Tratta di una reale crescita e rivalità tecnologica e militare tra Stati Uniti e Cina nel campo dei robot umanoidi, con riferimenti a fonti giornalistiche prestigiose come Financial Times, Wall Street Journal, Bloomberg, Reuters, Defense News, e interviste a fonti militari come DARPA e ufficiali del Pentagono.
L’avvento dei robot militari autonomi come Optimus apre una nuova era.
L’impatto sociale rischia di essere enorme e più che inquietante...
TRASCRIZIONE DEL VIDEO
Negli ultimi mesi, una nuova corsa si sta scaldando tra i circoli tecnologici e militari degli Stati Uniti e della Cina. Una gara già paragonata per scala alla rivalità spaziale dell’era della Guerra Fredda. Questa volta non riguarda razzi o portaerei, ma umanoidi. Una nuova generazione di robot che un giorno potrebbe sostituire gli umani nelle fabbriche, negli uffici e forse anche sul campo di battaglia. Al centro di questa corsa c’è il progetto Tesla Optimus di Elon Musk, intorno al quale si sta formando un grande gioco geopolitico.
Secondo il Financial Times, Musk ha già avuto colloqui a porte chiuse con l’esercito statunitense per adattare Optimus a missioni del Pentagono. Fonti interne alla DARPA affermano che i prototipi presentati da Musk mostrano un livello di coordinazione e precisione nei movimenti che solo cinque anni fa sarebbe stato considerato fantascienza. Il robot può muoversi, sollevare oggetti pesanti, eseguire manipolazioni complesse con le mani e persino apprendere nuove azioni tramite il sistema di intelligenza artificiale integrato nel cloud Tesla.
In sostanza, non è solo un lavoratore meccanico, ma una piattaforma per il dispiegamento di un’intelligenza artificiale potente, capace di prendere decisioni autonome in futuro. Think tank americani, tra cui la Rand Corporation, stanno già analizzando scenari in cui Optimus diventa parte della logistica militare, scorta convogli, opera in zone contaminate da radiazioni, effettua il disinnesco di mine e partecipa eventualmente a missioni di combattimento. Ufficiali del Pentagono hanno detto a Defense 1, sotto anonimato, che se Musk manterrà il livello di prestazioni promesso, si tratterà di un punto di svolta nella dottrina militare USA.
Non è un caso che insider del Wall Street Journal riferiscano che il Congresso stia valutando incentivi fiscali per aziende che lavorano sui robot da combattimento al fine di accelerare i progressi. Mentre gli USA puntano su Musk, la Cina ha risposto con la propria arma, l’azienda Unitree, che negli ultimi due anni è passata dalla produzione di cani robot a diventare leader nel settore degli umanoidi. Il suo nuovo robot G1, svelato in esposizioni chiuse a Pechino, è secondo gli esperti quasi al pari di Optimus. Inoltre, i media statali cinesi presentano questa realtà come prova che Pechino non permetterà all’Occidente di monopolizzare i robot del futuro.
Bloomberg cita fonti di venture capital asiatiche secondo cui Unitree è supportata dall’esercito cinese, il che significa che il progetto è effettivamente inserito nei piani strategici dell’Esercito Popolare di Liberazione. La differenza chiave tra i due approcci è che Musk si concentra sull’integrazione di un’IA estremamente potente, capace di apprendere più velocemente degli umani, mentre la Cina punta sulla produzione di massa e sull’accessibilità economica. Secondo Nikki Asia, Unitree prevede di produrre decine di migliaia di robot nei prossimi anni, alcuni dei quali potrebbero entrare in servizio militare. Si tratta di una strategia di pressione numerica: se gli Stati Uniti avranno 1.000 robot Optimus avanzati, la Cina potrebbe schierare 100.000 macchine più semplici ma non meno efficaci.
Gli analisti temono che la rivalità possa uscire dai laboratori e dalle esposizioni. Ufficiali del Pentagono non escludono che in caso di escalation militare intorno a Taiwan si possa assistere al primo scontro diretto tra robot americani e cinesi. Secondo esperti citati dal Washington Post, l’esercito cinese sta attivamente cercando di sabotare le operazioni di Musk, consapevole che le sue tecnologie danno agli USA un vantaggio serio. Musk stesso dichiara apertamente che il suo obiettivo è far diventare il robot un assistente personale in ogni casa, capace di cucinare, pulire e prendersi cura degli anziani. Tuttavia, esperti del MIT avvertono che se un robot del genere è alimentato da un’IA avanzata, il confine tra assistente domestico e unità da combattimento diventa estremamente sottile.
