sabato 20 aprile 2019

Educare alla gentilezza: sviluppare una nuova sensibilità

"Se potrò impedire ad un cuore di spezzarsi non sarò vissuta invano.
Se potrò confortare una vita in pena o lenire un dolore o aiutare un pettirosso in difficoltà a ritrovare la strada del Nido non sarò vissuta invano" 

Emily Dickinson

La gentilezza ha purtroppo ancor oggi una scarsa considerazione all'interno della relazione educativa e nella formazione dell'individuo, non solo a scuola, ma anche in famiglia.
La gentilezza ha assunto sempre di più il colore di una norma, una sorta di dovere sociale da rispettare, quel "buon costume" da indossare per essere educati alle buone maniere.
E' stato trascurato il sentimento che accompagna la gentilezza, capace di sviluppare e accrescere la "sensibilità", quale qualità innata dell'individuo che gli permette di percepirsi nel mondo che lo circonda.

Quando parliamo di sensibilità, dobbiamo fare attenzione a non confonderla con l'empatia. Quest'ultima, appartiene all'emozione e si sviluppa dall'immaginazione, attraverso un processo di immedesimazione emotiva dell'individuo nell'esperienza emotiva dell'altro in modo da poterla comprendere meglio.
La sensibilità invece è una questione di percezione che definirei "ultra sensoriale". Essa, ha origine dal sentimento inteso come "sentire"; questo "sentore" ha la sua origine nel cuore...


Per questo è puro e disinteressato.

Facendo riferimento ai programmi educativi , la gentilezza può divenire un' abilità da integrare nelle materie di studio, quale asse portante delle discipline sociali, comunicative, ed etiche.
L'insegnante può aiutare i bambini a comprendere meglio la gentilezza e a saperla manifestare.
Lavorare sulla consapevolezza del corpo e delle emozioni, conoscere l'importanza dell'affiliazione e delle influenze sociali, consente di sviluppare un senso di importanza e di competenza nei bambini.
E' bene accorgersi che senza la capacità di essere gentili, tutte le altre abilità sociali sono destinate ad appassire nel tempo.

Se in una relazione educativa e nei programmi scolastici trascuriamo l'interesse per la sensibilità e per l'altro, che speranza offriamo ai nostri bambini?

La conoscenza, il successo scolastico e quello personale, se non sono accompagnati dalla gentilezza, possono essere utilizzati facilmente al servizio della crudeltà.
Bisogna insegnare la gentilezza quale gesto spontaneo, delicato e per questo disinteressato.
La persona che compie un atto gentile, mette l'accento sul vantaggio di chi riceve, piuttosto che sul vantaggio di se stesso. Se uno fa qualcosa per noi perché si aspetta di essere ricompensato, probabilmente tale aiuto non verrà considerato come un atto di gentilezza.
Quando un bambino vede piangere qualcuno e gli offre il suo orsacchiotto di pezza, lo fa per alleviargli il dolore e non per ottenere un dolcetto o una carezza sul capo.

A questa condizione la gentilezza ha conseguenze positive per chi la offre; il proverbio cinese " un poco di profumo resta sempre attaccato alla mano che ti dà una rosa", descrive proprio il vantaggio indiretto che si accompagna a questa sensibilità.
I bambini che si sentono accettati, importanti e riconosciuti come individui è più probabile che tendano la mano al prossimo dando aiuto e sostegno.
Se al contrario si sentono privi di valore e insignificanti cercheranno di raggirare gli altri. I bambini che si sentono rifiutati possono credere di non avere niente da offrire. L'accettazione nutre la gentilezza.

La gentilezza dipende in oltre anche dalla fiducia nelle proprie competenze e capacità. I bambini si mostrano più gentili se credono di poter influire sugli altri e avere un effetto positivo sugli eventi sociali. La stima è dunque, un'altro aspetto fondamentale alla base della gentilezza.
Non possiamo aiutare i bambini a provare affetto e a prendersi cura gli uni degli altri , se noi per primi non alimentiamo il senso di importanza e di competenza circa questi aspetti e se non ne diamo esempio attraverso di noi.
Quando i bambini avranno l'opportunità di conoscersi e accettarsi reciprocamente, si assumeranno la responsabilità di prendere decisioni e si sentiranno rispettati dagli altri, allora inizieranno ad emergere nei loro rapporti affetto e gentilezza.

