Ma se gli alluvioni sono fenomeni improvvisi, dovuti allo straripamento dei corsi d'acqua in caso di piogge particolarmente abbondanti e soprattutto all'incuria del territorio, il rialzamento del livello del mare, benché evocatore del Diluvio Universale, è tutt'altra cosa.
Nella lunga storia del nostro pianeta il livello del mare è sempre cambiato, e il fenomeno non si verifica in una notte.
Leggendo i diversi punti di vista degli studiosi, la sensazione di fondo è che nemmeno la scienza sia in grado di fornire una spiegazione inequivocabile, tante sono le concause e le probabili conseguenze di un fenomeno ormai pubblicizzato e condiviso ovunque, nonostante non sia ancora ben compreso e ancor meno quantificabile.
Persino la NASA, che aveva predetto un aumento del livello marino di 90 cm entro questo secolo, ha poi rettificato il tiro, riducendo l'aumento previsto del 30%, quindi a 60 cm .. e ovviamente non si può prevedere matematicamente quando effettivamente l'aumento avverrà.
L'innalzamento del livello del mare è quindi un fenomeno piuttosto complesso che riguarda le variazioni di temperature delle varie regioni del globo, il conseguente riscaldamento della superficie degli oceani che tende a dilatare la massa d'acqua aumentandone il volume, la presenza sottostante di terre solide, nonché ipotetici effetti a catena non (sempre) meglio definiti.
Ma entrare nei particolari non è certo di mia competenza.
Però una cosa la possiamo fare, possiamo partire dalle basi, quelle sono accessibili a tutti!
In realtà tutti le abbiamo imparate a scuola. E una volta chiarite le idee diventa lecito e doveroso approfondire.
Buona lettura ...
Se si riempie completamente un recipiente di acqua e aggiungendo un cubo di ghiaccio che vi galleggia, quando il ghiaccio si scioglierà l’acqua traboccherà dal bicchiere?
No. I blocchetti di ghiaccio che galleggiano in un bicchiere d’acqua, sciogliendosi, non fanno sollevare ulteriormente il livello del liquido.
Un blocco di ghiaccio, immerso nell’acqua di un contenitore, ne aumenta il livello poiché viene spostato un volume di acqua pari a quello della porzione di ghiaccio immersa.
Poiché il ghiaccio ha una densità inferiore a quella dell’acqua liquida (a 0°C 0,9168 contro 0,9998, per questo galleggia) non tutto il blocchetto è immerso ma una parte, pari a meno di un decimo del volume totale, rimane al di fuori della superficie (si pensi per esempio agli iceberg, la cui parte emersa è “proverbialmente” molto minore di quella sommersa).
Poiché il ghiaccio ha una densità inferiore a quella dell’acqua liquida (a 0°C 0,9168 contro 0,9998, per questo galleggia) non tutto il blocchetto è immerso ma una parte, pari a meno di un decimo del volume totale, rimane al di fuori della superficie (si pensi per esempio agli iceberg, la cui parte emersa è “proverbialmente” molto minore di quella sommersa).
Man mano che il ghiaccio del blocchetto si scioglie, il volume di acqua spostata diminuisce e conseguentemente, il livello dell’acqua nel bicchiere dovrebbe a sua volta abbassarsi. Tuttavia, ciò non avviene, poiché l’acqua del ghiaccio fuso va gradualmente ad aggiungersi all’acqua del bicchiere, facendo in modo che, nel complesso, il livello dell’acqua non diminuisca e non aumenti con il progressivo scioglimento del ghiaccio.
Il comportamento dell’acqua nel passare dallo stato liquido a quello solido è particolare, in natura: contrariamente ad altre sostanze, infatti, al diminuire della temperatura e precisamente poco prima del congelamento, (per l’acqua distillata, ciò avviene a 0°C) aumenta il proprio volume (e la densità diminuisce conseguentemente).
