domenica 24 febbraio 2019

Il sigillo sumero-assiro WAK8535 - Ipotesi

Il reperto sumero-assiro catalogato come WAK8535 è un disco di argilla molto controverso, ecco di seguito alcune ipotesi sul suo significato.

L'ATTERRAGGIO SULLA TERRA: La mappa stellare sumera che rappresenta il viaggio del dio "ENLIL"

Una tavoletta d'argilla rinvenuta tra le rovine della Biblioteca Reale di Ninive. Come molte altre tavole, è senza dubbio una copia assira di un più antico originale sumerico.

A differenza degli altri documenti, però, questo è un disco di forma circolare; e, sebbene alcuni dei segni cuneiformi che reca incisi siano perfettamente conservati, quei pochi studiosi che si sono presi la briga di tentarne una decifrazione hanno finito per considerarlo "il più sconcertante documento mesopotamico".

Nel 1912, L.W. King, allora curatore della parte di Antichità Assire e Babilonesi del British Museum di Londra, fece una copia precisa del disco, che risulta diviso in otto segmenti. 

La parte che ci è giunta intatta reca incise forme geometriche che non compaiono su nessun altro oggetto, disegnate e tracciate con notevole precisione: frecce, triangoli, linee che si intersecano e persino un'ellisse, cioè una curva di carattere geometrico-matematico che si riteneva sconosciuta ai popoli dell'antichità.

La strana e misteriosa targa d'argilla fu portata per la prima volta all'attenzione della comunità scientifica in occasione di un rapporto presentato alla British Royal Astronomical Society il 9 gennaio 1880. R.H.M. Bosanquet e A.H. Sayce, in una delle prime conferenze sull'astronomia babilonese, la definirono un planisfero (cioè la riproduzione di una superficie sferica su un piano) e annunciarono che alcuni dei segni cuneiformi «fanno pensare a misurazioni... sembrano avere qualche significato tecnico» ...


I molti nomi di corpi celesti che appaiono negli otto segmenti del disco ne attestano indiscutibilmente il carattere astronomico. 

Bosanquet e Sayce erano particolarmente interessati ai sette "punti" che comparivano in uno dei segmenti: essi pensavano che potesse trattarsi di una rappresentazione delle fasi lunari, se non fosse per il fatto che questi punti si trovavano accanto a una linea che citava la "stella delle stelle" DIL.GAN e un corpo celeste chiamato APIN. I due studiosi, dunque, non riuscirono a fornire una spiegazione che andasse al di là di una corretta lettura dei valori fonetici dei segni cuneiformi e si limitarono a concludere che il disco era in realtà un planisfero celeste.

Quando la Royal Astronomical Society pubblicò un disegno del planisfero, J. Oppert e P. Jensen fornirono una nuova, più accurata lettura dei nomi di alcune stelle e pianeti. Il Dr. Fritz Hommel, scrivendo su una rivista tedesca nel 1891, («Die Astronomie der Alten Chaldaer») attirò l'attenzione sul fatto che ciascuno degli otto segmenti del planisfero formava un angolo di 45°, dal che egli concludeva che la figura rappresentava una mappa completa dei 360° dei cieli e che il punto focale indicava una certa localizzazione "nel cielo babilonese". 

Le cose rimasero a questo punto finché Ernst F. Weidner, dapprima in un articolo pubblicato nel 1912 (Zur Babylonischen Astronomie in «Babyloniaca») e poi nel suo famoso testo Handbuch der Babylonischen Astronomie (1915) analizzò in dettaglio la tavoletta, ma finì per concludere che non aveva alcun senso. 

