lunedì 11 settembre 2017

L'arca dell'alleanza, un generatore di energia?

La Bibbia narra dell'Arca fino al giorno in cui venne collocata nel Tempio di Salomone, poi inspiegabilmente non ne parla più. 
Per alcuni sarebbe andata distrutta, o ceduta a monaci incaricati di custodirla, o ai templari. 

Ma cos'era l'Arca dell'Alleanza. La Bibbia, nel libro dell'Esodo, descrive l'Arca come in contenitore in legno d'acacia, ricoperto internamente ed esternamente di oro puro e con quattro anelli d'oro ai lati. Due stanghe di legno d'acacia anch'esse ricoperte d'oro e che devono rimanere infilate negli anelli, che servono per trasportarla. Il coperchio è sormontato da due creature alate con il corpo di leone e il volto di sfinge.

Le dimensioni sono di circa 125 centimetri di lunghezza per 75 di altezza. Sempre nell'Esodo si dice che Dio fulminasse gli uomini che osavano toccarla. Infatti secondo la leggenda l'Arca è dotata di poteri soprannaturali, in particolari momenti può emettere una specie di bagliore accecante in grado di annientare migliaia di persone così come racconta la Bibbia, fu proprio grazie ai suoi poteri che gli ebrei riuscirono ad annientare i nemici nel XIII secondo a.C. E lo faceva davvero!
L’Arca, secondo il rabbino Moshe Levin, era un condensatore elettrico, un potente macchinario capace di accumulare ed erogare energia...


Il suo utilizzo era riservato a quanti erano addestrati ed abilitati a farlo. Chi tentava di usarla senza la necessaria competenza, faceva una brutta fine. I Filistei, durante una battaglia, riuscirono ad impadronirsene. Ma dopo qualche giorno, furono costretti a restituirla perché non sapendo come usarla venivano uccisi uno dopo l’altro dall’Arca. In ogni caso Mosè, che fosse un fedelissimo di Akenaton o lo stesso faraone “eretico”, era sicuramente un iniziato ai misteri avendo ricevuto dai sacerdoti Egizi avanzate nozioni di chimica e fisica e, di conseguenza, sapeva come realizzare qualsiasi marchingegno; grazie anche a misteriosi strumenti di sconosciuta origine, dei quali si sono perse le tracce, ma che sono stati menzionati in documenti accreditati e venerati come scritture sacre, come per esempio il famoso "Shamir" di cui abbiamo parlato in un nostro precedente articolo.

Per questo motivo, quando questi lasciò il paese portò con sé l’oggetto più prezioso che avesse mai visto, suscitando la rabbia degli antichi egizi che cercarono di riprenderselo, ma senza riuscirci. Il prezioso manufatto era ormai nelle mani degli ebrei.

Già, perché sarebbe sbagliato ipotizzare la comparsa dell’Arca con Mosè, in quanto “arche” esistevano anche in precedenza con le medesime caratteristiche di quella più nota nella tradizione giudaico-cristiana. 

Sempre che non ci si stia riferendo invece all’unico esemplare di questo strabiliante oggetto passato di mano in mano attraverso i millenni.
C'è una cosa curiosa che riguarda quello che da alcuni è ritenuto il faraone biblico. 

Nelle raffigurazioni della battaglia di Kadesh ad Abu Simbel si può vedere che l'esercito di Ramesse II aveva all'interno del proprio accampamento una tenda (esattamente come faranno qualche anno dopo gli ebrei di Mosè) da cui partivano le invocazioni per gli dei. 

Nella tenda sono raffigurati due avvoltoi con le ali che si guardano, che riprende quasi la raffigurazione classica dell'arca dell'Alleanza.

Così come questa raffigurazione di una “Arca” in stile ‘egiziano’ (a sinistra)

Per cui Yahweh, fornendo le istruzioni di costruzione dell’Arca, non stava offrendo a Mosè un “brevetto” innovativo, ma la possibilità di riprodurre una copia di quella già in possesso degli Egizi e forse Mosè decise a quel punto di sottrarre direttamente quella egiziana piuttosto che doverne costruire una nuova.

Da dove venne portata via non è dato saperlo, ma una coincidenza può aiutarci a individuare dove gli egizi conservassero e utilizzassero la loro “Arca” di cui abbiamo già citato le sue capacità energetiche e il suo comportamento equivalente a quello di un ‘condensatore’.
Il sarcofago di Cheope (dove in realtà non è mai stato trovato nessun resto del faraone né tracce che la sala centrale della Grande Piramide fosse in verità il suo luogo di riposo eterno) ha giustappunto le idonee misure per contenere l’Arca egiziana che a questo appunto assume realmente la funzione di uno dei principali componenti del sistema di produzione energetico dell’antichità.
Come funzionerebbe questo sistema? Per capirlo dobbiamo fare riferimento al lavoro di ricerca portato avanti da Mario Pincherle nelle sue opere e alla struttura interna della Grande Piramide e al pilastro Zed ivi contenuto.

La cosa interessante è che, sia lo Zed che la vasca del sarcofago sono in granito, un materiale che conduce elettricità, perché nel granito c'è un'alta concentrazione di cristalli di quarzo, che come ben sappiamo hanno proprietà piezoelettriche; infatti tutti gli oggetti elettronici che conosciamo oggi contengono quarzo.

Quindi l'Arca (generatore) in oro, veniva messa al suo posto, nella vasca del sarcofago in granito, che azionandosi conduceva l'energia a tutto lo Zed anch'esso in granito, che amplificava la forza, il tutto aiutata dal Piramidion in oro in cima alla piramide che attraeva ulteriore energia dall'alto, probabilmente direttamente dalla ionosfera esattamente come Tesla avrebbe riscoperto millenni dopo. Il tutto poi protetto dagli enormi blocchi interni ed esterni della piramide, che guarda caso sono in calcare, un materiale isolante.

Se è vero che l’Arca poteva essere un generatore elettrico, o di un altro tipo di energia sconosciuta, capace di produrre terribili scariche da circa 700 volt allora la Piramide nella quale vi era introdotta diventa di fatto una enorme centrale elettrica ante litteram. Se vi interessa questo argomento alcuni stralci sono stati raccolti dai libri di Erich Von Daniken, o Graham Hancock, e Mario Pincherle.

Fonte: leveritanascostedimistery.blogspot.it

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