A nessuno viene in mente di affermare “voglio essere nobile!”.
Semmai diranno che vogliono essere ricchi e potenti, persone di successo, ma non nobili.
Semmai diranno che vogliono essere ricchi e potenti, persone di successo, ma non nobili.
Seguono, in altre parole, la tendenza di questa società allo sbando, dove l’unica forma di ricchezza riconosciuta è quella esteriore. Quella dell’avere.
Ma vale sicuramente la pena riflettere su un concetto un po’ fuori moda: la vera nobiltà di una volta.
Chi era il nobile?
Cosa intendiamo noi oggi con nobiltà?
Chi può definirsi persona nobile? ...
La vera nobiltà ha poco o nulla a che vedere con questioni economiche, educative e sociali.
Alle persone non interessa più nulla di profondo, niente che oltrepassi la loro più bassa sopravvivenza. Così si ritrovano costrette a lottare e sgomitare per poter lavorare 8-10 ore come animali in una fabbrica o in un ufficio, o ovunque capiti. A scuola, ai vostri figli, insegneranno che esser schiavi d’un governo democratico è un diritto per cui battersi. Osservate, guardatevi attorno, cercate di “vedere” e vi accorgerete di come tutto, in questa civiltà, mira a fabbricare dei servi!
Non sto dicendo che nessuno debba più lavorare, sia ben chiaro, ma la soluzione sta proprio nella nobiltà, nel ridiventare nobili e riacquisire la propria dignità – la propria nobiltà, appunto – dedicandosi innanzitutto a ciò che di più elevato si riesce a produrre interiormente. Ovvero l’identificazione con la nostra essenza (anima), dove sta anche scritto qual è la vocazione a cui dobbiamo dedicarci per vivere in maniera equilibrata.
Chi era il nobile?
Cosa intendiamo noi oggi con nobiltà?
Chi può definirsi persona nobile? ...
Per capire meglio questa figura, dobbiamo rispolverare il dantesco concetto di nobiltà: essere nobili nella società, non per denaro bensì per ricchezza interiore e culturale da condividere. Una nobiltà d’animo.
La nobiltà d’animo, sempre secondo Dante, va al di là della collocazione sociale.
Nobile non è il ricco letterato, nobile è l’animo puro di chi vuole elevarsi alla ricchezza della cultura, della gentilezza e del rispetto verso gli altri. Non è un ceto di ricchi, quello dei nobili per Dante, bensì è un ceto composto da chi eticamente e moralmente è in grado di donare il giusto valore alla ricerca e al possesso del sapere.
Quindi la vera nobiltà derivava sempre dalla “nobiltà d’animo”.
Quindi la vera nobiltà derivava sempre dalla “nobiltà d’animo”.
Ossia il vero nobile doveva anche e sempre, per definizione, essere magnanimo: magna (=grande) anima. Il corrispettivo del mahatma (=grande anima) nella cultura indù.
Il vero nobile era una persona colta, che si occupava di filosofia, d’arte e di spiritualità. Ma soprattutto, il nobile, non lavorava. Bensì pensava, rifletteva, vedeva oltre. Ecco perché oggi sembra impossibile per taluni aspirare ad essere nobili. L’inganno è tutto qui, ma nessuno riesce a percepirlo. Si è persa la vera nobiltà, la nobiltà d’animo, in favore di un sistema che ti obbliga a lavorare per 8-10 ore come uno schiavo.
Qualcuno starà sicuramente obiettando che è del tutto impossibile vivere in una società come questa, senza lavorare.
Qualcuno starà sicuramente obiettando che è del tutto impossibile vivere in una società come questa, senza lavorare.
Si è sottoposti alla necessità di procurarsi del denaro per vivere (meglio dire sopravvivere!) e allora si cerca il lavoro, lo si ritiene un diritto, addirittura messo come fondamento della costituzione, si combatte per esso… ma in maniera tragicomica si è giunti al punto che “qualunque lavoro va bene, basta che si lavora”.
Cosa c’è di nobile in tutto questo? Niente! Più che nobili siamo diventati ignobili. Per definizione: privo di nobiltà d’animo, di dignità.
Nel Libro dei Mutamenti, uno dei primi testi classici cinesi, il contraltare del nobile è proprio l'”ignobile”, la persona meschina che non è in grado di dirigere il proprio destino e di operare delle scelte personali perché è schiava degli avvenimenti ed agisce e reagisce in modo meccanico e predeterminato.
Nel Libro dei Mutamenti, uno dei primi testi classici cinesi, il contraltare del nobile è proprio l'”ignobile”, la persona meschina che non è in grado di dirigere il proprio destino e di operare delle scelte personali perché è schiava degli avvenimenti ed agisce e reagisce in modo meccanico e predeterminato.
Invece il nobile sa “riconosce i germi”, vede oltre per esperienza, sa comprendere la dinamica di sviluppo delle situazioni, ed è quindi in grado di indirizzare consapevolmente la sua vita.
Ma ormai, in questa società non si approfondisce più niente: argomenti, relazioni, conoscenza di sé. Perfettamente adeguati ad una realtà che non lo richiede più.
Ma ormai, in questa società non si approfondisce più niente: argomenti, relazioni, conoscenza di sé. Perfettamente adeguati ad una realtà che non lo richiede più.