Il comportamento anomalo ha luogo al di sotto dei 4 gradi C (temperatura alla quale l’acqua ha la sua massima densità, 1 g/cm3): al di sopra, con l’abbassarsi della temperatura, il volume diminuisce come negli altri liquidi.
Diversa disposizione delle molecole dell’acqua:
(a) allo stato liquido; (b) allo stato solido, cioè ghiaccio.
d’acqua cristallizzate (ghiaccio) occupa uno spazio maggiore rispetto
alla stessa quantità di molecole d’acqua liquida.
L’aumento di volume dell’acqua dopo il passaggio allo stato solido è pari a circa il 9 per cento del volume iniziale. La densità del ghiaccio è cioè pari al 91,7% di quella dell’acqua liquida.
Quindi, se facessimo ghiacciare un litro d’acqua liquida (1 dm3=1000 cm3) otterremmo un blocco di ghiaccio dal volume di circa 1087 cm3.
Tale blocco potrebbe essere un parallelepipedo a base quadrata con lato di 10 cm e con altezza di cm 10,87. Se messo in acqua, tale blocco galleggerebbe emergendo dal livello dell’acqua per circa 9 millimetri.
Il fatto che una massa di ghiaccio galleggiante, sciogliendosi, non aumenti il livello del liquido nel quale è immersa è fondamentale nello studio delle possibili evoluzioni climatiche del nostro pianeta.
Infatti, bisogna tenerne conto quando si cerca di stimare il sollevamento del livello medio del mare, causato dal riscaldamento globale (per effetto serra) e dal conseguente scioglimento dei ghiacci. Infatti, l’aumento del livello medio del mare, stimato in quasi un metro entro la fine del prossimo secolo, sarà imputabile allo scioglimento parziale dei ghiacci della Groenlandia e dell’Antartide (i quali poggiano su isole o continenti – ma soprattutto, si trovano al di fuori delle acque),
mentre i ghiacci dell’artico, essendo già galleggianti (in effetti nel polo nord non esiste un continente come in Antartide, ma c’è solo un mare profondo quasi quattromila metri) non contribuiranno a questo aumento.
Fonte: www.vialattea.net
Chiaramente il fenomeno non può essere ridotto soltanto a questo.
Vediamo ora una di queste precisissime previsioni catastrofiche, ovviamente dovuta all'imminente "riscaldamento globale":
Il livello del Mediterraneo si sta alzando, oltre 1 metro entro il 2100: ecco le città d’Italia più a rischio!
Il livello del Mediterraneo sta aumentando velocemente a causa del riscaldamento globale: secondo le proiezioni dell’Enea, entro il 2100 migliaia di km quadrati di aree costiere italiane rischiano di essere sommerse dal mare, in assenza di interventi di mitigazione e adattamento.
In una conferenza promossa con Confcommercio, l’Agenzia ha reso noto che entro la fine del secolo l’innalzamento del mare lungo le coste italiane è stimato tra 0,94 e 1,035 metri (modello cautelativo) e tra 1,31 metri e 1,45 metri (su base meno prudenziale).
Secondo gli esperti dell’Enea, “a questi valori bisogna aggiungere il cosiddetto storm surge, ossia la coesistenza di bassa pressione, onde e vento, variabile da zona a zona, che in particolari condizioni determina un aumento del livello del mare rispetto al litorale di circa 1 metro“.
Il fenomeno dell’innalzamento del Mediterraneo riguarda praticamente tutte le regioni italiane bagnate dal mare.
Sommando la superficie delle 15 zone costiere già mappate nel dettaglio si arriva a un’estensione totale a rischio inondazione per le coste italiane di 5.686,4 km quadrati, pari a una regione come la Liguria.
L'altezza del livello del mare non è costante nel tempo, essa varia su scala globale in funzione dell'aumentare o del diminuire del volume di acqua disponibile negli oceani: questa variabilità dipende essenzialmente dalle oscillazioni climatiche indotte dalle periodiche variazioni dei parametri orbitali del pianeta.
