mercoledì 19 giugno 2019

Capitalismo, ecologia e lavoro. Il cortocircuito della nostra epoca


La natura e il lavoro da sempre ci sono dati dal racconto politico e sociale come regni separati della realtà. Dallo schiavismo del Mississippi ai giorni nostri, il "potere" della carne.

Il punto principale però lo "centrò" già Marx :

E cioè che contadini, artigiani e altri perdevano sotto il capitalismo l’accesso ai “mezzi di produzione“: e che quel qualcun altro fosse chi possedeva gli strumenti, i reparti, la terra, i negozi.

Quindi succedeva che i capitalisti pagassero i contadini perché loro applicassero la loro fatica a questi mezzi.

Marx voleva dimostrare che il capitalismo vede la realtà attraverso il dualismo lavoro/ natura e al tempo stesso ci ricorda che non è possibile una separazione del genere: ciò che succede ai lavoratori colpisce la natura esterna e viceversa ; questo concetto è del 1875 ma io trovo sia piuttosto attuale, dato che in quel periodo Marx spiegò che vedere i posti di lavoro e l’ambiente impegnati in un conflitto a somma zero, era un errore clamoroso di analisi.

E avvertiva i socialisti tedeschi che si sbagliavano quando ritenevano che il lavoro fosse l’unica fonte di ricchezza.
Secondo lui gli avevano attribuito “poteri soprannaturali“...


Di fatto non è quanto accaduto fino ad oggi all’Italsider di Bagnoli, all’Ilva di Taranto o a Marghera o a Cengio, solo per citare i primi esempi che mi vengono in mente?

Comprendere che sia i posti lavoro che i gli ambienti sono creati attraverso il capitalismo può aiutarci a trovare un terreno comune e l’occasione utile, sia per i movimenti ambientalisti che per quelli sindacali, per rivedere i propri assunti di base.

Permane una forte tendenza a interpretare il mondo del lavoro come se fosse in qualche modo indipendente dalle campagne, eppure tutto il lavoro doveva -e tuttora deve- la propria esistenza alle campagne.

Ogni grande epoca del capitalismo ha forgiato con l’agricoltura un rapporto chiaro e espulso dei campi milioni di persone e, dagli anni 70 del secolo scorso, addirittura centinaia di milioni di persone. Pensiamo soltanto alle rivoluzioni agricole statunitensi quella degli anni 40 e 70 del novecento, ma anche quella dell’ottocento. Entrambe si basavano su combustibili fossili e sul lavoro in fabbrica.

Le piantagioni del sud nell’800 immettevano negli stabilimenti tessili britannici, a loro volta incubatrici di un brutale regime lavorativo, il cotone a buon mercato derivante dalle piante prodotte dal lavoro a basso costo nel Delta del Mississippi.


Lo schiavismo fu il prezzo pagato per il cotone a buon mercato il cui valore crollò più del 70% tra il 1785 e il 1835.

L’impresa cotoniera del sud si basava sullo sfratto e sullo sterminio delle genti indigene che erano relegate nel regno che oggi chiamiamo Natura, dell’ambiente.
In pratica erano sfruttati come è sfruttata la terra, i fiumi,i mari di Gea: perché per il capitale loro erano “ natura”.

Ma oggi, 2019,e’ ancora così e se avrete pazienza lo vedremo. Nel 1870 ormai sei lavoratori britannici su sette erano impegnati fuori dal settore agricolo.

C’era bisogno di nutrirli, a basso prezzo e l’agricoltura americana era preparata a fare esattamente questo “ lavoro” .

Cosi l’esportazione dei cereali americani nelle isole britanniche crebbe di 40 volte volte nei decenni successivi al 1846.

Questa crescita prodigiosa dipendeva dall’industrializzazione agraria: una massiccia meccanizzazione delle fattorie che parti in maniera modesta, per accelerare rapidamente nei dieci anni successivi.