La sua perplessità era dovuta al fatto che, mentre le forme geometriche e i nomi di stelle e pianeti scritti all'interno dei vari segmenti erano leggibili o comprensibili (anche se non se ne coglieva il significato e la funzione), le iscrizioni lungo le linee (disposte ad angoli di 45° l'una dall'altra) erano del tutto prive di senso. Vi era sempre una serie di sillabe ripetute nella lingua assira della tavoletta. Si leggeva per esempio:
lu bur di lu bur di lu bur di
bat bat bat kash kash kash kash alu alu alu alu


Weidner concluse che la targa aveva un carattere sia astronomico che astrologico e che veniva usata come tavola magica per gli esorcismi, così come molti altri testi in cui si trovavano serie di sillabe ripetute. E con questo mise a tacere ogni ulteriore interesse nei confronti di questo eccezionale reperto. Le iscrizioni della tavoletta, però, assumono un valore completamente diverso se tentiamo di leggerle non come segniparole assire, ma come sillabe-parole sumeriche, dal momento che la tavoletta riproduce senza dubbio una copia assira di un originale sumerico più antico. Consideriamo uno dei suoi segmenti (che identificheremo con il numero I):
na na naa naa na nu (lungo la linea discendente)
sha sha sha sha sha sha (lungo la circonferenza)
sham sham bur bur Kur (lungo la linea orizzontale)

Questa serie di sillabe apparentemente prive di senso acquistano immediatamente significato se le interpretiamo alla luce delle parole-sillabe sumeriche:


Il documento si rivela così essere una mappa di rotta, che illustra la via per la quale il dio Enlil "andava per i pianeti" e include alcune istruzioni operative. La linea inclinata a 45° sembra indicare la linea di discesa di una nave spaziale da un punto "alto alto alto alto", attraverso "nubi di vapore" e una zona più bassa priva di vapore, verso un punto dell'orizzonte, dove cielo e terra si incontrano. 

Nei pressi della linea dell'orizzonte, si dà istruzioni agli astronauti di "regolare regolare regolare" gli strumenti in vista dell'avvicinamento finale; poi, via via che si accostano al terreno, si accendono "razzi razzi" per rallentare la navetta, che tuttavia deve ancora sollevarsi ("salita") prima di atterrare perché deve passare sopra un territorio montuoso o impervio ("montagna montagna"). 

I dati che questo segmento ci fornisce si riferiscono chiaramente a un viaggio spaziale compiuto da Enlil in persona. Il disegno è composto da due triangoli collegati da una linea che forma un angolo. La linea rappresenta una rotta, dal momento che l'iscrizione che l'accompagna afferma a chiare lettere che "il dio Enlil passava per i pianeti". 

Il punto di partenza è il triangolo a sinistra, che rappresenta le regioni più lontane del sistema solare; l'area di arrivo è invece quella sulla destra, dove tutti i segmenti convergono verso il punto di atterraggio. Il triangolo a sinistra, con la base aperta, è simile a un segno già conosciuto della scrittura pittografica del Vicino Oriente, che significa "il dominio del sovrano, la terra montuosa". 

Il triangolo a destra è invece individuato dall'iscrizione shu-ut-il Enlil ("Via del dio Enlil"); l'espressione, come già sappiamo, indica i cieli settentrionali della Terra. La linea angolata, dunque, collega quello che riteniamo essere il Dodicesimo Pianeta - "il dominio del sovrano, la terra montuosa" - con i cieli terrestri. La rotta passa tra due corpi celesti: Dilgan e Apin. 

Alcuni studiosi hanno avanzato l'ipotesi che questi fossero nomi di stelle lontane o di parti di costellazioni, ma il significato dei nomi stessi porta a escludere tale possibilità: DIL.GAN vuol dire infatti, letteralmente, "la prima stazione"; e APIN, "dove viene stabilita la rotta giusta". Il significato dei nomi indicherebbe quindi stazioni intermedie, punti da oltrepassare. Tendiamo perciò ad accreditare l'opinione di illustri studiosi come Thompson, Epping e Strassmaier che identificavano Apin con il pianeta Marte. In questo caso la mappa acquista un significato ben chiaro: la rotta tra il Pianeta della Sovranità e i cieli terrestri passava tra Giove ("la prima stazione") e Marte ("dove viene stabilita la rotta giusta").
Questo tipo di terminologia, che legava i nomi descrittivi dei pianeti al loro ruolo nel viaggio spaziale dei Nefilim, corrisponde perfettamente ai nomi e agli epiteti contenuti nella lista dei sette pianeti Shu. Quasi a confermare ulteriormente le nostre conclusioni, l'iscrizione che afferma che quella era la rotta di Enlil compare al di sotto di una fila di sette punti: i sette pianeti che vanno da Plutone alla Terra.

