mercoledì 7 giugno 2023

A volte la mela cade lontano dall'albero

Ogni volta che un uomo compie violenza contro una donna o si verifica un femminicidio non dobbiamo per forza dare sempre le colpe alle madri o all'assenza dei padri ma comprendere che ogni individuo nasce già con un carattere, un Daimon, che si sviluppa dentro un contesto familiare, sociale e culturale.

Se così non fosse tutti i figli, degli stessi genitori, sarebbero uguali, mentre la realtà dimostra che esistono differenze notevoli di carattere e che le "mele marce" ci sono in ogni famiglia, e non è vero il detto che le mele non cadono mai lontano dall'albero ...




"James Hillman sostiene che fin dall’infanzia il daimon ci assegna delle peculiarità, inclinazioni e passioni che ci hanno permesso di portare alla luce ciò che avevamo dentro da sempre.
Si tratta di un totale cambio di prospettiva del punto di vista della psicologia tradizionale: se per l’impostazione freudiana l’individuo nasce come tabula rasa e forma la propria mente a seconda degli stimoli esterni per Hillman avviene l’opposto.

Hillman definisce la “superstizione parentale” questo fenomeno di credere che i genitori influiscano totalmente sullo sviluppo del bambino. Nascere in un determinato contesto e con quei particolari genitori, non è frutto del caso. Il daimon sceglie in anticipo la situazione che meglio permetterà l’esplicarsi della propria vocazione.

A volte vivere situazioni difficili o addirittura traumatizzanti può essere fondamentale per comprendere la nostra vocazione, poiché potrebbe essere l’unico modo possibile affinché la nostra unicità si riveli.

Tra tutti i personaggi che Hillman prende in considerazione nel libro Il Codice dell'Anima, ad uno viene dato un ruolo di particolare rilievo: Adolf Hitler. 

La sua figura è emblematica in quanto suscita la domanda sulla natura del male: può la ghianda essere malvagia?

L’olocausto commesso da Hitler non è paragonabile ai delitti comuni poiché è stato generato da un’adesione collettiva al sistema di credenze proposto dal nazismo. Hillman pone Hitler in uno stato di passività rispetto alla sua ghianda: questo cattivo seme non ha trovato opposizione nella persona che lo ospitava, Hitler è stato totalmente succube della sua vocazione al male, come se fosse un’entità distinta, verso la quale non aveva il potere di opporsi.
Quello che è successo nel suo piccolo ad Hitler, è successo in grande al popolo tedesco: ambedue hanno recepito il male senza avere la capacità di opporvisi. L’hanno semplicemente accolto. 

Visto così, il vero mistero sembra essere non tanto il male in sé ma l’innocenza collettiva che gli ha permesso di dilagare.

La natura umana, come già Freud aveva osservato, ha un’innata propensione alla violenza e alla distruzione. Tutti abbiamo una controparte di ombra, che in alcuni casi resta latente e controllata, mentre in altri emerge fino a prendere il sopravvento in ogni azione, come nel romanzo Il dottor Jekyll e Mr. Hide.
Hitler, con il suo immenso olocausto, desiderava epurare il mondo dal male, ma senza riuscire a sua volta a vedere il male da cui lui stesso era posseduto.

Considerando tutto questo, se un’anima nasce affiancata da una vocazione alla pura malvagità, quale sarà il modo per impedirle di nuocere?

Hillman suggerisce che l’unica possibilità sia l’autoconsapevolezza e lo spirito critico. Il bambino dovrebbe essere sin da subito sensibilizzato a riconoscere e mitigare la sua spinta distruttiva, così che crescendo mantenga attiva la capacità di riconoscere e correggere la sua negatività. 
Hitler non era assolutamente in grado di controllare le sue azioni. Agiva sotto un impulso assolutamente privo di autoconsapevolezza.

Per concludere, il “cattivo seme” può essere arginato e corretto, ma va riconosciuto per tempo e guidato nella giusta direzione. 
Hitler resta una figura archetipica, una possibilità che di fronte alle condizioni favorevoli rischia sempre di tornare a concretizzarsi."


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