Possiamo quindi educare alla gentilezza come soluzione di un problema; ciò, non solo porta il bambino a vivere con maggiore armonia e benessere la relazione con l'altro e con l'ambiente che lo circonda, ma questo tipo di educazione gli permette di sviluppare una sensibilità tale da entrare in sintonia con l'altro attraverso un processo d'intuizione e percezione che chiama in causa sia risorse fisiche che psicologiche del bambino.

Così un bambino potrebbe offrire come risorsa fisica il proprio pupazzo di pezza e come risorsa psicologica un suo abbraccio; a seconda di come ha valutato il bisogno altrui.
Nella prima azione possiamo scorgere generosità e interessamento, nella seconda una partecipazione sentimentale. La gentilezza, senza il supporto della sensibilità e del sentimento che essa genera, rimane solo nella mente come definizione più o meno conosciuta di alcuni atteggiamenti ed esperienze vissute; diventa un costrutto di opinioni.

Il primo passo che l'educazione deve fare è accorgersi se la gentilezza si presenta solo come un atteggiamento sociale appreso, oppure anche come sensibilità innata in ciascuno di noi;
il secondo passo è comprendere quali opinioni hanno i bambini a riguardo della gentilezza e sui propri comportamenti gentili .

In terzo luogo se sanno descriverla ed esprimerla e se riescono ad immaginare in che modo poter alleviare la sofferenza ad altre persone.
In fine è importante comprendere se il bambino crede che la gentilezza sia un segno di debolezza o di forza, poiché è da questi due sentimenti che si possono sviluppare atteggiamenti come pigrizia o volontà.

Chiedere ad un bambino che cos'è per lui la gentilezza significa porlo nella condizione di formarsi una propria opinione sul significato del bisogno altrui, sulla pertinenza dell'aiuto e, cosa molto più importante, sulla funzione della "compassione".

Tale percezione non varia con l'età o con la capacità di distacco da ciò che osserviamo come molti credono, ma varia a seconda del grado di sensibilità. Maggiore è la predisposizione del cuore all'apertura verso l'altro , maggiore sarà il grado di sensibilità percettiva con cui ci si avvicinerà. Questo genere di atteggiamento, a differenza dell'emozione, non implica una relazione di aiuto, ma di condivisione, dove non vi è coinvolgimento personale n'è identificazione, ma solamente un "sentire".
I bambini vivono di sentimenti, ossia "sentono", le emozioni sono solo il risultato della costruzione di comportamenti e credenze sociali, spesso irrazionali, apprese dagli adulti e dalle aspettative che essi vi impongono.

Una bambina di 4 anni, alla domanda che cos'è per te la gentilezza e perché le persone sono gentili con il prossimo, risponde :
"La gentilezza è quando si aiuta la gente a essere felici e ad uscire dai pasticci. Le persone sono gentili perché si amano"
Poi chiesi ancora: "Che cosa faresti per essere gentile con qualcuno, se non ha nessun problema e vuoi farlo felice?"
"Lo lascerei solo".
"E se vuoi dire qualcosa di gentile a uno cosa diresti?"
"Ciao...si gli direi ciao".

Attraverso osservazioni ed esperienze vissute a contatto con i bambini, ho potuto osservare che coloro che sono stati colpiti da esperienze di sofferenza hanno una maggiore sensibilità di entrare in rapporto con il "dolore" dell'altro, si preoccupano meno di se stessi e sono più adatti ad aiutare.
Il ruolo dell'educazione oggi è individuare le abilità relative alla gentilezza e fornire un quadro chiaro dei tipi di capacità che possiamo favorire e far acquisire ad un bambino nella conoscenza di sè e dell'altro.
Il compito del genitore e dell'educatore è prima di tutto mettere l'accento sull'importanza della sincerità nella gentilezza. Essa è un'atto del cuore, che può velocemente svanire sotto la pressione degli adulti, se cerchiamo di sforzare i bambini ad essere gentili, possiamo insegnare loro a considerarla come un rituale impersonale, qualcosa che si fa perché gli altri se lo aspettano.