È naturale, allora, che gli altri quattro corpi celesti, quelli della "zona di confusione", appaiano separati, al di là dei cieli settentrionali della Terra e della fascia celeste. Che si tratti di una mappa spaziale e di una sorta di manuale di volo risulta evidente anche dagli altri segmenti che sono giunti intatti fino a noi. Proseguendo in senso antiorario, la parte leggibile del successivo frammento riporta l'iscrizione: "prendere prendere prendere trasmettere trasmettere trasmettere completare completare". Nel terzo segmento, dove si vede una parte della insolita ellisse, le iscrizioni leggibili comprendono tra l'altro "kakkab SIB.ZI.AN.NA... inviato di AN.NA... divinità ISHTAR", e l'interessante espressione: "Divinità NI.NI supervisore della discesa".
Nel quarto segmento, che sembra contenere direttive su come stabilire la destinazione prendendo come punto di riferimento un determinato gruppo di stelle, la linea di discesa è specificamente identificata con la linea del cielo: la parola cielo è ripetuta undici volte sotto la linea stessa. Il segmento rappresenta forse una fase del volo più vicina alla Terra, al luogo dell'atterraggio? Potrebbe essere questo il senso della scritta che compare sopra la linea orizzontale: "colline colline colline colline cima cima cima cima città città città città".

L'iscrizione centrale dice: "kakkab MASH.TAB.BA [Gemelli] il cui incontro è stabilito: kakkab SIB.ZI.AN.NA [Giove] fornisce conoscenza". Sembra davvero che i vari segmenti indichino una sequenza successiva di avvicinamento, tanto che si ha quasi la sensazione di condividere l'eccitazione dei Nefilim a mano a mano che si avvicina il porto spaziale sulla Terra. Il segmento successivo, che di nuovo identifica la linea di discesa con "cielo cielo cielo", annuncia anche:
nostra luce nostra luce nostra luce
cambio cambio cambio cambio
osservare sentiero e terreno elevato
...terra piatta...


La linea orizzontale contiene per la prima volta dei numeri:
razzo salire planare
40 40 40
40 40 20 22 22


La linea superiore del successivo segmento non dice più "cielo cielo", ma "canale canale 100 100 100 100 100 100 100". Si distingue inoltre una sorta di schema in questo segmento che ci è giunto, purtroppo, molto danneggiato. Lungo una delle linee è incisa la parola "Ashshur", che può significare "Colui che vede" o "vedente". 

Il settimo segmento è troppo lacunoso per fornirci altre informazioni; le poche sillabe che riusciamo a distinguere significano "lontano lontano... vista vista", e l'istruzione è "premere". L'ottavo e ultimo segmento, però, è quasi completo. Linee direzionali, frecce e iscrizioni indicano un percorso tra due pianeti. Le iscrizioni di "sollevare montagna montagna" rivelano quattro serie di croci, due volte con la scritta "carburante acqua cereali" e due volte "vapore acqua cereali". 

Questo segmento ha a che fare con i preparativi del volo verso la Terra o con lo stoccaggio degli alimenti per il viaggio di ritorno verso il Dodicesimo Pianeta? Propendiamo per la seconda ipotesi, poiché la linea con la freccia che punta verso il luogo dell'atterraggio sulla Terra termina, all'altra estremità, con un'altra "freccia" rivolta nella direzione opposta e recante la scritta "Ritorno".


