Una delle più antiche questioni in psicologia, e in altri campi come ad esempio la filosofia, è se gli esseri umani hanno il libero arbitrio. Cioè, siamo in grado di scegliere quello che faremo con le nostre vite?
Siamo davvero liberi di scegliere?
La questione del libero arbitrio è particolarmente spinosa perché rappresenta una collisione tra due prospettive opposte, ma ugualmente valide. Dal punto di vista puramente metafisico, se non abbiamo il libero arbitrio, perché siamo qui? Qual è il senso della vita, se non siamo in grado di scegliere i nostri percorsi? Eppure, da un punto di vista puramente scientifico, come è possibile che tutto possa accadere senza essere stato causato da qualcosa d’altro? Se possiamo davvero scegliere, quindi se queste scelte devono essere senza causa, cos’è che non può essere spiegato all’interno del modello di scienza su cui molti di noi si basano?
Non c’è riscontro all’interno della psicologia sul fatto che in realtà abbiamo il libero arbitrio, anche se gran parte di quello che viviamo sembra presumere di si. Freud e Skinner avevano idee decisamente differenti su molte cose, ma su una cosa erano d’accordo, cioè che il comportamento umano è determinato da influenze all’interno o all’esterno della persona. Freud ha parlato di conflitti inconsci come possibili cause del comportamento, e Skinner ha parlato di contingenze ambientali, ma in ogni modo per loro non siamo liberi di decidere...
Nuove “minacce”, sulla possibilità della “libera scelta”, provengono da campi quali la neuroscienze e la genetica.
Inoltre, lo psicologo di Harvard Daniel Wegner e i suoi colleghi, hanno condotto studi che suggeriscono che le persone hanno controllo sugli eventi che vengono avviati da altri. Ad esempio, i fan di un tale sport, cercano di “dare buone vibrazioni” al loro sportivo o squadra preferiti. Ma il buon senso ci dice che le nostre “vibrazioni” non hanno nulla a che fare con lo sportivo o la squadra in questione. Wegner sostiene che ciò che noi chiamiamo “libero arbitrio” è in realtà solo la causa degli eventi che non comprendiamo.
Vi è qualche speranza per il libero arbitrio? Siamo davvero controllati dalla nostra biologia e dal nostro ambiente?
Siamo davvero liberi di scegliere?
La questione del libero arbitrio è particolarmente spinosa perché rappresenta una collisione tra due prospettive opposte, ma ugualmente valide. Dal punto di vista puramente metafisico, se non abbiamo il libero arbitrio, perché siamo qui? Qual è il senso della vita, se non siamo in grado di scegliere i nostri percorsi? Eppure, da un punto di vista puramente scientifico, come è possibile che tutto possa accadere senza essere stato causato da qualcosa d’altro? Se possiamo davvero scegliere, quindi se queste scelte devono essere senza causa, cos’è che non può essere spiegato all’interno del modello di scienza su cui molti di noi si basano?
Non c’è riscontro all’interno della psicologia sul fatto che in realtà abbiamo il libero arbitrio, anche se gran parte di quello che viviamo sembra presumere di si. Freud e Skinner avevano idee decisamente differenti su molte cose, ma su una cosa erano d’accordo, cioè che il comportamento umano è determinato da influenze all’interno o all’esterno della persona. Freud ha parlato di conflitti inconsci come possibili cause del comportamento, e Skinner ha parlato di contingenze ambientali, ma in ogni modo per loro non siamo liberi di decidere...
Molti neuroscienziati, armati con la risonanza magnetica funzionale e altri strumenti di scansione del cervello, sostengono che, ora che siamo in grado di scrutare il cervello, possiamo vedere che non c’è un “agente” di scelta. John Searle, (filosofo statunitense. Professore di filosofia all’Università della California, a Berkeley, noto per i suoi contributi alla filosofia del linguaggio e alla filosofia della mente), nel 1997 si avvicina alla coscienza da un punto di vista biologico e sostiene che il cervello non è più libero del fegato o dello stomaco. I genetisti stanno scoprendo che molte esperienze psicologiche sono collegate con le interazioni gene-ambientale, in modo tale che le persone con un gene specifico hanno maggiori probabilità di reagire in un certo modo.
Uno studio fatto nel 2013, ha riscontrato che le ragazze con uno specifico gene del recettore dell’ossitocina avevano delle reazioni venendo a contatto con persone che le giudicavano, ma questo non avvenne con le altre ragazze sprovviste di questo gene. Questi risultati suggeriscono che almeno alcune di ciò che noi percepiamo come risposte “libere”, sono determinate dalla nostra biologia, dal nostro ambiente, o da entrambi.
In una serie di esperimenti controversi, il neuroscienziato Ben Libet, nel 1985 ha scansionato il cervello di alcune persone a cui ha chiesto di spostare il loro braccio. Libet ha scoperto che l’attività cerebrale aumentava ancora prima che i partecipanti fossero a conoscenza della loro decisione di spostare il loro braccio.