A una diminuzione della temperatura media sulla Terra corrisponde una contrazione del volume delle acque oceaniche e un aumento di quello dei ghiacci "perenni" (le cosiddette fasi glaciali); nei periodi con temperature medie più alte (le fasi interglaciali) parte della calotta glaciale fonde originando un conseguente aumento dei volumi d'acqua disponibili.
Siamo a conoscenza delle variazioni del clima e del livello del mare in epoche geologiche grazie alle tracce rinvenute ad esempio sulle conchiglie. Le oscillazioni climatiche avvenute nel corso del Quaternario (ultimi 2 milioni di anni circa della storia della Terra) sono "registrate" con buona risoluzione nel guscio dei foraminiferi planctonici accumulati nei fondali oceanici (informazioni dedotte dall'andamento dei rapporti isotopici dell'ossigeno che compone il guscio), ben correlabili, almeno per gli ultimi 400.000 anni, con i cicli astronomici proposti da Milankovich già agli inizi del novecento. Sedimenti di spiaggia, solchi di battigia e incrostazioni su speleotemi in grotte sommerse hanno permesso di ricostruire con una certa accuratezza la curva di oscillazione del livello marino a partire dall'ultimo interglaciale (stadio 5e, corrispondente a circa 125.000 anni fa).
A quel tempo, il livello medio del mare era a circa +7 metri rispetto all'attuale.
Poi è sceso rapidamente durante le successive fasi fredde, fino a portarsi a -120 metri durante l'ultimo picco freddo, intorno a 20.000 anni fa. Il riscaldamento climatico iniziato circa 15.000 anni fa ha determinato una veloce risalita del mare, particolarmente brusca all'inizio dell'Olocene (10.000 anni da oggi), fino a portarsi a livelli prossimi agli attuali intorno a 6.500 anni fa. A tale risalita è tra l'altro da attribuirsi lo sviluppo del mito del diluvio, così diffuso tra i popoli agli albori della civiltà (per esempio, Bibbia e saga di Gilgamesh).
Dall'epoca greco-romana a oggi, la risalita residua (80 - 100 cm) è proseguita con tassi sempre più decrescenti, fino alla sostanziale stasi odierna.
Senza entrare qui nell'acceso dibattito sull'attendibilità scientifica delle previsioni a breve-medio termine inerenti l'evoluzione climatica a scala globale, va sottolineato che in tale evoluzione l'influenza antropica interagisce con potenti fattori naturali, come evidenziato dalle oscillazioni climatiche sopra citate.
Le previsioni sulla risalita del livello del mare nel corso dei prossimi decenni sono condizionate dalle obiettive difficoltà di interpretare adeguatamente un sistema così complesso.
Le più recenti previsioni dell'IPCC (Intergovernmental Panel on Climatic Change) ipotizzano una risalita nel corso del secolo che potrebbe anche essere di alcune decine di centimetri con effetti molto significativi a scala locale.
A solo titolo di esempio, si ricorda che la risalita del livello marino avvenuta nel corso dell'epoca romana non ha comunque impedito a molti porti dell'età imperiale, costruiti in corrispondenza di pianure costiere, di trovarsi lontani diversi chilometri dalla linea di riva già in epoca medioevale, a causa del progredire verso mare dei sedimenti alluvionali accumulati dall'attività dei principali corsi d'acqua...
Continua qui: www.isprambiente.gov.it
Conclusione
Ennesimo invito al discernimento.
Il tema è evidentemente complesso, non può certo essere liquidato con articoletti scritti da opinionisti che tendono spesso a mescolare indiscriminatamente dati già di per sé incerti, né tantomeno essere messo in avanti per scopi non sempre trasparenti...
