martedì 28 maggio 2024

Storie di Guido, l’ultimo pastore

Guido Darello è un pastore di 94 anni che da sempre vive in una vecchia casa di pietre e lamiera sul monte Gottero. A differenza della maggior parte degli eremiti che abbiamo incontrato negli anni, Guido non ha scelto di isolarsi lasciando il mondo. 
Guido non ha mai vissuto in paese o in città, è nato tra le montagne e da lì non se ne è mai voluto andare. 

L'infanzia, i ricordi difficili della guerra e una vita organizzata giorno per giorno tra pecore e lupi. Un secolo scandito dalle difficili condizioni della montagna. Incontrandolo avevo la netta sensazione di parlare con un uomo di un'altra epoca. 

La sua autenticità, la sua innocenza, mi hanno ricordato quelle di un bambino mentre gli mostravo ciò che la tecnologia offre ai giorni nostri ...
 

Guido ha rifiutato le promesse del progresso per restare fedele alle montagne, certo, pagandone il prezzo. La vita che ancora oggi svolge, per essere indipendente lassù, è qualcosa che colpisce molto. 

A prima vista è impossibile non provare emozioni contrastanti vedendolo, zoppicante, occuparsi della casa. Però, per capire a pieno la prospettiva di Guido bisogna fare un passo oltre, e questo è l'obbiettivo del video.


Le storie di Guido

Guido vive a Canaverbone da quando aveva tre anni, proveniente da Pian di Lago, sopra Groppo. Prima con i genitori, poi con un fratello e una sorella, da cinquant’anni da solo. 
Le attività della famiglia e poi sue riguardavano il taglio della legna, la produzione di carbone vegetale, un po’ di agricoltura, e soprattutto l’allevamento: pecore, mucche, cavalli, asini. Poi i lupi hanno sterminato tutti gli animali. 

Racconta Guido:
“Ho lottato trent’anni, dall’inizio degli anni Novanta, e sono stato sconfitto. L’anno scorso un lupo ha mangiato l’ultima capra, ho salvato la capretta e le ho dato il latte, da allora non si muove, sta in casa e mi viene dietro come un cane. I lupi ora passano e vanno, scendono in basso, perché qui non c’è più nulla da mangiare”.

La conferma mi è venuta da Airola, paesino sotto Chiusola: quando ho visitato il Santuario di Nostra Signora della fontana (si veda l’articolo di domenica scorsa) mi hanno raccontato di un asino mangiato dai lupi qualche giorno prima.

La vita di Guido è sempre stata, dice lui, “ai quattro venti”. 
Ma il Gottero era diverso:
“C’era molto più pascolo, c’erano grandi prati erbosi, e molto meno bosco. Ho mantenuto a prato la zona attorno a casa mia. Non c’è più l’uomo, ora non si passa più, non si può uscire dalla strada o dai sentieri principali. Il paesaggio è cambiato. Eravamo in 19, sono rimasto solo io. Anche negli altri versanti del Gottero ormai è così, nello Zerasco, nel Parmense. Coltivo un po’ d’orto e basta, prima c’erano il grano, la segale… C’erano anche i cinghiali, ma i lupi li hanno sterminati”.


La casa è tutta in pietra, con il tetto di lamiera isolato con la paglia. Dentro c’è una stufa di ghisa che ha più di ottant’anni di vita. Guido si fa il pane in un piccolo forno e cuoce sulla brace, con l’antico strumento della “campana”. 
Agnello, formaggio, polenta, castagnaccio, pattona, prodotti dell’orto, funghi, che sono già ad essiccare sul tetto della casa: la sua cucina è sempre stata quella del territorio. 

“La carne era più buona, il lardo di una volta non c’è più -racconta Guido- anche i frutti di bosco sono quasi spariti, le api non vengono più… E’ cambiato il clima, è cambiato l’ambiente, c’è l’inquinamento”. 

Guido mi fa vedere il lato di una pietra chiara esposto all’atmosfera, è tutto annerito:

“E’ la polvere nera che viene dal cielo. Quando l’Enel inquinava di più, gli effetti si vedevano anche qua. Il virus ha bloccato le attività e ha reso l’aria più salubre. Per la prima volta dopo decenni era sparita la cappa su Spezia e su Sestri Levante, ora sta cominciando a tornare. Le api sono venute dopo decenni, ora sono di nuovo sparite”.

Le stalle attorno alla casa sono abbandonate, il tetto è crollato. Gran camminatore, Guido scende ogni tanto fino a Sesta Godano a comprare, sono più di due ore all’andata e al ritorno. Per fortuna qualcuno sale e lo rifornisce di farina. Ha accettato la corrente elettrica già qualche decennio fa, ha un cellulare e una radio. L’acqua è di una vicina sorgente. Potrebbe andare a vivere a Sesta Godano, c’è chi lo ospiterebbe:
“Qui c’è freddo, ma è più secco, a Sesta è più umido. Non scendo giù, abitare a Sesta per me significherebbe andare in galera”.

Continua qui: www.cittadellaspezia.com


Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.