Dlìn dlòn!
- Arrivo, arrivo, chi è che… ah sei tu, Italia.
- Bruxelles.
- T’ho detto di chiamarmi papà.
- Mamma c'è?
- Europa! È arrivata tua figlia!
- Alla buon'ora.
- Ho trovato traffico.
- Le tue sorelle son già qua da un pezzo. Dai che è pronto in tavola.
- Bruxelles non cena con noi?
- Papà deve lavorare.
- Certo che quell'uomo un sorriso ogni tanto potrebbe pure farlo…
- Perché sei qui?
- Una figlia non può più venire a trovare sua madre?
- Hai bisogno di soldi?
- No.
- Ah, s’è desta finalmente.
- Ciao Germania.
- Figurati se non ha bisogno di qualcosa, questa.
- Perché stai seduta a capotavola?
- Ragazze, non cominciamo …
- Arrivo, arrivo, chi è che… ah sei tu, Italia.
- Bruxelles.
- T’ho detto di chiamarmi papà.
- Mamma c'è?
- Europa! È arrivata tua figlia!
- Alla buon'ora.
- Ho trovato traffico.
- Le tue sorelle son già qua da un pezzo. Dai che è pronto in tavola.
- Bruxelles non cena con noi?
- Papà deve lavorare.
- Certo che quell'uomo un sorriso ogni tanto potrebbe pure farlo…
- Perché sei qui?
- Una figlia non può più venire a trovare sua madre?
- Hai bisogno di soldi?
- No.
- Ah, s’è desta finalmente.
- Ciao Germania.
- Figurati se non ha bisogno di qualcosa, questa.
- Perché stai seduta a capotavola?
- Ragazze, non cominciamo …
- Sto a capotavola perché si dà il caso che questa cena l’abbia pagata io. Dai, vatti a sedere vicino a Spagna…
(- Bella Spa'.
- Bella tesò.)
- Così stiamo tranquille che sicuramente non viene fuori un club del libro.
- Ah, fantastico! Ci sono anche le sorellastre dell'Eurovision: Danimarca, Svezia e Norvegia. Peccato non essere arrivata prima, chissà le risate che mi son persa.
- Abbiamo scommesso su cosa ti ha fatto arrivare in ritardo: io ho messo cinque euro su crollo di viadotto.
- Ma le senti? Le senti come mi trattano?
- Ragazze su, per favore. Proviamo a mangiare tranquille per una volta.
- Va bene, però io soldi non glieli do.
- Ancora! Ma cosa vuoi? Ma chi t’ha chiesto niente? Non è possibile, ogni volta che vengo qua, c'è 'sta stronza teutonica che solo perché lavora in banca e si crede 'stocazzo pensa di poterci guardare tutte dall'alto in basso. Ma io me lo ricordo quando a vent'anni ti sei messa con quel naziskin e hai quasi dato fuoco alla casa!
- Certo che te lo ricordi, eri con noi, deficiente! Stavi col fratello del naziskin!
- Basta! Se non la smettete subito di litigare giuro che vi caccio tutte e due! Ho organizzato questa cena perché volevo parlarvi. Siete le mie figlie e vi voglio bene, ma non sopporto l'idea che non riusciate a stare allo stesso tavolo cinque minuti senza dare di matto. Io questa sera vi ho chiamato qui per una cosa importante.
- Cosa?
- Tieni.
- È una pistola.
- Sì. Sai come si usa?
- No che non lo sa come si usa, è l’Italia. Guarda, se la sta già puntando addosso.
- Ma perché una pistola?
- Perché è diventato un brutto quartiere. Hai sentito che hanno aggredito il vicino?
- Quale?
- Quello fisionomicamente più simile a noi.
- Cazzo.
- Ma… ma… ma noi non siamo così. Noi siamo una famiglia contro la violenza. Per dire, io me l’ero pure scritta da qualche parte sta cosa…
- Rilassati. È per autodifesa.
- Sarà, ma a me l’idea di usare delle armi invece di venderle e basta mi turba un po’. Non so se sono in grado. Tu Francia che dici?
- Questo è il mio fucile. Ce ne sono tanti come lui ma questo è il mio. Il mio fucile è il mio migliore amico. È la mia vita. Io devo dominarlo come domino la mia vita!
- Okay, proviamo a ragionare.
- Eccola qua.
- Cosa?
- No, no, niente per carità.
- Dai dillo.
- Stai già pensando di passare dall’altra parte, vero? È inutile che mi guardi così, lo fai tutte le volte. Starai già studiando il russo.
- Ma io ti prendo a schiaffi!
- E io a testate nucleari!
- Ragazze! Ma è mai possibile? C’è scritto Unione sul campanello di casa, vorrà pur dire qualcosa! Possiamo avere una conversazione matura e civile?
- Da che pulpito!
- Tu ti devi sciacquare la bocca quando parli di mamma! E ringraziare che ti tenga ancora sotto il suo tetto!
- Guarda che mamma mica è perfetta come pensi tu. C’è Ungheria che s’è messa con quel coglione manesco e Turchia che da quando si è sposata quell’altro psicopatico non sappiamo più come sta, se è viva, se è morta. E mamma non ha mai fatto un fiato, è andata anche ai matrimoni. I vicini si menano un quartiere più in là e lei niente, mi muore la gente sul vialetto di casa e lei niente, ma io me lo ricordo quando ci ha fatto montare in macchina e guidare fino dall’altra parte della città per picchiare uno che poi è venuto fuori che era pure il tizio sbagliato. Adesso si sveglia tutta d’un colpo e mi chiede di prepararmi a sparare. Perché dovrei fidarmi?
- Perché siamo una famiglia.
- Ci odiamo.
- Come tutte le famiglie.
- Siamo una famiglia quando ci fa comodo.
- Come tutte le famiglie.
- La fai facile te. Sei la sua preferita.
- Non ha preferite.
- Sarà. Germania?
- Sì?
- Ma secondo te mamma sta bene?
- Ma sì, ma sì.
- Non l’ho mai vista così. Non la riconosco più.
- Siamo tutte stressate. È un momento, passerà.
- Ce li hai cinquanta euro?
- Ma vaffanculo.
- Mamma?
- Sì?
- Ti posso parlare un secondo?
- Sì, però intanto aiutami a barricare la casa. E riarmati che pigli freddo.
- Le armi. Le barricate. È così grave sta situazione?
- Spero di no.
- Senti, io stasera ero venuta per chiederti una cosa.
- Dimmi.
- Tu mi vuoi bene?
- Certo, certo che ti voglio bene.
- Sono la tua preferita?
- Sei nelle prime ventisette.
- Mamma?
- Sì.
- E adesso che succede?
- Non lo so. Nessuno lo sa.
- Fa paura non sapere.
- Sì.
- Cos’è stato?
- Niente, niente. Il ventotene. Solo il ventotene… credo.
Fonte: www.facebook.com/nonesuccessoniente
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