Alle persone non interessa più nulla di profondo, niente che oltrepassi la loro più bassa sopravvivenza. Così si ritrovano costrette a lottare e sgomitare per poter lavorare 8-10 ore come animali in una fabbrica o in un ufficio, o ovunque capiti. A scuola, ai vostri figli, insegneranno che esser schiavi d’un governo democratico è un diritto per cui battersi. Osservate, guardatevi attorno, cercate di “vedere” e vi accorgerete di come tutto, in questa civiltà, mira a fabbricare dei servi!
Non sto dicendo che nessuno debba più lavorare, sia ben chiaro, ma la soluzione sta proprio nella nobiltà, nel ridiventare nobili e riacquisire la propria dignità – la propria nobiltà, appunto – dedicandosi innanzitutto a ciò che di più elevato si riesce a produrre interiormente. Ovvero l’identificazione con la nostra essenza (anima), dove sta anche scritto qual è la vocazione a cui dobbiamo dedicarci per vivere in maniera equilibrata.
Dobbiamo, sì, essere nobili nella società, ma non per denaro bensì per ricchezza personale e culturale da condividere. Questa è la vera nobiltà d’animo.
“Che cos’è nobile? Che cosa significa ancora, per noi oggi, la parola «nobile»? In che cosa si rivela, da che cosa si riconosce, sotto questo cielo pesante e coperto dell’incipiente dominio della plebe, per il quale tutto diviene opaco e plumbeo, l’uomo nobile? Non sono le azioni a dimostrarlo – le azioni sono sempre ambigue, sempre insondabili – non sono neanche le «opere».
È la fede che decide qui, che stabilisce qui la gerarchia, per riprendere un’antica formula religiosa in un senso nuovo e più profondo: una qualche certezza di fondo che un’anima nobile ha su se stessa, qualcosa che non si può cercare né trovare
e forse nemmeno perdere.
L’anima nobile ha un profondo rispetto di sé.”
Ama il prossimo tuo come te stesso,ecco la nobiltà d’animo a mio modesto parere è tutta racchiusa in questa semplice ed eterna frase e non servono ne rivoluzioni e ne apocalissi,basta semplicemente e lo può fare tranquillamente ognuno di noi trasformare in realtà questa antica ma sempre attuale frase.Emilio
RispondiEliminaProvengo da una famiglia che ha (anche) origini contadine, e io ho sempre trovato nobile il lavoro della terra, l'amore e la fatica che vedevo i miei nonni mettere nel curarla e nell'allevare gli animali, anche se poi ahimè finivano in pentola, ma non dopo una vita libera e dignitosa.
RispondiEliminaIl sistema gerarchico basato sulla nobiltà del quattrino-che alla fine molti nobili e nobili decaduti di oggi non sono che contadini e allevatori e proprietari terrieri arricchiti che si sono inventati casate e stemmi nobiliari perché noblesse oblige- disprezza chi produce ciò che loro mangiano e utilizzano, e hanno convinto le generazioni odierne che nobiltà d'animo equivalga a essere dei poveri fessi e sfigati che non faranno mai successo.
Per fortuna c'è anche chi ha ben chiaro in mente cosa eleva e nobilita lo spirito e lo porta a compimento ogni giorno in silenzio, senza grosse rivoluzioni come dice Emilio, perché l'anima ha le sue esigenze e chi è nobile dentro le sa riconoscere.
Anna
Vola anima mia,vola al di là del tempo e dello spazio,va ove tutto è luce e muore il fiume della vita.Sollevati dalle nubi mortali,vola senza limiti e barriere verso gli infiniti mondi di un universo senza fine.Ecco,mi sono permesso approfittando della gentile ospitalità dì Catherine e attraverso questi miei brevi e semplici versi di allargare un po’ il mio concetto di anima e rimanendo in tema di nobiltà di animo e quindi a voler sottolineare che alle persone veramente nobili di animo,come ci fa notare Anna,nulla è impossibile e tutto e invece realizzabile anche di andare oltre, quando sarà il momento,questo nostro mondo fatto di umile materia.Emilio
RispondiEliminaIo discendo da nobili veri.
RispondiEliminaSono piemontese di nascita e vita. Il mio avo materno era un conte siciliano e la moglie una nobile spagola, inutile dire che sono del ramo povero della famiglia. Grrrr.
La nobilà d'animo a livello di società pare scomparsa. La paura è l'emozione dominante, nelle relazioni si assiste al binomio vittima/carnefice.
I ruoli sociali, politici, lavorativi sono basati sull'impotenza/supremazia,questo è conosciuto come nuotare con gli squali. Tutto è basato sul fuggi o combatti, mangia o essere mangiati, uccidi o essere uccisi, l'unica vera religione è la mia, ognuno per se e Dio per tutti. Questo è il comportamento per avere successo.
Tutto questo non ha nulla a che vedere con l'integrità, la bontà, l'altruismo, la sincerità o l'onore.
Però...ci sono anche quelli come noi, se questo disgrazato pianeta ha una speranza questa è riposta su quelli come noi, e siamo più di quanto sembra.
Un grazie a Catherine per darci questi spazi di dialogo e crescita
Gianni
Anche se non ci conosciamo personalmente e ognuno di noi come è giusto che sia ha la sua opinione personale mi permetto in tutta sincerità di augurare di cuore un buon Ferragosto a tutti gli appassionati di questo interessante Blog,compresa ovviamente la nostra Catherine che da a tutti noi la possibilità di poter esprimere liberamente il nostro pensiero.Emilio
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