In quel decennio il grano americano non si limitò nutrire gli operai inglesi, ma rese anche possibile un nuovo mondo del lavoro, devastando contemporaneamente l’economia agricola dei contadini europei nell’Europa meridionale e orientale. L’agricoltura industriale rende economico il cibo sostituendo quindi i contadini con il capitale.

Allora come oggi( che vi ricorda il trattato NAFTA?) i contadini risposero alla propria condizione di lavoratori in esubero, emigrando: molti si trasferirono negli Stati Uniti dove andare a lavorare nelle nuove fabbriche.

Il sistema alimentare fu un laboratorio per tutta una gamma di pratiche gestionali, dallo schiavismo fino al lavoro salariato sindacalizzato. Ma diede anche l’occasione agli operai di vedere in maniera diversa la politica.

Da qui cominciarono le organizzazioni sindacali di lavoratori per combattere queste politiche.

Ma anche il potere economico si organizzò per combattere e sabotare le proteste. I lavoratori del cotone che chiedevano troppe concessioni furono immediatamente sostituiti da entrambe le sponde dell’Atlantico.

Gli operai di una parte del mondo venivano messi in competizione al ribasso di salari e diritti con quelli dell’altra parte. Non assomiglia molto a quanto accade anche oggi?

Le agitazioni degli operai nelle fabbriche e la rivolta degli schiavi sono connesse non solo perché sono forme resistenza ma perché si tratta di protesta articolate contro l’ecologia e capitalismo. Ogni fabbrica globale necessita di una fattoria globale:

E le imprese dei settori industriali, dei servizi e tecnologie, si basano per prosperare sull’estrazione di lavoro a basso costo, di natura sfruttata o costo 0, che saranno a malapena contabilizzate.

Le applicazioni del nostro iPhone, progettati a Copertino, in California sono codificate da programmatori indipendenti autonomi, dipendono da microprocessori assemblati negli stabilimenti cinesi e utilizzano i minerali estratti da centinaia di migliaia di schiavi nel bel mezzo di una guerra sanguinosa nella Repubblica democratica del Congo.

Funziona così.

La manifattura moderna oggi si fonda su regimi stratificati, simultanei e differenti e a ogni resistenza popolare, il capitalismo ha spostato ancora una volta le frontiere del lavoro, esattamente come nel settecento e nell’ottocento.

Ma il legame tra ecologia e capitalismo ha anche altre declinazioni.

Infatti, anche se al solito il capitalismo è associato alle rivoluzioni alimentate dal carbone e dal petrolio, prima di queste arrivarono le trasformazioni del sistema alimentare.

Senza un surplus di cibo non esiste alcun lavoro fuori dall’agricoltura, credo sia lampante.

Le civiltà che troviamo nei libri di storia, la Sumera ed Egizia, Han e romana, Maya e Inca, crebbero grazie alle rivoluzioni che permisero a meno persone di produrre più cibo.

La varietà delle relazioni alimentari nell’arco della storia umana, della rivoluzione del neolitico fino all’alba il 500, è impressionante.

Ma tutte avevano in comune due caratteristiche: un sistema di produttività agricolo basato sulla terra piuttosto che sul lavoro

E un sistema di controllo del surplus alimentare attraverso la politica piuttosto che attraverso il mercato.

L’agricoltura capitalista invece ha cambiato il pianeta.

Perché certe terre diventarono dominio esclusivo di specifici tipi di cultura e sistemi di coltivazione:

Ovvero le monoculture progettate per portare i fiumi di soldi al capitale. Ovviamente senza nessun interesse per la preservazione della biodiversità, delle culture locali, dei semi antichi.

Tutti da Cicerone al cinese imperiale, hanno compreso l’importanza di garantire che i cittadini fossero abbastanza nutriti per sventare disordini urbani.


Quello che è diverso nell’ecologia dell’agricoltura a fin di soldi è l’ossessione per il profitto e la spinta il cibo a basso costo per nutrire i lavoratori delle città e le loro famiglie, non solo per prevenire le sommosse, ma anche per tenere a buon mercato il lavoro.

