Come molti racconti dei Grimm si ispira alle leggende e alle storie della tradizione popolare tedesca. La versione che viene oggi universalmente raccontata è quella più “digeribile” da parte di un pubblico non adulto, e venne pubblicata per la prima volta nella raccolta dei Grimm del 1857.
Le differenze fra la prima e l’ultima versione
La fiaba del 1812 è profondamente diversa da quella che tutti noi conosciamo.
La fiaba del 1812 è profondamente diversa da quella che tutti noi conosciamo.
La matrigna è in realtà la madre di Biancaneve, che ha soltanto sette anni, e la vuol fare uccidere per mangiarle fegato e polmoni con sale e pepe.
illustrazione di Franz Jüttner
Biancaneve era Margaretha von Waldeck?
Nel 1994, uno storico tedesco di nome Eckhard Sander pubblicò Schneewittchen: Marchen oder Wahrheit? (Biancaneve: è una fiaba?), sostenendo di aver scoperto la genesi dietro la fiaba dei Grimm. Per Sander il personaggio di Biancaneve si basa sulla vita di Margaretha von Waldeck, una contessa tedesca nata da Filippo IV e dalla prima moglie nel 1533.
All’età di 16 anni Margaretha fu stata costretta dalla matrigna, Katharina di Hatzfeld, ad allontanarsi da Wildungen e andare in semi-esilio a Bruxelles.
Nel 1994, uno storico tedesco di nome Eckhard Sander pubblicò Schneewittchen: Marchen oder Wahrheit? (Biancaneve: è una fiaba?), sostenendo di aver scoperto la genesi dietro la fiaba dei Grimm. Per Sander il personaggio di Biancaneve si basa sulla vita di Margaretha von Waldeck, una contessa tedesca nata da Filippo IV e dalla prima moglie nel 1533.
All’età di 16 anni Margaretha fu stata costretta dalla matrigna, Katharina di Hatzfeld, ad allontanarsi da Wildungen e andare in semi-esilio a Bruxelles.
illustrazione di Franz Jüttner - 1905
Lì Margaretha si innamorò di un principe che sarebbe poi diventato Filippo II di Spagna, contro il volere del padre e della matrigna. La relazione era infatti “politicamente scomoda”, e la ragazza morì misteriosamente a soli 21 anni, a quanto sembra mediante avvelenamento.
I resoconti storici indicano come probabile mandante dell’omicidio il Re di Spagna, che si oppose alla storia d’amore fra il figlio e la donna, e che inviò agenti speciali spagnoli ad uccidere la giovane Margaretha.
Gli elementi contenuti nella fiaba sono presenti, in senso lato, anche nella realtà. I sette nani sarebbero i piccoli bambini che erano schiavi di Filippo IV e che lavoravano per lui nelle miniere di rame. Questi non solo erano costretti a fatiche disumane in giovane età, ma ne risultavano poi deformati da adulti perché denutriti o enormemente provati dallo sforzo subito durante l’infanzia.
La mela avvelenata, sempre secondo lo scrittore, sarebbe riconducibile ad un evento storico accaduto in Germania che vide un anziano arrestato per aver dato delle mele avvelenate a dei bambini, colpevoli di aver tentato di rubare la merce dell’uomo.
Non tutti sono concordi con la versione raccontata da Sander.
Secondo un gruppo di studiosi di Lohr, in Baviera, Biancaneve si ispira alla vita di Maria Sophia von Erthal, nata il 15 giugno 1725 a Lohr am Main, in Baviera. La ragazza era figlia di un proprietario terriero, il principe Philipp Christoph von Erthal, e di sua moglie, la baronessa Von Bettendorff.
foto: lo specchio conservato al museo di Spessart
Dopo la morte della baronessa, il principe Philipp sposò Claudia Elisabeth Maria von Venningen, contessa di Reichenstein, che non gradiva la presenza dei figliastri e gli preferiva i figli di primo letto.
Il castello dove vivevano, che ora è un museo, ospitava un famoso “specchio parlante”, un giocattolo acustico in grado di registrare e riprodurre la voce di chi gli parlava (ora conservato nel Museo Spessart).
Lo specchio, costruito nel 1720 dall’Industria dello specchio dell’Elettorato di Magonza a Lohr, era un dono del principe alla seconda moglie.
Le gallerie più piccole potevano esser raggiunte solo da minatori molto piccoli, che spesso indossavano cappucci colorati, proprio come sono stati rappresentati i nani nel corso dei secoli.
Il gruppo di studio di Lohr sostiene che la bara di vetro possa esser collegata alle famose vetrerie della regione mentre la mela avvelenata possa esser associata con il veleno belladonna che cresce copioso nei pressi del castello.
illustrazione di Franz Jüttner, 1905
La ragazza visse alcuni anni nei boschi limitrofi alla magione, aiutata dai piccoli minatori che lavoravano nelle miniere del padre, e morendo infine di vaiolo.
L’avversione del volgo nei confronti della perfida Claudia Elisabeth Maria von Venningen rese la giovane ragazza una martire, morta per l’odio che la donna provava nei confronti della sua fulgida bellezza.
La fiaba di Biancaneve è certamente ispirata ad alcuni fatti reali accaduti nella zona della Germania nei secoli precedenti alla sua stesura.
Particolarmente notevole è come gli “aiutanti magici” (in questo caso i sette nani), siano identificati quasi con certezza nei piccoli lavoratori delle miniere tedesche del XVII e XVIII secolo.
La storia potrebbe essere, con ogni probabilità, frutto di una commistione di elementi e leggende, prese da storie reali accadute a persone diverse e condensate in un’unica fiaba.
Fonte: www.vanillamagazine.it
Precedentemente pubblicato qui il 28/10/2019
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