Sarebbe quindi opportuno non prendere per vangelo tutto ciò che i media/pappagalli suggeriscono in modo grossolano e approssimativo, e cercare di informarsi un po' meglio. E poi, quando non si sa, è sempre meglio tacere.
Ma questo è pacifico .. 😊
Secondo gli esperti dell’Enea, “a questi valori bisogna aggiungere il cosiddetto storm surge, ossia la coesistenza di bassa pressione, onde e vento, variabile da zona a zona, che in particolari condizioni determina un aumento del livello del mare rispetto al litorale di circa 1 metro“.
Il fenomeno dell’innalzamento del Mediterraneo riguarda praticamente tutte le regioni italiane bagnate dal mare.
Sommando la superficie delle 15 zone costiere già mappate nel dettaglio si arriva a un’estensione totale a rischio inondazione per le coste italiane di 5.686,4 km quadrati, pari a una regione come la Liguria.
- I porti di Venezia e Napoli potrebbero subire le conseguenze peggiori nei prossimi 80 anni: stando alla rilevazione, picchi si dovrebbero registrare a Venezia (+1,064 metri), Napoli (+1,040 mt),
- Cagliari (+1,033 mt), Palermo (+1,028 mt) e Brindisi (+1,028 mt).
In particolare, emerge che sono a rischio:
- una vasta area nord adriatica tra Trieste, Venezia e Ravenna;
- la foce del Pescara, del Sangro e del Tronto in Abruzzo; l’area di Lesina (Foggia) e di Taranto in Puglia;
- La Spezia in Liguria, tratti della Versilia, Cecina, Follonica, Piombino, Marina di Campo sull’Isola d’Elba e le aree di Grosseto e di Albinia in Toscana;
- la piana Pontina, di Fondi e la foce del Tevere nel Lazio;
- la piana del Volturno e del Sele in Campania;
- l’area di Cagliari, Oristano, Fertilia, Orosei, Colostrai (Muravera) e di Nodigheddu, Pilo, Platamona e Valledoria (Sassari), di Porto Pollo e di Lido del Sole (Olbia) in Sardegna;
- Metaponto in Basilicata;
- Granelli (Siracusa), Noto (Siracusa), Pantano Logarini (Ragusa) e le aree di Trapani e Marsala in Sicilia;
- Gioia Tauro (Reggio Calabria) e Santa Eufemia (Catanzaro) in Calabria.
Fonte: www.meteoweb.eu
Ma ...
In particolare, emerge che sono a rischio:
- una vasta area nord adriatica tra Trieste, Venezia e Ravenna;
- la foce del Pescara, del Sangro e del Tronto in Abruzzo; l’area di Lesina (Foggia) e di Taranto in Puglia;
- La Spezia in Liguria, tratti della Versilia, Cecina, Follonica, Piombino, Marina di Campo sull’Isola d’Elba e le aree di Grosseto e di Albinia in Toscana;
- la piana Pontina, di Fondi e la foce del Tevere nel Lazio;
- la piana del Volturno e del Sele in Campania;
- l’area di Cagliari, Oristano, Fertilia, Orosei, Colostrai (Muravera) e di Nodigheddu, Pilo, Platamona e Valledoria (Sassari), di Porto Pollo e di Lido del Sole (Olbia) in Sardegna;
- Metaponto in Basilicata;
- Granelli (Siracusa), Noto (Siracusa), Pantano Logarini (Ragusa) e le aree di Trapani e Marsala in Sicilia;
- Gioia Tauro (Reggio Calabria) e Santa Eufemia (Catanzaro) in Calabria.
Fonte: www.meteoweb.eu
Ma ...
L'altezza del livello del mare non è costante nel tempo, essa varia su scala globale in funzione dell'aumentare o del diminuire del volume di acqua disponibile negli oceani: questa variabilità dipende essenzialmente dalle oscillazioni climatiche indotte dalle periodiche variazioni dei parametri orbitali del pianeta.