In una serie di esperimenti controversi, il neuroscienziato Ben Libet, nel 1985 ha scansionato il cervello di alcune persone a cui ha chiesto di spostare il loro braccio. Libet ha scoperto che l’attività cerebrale aumentava ancora prima che i partecipanti fossero a conoscenza della loro decisione di spostare il loro braccio.
Libet ha interpretato questo risultato nel senso che il cervello aveva in qualche modo “deciso” di fare quel movimento, e le persone che presero questa decisione, decisero solo quando il movimento era già avvenuto. Molti altri neuroscienziati hanno usato i risultati di Libet come prova che il comportamento umano è controllato dalla neurobiologia, e che il libero arbitrio non esiste.
Alcune teorie psicologiche sono in realtà basate su un presupposto di libero arbitrio, o almeno lo sono a prima vista. La teoria della autodeterminazione, per esempio, sostiene che il funzionamento-intenzionale volitivo, cioè la libera scelta, è un comportamento ed un bisogno umano di base. Teorie dell’identità personale, in particolare quelle radicate nel 1950 dalla psicologia dell’io di Erikson, affermano che gli adolescenti e i giovani adulti devono deliberatamente dare un senso al mondo che li circonda ed avere il loro posto all’interno di quel mondo. La teoria umanistica di Maslow riguarda l’auto-realizzazione-identificazione di vivere secondo le proprie più alte potenzialità, come lo scopo ultimo dell’esistenza umana.
Questo ci porta ad un’incompatibilità intrinseca. Come può una persona fare scelte auto-determinate e dare un senso al mondo, e desiderare l’auto-attualizzione quando le prove neuroscientifiche sembrano indicare che il nostro cervello prende decisioni ancora prima che ce ne accorgiamo? Stiamo rivendicando la responsabilità per gli eventi che hanno poco o nulla a che fare con l’intenzione cosciente? Siamo davvero solo automi, cioè creature che non hanno la possibilità di scegliere? Allora che cos’è la necessità del funzionamento volitivo, ovvero dare un senso al mondo, o la spinta verso l’auto-realizzazione? Un automa non avrebbe alcun bisogno di nessuna di queste cose.
Il problema del libero arbitrio è che da enormi problemi per molti settori della nostra società, tra cui il nostro ordinamento giuridico. Se un imputato non ha il libero arbitrio, allora non può essere ritenuto responsabile per il suo crimine, perché non avrebbe potuto scegliere altrimenti. Un bambino che non riesce in un esame non può essere punito, perché quel punteggio del test non avrebbe potuto essere diverso. Un genitore che vizia i suoi figli non sta facendo niente di”sbagliato”, perché non ha fatto la scelta di crescere i suoi figli in modo specifico.
Psicologi, come ad esempio Roy Baumeister, hanno cercato di sviluppare una scienza del libero arbitrio, ma gran parte del ragionamento di Baumeister si concentra sulle conseguenze del credere (o non credere) nel libero arbitrio, piuttosto che sulla necessità o meno della realtà che possediamo possedere il libero arbitrio. In altri termini, ciò che conta è: se pensiamo che stiamo facendo delle scelte, indipendentemente dal fatto che il nostro comportamento è davvero condizionato da una nostra scelta. Per Baumeister, crede che pensare di essere liberi porta ad agire di conseguenza, e lui ed i suoi colleghi: Masicampo, e DeWall, nel 2009, hanno condotto esperimenti i cui risultati riscontrarono che la gente non ha alcun libero arbitrio e questo li può portare a comportarsi in modo socialmente irresponsabile.
Abbiamo davvero il libero arbitrio?
Questo ci porta ad un’incompatibilità intrinseca. Come può una persona fare scelte auto-determinate e dare un senso al mondo, e desiderare l’auto-attualizzione quando le prove neuroscientifiche sembrano indicare che il nostro cervello prende decisioni ancora prima che ce ne accorgiamo? Stiamo rivendicando la responsabilità per gli eventi che hanno poco o nulla a che fare con l’intenzione cosciente? Siamo davvero solo automi, cioè creature che non hanno la possibilità di scegliere? Allora che cos’è la necessità del funzionamento volitivo, ovvero dare un senso al mondo, o la spinta verso l’auto-realizzazione? Un automa non avrebbe alcun bisogno di nessuna di queste cose.
Il problema del libero arbitrio è che da enormi problemi per molti settori della nostra società, tra cui il nostro ordinamento giuridico. Se un imputato non ha il libero arbitrio, allora non può essere ritenuto responsabile per il suo crimine, perché non avrebbe potuto scegliere altrimenti. Un bambino che non riesce in un esame non può essere punito, perché quel punteggio del test non avrebbe potuto essere diverso. Un genitore che vizia i suoi figli non sta facendo niente di”sbagliato”, perché non ha fatto la scelta di crescere i suoi figli in modo specifico.