Quando Ea fece in modo che "Adapa prendesse la via del Cielo" e Anu lo scoprì, disse:
Perché Ea, a un umano indegno
ha svelato il piano Cielo-Terra
rendendolo superiore agli altri,
facendo per lui uno Shem?


Nel planisfero che abbiamo appena decifrato, ciò che vediamo è proprio una mappa di questa rotta, del "piano Cielo- Terra": con segni e parole i Nefilim ci hanno illustrato la rotta tra il loro pianeta e il nostro. Alcuni testi antichi che trattano delle distanze tra corpi celesti ci risultano assolutamente incomprensibili e inspiegabili a meno che non li interpretiamo nell'ottica di viaggi spaziali dal Dodicesimo Pianeta. Uno di questi testi, rinvenuto tra le rovine di Nippur e databile a circa 4.000 anni fa, è oggi conservato nella Collezione Hilprecht all'Università di Jena, in Germania. O. Neugebauer (The Exact Sciences in Antiquity, «Le scienze esatte nell'antichità») accertò che la tavoletta era senza dubbio una copia di un originale precedente; essa fornisce le proporzioni delle distanze celesti a cominciare da quella tra Luna e Terra e proseguendo poi nello spazio fino a sei altri pianeti.

La seconda parte del testo sembra fornire le formule matematiche per risolvere un certo problema interplanetario, stabilendo (secondo alcune interpretazioni):
40 4 6 40 x 9 è 6 40
13 kasbu 10 ush mul SHU.PA
eli mul GIR sud
40 4 20 6 40 x 7 è 5 11 6 40
10 kasbu 11 ush 6+ gar 2 u mul GIR tab
eli mul SHU.PA sud


Non c'è pieno accordo, tra gli studiosi, sull'interpretazione da dare alle misurazioni contenute in questa parte del testo (il custode della Collezione Hilprecht di Jena mi ha recentemente scritto una lettera suggerendomi una nuova lettura dei dati). È chiaro, comunque, che quelle che sono qui misurate sono le distanze da SHU.PA (Plutone). 

Soltanto i Nefilim, che attraversavano le orbite planetarie, avrebbero potuto elaborare tali formule, anche perché soltanto loro avevano bisogno di questi dati. Occorreva infatti tener conto del fatto che tanto il loro pianeta quanto il nostro erano in continuo movimento e che perciò essi dovevano dirigersi non dove stava la Terra al momento del decollo, ma nel punto in cui essa si sarebbe trovata al momento dell'atterraggio. Si potrebbe dire che i Nefilim mettevano a punto le loro traiettorie proprio come fanno gli scienziati moderni quando progettano missioni verso la Luna o altri pianeti. 

La navicella veniva probabilmente lanciata dal Dodicesimo Pianeta in direzione dell'orbita stessa del pianeta dei Nefilim, ma molto prima del suo arrivo in vicinanza della Terra. Basandosi su questo e su una miriade di altri fattori, Amnon Sitchin, studioso di ingegneria aeronautica, ha individuato due possibili traiettorie per la navetta spaziale.
La prima prevedeva il lancio della navicella dal Dodicesimo Pianeta prima che questo raggiungesse il suo apogeo (il punto più lontano); in questo caso non occorreva molta energia e la navetta non doveva tanto cambiare rotta quanto rallentare. Mentre il Dodicesimo Pianeta (che possiamo considerare come un veicolo anch'esso in moto nello spazio, anche se di dimensioni enormi) proseguiva nella sua grande orbita ellittica, la navicella seguiva una sua orbita ellittica molto più breve e raggiungeva la Terra molto in anticipo rispetto al Dodicesimo Pianeta. Questa prima rotta presentava vantaggi e svantaggi per i Nefilim. 

