Ha anche battuto il record quale il maggio più caldo nell'emisfero del nord, collocandosi subito dopo il record globale di maggio 2010. Le conseguenze sono evidenti in tutto l'emisfero settentrionale.
Un altro risultato di questo riscaldamento, secondo il National Snow and Ice Data (NSID) della NOAA, è che il disgelo del permafrost sta trasformando l'area Artica da serbatoio di carbonio in fonte di carbonio. Difatti il disgelo del permafrost rilascerà carbonio allo stesso ritmo dell'attuale deforestazione. Ma queste emissioni contengono anche quantità significative di metano, quindi l'effetto complessivo potrebbe essere 2.5 volte quello della deforestazione. Recenti rapporti dall'estremo nord Nord danno prova di incendi nella tundra, il rilascio di carbonio antico, bolle CH4 dai laghi (fig. 3) e giganteschi cumuli di carbonio nel suolo ghiacciato. Come riportato sulla rivista Nature dello scorso Novembre 2011, “una delle ultime stime è che circa 18.8 milioni di chilometri quadrati dei terreni del Nord contengono intorno a 1,700 miliardi di tonnellate di carbonio organico - che rappresentano i resti di piante e animali che si sono accumulati sul terreno nell'arco di migliaia di anni. Si tratta di circa quattro volte in più di tutto il carbonio emesso da attività umana in tempi moderni e il doppio di quanto non sia nell'atmosfera ora".
Nell'altro emisfero, entro la fine dell'anno, l'oceano Pacifico potrebbe vedere il ritorno di El Niño, un flusso di calore oceanico in grado di destabilizzare gran parte dei regimi di precipitazione dal Cile alla Cina. Ma anche dalla tundra Siberiana alle isole Artiche dal Sud del Pacifico, il clima fa notizia: (Reuters - New York, 2 Luglio 2012) “più di 2,000 record di temperature sono stati eguagliati o superati in una settimana quando un'ondata di caldo ha cotto gran parte degli Stati Uniti, e nell'arco dell'intero mese oltre 3,000 record sono stati superati, secondo una dichiarazione del NOAA” (fig.4).
Tali prove convincenti sul riscaldamento globale e le sue strani manifestazioni, tuttavia, non portano ad un accordo sulla politica per combatterlo. Con l'avvicinarsi delle elezioni Americane, si sta surriscaldando il dibattito tra chi vuole agire ora e coloro che sostengono che noi esseri umani non possiamo essere ritenuti responsabili per i capricci del clima.
Gli scettici sostengono che un'ampia variabilità termica, a prescindere dall'attività umana, è sempre stata normale, e che il cambiamento climatico rimane 'gestibile'. Altri replicano che la siccità e le ondate di calore in Nord America stanno devastando una sostanziale parte della raccolta del mais (quindi aumentando il suo prezzo previsto nel 2013), diversi incendi boschivi stanno devastando vaste zone residenziali in Colorado, e alcune zone della costa Americana finiranno sott'acqua in questo stesso secolo. Mentre la lista aumenta, la situazione sembra meno gestibile di quanto venga dichiarato. Temperature torride, mancanza di pioggia primaverile e neve invernale stanno condannando le stesse colture e bestiame dei produttori Americani, tipici negazionisti del riscaldamento globale. Questi sono sostenitori dello stesso partito costituito da coloro che, presumibilmente, ottengo profitti tramite attività che provocano il riscaldamento globale, quali compagnie petrolifere, industrie inquinanti e settori finanziari/politici che se ne avvantaggiano.
E mentre il dibattito si surriscalda, altri governi nazionali rimangono inefficaci. Alcuni, in particolare, sostengono che ogni governo sarebbe svantaggiato nel mercato globale se agisse per conto proprio nel regolamentare le emissioni di carbonio. Infatti la fuga di capitali e la perdita di posti di lavoro alienerebbe gli elettorati nazionali (le enormi somme di denaro che transitano dalle grandi multinazionali ai politici rappresenta poi un altro ostacolo al progresso). Nel marzo 2012, la Camera del Commercio statunitense ha mandato una petizione alla U.S. Envirnmental Protection Agency (EPA), chiedendo di evitare di regolamentare l'emissione di carbonio perché nel caso in cui si verificasse il riscaldamento globale “ la popolazione può abituarsi ai climi più caldi tramite una serie di adattamenti comportamentali, fisiologici e tecnologici." Nel 2009 la Camera del Commercio statunitense ha superato entrambi i Comitati Nazionali sulla spesa politica dei Repubblicani e Democratici, in un paese che costituisce il 19% delle emissioni globali di carbonio.