Psicologi, come ad esempio Roy Baumeister, hanno cercato di sviluppare una scienza del libero arbitrio, ma gran parte del ragionamento di Baumeister si concentra sulle conseguenze del credere (o non credere) nel libero arbitrio, piuttosto che sulla necessità o meno della realtà che possediamo possedere il libero arbitrio. In altri termini, ciò che conta è: se pensiamo che stiamo facendo delle scelte, indipendentemente dal fatto che il nostro comportamento è davvero condizionato da una nostra scelta. Per Baumeister, crede che pensare di essere liberi porta ad agire di conseguenza, e lui ed i suoi colleghi: Masicampo, e DeWall, nel 2009, hanno condotto esperimenti i cui risultati riscontrarono che la gente non ha alcun libero arbitrio e questo li può portare a comportarsi in modo socialmente irresponsabile.
Uno scienziato che sia in grado di misurare tutti i fattori determinanti delle nostre scelte, deve essere in grado di spiegare al 100% il nostro comportamento.
Se avessimo avuto il libero arbitrio, gli scienziati non avrebbero ottenuto risposte ad alcuni dei nostri comportamenti inspiegabili.
Purtroppo, non conosciamo tutti i fattori determinanti del comportamento umano, e non possiamo, almeno per ora, capire tutte queste dinamiche.
La domanda è se abbiamo o meno il libero arbitrio, o se questo interrogativo è destinato a rimanere un pantano filosofico.
Così ci ritroviamo più o meno dove siamo partiti. Gli esseri umani hanno il libero arbitrio? Questa è una domanda a cui i filosofi hanno dibattuto per secoli, e probabilmente continueranno a farlo.
Così ci ritroviamo più o meno dove siamo partiti. Gli esseri umani hanno il libero arbitrio? Questa è una domanda a cui i filosofi hanno dibattuto per secoli, e probabilmente continueranno a farlo.
La psicologia può fornire alcuni spunti su come volontà o almeno una fede nella sua esistenza, potrebbe funzionare, ma al di là di questo, probabilmente, non siamo in grado di verificare o smentire la sua esistenza.
Ciò che è importante, però, è che noi trattiamo l’un l’altro (e noi stessi) come esseri autonomi, i cui pensieri e sentimenti sono importanti. A tale proposito, la ricerca di Baumeister ha molto da insegnarci.
Fonte: it.anahera.news
Articolo precedentemente pubblicato qui il 27/10/2016
C'è chi asserisce che possediamo due "se" uno superiore(o superficiale), che si comporta come un pilota automatico, questi é stato progettato essendo un automa(intelligenza biologica) per la nostra macchina biologica(corpo), con lo scopo di condurci,nei periodi di "assenza", come trascinati dalla corrente di un fiume secondo un programma(genetico). Poi c'è il "se" profondo, la nostra coscienza il nostro divino. La questione sta in che percentuale "di vita" siamo guidati dal pilota automatico(in uno stato di passività autoipnotica) e quanto tempo invece passiamo nella consapevolezza del nostro essere e quindi quante volte le nostre scelte sono il risultato del libero arbitrio!
RispondiEliminaSi teorizza un 10% della vita di un uomo medio.
Interessante. Il concetto è stato anche sviluppato da più di uno, magari con terminologie diverse..
EliminaE mi sembra persino una cifra troppo ottimista! .. ;)
E' un fatto ormai assodato: ciò che inseguiamo ci sfugge e ciò che sfuggiamo ci insegue...da qui l'insoddisfazione dilagante che dimostra che il libero arbitrio è solo un'illusione!
RispondiEliminaUn ignoto potere opera in te, e t'immagini di agire. In realtà, osservi ciò che accade, senza poterlo minimamente influenzare. Non c'è scelta, c'è solo l'illusione di poter decidere! Nisargadatta Maharaji
Più chiaro di così! O vogliamo ancora illuderci di poter decidere?
Ineccepibile ^_^
EliminaUna volta stabilito che siamo solo degli “osservatori/testimoni” di ciò che accade, vale sicuramente la pena di chiedersi se si può andare più in fondo alla quaestio: sorge quindi spontanea la domanda cruciale “stiamo vivendo una vita programmata da altri che non siamo noi?”…ed ancora: “E’ la reincarnazione il mezzo con il quale il demiurgo induce l’osservatore/testimone ad identificarsi con l’Ego (la macchina psicofisica) e a generare la confusione esistenziale che ci attanaglia durante tutta l’esistenza terrena?
EliminaEd è anche chiaro che altre domande debbano seguire alle precedenti…
Sicuramente c'è chi sceglie per noi o vorrebbe farlo, la questione libero arbitrio insita nell'essere umano è una facoltà intrinseca ad ogni soggetto pensante, sta ad ognuno di noi saperla apprezzare e sopratutto non farsi incantare da false ideologie tra cui le religioni.
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