Un semplice aggiornamento software potrebbe trasformarlo da aiutante domestico a combattente operativo. I media americani parlano di questa come della guerra del futuro, un conflitto in cui non si useranno carri armati o missili, ma milioni di macchine intelligenti. CNBC cita un rapporto segreto del Pentagono che prevede al 2030 l’impiego di migliaia di robot autonomi in servizio militare, e si dice che anche la Cina stia preparando un piano simile. Se in passato la corsa agli armamenti si riferiva al numero di testate nucleari, ora si parla del numero e dell’intelligenza degli umanoidi.
La dimensione economica è cruciale: Reuters riporta che Musk è pronto a investire miliardi di dollari in Optimus, vedendolo come il prodotto di punta di Tesla per il prossimo decennio, mentre fondi statali cinesi investono somme comparabili in Unitree e altre startup. La rivalità si trasforma così in un duello globale destinato a ricadere inevitabilmente nell’arena geopolitica. Il futuro, che ieri sembrava una sceneggiatura cinematografica, oggi è discusso ai massimi livelli della Casa Bianca e del governo cinese.
Optimus e Unitree sono diventati simboli di due strategie globali e l’esito di questa competizione modellerà non solo l’economia, ma l’intero modello di sicurezza globale. Il mondo è sull’orlo di una nuova era che, secondo gli analisti, potrebbe rivelarsi molto più pericolosa della corsa agli armamenti nucleari del secolo scorso.
Secondo Defense News, le prime prove a porte chiuse di Tesla Optimus si stanno già svolgendo in poligoni militari del Nevada, dove decine di prototipi sono testati in condizioni che simulano combattimenti, guerra urbana, bonifica di edifici, scorta di convogli e persino evacuazione di feriti dalla linea del fronte.
Un partecipante al progetto ha ammesso anonimamente che Optimus è già capace di sostituire diversi soldati in una pattuglia standard: non si stanca, non ha paura e obbedisce agli ordini istantaneamente. Secondo Popular Mechanics, Musk ha insistito personalmente per l’integrazione dei robot con il sistema Starlink, che conferisce a Optimus connettività globale e la capacità di ricevere aggiornamenti software in tempo reale. Sul campo di battaglia, un robot simile può adattarsi più rapidamente di qualsiasi soldato umano; i suoi algoritmi di IA possono apprendere subito dagli errori e condividere quell’esperienza con altri robot attraverso la rete.
Gli esperti definiscono questo “intelligenza a sciame” quando centinaia di macchine operano come un singolo organismo. Una preoccupazione particolare riguarda l’uso potenziale degli algoritmi IA per controllare la forza letale. The Guardian riferisce che discussioni a porte chiuse all’ONU stanno già affrontando il rischio che i robot possano decidere autonomamente di usare armi. Ufficialmente, sia USA che Cina affermano che un umano rimarrà sempre nel ciclo decisionale, ma gli esperti la considerano una mera formalità: una volta che un attore romperà la regola, l’altro seguirà subito.
Interessante notare che Insider citati dal Wall Street Journal dicono che Pechino sta già considerando attacchi informatici contro Tesla Optimus, con l’obiettivo semplice di disabilitare la rete Starlink che collega i robot di Musk. Nel frattempo, l’esercito USA sta testando protocolli di comunicazione resistenti in modo che nessun Optimus possa essere dirottato da un nemico. Durante briefing al Pentagono, si sta anche discutendo una modalità di isolamento autonoma in cui un robot, se sotto attacco, blocca i segnali esterni e continua la missione in modo indipendente.
La rivalità tra Optimus e Unitree ha raggiunto un nuovo livello: gli Stati Uniti puntano sulla qualità e l’intelligenza, la Cina sulla produzione di massa e il rapido schieramento. Le logiche economiche, militari e tecnologiche sono oggi così intrecciate che gli analisti parlano sempre più di una “guerra fredda robotica”.
La domanda centrale diventa chi deciderà per primo di portare questi robot dai poligoni di prova ai veri campi di battaglia.
Fonte: www.nogeoingegneria.com
Fonte: www.nogeoingegneria.com


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