venerdì 24 gennaio 2025

Le macchine volanti aliene sono delle Bio-Astronavi?

Nel 1996 Robert Dean, ospite a Roma per un congresso mondiale sugli UFO, raccontò dei suoi “incontri” con Entità Extraterretri e le loro astronavi, quando era in servizio come Maggiore dell’Esercito degli Stati Uniti, presso lo SHAPE, quartier generale delle Forze Alleate NATO. 

Robert Dean, per gli amici “Bob Dean”, alla domanda su come funzionavano le astronavi ET, disse che vi erano ipotesi confermate da scienziati e piloti della Marina USA, che quelli che noi chiamiamo UFO, erano in realtà Bio-Astronavi, ovvero scafi alieni che funzionavano similmente a “organismi viventi” ...


La "certezza" di questa ipotesi arrivava da David Adair, consulente tecnologico che ha lavorato presso il sito S3 di Groom Lake nell’Area 51 ed è uno dei pochi testimoni che durante una intervista video, ha confermato i suoi incontri con una astronave aliena e di averne visionato la struttura del motore

Oltre a David, Bob disse di aver parlato con due piloti della Marina Militare degli Stati Uniti d’America (la Marina gestisce l’impianto di Groom Lake -S4) e di aver trovato conferme, riguardo il fatto che all’interno della struttura, gli esperti, scienziati e tecnici, non sapevano come far volare le astronavi ET.

Uno dei piloti disse a Bob che per guidare le astronavi o Bio-Astronavi, vi era la necessità di entrare in uno stato di “meditazione” e provare amore per quell’apparato bio-organico. Appena entrati in connessione o in una sorta di “stato empatico” con lo scafo alieno, questo si illuminava e si sollevava di qualche metro da terra.

LE BIO MACCHINE E BIO ASTRONAVI

Il Dr. David Adair, ammette che era giovanissimo e ragazzo prodigio, quando fu messo al servizio del generale Curtis Lemay dell’Air Force nel 1971 a Groom Lake, Nevada (Area- 51). 

Ascoltando la sua testimonianza di prima mano circa l’avanzata tecnologia aliena e segreti più gelosamente custoditi dai nostri militari, vi viene la pelle d’oca. Adair spiega come all’età di 17 anni ha costruito un sistema elettro-magnetico al plasma, un vero e proprio motore di contenimento di fusione a razzo ed è stato invitato successivamente da pezzi grossi della Air Force per lanciarlo a White Sands.

Questo lo ha portato ad essere un pezzo importante del puzzle all’interno del team di scienziati che opera presso il sito S3 dell’Area 51 nel Nevada, dove vide lui stesso un motore che era anni luce al di là di qualsiasi cosa sulla Terra. 
Il tutto rientrava nel programma AST-Advanced Symbiotic Technology, dove il nostro scopo era comprendere la struttura dell’astronave, di come era fatta e come potevamo interfacciarci con essa, insomma dovevamo far volare questi scafi alieni.

David dichiara che le astronavi extraterrestri sono sofisticate, si comportano come BIO Macchine reagendo ai pensieri, alle emozioni dei suoi piloti. Queste astronavi oltre a reagire alle emozioni e ai pensieri, sembrano veri e propri apparati viventi, come persone, riuscendo a captare ogni minima emozione oppure la nostra energia dell’amore.

Sono un ex rapito dagli alieni e sono stato preso a bordo di una nave ET. Loro stessi mi hanno detto, che la nave era un organismo vivente e possiede un vero e proprio ciclo di vita. Queste navi spaziali hanno lo scopo unico di effettuare viaggi interstellari. Ci sono moltissimi modelli e tipologie, oltre al fatto che essendo Bio macchine possono anche trasformarsi nella loro forma e diventando anche invisibili.

I nativi americani hanno una conoscenza approfondita di queste navi e hanno dato un nome per queste: le manisolas.

Manisolas, le Bio macchine
che creano interfaccia
con altre dimensioni

Queste Manisolas sono dunque astronavi biologiche. 
Queste navi hanno la facoltà di manifestarsi attraverso la griglia morfogenetica della Terra in tutto il suo splendore estetico. 

Rammento che il nostro pianeta è una cellula vivente. Le Manisola o manisolas, sono stati interpretate in vari modi dalle diverse culture.

Questo ha anche a che fare con le forme pensiero proiettate. Se si studia il terzo e il quarto aspetto dimensionale della geometria sacra, si può vedere che questi sono come mandala, appunto denominati Manisolas cabalistici della creazione. 
Sarebbero la rappresentazione dei VORTEX o Vortici di Energia Eterica, energia Onnicreante e onnipresente, insomma la famosa energia VRIL che i nazisti cercavano come fonte inesauribile di energia al posto del petrolio.
Fonti: www.universo7p.itecplanet.org

In un'intervista del 1997 David Adair parla della sua straordinaria esperienza vissuta nel 1971 a Groom Lake, Nevada.

La parte più interessante delle sue dichiarazioni è la descrizione di un motore particolarissimo che si deformava al tatto. 
L’aspetto che l’aveva stupito era la dimensione della “cosa”. Le sue parole: 

Un motore proveniente da una nave spaziale aliena era stato  recuperato e portato nell’Area 51 il 20 giugno del 1971. Lì mi venne mostrato.
Il motore aveva una sensibilità organica, il che significa che era in grado di sentire le emozioni e percepire i sensi del pilota che gli forniva le istruzioni! 
C’erano dei tubi a cascata dall’aspetto organico che circondavano il motore  nella configurazione esatta di un tronco cerebrale con fibre nervose. Anche se sembra improbabile, le fonti di intelligence dell’esercito statunitense hanno lavorato sulle capacità di integrare questo motore avanzato sui caccia a reazione, in quel momento altamente classificati. Presumibilmente, quel motore è perfettamente in grado di guidare un veicolo spaziale alla velocità della luce”. 

