Il dottor Buteyko ha casualmente osservato una relazione tra l’ipertensione e l’iperventilazione ed ha associato l’iperventilazione anche all’asma, di cui soffriva. Ha compiuto su se stesso i primi esperimenti, poi estesi ad altri asmatici. Ha quindi portato l’attenzione sul respiro, importante nella scuola medica dell’India e dell’estremo oriente ma trascurato in occidente.
Il Ciclo dell’Ossigeno
Il respiro è una forma di nutrimento. Al nostro corpo sono necessari circa 4-6 litri di ossigeno al minuto.
L’iperventilazione non è un problema finché è momentanea, ad esempio per uno spavento o negli apneisti, ma diventa un problema se è cronica, cioè se la quantità di ossigeno raggiunge il doppio o fino a sei volte la quantità necessaria.
L’aria che inspiriamo è composta al 20% da ossigeno, al 78% da azoto, 2% da gas rari e 0,03% da anidride carbonica (CO2). Quella che espiriamo è composta dalla stessa quantità di azoto, 16% ossigeno e da 3,5 a 4 % di anidride carbonica.
Gli alveoli bronchiali sono come dei sacchetti che si gonfiano e si dilatano durante l’inspirazione, entrano così in contatto con i capillari arteriosi e venosi determinando uno scambio d’aria con il sangue. L’ossigeno passa al sangue che a sua volta cede anidride carbonica. Il sangue però possiede sempre un 6% di anidride carbonica. Il sangue porta l’ossigeno alla cellula che lo trasforma in anidride carbonica (CO2) ed acqua (H2O). Le cellule in questo modo possono compiere il loro lavoro, ad esempio se fanno parte di un muscolo producono l’energia per muoverlo...
Problemi dell’Iperventilazione
L’iperventilazione è un problema perché il risultato non è un maggior apporto di ossigeno nel sangue ma espello una maggior quantità di anidride carbonica. L’emoglobina, contenuta nei globuli rossi, trasporta l’ossigeno del sangue. La quantità di emoglobina determina la quantità di ossigeno trasportabile. L’anidride carbonica invece è disciolta nel sangue. Il risultato quindi è una diminuzione di anidride carbonica nel sangue, negli alveoli e nelle cellule. L’anidride carbonica non è dannosa ed anzi svolge funzioni importanti. Poiché è un vasodilatatore in caso di carenza i muscoli lisci si contraggono: i bronchioli (causando asma), le vene e le arterie (aumenta la pressione), l’intestino ed il colon (causa coliti spastiche).
Il motivo di queste reazioni è che il corpo rileva la carenza di anidride carbonica, quindi ne limita la fuga, chiude le vie respiratorie, producendo muco o catarro, causa ostruzione del naso, sinusiti, raffreddori.
I broncodilatatori (es Ventolin) apre i bronchi, quindi determina un aumento della carenza di anidride carbonica. In realtà gli asmatici hanno la fortuna che la loro patologia evidenzia il problema, la carenza di anidride carbonica, di cui soffrono altre persone pur prive di sintomi evidenti.
L’anidride carbonica inoltre è importante per il rilascio dell’ossigeno dal sangue alle cellule. L’emoglobina rilascia l’ossigeno dove c’è una maggior concentrazione di anidride carbonica (effetto Bohr). La carenza di anidride carbonica causa un legame più stretto tra emoglobina e ossigeno, quindi i tessuti sono poco ossigenati. Gli esami del sangue rilevano in questo caso poca differenza nei valori di emoglobina tra vene ed arterie.
Se i tessuti sono poco ossigenati ci si sente più stanchi, si va verso la stanchezza cronica, ne risentono in particolare le cellule del cervello, del cuore, del fegato e delle ghiandole surrenali. Ad esempio le ghiandole surrenali producono pochi ormoni, compreso il Cortisolo (il cortisone naturale presente nel nostro corpo). Ne consegue un indebolimento dell’apparato immunitario, che sballa, rendendoci vulnerabili agli attacchi di virus ed influenze, e non riconosce gli agenti esterni causando allergie.
L’anidride carbonica regola anche la produzione degli enzimi durante la digestione, ad esempio la proteina del latte non è scomposta, ci intossica, rendendoci intolleranti al latte. I sintomi variano dal mal di testa alle riniti, e possono manifestarsi anche dopo alcuni giorni dall’ingerimento del latte. La reazione è individuale.
Altri problemi possono essere l’ipertensione, della quale soffriva lo stesso Dott. Buteyko, in forma grave e dalla quale guarì completamente, gli attacchi di panico, disturbi alla vista, il diabete (in fase iniziale), i problemi causati da respirazione anaerobica (produzione di acido lattico) ed i crampi notturni (per i quali si consiglia mezzo cucchiaio di sale oceanico grezzo, integrale, in mezzo bicchiere d’acqua).
Le Cause
La causa principale dell’iperventilazione è lo stress. Reagiamo ancora come l’uomo delle caverne, di fronte ad un pericolo il corpo si prepara alla lotta o alla fuga, aumenta il glucosio, l’ossigeno, l’adrenalina, la glicemia e la frequenza del respiro.
Possono esistere anche cause fisiche come un endema polmonare in altitudine, incidenti all’apparato respiratorio, il fumo attivo o passivo, un enfisema. Il metodo naturalmente non è in grado di restituire anche la funzionalità agli alveoli polmonari danneggiati.