Il cibo a buon mercato consente a questo costoso sistema di sfornare ricchezza, la quale fluiva nelle infrastrutture del potere, della riproduzione che creavano una nuova ecologia della città e della campagna.

Ma tutto questo continua anche negli anni 60 precisamente nel 1968 infatti nacque il termine “rivoluzione verde” coniata da William Gaud, un dirigente la United States agency for International Development: Allora detto in due parole, la “rivoluzione verde” utilizzava un agricoltura con nuove varietà di piante, fertilizzanti , pesticidi, irrigazione, sistemi di proprietà’.

In verità fu il primo riuscito tentativo di utilizzare la parola “verde” con azioni che invece massacravano il pianeta: da allora ancora oggi vediamo la parola “ verde” utilizzata da partiti, aziende, prodotti che non fanno nulla di ambientalmente corretto”(tranne forse per il verde dei dollari che incassano…)

Dal 1950 al1980 la produzione dei cereali raddoppiò in tutto il globo. I prezzi del mais e del frumento invece calarono contemporaneamente del 3%/ anno, tra il 1952 e il 1972 e ancora di più fino al 2002. Ovviamente disastrando le piccole economie contadine .

E comunque questi prodigiosi risultati produttivi della lunga rivoluzione verde non ridussero la fame.

Se togliamo dal calcolo la Cina, le schiere degli affamati si gonfiarono dell’11% nel corso della "rivoluzione verde".

In compenso il consumo di pesticidi in India aumentò di 17 volte e tra il 1955 il 2005 nel Punjab. 

Si è capito poi che le comunità in cui è state praticata in maniera intensiva la rivoluzione verde sono state flagellati da epidemie di tumori maligni, con alcune aree dichiarate ufficialmente “villaggi colpiti dal cancro“ .

Però devo ripeterlo:

La rivoluzione verde non era pensata per i villaggi indiani ma solo per quei lavoratori all’interno del flusso monetario urbano a migliaia di km da quei villaggi, che potevano cullare propositi di abbandonare il capitalismo se il cibo avesse avuto un aumento eccessivo.

Dal 1990 le paghe dei lavoratori nei paesi “dell’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico” sono rimasti al palo.

È stato una conseguenza diretta delle politiche contro il lavoro che gli esperti del settore chiamano giustamente “ repressione salariale”.

Date le paghe costantemente basse nell’era neoliberista, capirete che ha una logica analizzare il cibo a buon mercato, non solo in rapporto alla busta paga, ma direttamente in termini di prezzo.

E il prezzo è crollato particolarmente riguardo alle carni. 

 In USA soprattutto per quelle provenienti dal Messico in conseguenza dell’accordo NAFTA.

La carne è stata al centro della trasformazione dietetica globale a partire dagli anni 70 del 900.

E quindi credo sia il caso di passare a esaminare come abbiamo fatto a diventare un pianeta sempre più carnivoro e anche di come funziona la logica che permette di lavorare una carne con poca spesa sia intrecciata all’ascesa del nutrizionismo, in cui è nascosta la maniera da risolvere il problema della fame non risolvendo quello della povertà. Ora uno studioso canadese,Tony Weis,Ha quantificato la portata di recenti cambiamenti del consumo di carne.

Nel 1961 poco più di 3 miliardi di persone e mangiavano un amico di 23 kg di carne e cinque uova all’anno.

Nel 2011 7 miliardi di persone mangiavano 43 kg di carne e 10 uova all’anno.

In appena mezzo secolo dal 1961 al 2010 la popolazione globale di animali macellati è balzata da circa otto a 64 miliardi: cifra che crescerà ancora fino a 120 miliardi entro il 2050 se proseguiamo l’attuale ritmo di crescita.

Il capitalismo ha investito tanto nella carne a basso costo.

Questo settore ha richiesto l’invenzione di nuove pratiche veterinarie, dalla riproduzione intensiva ai supplementi ormonali, fino all’uso di antibiotici e alle pratiche di alimentazione concentrata che hanno avuto effetti tragici a livello globale sulla qualità del cibo, del suolo, dell’acqua e dell’aria.