A una diminuzione della temperatura media sulla Terra corrisponde una contrazione del volume delle acque oceaniche e un aumento di quello dei ghiacci "perenni" (le cosiddette fasi glaciali); nei periodi con temperature medie più alte (le fasi interglaciali) parte della calotta glaciale fonde originando un conseguente aumento dei volumi d'acqua disponibili.
Siamo a conoscenza delle variazioni del clima e del livello del mare in epoche geologiche grazie alle tracce rinvenute ad esempio sulle conchiglie. Le oscillazioni climatiche avvenute nel corso del Quaternario (ultimi 2 milioni di anni circa della storia della Terra) sono "registrate" con buona risoluzione nel guscio dei foraminiferi planctonici accumulati nei fondali oceanici (informazioni dedotte dall'andamento dei rapporti isotopici dell'ossigeno che compone il guscio), ben correlabili, almeno per gli ultimi 400.000 anni, con i cicli astronomici proposti da Milankovich già agli inizi del novecento. Sedimenti di spiaggia, solchi di battigia e incrostazioni su speleotemi in grotte sommerse hanno permesso di ricostruire con una certa accuratezza la curva di oscillazione del livello marino a partire dall'ultimo interglaciale (stadio 5e, corrispondente a circa 125.000 anni fa).
A quel tempo, il livello medio del mare era a circa +7 metri rispetto all'attuale.
Poi è sceso rapidamente durante le successive fasi fredde, fino a portarsi a -120 metri durante l'ultimo picco freddo, intorno a 20.000 anni fa. Il riscaldamento climatico iniziato circa 15.000 anni fa ha determinato una veloce risalita del mare, particolarmente brusca all'inizio dell'Olocene (10.000 anni da oggi), fino a portarsi a livelli prossimi agli attuali intorno a 6.500 anni fa. A tale risalita è tra l'altro da attribuirsi lo sviluppo del mito del diluvio, così diffuso tra i popoli agli albori della civiltà (per esempio, Bibbia e saga di Gilgamesh).
Dall'epoca greco-romana a oggi, la risalita residua (80 - 100 cm) è proseguita con tassi sempre più decrescenti, fino alla sostanziale stasi odierna.
Senza entrare qui nell'acceso dibattito sull'attendibilità scientifica delle previsioni a breve-medio termine inerenti l'evoluzione climatica a scala globale, va sottolineato che in tale evoluzione l'influenza antropica interagisce con potenti fattori naturali, come evidenziato dalle oscillazioni climatiche sopra citate.
Le previsioni sulla risalita del livello del mare nel corso dei prossimi decenni sono condizionate dalle obiettive difficoltà di interpretare adeguatamente un sistema così complesso.
Le più recenti previsioni dell'IPCC (Intergovernmental Panel on Climatic Change) ipotizzano una risalita nel corso del secolo che potrebbe anche essere di alcune decine di centimetri con effetti molto significativi a scala locale.
A solo titolo di esempio, si ricorda che la risalita del livello marino avvenuta nel corso dell'epoca romana non ha comunque impedito a molti porti dell'età imperiale, costruiti in corrispondenza di pianure costiere, di trovarsi lontani diversi chilometri dalla linea di riva già in epoca medioevale, a causa del progredire verso mare dei sedimenti alluvionali accumulati dall'attività dei principali corsi d'acqua...
Continua qui: www.isprambiente.gov.it
Conclusione
Ennesimo invito al discernimento.
Il tema è evidentemente complesso, non può certo essere liquidato con articoletti scritti da opinionisti che tendono spesso a mescolare indiscriminatamente dati già di per sé incerti, né tantomeno essere messo in avanti per scopi non sempre trasparenti...
Sarebbe quindi opportuno non prendere per vangelo tutto ciò che i media/pappagalli suggeriscono in modo grossolano e approssimativo, e cercare di informarsi un po' meglio. E poi, quando non si sa, è sempre meglio tacere.
Ma questo è pacifico .. 😊
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