Nessun farmaco è ritenuto responsabile dell’iperventilazione. Eczemi, psoriasi o eritemi sono manifestazioni allergiche causati da carenza di cortisone naturale, che a sua volta può essere causato dall’iperventilazione. L’asma che segue un trattamento al cortisone è semmai un radicamento del problema.
Diffusione del Metodo
Dopo le prime pubblicazioni (anni ’60), il ministero della sanità russa ha approvato questo metodo in via provvisoria (1964), poi, visti i risultati, in via definitiva (1982), a spese dello stato per alcune patologie respiratorie come l’asma, l’angina pectoris (colpisce il muscolo del cuore), la bronchite cronica.
Il sistema si è dimostrato utile anche per problemi circolatori, morbo di parkinson, e benefico anche per i malati di AIDS ed allevia gli effetti collaterali alle vittime di Chernobyl. In definitiva tutti ne traggono benefici.
Dalla Russia il sistema si è diffuso in Australia, dove si trova la più alta concentrazione di asmatici del mondo. Michael Cichorsky, manager del marketing della ditta farmaceutica GLAXO, è stato sfidato ad una conferenza da un istruttore del metodo Buteyko affinché si mettesse per tre settimane nelle sue mani, ha imparato il metodo, si è licenziato ed ha aperto una clinica privata che applica il metodo.
Il metodo si è poi diffuso in Canada, negli USA, in parte in Oriente, in Gran Bretagna ed Irlanda. Gli sperimentatori scientifici australiani, americani ed inglesi si sono dichiarati favorevoli: l’85% degli asmatici trattati smette l’assunzione di farmaci, il 10% li riduce e solo il 5% prosegue l’assunzione dei farmaci.
Buteyko inizialmente riceveva in cura solamente i casi disperati ed otteneva miglioramenti notevoli nel 70% dei casi. Da 5-6 anni il metodo è arrivato anche in Italia.
Si tengono corsi a Prato, Bari, Milano, Roma, Padova e una donna russa che ha lavorato con Buteyko insegna il metodo a Belluno.
Limitare l’Iperventilazione Cronica
È possibile rieducarci ad una corretta respirazione mediante esercizi che ne cambiano progressivamente la frequenza.
Kostantin Buteyko a 32 anni si è sentito dire che aveva ancora pochi mesi di vita, è morto due anni fa ad ottanta anni.
C’è un test chiamato Pausa-Controllo per determinare in modo abbastanza esatto il nostro stato di iperventilazione. Guardiamo l’orologio, vuotiamo i polmoni espirando, tratteniamo il respiro fino al momento in cui avvertiamo il primo stimolo di respirare (non è da trattenere il fiato il più possibile), memorizziamo il tempo e riprendiamo a respirare normalmente.
Una persona sana resiste 60 secondi, sono il 6,5% della popolazione mondiale e la dottoressa Flavia Lollis non ne ha mai incontrata una; al massimo qualcuno ha raggiunto i 52 secondi.
Limitare l’Iperventilazione Cronica
È possibile rieducarci ad una corretta respirazione mediante esercizi che ne cambiano progressivamente la frequenza.
Kostantin Buteyko a 32 anni si è sentito dire che aveva ancora pochi mesi di vita, è morto due anni fa ad ottanta anni.
C’è un test chiamato Pausa-Controllo per determinare in modo abbastanza esatto il nostro stato di iperventilazione. Guardiamo l’orologio, vuotiamo i polmoni espirando, tratteniamo il respiro fino al momento in cui avvertiamo il primo stimolo di respirare (non è da trattenere il fiato il più possibile), memorizziamo il tempo e riprendiamo a respirare normalmente.
Una persona sana resiste 60 secondi, sono il 6,5% della popolazione mondiale e la dottoressa Flavia Lollis non ne ha mai incontrata una; al massimo qualcuno ha raggiunto i 52 secondi.
I monaci tibetani raggiungono i 120-150 secondi. Si è sufficientemente sani arrivando a 45-55 secondi mentre si è a rischio asma arrivando sotto i 20 secondi. Test di laboratorio con misurazioni scientifiche confermano la validità di questo test aleatorio.
La durata cala bruscamente in caso di sonno, cibo intollerante, arrabbiature e stress.
Un primo esercizio di rieducazione è rimanere senza respirare per la metà del tempo massimo, ma chi ha problemi lo eviti. Esistono due tipi di esercizi: curativi, per ripristinare un livello accettabile di anidride carbonica, oppure esercizi per una terapia d’urgenza, tecniche diverse a polmoni vuoti.
La durata cala bruscamente in caso di sonno, cibo intollerante, arrabbiature e stress.
Un primo esercizio di rieducazione è rimanere senza respirare per la metà del tempo massimo, ma chi ha problemi lo eviti. Esistono due tipi di esercizi: curativi, per ripristinare un livello accettabile di anidride carbonica, oppure esercizi per una terapia d’urgenza, tecniche diverse a polmoni vuoti.
C’è un libro in italiano di Rosa Maria Chicco (già console italiana a Capodistria), “Attacco all’Asma” delle edizioni BLU International Studio (12 EURO), ma pochi riescono da soli ad imparare con successo gli esercizi (fatto confermato da uno dei presenti).
Lo stesso Buteyko aveva scritto un libro ma poi lo ha ritirato. I corsi normalmente si tengono il sabato e sei altre mezze giornate.
l'ansia.."malattia" dei nostri tempi
RispondiEliminaGrazie per aver condiviso la tua testimonianza Chiara .. :)
RispondiEliminaGrazie per l'info :)
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