Una gentilezza forzata è un falso dono.

Essere costretti a dire "scusa" o " mi dispiace" è un esempio comune di falsa gentilezza.
E' necessario e indispensabile creare un ambiente che favorisca la gentilezza, qui una grande importanza è rivestita dall'esempio degli adulti nei loro comportamenti, in oltre è importante anche coltivare un ambiente felice e sereno poiché i bambini felici sono più generosi di quelli tristi.
Qualunque cosa facciamo per accrescere il senso del benessere dei bambini, avrà un effetto positivo sul loro interesse per gli altri.

Diversi studi sulla relazione educativa hanno dimostrato che il rinforzo sociale sotto forma di lode può avere conseguenze positive sulla generosità dei bambini, nel periodo compreso tra la scuola materna e la seconda elementare.
Se tale rinforzo è esagerato, i bambini tuttavia possono agire allo scopo di ottenere l'approvazione degli adulti.
E' sempre opportuno guardare noi stessi ed esaminare quale esempio stiamo dando ai nostri bambini, i bambini della scuola dell'infanzia ed elementare, sono influenzati dalle azioni di modelli formativi che mostrano un comportamento gentile.

Il genitore che è altruista nella vita sociale, ma freddo con se stesso e con il proprio figlio, raccoglie pochi frutti quando vuole sviluppare l'altruismo nel bambino; a sua volta, il genitore che trasmette al figlio i suoi valori in modo formale, come principi puliti ,ma niente di più, realizza in lui solo quell'apprendimento , privo del sentimento utile allo sviluppo della sensibilità.

La gentilezza come forma di altruismo si apprende meglio dai genitori che lo manifestano nelle azioni reciproche di ogni giorno. Chiediamoci dunque, con quale frequenza mostriamo ciò che crediamo di vedere in loro?

La famiglia e la scuola come contesti educativi possono creare le opportunità affinchè il bambino possa coltivare e accrescere la propria sensibilità al servizio della gentilezza, come qualità prerogativa dello sviluppo personale- sociale del bambino.
Invece di fare del genitore o dell'insegnante il centro e la fonte della gentilezza, daremo ai bambini l'opportunità di assumersi alcune di queste responsabilità formative, aiutandoli ad apprendere i reali meccanismi della generosità e dell'aiuto. Così facendo si accresce la loro competenza personale e la fiducia in se stessi, cominciando a contare gli uni sugli altri.

Possiamo agire su una situazione, in modo che fornisca loro l'occasione di mettere in pratica aspetti della gentilezza, invece di assumere la direzione della maggior parte delle situazioni, cercheremo i modi per coinvolgere i bambini.
Se ad esempio un bambino ha bisogno di aiuto, incoraggeremo un'altro a rispondere al posto nostro.

La gentilezza non è tanto una questione di apprendimento , quanto piuttosto una questione di scoperta della propria sensibilità. Il compito dell'educazione è insegnare ai bambini a percepirla, ascoltarla e manifestarla.

ALCUNE TECNICHE E ESERCIZI PRATICI PER VOI! :)

CONOSCERE SE STESSI: (rivolto all'adulto)

"Le persone che vi hanno formati"

Trovate un luogo tranquillo, in cui pensare senza essere disturbati, rilassatevi e lasciate che la vostra mente ritorni indietro all'infanzia. Cercate di ricordare qualcuno che è stato davvero importante per voi, qualcuno che ebbe cura di voi e vi prodigò amore e attenzione.
Cercate di immaginare che questa persona si prenda cura di voi.
Quali sentimenti provate?

Ora tentate di ricordarne altri che contribuirono alla vostra formazione quando siete diventati più grandi, forse erano insegnanti , parenti o leader di gruppi giovanili. Cercate di ricordare che aspetto aveva ciascuno di loro e quale contributo ha dato alla vostra vita.
Su un foglio di carta elencate i nomi di queste persone in ordine cronologico e a destra di ogni nome descrivete quale effetto ha avuto su di voi.
In fine esaminate questa lista di effetti. C'è una continuità dall'uno all'altro? Ci sono nella vostra vita degli spazi vuoti durante i quali non è emersa nessuna persona speciale? Sono apparse altre al momento giusto per voi? Se tutte queste persone si trovassero insieme nella stessa stanza, che cosa direste loro?