L'utilizzo dei fossili combustibili rimane predominante, stimolando lo stesso ciclo di produzione inquinante, senza fornire incentivi per il passaggio alle energie rinnovabili. Per rompere questo circolo vizioso, un'alternativa è quella in cui tutti i Paesi prendano decisioni simultanee per affrontare il riscaldamento globale. Questo sarebbe dovuto essere l'obiettivo degli incontri a Rio 2012, Copenhagen 2009, o dello stesso protocollo di Kyoto - in vigore dal 2005 - il quale invitava tutte le politiche nazionali a convergere su un'agenda comune per limitare i gas serra che contribuiscono al riscaldamento globale e il cambiamento climatico. Comitati internazionali hanno fissato 2 gradi Celsius quale limite all'aumento di temperature che corrisponde ragionevolmente a 565 Gigatoni di anidride carbonica entro metà secolo. Ma la quantità stimata di carbonio presente nelle riserve di carbone, gas e petrolio delle società che si occupano di combustibili fossili ammonta a 2795 Gigatoni. Questa cifra è cinque volte superiore a 565, ed è già inserita nei bilanci nazionali e nei piani finanziari delle imprese. Inoltre, come riportato da AP a New York nel 8 Marzo 2012: “Exxon sostiene che spenderà 185 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni per trovare nuovi fonti di petrolio e gas naturale.”
Mentre i giornali ricoprono il mondo con parole come catastrofe, apocalisse e calamità, prove scientifiche continuano ad uscire dai circoli di esperti per preoccupare i consiglieri dei governi. Ci stiamo avvicinando a punti critici di non-reversibilità nella nostra biosfera, e i dati sperimentali saranno interpretati probabilmente come una questione economica e di sicurezza civile. Questa situazione potrebbe evolvere verso punti di non-reversibilità politica, spingendo i governi ad approvare finalmente politiche ambientali simultanee. Nel frattempo, però, la crisi climatica sta facendo diventare il pianeta più caldo, più piccolo e più paranoico ad ogni stagione.
Immagini satellitari mostrano che il ghiaccio Petermann, nel nord-ovest della Groenlandia, ha perso un pezzo di ghiaccio di 120 chilometri quadrati, il doppio di Manhattan, con il conseguente innalzamento dell'oceano e delle temperature nel nord della Groenlandia (fig.2)...
Un altro risultato di questo riscaldamento, secondo il National Snow and Ice Data (NSID) della NOAA, è che il disgelo del permafrost sta trasformando l'area Artica da serbatoio di carbonio in fonte di carbonio. Difatti il disgelo del permafrost rilascerà carbonio allo stesso ritmo dell'attuale deforestazione. Ma queste emissioni contengono anche quantità significative di metano, quindi l'effetto complessivo potrebbe essere 2.5 volte quello della deforestazione. Recenti rapporti dall'estremo nord Nord danno prova di incendi nella tundra, il rilascio di carbonio antico, bolle CH4 dai laghi (fig. 3) e giganteschi cumuli di carbonio nel suolo ghiacciato. Come riportato sulla rivista Nature dello scorso Novembre 2011, “una delle ultime stime è che circa 18.8 milioni di chilometri quadrati dei terreni del Nord contengono intorno a 1,700 miliardi di tonnellate di carbonio organico - che rappresentano i resti di piante e animali che si sono accumulati sul terreno nell'arco di migliaia di anni. Si tratta di circa quattro volte in più di tutto il carbonio emesso da attività umana in tempi moderni e il doppio di quanto non sia nell'atmosfera ora".
Nell'altro emisfero, entro la fine dell'anno, l'oceano Pacifico potrebbe vedere il ritorno di El Niño, un flusso di calore oceanico in grado di destabilizzare gran parte dei regimi di precipitazione dal Cile alla Cina. Ma anche dalla tundra Siberiana alle isole Artiche dal Sud del Pacifico, il clima fa notizia: (Reuters - New York, 2 Luglio 2012) “più di 2,000 record di temperature sono stati eguagliati o superati in una settimana quando un'ondata di caldo ha cotto gran parte degli Stati Uniti, e nell'arco dell'intero mese oltre 3,000 record sono stati superati, secondo una dichiarazione del NOAA” (fig.4).
