni che lo ha condotto a vivere l’attimo presente, e quando l’attimo presente non contiene un’esperienza piacevole, si limita a imprecare gli dei Mani in attesa di dimenticare e di poter vivere, così svuotato, il successivo attimo presente.

Fonte: vivisezioni.wordpress.com

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