Alla fine ce l’hanno fatta.
Gli scienziati russi dell’Arctic and Antarctic Research Institute sono riusciti a penetrare lo spesso strato di ghiaccio che tappa il Lago Vostok, al Polo Sud, per prelevare un campione integro e non contaminato da analizzare. Un successo che giunge dopo oltre 20 anni di lavoro, in condizioni- come si può ben immaginare- davvero estreme.
Questo lago, scoperto solo all’inizio degli anni ’90, è uno degli oltre 200 bacini subglaciali disseminati in Antartide. Ma questo ha una caratteristica particolare che lo rende molto affascinante: secondo i geologi, infatti, si trova sigillato sotto quel cappello ghiacciato alto quasi 4 chilometri da ben 20 milioni di anni, quando il Continente Bianco aveva un clima temperato, una vegetazione e anche forme viventi.
E sono proprio queste ultime il vero obiettivo della missione, volta ad individuare eventuali organismi sopravvissuti in tutto questo enorme lasso di tempo in un ecosistema rimasto sempre identico. In quell’acqua- liquida, in profondità, nonostante le temperature rigidissime all’esterno- potrebbero infatti esserci ancora batteri, alghe ed altri microrganismi scomparsi altrove. Veri fossili viventi che ci potrebbero svelare com’era la vita sulla Terra quando l’uomo non era neppure stato progettato…
Questo lago, scoperto solo all’inizio degli anni ’90, è uno degli oltre 200 bacini subglaciali disseminati in Antartide. Ma questo ha una caratteristica particolare che lo rende molto affascinante: secondo i geologi, infatti, si trova sigillato sotto quel cappello ghiacciato alto quasi 4 chilometri da ben 20 milioni di anni, quando il Continente Bianco aveva un clima temperato, una vegetazione e anche forme viventi.
E sono proprio queste ultime il vero obiettivo della missione, volta ad individuare eventuali organismi sopravvissuti in tutto questo enorme lasso di tempo in un ecosistema rimasto sempre identico. In quell’acqua- liquida, in profondità, nonostante le temperature rigidissime all’esterno- potrebbero infatti esserci ancora batteri, alghe ed altri microrganismi scomparsi altrove. Veri fossili viventi che ci potrebbero svelare com’era la vita sulla Terra quando l’uomo non era neppure stato progettato…
Fin dal 1996, i team scientifici hanno pensato di perforare la superficie del Lago Vostok per scoprire cosa contenesse all’interno. Ma la prima spedizione, proveniente dalla Gran Bretagna, ha dovuto rinunciare: erano troppo alti i rischi che la trivella contaminasse involontariamente quell’ acqua preistorica vanificando tutti gli sforzi. Anche i Russi, nel 1998, si sono dovuti fermare dopo aver scalfito i primi 130 metri di ghiaccio per il pericolo di contaminazione.
Negli anni successivi, hanno studiato il metodo migliore per raggiungere lo scopo senza danni collaterali...
Dopo vari tentativi, hanno optato per un sistema semplice, ma ingegnoso: hanno forato la spessa coltre di ghiaccio senza arrivare sino in fondo, lasciando che fosse la pressione sottostante a spaccare gli ultimi metri e a far risalire attraverso il foro l’acqua. Che una volta a contatto con l’aria, si è subito congelata ed è stata prelevata.
Non tutti sono convinti che il carotaggio abbia avuto buon esito, visto che l’anno scorso un simile espediente non ha dato i frutti sperati: il campione è infatti risultato contaminato dall’olio lubrificante utilizzato per la trivella. Ma i Russi ostentano grande ottimismo, questa volta: forse hanno imparato dall’errore precedente. Hanno infatti annunciato che il campione è assolutamente puro.
In quel ghiaccio sperano di trovare tracce di una qualche sconosciuta forma di vita, magari un’antenata di quelle attuali. Ci vorrà del tempo, però, prima di saperlo: la spedizione farà ritorno a casa per esaminare in laboratorio il prezioso campione solo tra qualche mese, quando il clima permetterà ad una nave di andarli a recuperare.
Ma questo esperimento ha sicuramente un altro importante risvolto. Il Lago Vostok, oltre ad essere un’ incredibile capsula del tempo, aiuterà anche i ricercatori a capire come la vita riesca a svilupparsi e a moltiplicarsi in ambienti ostili come questo- a quasi quattro chilometri di profondità, senza luce, con temperature prossime allo zero e con scarsissime risorse nutritive. Scoprirne i meccanismi potrebbe essere la chiave per penetrare il mistero della vita extraterrestre.
Coperte da migliaia di metri di calotta glaciale sono, ad esempio, due lune relativamente a breve distanza dalla Terra: Encelado- il satellite di Saturno- ed Europa- quello di Giove. Pianetini che riproducono le stesse condizioni climatiche proibitive dell’Antartide. E se c’è vita nel lago Vostok, forse potrebbe esserci anche nei mari e nei bacini di acqua allo stato liquido nascosti lassù, sotto quelle corazze ghiacciate, a due passi cosmici da noi.
Fonte: www.extremamente.it
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