domenica 5 marzo 2017

L’origine del male secondo Tolomeo

Guido Pagliarino, nel saggio “Cristianesimo e Gnosticismo 2000 anni di sfida”, riporta la dottrina di Tolomeo, teologo gnostico-cristiano, di scuola valentiniana.[1] 

Scrive l’autore: “Per Tolomeo, Cristo ha, oltre allo Spirito, un corpo psichico, non carnale, ma neppure solo apparente, in quanto è dotato di reale anima (psiche) umana, per cui possono essere salvati gli psichici oltre agli spirituali: secondo lui, solo i materiali (ilici) cadono senz’altro nel nulla.

Anche per Tolomeo, quindi come per tutti gli gnostici, l’immortalità dei salvati da Cristo non è quella cristiana in corpo ed anima; anzi, come vedremo parlando di Paolo, quella di un corpo animale psichico trasformato in corpo spirituale glorioso.
Secondo Tolomeo, Dio è Uno e si devono considerare inesistenti Abisso e Silenzio predicati da Valentino.
Il Demiurgo è buono anche se, potremmo dire, pasticcione: non è in grado di realizzare, pur con ottima intenzione, il mondo che è nella mente dell’Uno. L’ha fatto maligno per avventatezza, non apposta, un po’ come certi piccoli che vogliono di nascosto imitare la madre in cucina e vi combinano qualche guaio”....


Come si comprende dai lineamenti della dottrina elaborata da Tolomeo, la presenza del male è spiegata, delineando un Demiurgo imperfetto e maldestro. In questo modo non solo si scagiona Dio (l’Uno), ma pure l’artefice del mondo considerato, invece, malvagio da alcune frange gnostiche e talora identificato con YHWH. La teologia di Tolomeo implica una visione entropica del processo creativo che genera una realtà inferiore all’idea primigenia: uno scollamento ontologico separa l’archetipo dalla materia, secondo un quadro che si ritrova nel Neoplatonismo e, più in generale, in tutte le filosofie incentrate sul concetto di emanazione. Il male è dunque, per così dire, non tenebra, ma luce molto fioca.

E’ una delle tante congetture che – ne sono conscio – molti reputeranno una bestemmia più che un’eresia: la visione di un Dio incompiuto, non onnipotente è un escamotage teorico per tentare di chiarire il mysterium iniquitatis o contiene un’intuizione corretta? 

Un Dio simile è ipotizzato da alcuni scienziati: essi ritengono che la Mente cosmica, per evolvere, per diventare cosciente di sé, abbisogni di esperire lo spazio-tempo, di proiettarsi nella dimensione fisica.

Solo, postulando un Essere siffatto, ha senso riferirsi al concetto di evoluzione, poiché è palese che un Dio perfetto non esige alcuno sviluppo. Il cosmo stesso diventa la palestra in cui ci si allena per un salto evolutivo: chiuso un ciclo, se ne apre un altro ad un livello superiore, fino a quando il Tutto non culmina nel Compimento e nella Quiete.

E’ un pensiero ragionevole o l’essere tende, a mo’ di asintoto, verso una Perfezione intangibile? Sono supposizioni che producono una gragnuola di domande, creando più aporie di quante ne “risolvano”, con il modello evolutivo che si oppone alla teoria dell’involuzione. (Si pensi a Fiorella Rustici). 

Forse non ha torto il filosofo Pareyson, secondo cui il male abita nel cuore stesso dell’universo. Ogni teodicea, più che una giustificazione della sofferenza, è una difesa di Dio: difficile stabilire chi sia l’avvocato migliore. 

[1] Purtroppo il libercolo di Pagliarino è viziato da una superficialità disarmante, anzi l’autore prende le mosse da una tesi preconcetta, ossia lo Gnosticismo è una deviazione del Cristianesimo, per ribadirla in tutto l’opuscolo. Ora, non discuto l’interpretazione dell’autore, ma liquidare un problema tanto ostico in poche paginette, per giunta affermando che già nel I-II sec. d.C., Cristo è creduto la Seconda Persona della Trinità, mi pare molto azzardato.

Non meno avventata è la datazione bassa dei Quattro Vangeli, la cui redazione è collocata dallo studioso nel I sec. Su queste ed altre premesse errate, è costruita una tesi opinabile e debole, perché basata non su un’indagine, ma su una semplice panoramica di correnti e dottrine. Ben più vigorose e rigorose sono le ricostruzioni del rumeno Culianu, dottissimo discepolo di Mircea Eliade, e, in parte, le analisi dell’erudito Ezio Albrile che, però, osserva lo Gnosticismo con la lente deformante del cattolico.

In ogni caso, il tanto vituperato Gnostiscismo, almeno in alcune sue diramazioni, su certi temi fu profondo. Se non altro, i pensatori pneumatici compresero che la carneficina dell’esistenza è inconciliabile con l’idea di un Dio perfettissimo ed infinitamente buono: se le loro risposte furono deludenti e goffe, non fu tanto colpa loro, quanto dell’abissalità della questione.

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