Quindi, un propulsore “integrato” con un’intelligenza che crea un tutt’uno: e se fosse questo un pezzo del futuro che ancora noi non conosciamo? .. (tratto da: misterobufo.corriere.it)
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Astronavi biologiche e piloti sintetici, macchine pensanti e astronauti geneticamente modificati. Sembra un racconto di fantascienza ma è quanto prepara la NASA per il prossimo viaggio verso Marte. 
Una tecnologia che forse l'ente spaziale ha desunto dai reperti alieni rinvenuti a Roswell e sulla Luna.

di Pablo Ayo


In ufologia si iniziò a parlare di astronavi biologiche con il colonnello Philip Corso che come tutti sanno (o dovrebbero) lavorò dal 1960 al ’62 ad un progetto segreto del Pentagono proteso a ottenere dei progressi tecnologici consistenti grazie all’analisi di alcune apparecchiature trovate a bordo del velivolo alieno caduto a Roswell, New Mexico, nel 1947. 
A detta di Corso, le misteriose creature che guidavano la navetta erano EBE, Entità Biologiche Extraterrestri, una sorta di robot biologici (formati cioè non da parti meccaniche ma grazie a un’avanzata ingegneria genetica) programmati per resistere alle condizioni estreme dei viaggi spaziali e a saper guidare un’astronave grazie a una particolare interfaccia neurale di cui erano dotati, grazie alla quale erano in grado di connettersi con l’astronave quasi ne fossero una parte integrante. 
Questo tipo di affermazioni da parte di Corso, più che altre, lasciarono interdetti e un po’ scettici molti ricercatori che da anni si interessavano al fenomeno.

Negli anni, altri hanno parlato di eventi che avrebbero riguardato interazioni con entità di altri mondi, e delle loro tecnologie. 

Il contattista messicano Carlos Dìaz, ad esempio, che dal 1981 avrebbe avuto dei contatti con esseri di altri mondi, è diventato famoso per le sue foto che ritraggono velivoli discoidali luminescenti, che lui definisce “Ships of Light”, astronavi di luce. 
Nel corso delle sue interviste, ha dichiarato spesso che a quanto gli è stato spiegato, quelle astronavi dai colori caldi erano in realtà degli organismi viventi.

Anche Bob Lazar, lo scienziato che sostiene di aver lavorato nella famigerata Area 51, ha parlato a suo tempo di alcune caratteristiche tecniche dei dischi volanti tenuti nella base militare USA. 
Stando a Lazar, ad esempio, internamente il pavimento dei dischi era formato da una sostanza spugnosa e gommosa, violacea, che diventava tesa e compatta quando si accendevano i motori a curvatura. Apparentemente, il pavimento sembrava formato da una sorta di pelle, ed era caldo e lievemente umido al tatto. Anche lo sportello di accesso del disco su cui lavorò Lazar era caratterizzato da proprietà sconcertanti: si apriva grazie a una sorta di telecomando a distanza, ma una volta richiuso, lo sportello non era più visibile, appariva in effetti alla vista una parete liscia e continua di metallo, anch’esso caldo. 
Nella descrizione di Lazar, era come se se gli atomi del metallo si fondessero tra di loro, come una ferita che si richiude. 
Anche questa caratteristica avvicinerebbe il concetto delle astronavi di origine aliena più a una sorta di essere organico che a una semplice macchina.

Un altro ricercatore ben noto ai lettori più attenti, lo scomparso William Hamilton, ex pilota USAF ed esperto di sistemi informatici, fece a suo tempo delle interessanti affermazioni sulla reale natura degli UFO: 
Nel corso delle mie ricerche ho scoperto un certo numero di elementi alla base della tecnologia UFO. Mi riferisco ad Orfeo Angelucci, che ho avuto modo di conoscere, il quale dichiarava di aver avuto esperienze di contatto, negli anni dal 1953 al 1955 e raccontava che i dischi volanti che aveva visto e gli esseri che aveva incontrato, provenivano da un’altra dimensione temporale. E gli oggetti non erano costruiti come noi costruiamo gli aerei oppure le automobili, no, gli oggetti crescevano, come fa un cristallo… tutti i sistemi di cui necessitavano crescevano internamente, proprio come nel sistema del corpo umano, o di un fiore. Gli UFO vivono attraverso un processo organico.

Alcune notizie sulle EBE vennero a suo tempo divulgate dal dottor Dan Burisch nella seconda metà del 2002, in particolare in merito agli studi da lui condotti su un presunto extraterrestre nell’Area 51 a partire dal 1986. Burisch, che è un microbiologo, venne condotto in un laboratorio sotterraneo, dove studiò la biologia dell’essere alieno definito J-Rod, apparentemente un classico grigio. Dato che apparentemente J-Rod soffriva di una degenerazione dei tessuti nervosi, a Burisch fu chiesto di prelevare del tessuto dal braccio dell’essere per effettuare degli esami medici.
A detta del microbiologo, c’era una profonda interconnessione biologica tra la creatura e la tecnologia dell’astronave. J-Rod in qualche modo era stato programmato geneticamente per fungere da interfaccia biofisico con l’astronave, tramite innesti nelle mani e la testa ...

Continua qui: www.altrogiornale.org

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