ALCUNE ATTIVITA' PER FAVORIRE LA GENTILEZZA DISINTERESSATA A SCUOLA

(Per bambini dai 4 anni ai 7) Omaggio alla Natura:
Scopo: Aiutare i bambini a comprendere la gentilezza e a offrire affetto, soprattutto quando si rivolgono alla natura. I concetti chiave sono: gentilezza, aver cura, natura.

Collocazione: Gruppo allargato in un luogo sicuro all'aperto

Materiali: Occorrenti per eventuali decorazioni: colori , cartoncini , fili di lana ecc

Attività: Discutete l'idea che le persone possono essere gentili con la natura, come con la gente, individuate quanti più casi potete, ad esempio conservare pulita un'area di un bosco, oppure non cogliere fiori selvatici affinchè tutti li possano vedere e goderne. Dite ai bambini che conoscete un'attività che darà l'oro l'opportunità di essere gentili con la Natura . Quindi anche con se stessi,
Scegliete di rendere omaggio a qualche elemento della natura, come un'albero, una roccia, una pianta, la terra , un laghetto. Ciascun membro del gruppo cerchi qualcosa a suo parere interessante, per onorare l'oggetto. Fate sedere i bambini intorno o vicino all'oggetto e incoraggiateli a parlarne, mettendo l'accento sugli aspetti che apprezzano e amano di più e a ringraziare. Successivamente i bambini possono avvicinarsi ad esso e attaccarvi gli ornamenti, o porli vicino. Quando tutti hanno finito cantate intorno all'oggetto in segno di ringraziamento oppure fate un gioco intorno ad esso.

Grazie!!!! 

9 commenti:

  1. Le parole gentili sono brevi e facili da dire ma il loro eco è Eterno.Emilio

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    1. Catherine questo è un articolo molto bello, i miei complimenti.
      Gianni

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    2. Grazie Gianni, mi fa piacere che ti piaccia. Piace anche a me!
      E' un vecchio articolo, riciclato, ma è atemporale, e mi andava di condividerlo di nuovo oggi. :)

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  2. 1) «Parlo al momento giusto, oppure no?»
    2) «Parlo dei fatti, oppure no?»
    3) «Parlo con tatto o con severità?»
    4) «Profferisco parole vantaggiose oppure no?»
    5) «Parlo con gentilezza o con animo maldisposto?» (Anguttara Nikâya)
    E pensare che basterebbe seguire solo il 5° precetto, prima di tutto con sé stessi!

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  3. SERVE LA FORZA DEI FATTI, NON L’ENFASI DELLE PAROLE

    Quando si parla degli insegnanti, del loro “essere” ma anche e soprattutto del loro “dover essere” è molto difficile evitare “l’orgia” delle buone intenzioni, quella che il vecchio Hegel avrebbe chiamato “la saccenteria del dover essere”, ovvero l’atteggiamento di chi inevitabilmente finisce per fare una predica.

    Questa è anche una mia preoccupazione, anche se so che farò comunque questa fine!

    Bisogna accettare il fatto che serve una POSIZIONE DI FERMEZZA E DUREZZA QUALORA SIA NECESSARIO!

    Lasciare la persona apparentemente a sé stessa in alcuni momenti di scelte cruciali,

    lasciare che l'allievo rimanga deluso di fronte a delle proprie aspettative nei riguardi di colui che gli sta insegnando,

    comportamenti differenti di fronte ad allievi differenti, ecc...

    Però devo ammettere che in questo contesto di social media... amore e gentilezza ripetuti come mantra in ogni dove... hanno un certo consenso... ma certo a me non interessa...

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    1. Da una vecchia canzone (ma che bella giornata).

      Voletevi bene dicono tutti ma il giorno dopo ci sono più lutti.
      Gianni

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