Dal momento che la durata di tutte le cariche e le altre attività dei Nefilim sulla Terra veniva quasi sempre misurata sulla base di un'orbita completa (un anno per i Nefilim, corrispondente, come abbiamo già visto, a 3.600 anni terrestri), possiamo dedurre che essi preferissero la seconda alternativa, quella di un viaggio breve e di una permanenza nei cieli della Terra in coincidenza con l'arrivo del Dodicesimo Pianeta stesso. In questo caso il lancio della navetta spaziale (C) doveva avvenire quando il Dodicesimo Pianeta si trovava circa a metà strada nel suo percorso di ritorno dall'apogeo.
 Poiché la velocità del pianeta stesso aumentava rapidamente, la navicella aveva bisogno di motori potenti per superare il proprio pianeta e arrivare sulla Terra (D) alcuni anni terrestri prima che vi giungesse il Dodicesimo Pianeta.


Sulla base di complessi dati tecnici, oltre che di indizi contenuti nei testi mesopotamici, pare che i Nefilim adottassero per le loro missioni sulla Terra lo stesso metodo utilizzato dalla NASA per quelle sulla Luna: quando la navetta spaziale si avvicinava al pianeta al quale era diretta (Terra), si metteva in orbita attorno ad esso senza atterrare; quindi dall'astronave veniva sganciato un veicolo più piccolo che procedeva al vero e proprio atterraggio. 

Per quanto difficile fosse l'atterraggio, il decollo dalla Terra doveva esserlo certamente di più. La navetta più piccola doveva raggiungere quella più grande, la quale a sua volta doveva accendere i suoi motori e accelerare al massimo per raggiungere il Dodicesimo Pianeta, mentre questo passava il perigeo tra Giove e Marte alla sua massima velocità orbitale. 

Il Dr. Sitchin ha calcolato che vi erano tre punti, nell'orbita dell'astronave attorno alla Terra, che si prestavano a una spinta in direzione del Dodicesimo Pianeta; a seconda del punto prescelto, i Nefilim avevano la possibilità di raggiungere il Dodicesimo Pianeta in un periodo compreso tra 1,1 e 1,6 anni terrestri. Per avvicinarsi, atterrare e ripartire dalla Terra erano necessari terreni adatti, una guida dalla Terra stessa e un perfetto coordinamento con il proprio pianeta. Come vedremo, i Nefilim potevano disporre di tutto ciò.


Per chi volesse approfondire:


Ancora su WAK8535 - Analisi del cuneiforme

di Alessandro Demontis

"Preparando del materiale richiestomi dall'amico David Lombardi sul reperto assiro, di cui ho già abbondantemente scritto nel mio libro Il fenomeno Nibiru vol.2 e negli articoli su questo blog "Il sumero e l' accadico di Sitchin: APIN e DILGAN" e "WAK8535: meteorite o mappa stellare?", mi sono accorto di un errore formale commesso nell'articolo originario (non presente sul mio profilo ufficiale Academia, ma presente sul mio profilo Scribd) che funse come base per la preparazione della relativa sezione nel libro. E' giunto dunque il momento di correggere quell'errore, devo dire purtroppo in grande ritardo..."

Continua qui:

Il reperto sumero-assiro WAK8535

di Alessandro Demontis

"Mi sto spingendo in una mia personale interpretazione, ovviamente, e non voglio che questa sia presa come buona; mi serve solo per far capire come non abbia senso pretendere di trovare, in un documento redatto in caratteri cuneformi, per loro natura astratti e ‘incompleti’, indicazioni dettagliate secondo il nostro paradigma linguistico.

La unica altra analisi, a parte quella di Sitchin, fatta su questo reperto, viene da uno studio che sostiene che essa sia una mappa stellare, o un astrolabio, che riproduce il cielo mesopotamico del 3300 a.C.

