Sintonizzati alla frequenza della realtà che desideri e non potrai fare a meno di ottenere quella realtà.
Non c'è altra via.
Questa non è Filosofia, questa è Fisica”
- Albert Einstein -
(Immagine: Alex Sukontsev/Flickr)
(Immagine: Alex Sukontsev/Flickr)
di Carmen Di Muro
Ci hanno sempre fatto credere che tutto ciò che si palesa di fronte ai nostri occhi e che viene colto attraverso i nostri apparati sensoriali sia l’unica realtà esistente e che tutto possa essere spiegato e risolto attraverso l’apporto e l’azione specifica dell’uomo sulla materia.
Ci hanno sempre fatto credere che tutto ciò che si palesa di fronte ai nostri occhi e che viene colto attraverso i nostri apparati sensoriali sia l’unica realtà esistente e che tutto possa essere spiegato e risolto attraverso l’apporto e l’azione specifica dell’uomo sulla materia.
Eppure tutta la realtà che ci circonda e noi stessi per primi, come esseri umani, siamo molto di più di ciò che da sempre il mondo della superficie ci ha fatto vedere.
A livello sottile, profondo siamo esseri di pura energia, energia che è alla base della forma densa della materia del nostro corpo organico, delle nostre cellule...
Nessuna epoca della storia ha conosciuto un progresso a livello scientifico neppure lontanamente comparabile, per velocità e risultati, a quello attuale.
Le tecnologie per l’esplorazione delle energie nei sistemi biologici hanno fatto passi da gigante. Vi sono adesso apparecchi nuovi e sempre più raffinati sia per captare e distinguere le emissioni elettromagnetiche dei tessuti viventi, sia per produrre emissioni di questo tipo a scopo terapeutico.
Seppure inimmaginabili confini sono stati raggiunti e nuove straordinarie prospettive per la ricerca sono state aperte, per la maggior parte degli studiosi della “vecchia scuola” i termini di suddivisione e specializzazione sono tutt’ora il modus operandi che orienta il loro studio sulla comprensione dell’essere umano, in quanto ogni processo viene guardato singolarmente, analizzato come ente a sé, colto a partire dalla sua tangibilità e meccanicità.
Al contrario, noi siamo totalità interagente, non soltanto nel nostro corpo, ma anche con l’ambiente esterno, in quanto composti a livello profondo della stessa essenza vibrazionale, ossia di luce, di energia radiante. E questo a ricordarcelo è lo stesso Einsten che nel 1905 con la sua “teoria della relatività” mostrò che la massa stessa è una forma di energia, che massa ed energia sono interscambiabili, collegate dalla formula E= mc2 , dimostrando scientificamente che tutto è energia.
Affinché l’uomo venga colto nella sua reale essenza, bisogna dunque scendere nell’universo subatomico, quello delle energie sottili, passando dal mondo dei fenomeni macroscopici a quello dell’infinitamente piccolo. Dominio di indagine di questo straordinario mondo in cui il visibile cede il posto all’invisibile è di pertinenza della fisica quantistica, i cui sviluppi ci portano in una sola direzione: vedere l’uomo come un campo di energia unificata.
L’organismo umano è un complesso di frequenze elettromagnetiche e non un semplice assemblato di materia vivente.
C'è qualche fondamento scientifico in tutto ciò?
Secondo questa teoria, "la coscienza sarebbe una sorta di programma per contenuti quantistici nel cervello", e nel momento della morte i microtubuli "fuggirebbero dal sistema nervoso centrale per ritornare all'Universo**"**.
In particolare la coscienza è definita in vari articoli come "il risultato degli effetti della gravità quantistica all'interno dei microtubuli" e si arriva alla conclusione che la nostra anima "sarebbe della stessa sostanza dell'Universo ed esisterebbe sin dall’inizio dei tempi".
Infine, ecco la spiegazione della morte: "i microtubuli perdono il loro stato quantico [...] ma le informazioni contenute in essi non vengono distrutte", cosicché "l'anima non muore ma torna all'Universo [...] distribuendosi e dissipandosi". In una esperienza di pre-morte, invece, l'informazione quantistica (temporaneamente andatasene altrove) ritornerebbe poi nei microtubuli al momento del risveglio, senza essere stata in alcun modo alterata poiché "può sopravvivere a tempo indeterminato al di fuori del corpo".
Dal punto di vista sperimentale, poi, l'unico risultato rilevante è l'osservazione di proprietà quantistiche vibrazionali nei microtubuli, ma da qui all'idea di una coscienza universale, o a maggior ragione dell'esistenza di un anima, il passo è enorme e per nulla giustificato.
La medicina tradizionale, basata sulla biochimica e sull’evidenza, interviene sul livello manifesto della materia, fornendo sostanze atte a rimuovere l’anomalia nella struttura molecolare dell’organismo.
Essa ha il grosso difetto di tralasciare la dimensione immateriale dell’essere umano: quella delle energie di fondo che lo animano e lo rendono vivo. Ma la nostra dimensione immateriale che è quella del pensiero, degli stati d’animo, delle emozioni, non è un accessorio: essa ha un ruolo fondamentale nell’insorgenza e nel decorso di qualunque patologia, di qualunque cosa ci capiti.
Al contrario la medicina quantistica prende in considerazione e tenta di agire a livelli più sottili e profondi, sui “meccanismi che governano i meccanismi” così da curare le malattie ancor prima che si manifestino, partendo dal presupposto che ogni disturbo sia l'effetto di una distorsione del campo magnetico che regola le reazioni chimiche e cellulari nel corpo umano.
Conoscere il campo magnetico di ogni individuo significa sapere quali patologie egli può sviluppare...
C'è qualche fondamento scientifico in tutto ciò?
Secondo questa teoria, "la coscienza sarebbe una sorta di programma per contenuti quantistici nel cervello", e nel momento della morte i microtubuli "fuggirebbero dal sistema nervoso centrale per ritornare all'Universo**"**.
In particolare la coscienza è definita in vari articoli come "il risultato degli effetti della gravità quantistica all'interno dei microtubuli" e si arriva alla conclusione che la nostra anima "sarebbe della stessa sostanza dell'Universo ed esisterebbe sin dall’inizio dei tempi".
Infine, ecco la spiegazione della morte: "i microtubuli perdono il loro stato quantico [...] ma le informazioni contenute in essi non vengono distrutte", cosicché "l'anima non muore ma torna all'Universo [...] distribuendosi e dissipandosi". In una esperienza di pre-morte, invece, l'informazione quantistica (temporaneamente andatasene altrove) ritornerebbe poi nei microtubuli al momento del risveglio, senza essere stata in alcun modo alterata poiché "può sopravvivere a tempo indeterminato al di fuori del corpo".
Dal punto di vista sperimentale, poi, l'unico risultato rilevante è l'osservazione di proprietà quantistiche vibrazionali nei microtubuli, ma da qui all'idea di una coscienza universale, o a maggior ragione dell'esistenza di un anima, il passo è enorme e per nulla giustificato.
Anche il collegamento tra queste vibrazioni quantistiche e alcuni tipi di onde cerebrali non ancora spiegate dalla scienza medica resta tutto da stabilire.
Articolo completo qui:
No, la teoria quantistica della coscienza non dimostra che l'anima esiste
Ulteriore approfondimento:
- L’anima è solo un’illusione della fisica quantistica?
Ulteriore approfondimento:
- L’anima è solo un’illusione della fisica quantistica?



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