L’impronta ecologica dell’allevamento intensivo è ormai insostenibile dal pianeta Terra.

In parole povere la carne cruda del nostro supermercato è preparata da un braccio sofisticato e intensivo dell’ecologia del capitalismo.

Il risultato di tutto ciò è un sistema di produzione della carne che può trasformare un uovo fertile e un sacco di 4 kg di mangime in un pollo di 2 kg nel giro di cinque settimane. Dico 5 settimane.

I tempi della produzione di tacchini si sono dimezzati tra il 1970 e il 2000, scendendo fino a 20 settimane per passare dall’uovo a un tacchino di 16 kg…. Altri animali hanno visto progressi simili grazie a una combinazione di riproduzione, tecniche di alimentazione concentrata e catena distribuzione globale.

Per esempio metà del maiale del mondo viene mangiata in Cina, perciò le relative fonti di importazione del mangime solo affare planetario.

Come anche le conseguenze: il 14,5% di tutte le emissioni di biossido di carbonio, provengono dagli allevamenti .

Produrre una libbra (mezzo chilo) di manzo richiede 6810 lt di acqua e 3 kg di mangime. Ovviamente le conseguenze ambientali della produzione di carne sono esterni al calcolo dei profitti del sistema alimentare industriale.

È uno dei motivi per cui la carne costa tanto poco.

Il lavoro a buon mercato è un altro. Potrei continuare ma potete capire come ecologia ambiente e il loro sfruttamento sono parte strutturale del capitalismo da sempre. E l’uomo è parte di quello sfruttamento, senza alcuna differenza. Abbiamo anche capito come le frontiere hanno sempre permesso a agricoltura e ai mercati di godere di un boom trattando suolo, lavoro e vita come se fossero strumenti per migliorare la produttività del lavoro.

Il cambiamento climatico però oggi rappresenta un fenomeno più grave della chiusura di una frontiera e qualcosa di prossimo a un’implosione di un modello della natura a basso costo portando non alla fine il nature facili e economiche ma a un drammatico rovescio.

Col cambiamento climatico intendiamo fenomeni estremamente disperati tra cui siccità, precipitazioni estreme, ondate di calore o di freddo.

Le piante come la Soia, la pianta neoliberista per eccellenza, hanno già vissuto quella che gli agronomi chiamano soppressione del rendimento come frutto dei cambiamenti climatici causati all’uomo.

La quantità resta materia di dibattito, ma tante analisi gravitano attorno a una riduzione del 3% nei rendimenti dagli anni 80, un valore di perdite per 5 miliardi di dollari all’anno dal 1981 al 2002.

Ancor peggio il cambiamento climatico fra presagire altri pesanti tracolli.

Ogni ulteriore aumento di 1 °C della temperatura globale annuale media è accompagnato da un maggiore rischio di effetti drammatici e non lineare sull’agricoltura globale. Nel prossimo secolo i rendimenti agricoli caleranno tra il 5 a oltre il 50%, a seconda della finestra temporale, della pianta, del luogo e di quanto a lungo il carbonio sarà ancora pompato nell’aria ai livelli incredibili odierni.

L’agricoltura mondiale assorbirà due terzi di tutti costi del cambiamento climatico entro il 2050.


Significa che non solo il clima ma anche il modello agricolo capitalista è in piena transizione di stato, uno di quei passaggi improvvisi irreversibili che abbiamo già incontrato nella storia di Gea.

In questo secolo, con il cambiamento climatico, questo sistema alimentare andrà a scattafascio. A causa del cambiamento climatico la fine del cibo buon mercato minaccia una fine drammatica persino per il capitalismo, anche se proprio questo cibo che ha reso possibile la sopravvivenza dei lavoratori a buon mercato.

Quindi come abbiamo visto l’ecologia da sempre è stata intrecciata è utilizzata dal capitalismo ma a quanto pare siamo vicini alla fine di questa storia: A noi tutti e tutte decidere come scrivere le pagine degli anni che verranno da oggi al 2050 come l’inizio di un estinzione di massa o di una nuova ripartenza ..