Gli studiosi sono concordi sul fatto che si tratti di un manufatto di epoca sumera o comunque legato all’ epoca sumera dal suo contenuto. Non è però dato sapere come questa tavola vada letta. Si suppone che essendo circolare e presenti spicchi che puntano verso il centro, essa sia una rappresentazione della volta celeste con punto di osservazione nel centro. Se una persona, insomma, posta nell’ideale centro nel 3300 a.C., avesse alzato lo sguardo a 180°, avrebbe visto esattamente la situazione immortalata in questa tavola..."

Continua qui: 


Ma un'altra ipotesi suggerisce che si tratta di una "mappa stellare" indicando un antico cataclisma cosmico ...

Un disastroso evento avvenuto 9800 anni fa sconvolse le Alpi austriache. Due ingegneri sono convinti che il cataclisma cosmico era conosciuto dai Sumeri che lo hanno registrato su un reperto definito “Mappa Stellare Sumera”.

L’Evento di Köfels è una gigantesca frana verificatasi sulle Alpi austriache circa 9800 anni fa, spessa oltre 500 metri e con un fronte lungo almeno 5 chilometri. Le caratteristiche enigmatiche dell’evento hanno sconcertato i geologi, che ancora oggi non concordano sulle cause dell’evento. Una delle ipotesi è che la gigantesca frana sia stata causata dall’impatto di un asteroide (di qui anche l’espressione “Impatto di Köfels”).  ( ... )

Nonostante i presupposti delle teoria di Alan Bond e Mark Hempsell siano in gran parte accettati, rimane il dubbio sulla discrepanza cronologica: secondo il radiocarbonio, l’Evento di Köfels è avvenuto circa 9800 a.C., mentre la tavoletta sumera risale al IV millennio a.C. Come spiegare questa incongruenza?

Le possibili soluzioni sono : 
1) la teoria dei due ingegneri britannici e sbagliata e la tavoletta sumera registra un evento differente non ancora compreso; 
2) i risultati al radiocarbonio potrebbero essere stati viziati da difetti nei campioni; 
3) i sumeri sapevano del catastrofico impatto avvenuto 4 mila anni prima, tramandandolo sulla tavoletta prodotta nel 3123 a.C. ...

Continua qui: marcolarosa.blogspot.com

Il reperto è catalogato come K8538 ed è conservato 

al British Museum

23 commenti:

  1. Credo che la traduzione corretta di APIN sia ARATRO.
    Infatti mi sembra che ci sia un certo dibattito tra chi studia il sumero-accadico e quel furbone di Sitchin sulla traduzione di questo termine...
    L'accusa a Sitchin é che sia un pó tutto aggiusticchiato per far tornare l'ipotesi aliena (che gli ha fruttato dei bei soldoni).

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  2. interessante. potrebbe essere un antico algoritmo. la domanda è: perché incidere un disco di pietra o comunque di minerale, a mo' di caciotta, quando noi si ha a disposizione i CD, DVD, riscrivibili, pennette ed altro, m olto più leggere e manovrabili??

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    1. Si buona domanda! Seguendo la logica, le possibilità sono solo due: o queste tecnologie non esistevano o non erano a disposizione di chi ha fatto queste incisioni ;)
      Comunque l'argilla, quando è morbida, è un'ottimo supporto per le incisioni, soprattutto quando i segni sono così piccoli e precisi..

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  3. Come mai 5000 anni fa si palesavano come Dei,un secolo fa come apparizioni mariane e oggi come oggetti volanti?credo che la domanda giusta sia questa e quindi anche che la risposta diventi intuitiva....

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  4. Perché qualcuno ha trovato il modo di fare soldi ispirandosi ai racconti di fantascienza di Lovecraft! Risposta intuitiva

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  5. La fantascienza non esiste...esiste la scienza,quello che la scienza non può spiegare e l immaginazione(caratterizzata SEMPRE da esperienze conscie ed inconscie!).Cmq si andrebbe a rifinire al discorso delle suggestioni sul quale ci siamo già confrontati,e sulle quali abbiamo opinioni diametralmente opposte quindi...PS:su questi argomenti ci hanno da sempre fatto soldi in molti e su questi personaggi si potrebbe discutere per ore,ma ritenere che tutto un argomento sia inesistente perché qualche ciarlatano(togliamo il "qualche")se n'è approfittato e' come dire che tutto l universo e' solo un caos o una coincidenza "INsignificativa" solo perché le religioni raccontano un mucchio di cazzate e ci lucrano sopra!