Tali prove convincenti sul riscaldamento globale e le sue strani manifestazioni, tuttavia, non portano ad un accordo sulla politica per combatterlo. Con l'avvicinarsi delle elezioni Americane, si sta surriscaldando il dibattito tra chi vuole agire ora e coloro che sostengono che noi esseri umani non possiamo essere ritenuti responsabili per i capricci del clima.
Gli scettici sostengono che un'ampia variabilità termica, a prescindere dall'attività umana, è sempre stata normale, e che il cambiamento climatico rimane 'gestibile'. Altri replicano che la siccità e le ondate di calore in Nord America stanno devastando una sostanziale parte della raccolta del mais (quindi aumentando il suo prezzo previsto nel 2013), diversi incendi boschivi stanno devastando vaste zone residenziali in Colorado, e alcune zone della costa Americana finiranno sott'acqua in questo stesso secolo. Mentre la lista aumenta, la situazione sembra meno gestibile di quanto venga dichiarato. Temperature torride, mancanza di pioggia primaverile e neve invernale stanno condannando le stesse colture e bestiame dei produttori Americani, tipici negazionisti del riscaldamento globale. Questi sono sostenitori dello stesso partito costituito da coloro che, presumibilmente, ottengo profitti tramite attività che provocano il riscaldamento globale, quali compagnie petrolifere, industrie inquinanti e settori finanziari/politici che se ne avvantaggiano.
E mentre il dibattito si surriscalda, altri governi nazionali rimangono inefficaci. Alcuni, in particolare, sostengono che ogni governo sarebbe svantaggiato nel mercato globale se agisse per conto proprio nel regolamentare le emissioni di carbonio. Infatti la fuga di capitali e la perdita di posti di lavoro alienerebbe gli elettorati nazionali (le enormi somme di denaro che transitano dalle grandi multinazionali ai politici rappresenta poi un altro ostacolo al progresso). Nel marzo 2012, la Camera del Commercio statunitense ha mandato una petizione alla U.S. Envirnmental Protection Agency (EPA), chiedendo di evitare di regolamentare l'emissione di carbonio perché nel caso in cui si verificasse il riscaldamento globale “ la popolazione può abituarsi ai climi più caldi tramite una serie di adattamenti comportamentali, fisiologici e tecnologici." Nel 2009 la Camera del Commercio statunitense ha superato entrambi i Comitati Nazionali sulla spesa politica dei Repubblicani e Democratici, in un paese che costituisce il 19% delle emissioni globali di carbonio.
L'utilizzo dei fossili combustibili rimane predominante, stimolando lo stesso ciclo di produzione inquinante, senza fornire incentivi per il passaggio alle energie rinnovabili. Per rompere questo circolo vizioso, un'alternativa è quella in cui tutti i Paesi prendano decisioni simultanee per affrontare il riscaldamento globale. Questo sarebbe dovuto essere l'obiettivo degli incontri a Rio 2012, Copenhagen 2009, o dello stesso protocollo di Kyoto - in vigore dal 2005 - il quale invitava tutte le politiche nazionali a convergere su un'agenda comune per limitare i gas serra che contribuiscono al riscaldamento globale e il cambiamento climatico. Comitati internazionali hanno fissato 2 gradi Celsius quale limite all'aumento di temperature che corrisponde ragionevolmente a 565 Gigatoni di anidride carbonica entro metà secolo. Ma la quantità stimata di carbonio presente nelle riserve di carbone, gas e petrolio delle società che si occupano di combustibili fossili ammonta a 2795 Gigatoni. Questa cifra è cinque volte superiore a 565, ed è già inserita nei bilanci nazionali e nei piani finanziari delle imprese. Inoltre, come riportato da AP a New York nel 8 Marzo 2012: “Exxon sostiene che spenderà 185 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni per trovare nuovi fonti di petrolio e gas naturale.”
Mentre i giornali ricoprono il mondo con parole come catastrofe, apocalisse e calamità, prove scientifiche continuano ad uscire dai circoli di esperti per preoccupare i consiglieri dei governi. Ci stiamo avvicinando a punti critici di non-reversibilità nella nostra biosfera, e i dati sperimentali saranno interpretati probabilmente come una questione economica e di sicurezza civile. Questa situazione potrebbe evolvere verso punti di non-reversibilità politica, spingendo i governi ad approvare finalmente politiche ambientali simultanee. Nel frattempo, però, la crisi climatica sta facendo diventare il pianeta più caldo, più piccolo e più paranoico ad ogni stagione.
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