Fonte: www.cantolibre.it

E-BOOK: books.google.it

5 commenti:

  1. Il principio della truffa è sempre lo stesso, dalla notte dei tempi: illudere le persone che con il minimo sforzo si possa ottenere il più grande dei risultati.
    Ergo: chi è più fesso la volpe (il padrone) che corre o il cane (il popolo) che la insegue?
    A noi la scelta: nel nostro piccolo, ognuno di noi sa cosa fare per sventare la truffa! Fino ad oggi ogni tentativo "sociale" è fallito, e il futuro non promette niente di nuovo e buono per noi...se la truffa continuerà ad illuderci, il criceto continuerà a far girare la ruota, fino allo sfinimento, per poi essere sostituito da altri criceti...al tempo degli Egizi i criceti schiavi pagavano per continuare a fare gli schiavi criceti. E' cambiato nulla da allora?

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  2. Le mie scelte alimentari sono iniziate come grossi problemi di salute che mi hanno portato a eliminare carne e latticini dalla mia alimentazione, consumo un po' di pesce specialmente in estate, ma so perfettamente quanto la mia stessa esistenza sia di impatto ambientale disastroso, anche se cerco di fare scelte consapevoli a 360 gradi.

    Tutto ciò che è controllato dal sistema neoliberista "turbo capitalista" per dirla alla Fusaro è destinato alla distruzione di questo pianeta se non poniamo rimedio a questo scempio al più presto.

    È assurdo pensare che questo pianeta che ci ospita ma di cui ci sentiamo i padroni assoluti possa reggere i ritmi disumani di oltre 7 miliardi di individui che consumano e producono triliardi di tonnellate di rifiuti al giorno, non tutti biodegradabili o riciclabili. A volte mi dico che essendo questo un esperimento della Matrix, anche gli eventuali problemi di inquinamento e risorse sono illusioni, e che il pianeta si risana da solo o viene risanato continuamente da chi controlla l'esperimento...ma forse è solo una mia illusione nell'illusione per scaricarmi la coscienza o tentare di vedere il bicchiere mezzo pieno coltivando un po' di positività, chissà.

    Come dice giustamente Giuseppe, se qui non scendiamo dalla ruota e non ci svegliamo, non possiamo sicuramente attenderci nulla di buono per il prossimo futuro.

    E anche allora avremo capito qualcosa? Arriverà il momento del comprendere finalmente la lezione che ciclicamente ci viene impartita?

    Enoch

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    1. Enoch la ruota del criceto gira da millenni, suppongo che continuerà a girare.

      Gianni

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  3. Il sistema di produzione del cibo sta per crollare.
    Come dicono gli Hopi solo allora le persone capiranno che il denaro non si mangia.

    E' provato che le temperature sono in calo costante da tre mila anni e ora sta accelerando, è l'era glaciale in avvio.

    Come conseguenza del freddo prolungato seguito da piogge torrenziali negli USA si prevede la peggior produzione del mais da sempre, ed è così ovunque.
    Ogni anno va peggio di quello prima con una accelerata recente.

    Questo inevitabilmente porterà a scontri e guerre per il cibo.
    Scenario previsto da numerosi studiosi.
    Le persone a scannarsi per un tozzo di pane e i responsabili a godersi la vita.
    E' la natura umana delle non persone non pensanti.

    Gianni

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  4. Libra, la moneta della multinazionale di Facebook!
    https://www.attuarelacostituzione.it/2019/06/19/la-sublimazione-del-neoliberismo-svendiamo-lacqua-mentre-le-multinazionali-battono-moneta-propria/?fbclid=IwAR1U2PITZKkVsEUVll-c0CtGFwD8EZ4ZivvKk-874XOL5gXUtVtDPveA7p4
    Ditemi voi se questo non è un complotto...ma il criceto non ha tempo per pensare...

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