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  6. Ok. Tutto giusto.
    Il mio pensiero é inquinato da ció che ho visto in passato (Stargate,Malanga,Bellini etc).
    Ne ho consapevolezza.

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  7. Sulla frana austriaca non viene consideratala più semplice un lago glaciale che ha svuotato e sue acque. Cosa successa ovunque.

    Ad esempio negli USA in quel periodo il lago glaciale a nord di New York era grande quasi come l'Italia, profondo 400 metri, trattenuto da una diga di ghiaccio lunga 70 chilometri.
    Immaginate il disastro quado di colpo è crollata, ci sono valli e altre cose ancora oggi ben visibili.
    Gianni

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    1. sono d'accordo con te sull'evento frana che potrebbe essere lo scioglimento di un ghiacciaio, il racconto sumero del diluvio universale.

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  8. Sono d'accordo con magnet, enlil è il dio citato anche nel racconto sumerico del diluvio universale, enlil il dio che per punire gli umani che avevano osato cogliere il seme della conoscenza che gli permise di emanciparsi e moltiplicarsi decise di punirli con il diluvio universale per ricominciare tutto d'accapo, quindi la frana potrebbe essere benissimo un evento collegato allo scioglimento di un ghiaccaio che ha provocato in seguito il diluvio e le maree che hanno avvolto la terra .

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    1. Sichin il mentitore

      Era un massone che pare seguiva un'agenda altrui, era riteuto il maggior conoscitore del cuneiforme e guarda un po' risulta che era una palla, le sue traduzioni fantasie sue.

      Pare che i suoi libri sono un modo di raggiungere e condizionare agli dei alieni i difficilmente raggiungibili con altre palle.
      Gianni

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    2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    3. ho parlato di enlil perchè si parla di un reperto sumero, ma il diluvio è riportato da numerose altre testimonianze di altre civilità, a parte la bibbia ne parlano i babilonesi, il ibro dei morti egiziano, la mitologia greca deucalione e pirra, molti racconti cinesi, in malesia, gli aztechi gli inca e i maya nel sudamerica con i loro nomi impronunciabili, per cui potrebbe essere come dici tu su sitchin, ma l'evento di cui parlano i sumeri sulla tavoletta è un evento molto probabile se se ne parla in tutto il mondo anche dall'altra parte dell'oceano .

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  9. Stonehenge un'altra palla.

    Nessun mistero solo ingegno e gravità. Chiunque da solo senza attrezzi di sollevamento può farsi la sua Stonehenge.
    Un muratore americano da solo si è fatto la sua stonehenge senza attrezzi. Solo qualche assetta, e la gravità in azione, il filmato è incredibile per la sua semplicità.
    Uno dei pilastri in cemento dello stesso peso dell'originale sollevato e messo dritto in poche ore semplicemente camminandoci sopra facengolo oscillare con il suo peso e due secchielli pieni di pietre.
    Gianni

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    1. Sitchin un mentitore...
      Quoto

      Stonehenge una palla...
      Quoto

      Su questo siamo d'accordo!😀

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    2. Cerco di ritrovare il video del muratore
      Gianni

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  10. Babbo Natale non esiste,quoto.su questo sono d*accordo anche io.Emilio

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    1. Forse é più reale Babbo Natale... vedi San Nicola di Myra!

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    2. Babbo natale esiste ne ho le prove.

      Da bambino mi portava i regali a Natale, era lui non ci sono altre spiegazioni.
      Gianni

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