martedì 9 aprile 2019

La droga, uno strumento di politica globale

Sulla scia della Seconda Guerra mondiale, le elite politiche statunitensi e britanniche si ritrovarono ad affrontare la minaccia del socialismo su scala globale. Nonostante le incombenti perplessità circa il futuro, decisero di reagire mobilitando risorse – pubbliche e nascoste – al fine di implementare un programma di “Roll Back” atto a invertire l’avanzata comunista mondiale.

Un vero e proprio blocco sulla strada della mobilitazione anti-comunista era rappresentato dal fatto che la maggior parte della popolazione statunitense era diffidente verso un progetto di politica estera di così ampia portata. Per lo statunitense medio il mondo era rappresentato unicamente dall’America del Nord e l’interesse per la politica estera era minimo. A causa di questo radicato isolazionismo, negli Stati Uniti, agli esordi della Guerra Fredda, spese governative ingenti nella politica estera erano fuori questione.

Inoltre la CIA, principale fonte economica nel reame della politica estera americana, rappresentava, per la maggioranza degli americani nell’epoca post-bellica, un’agenzia come un’altra, mentre in realtà questa stava diventando un protagonista chiave. Pur perseguendo l’impegno di portare a termine massicce operazioni mondiali, la CIA chiese alla Casa Bianca una licenza per inserirsi in fonti di finanziamento alternativi. 

La droga figurava come il business più remunerativo tra quelli più noti. La natura criminale del business dettava quindi le regole del gioco. Mentre alcuni dei guadagni erano effettivamente utilizzati a supporto di operazioni sotto copertura, altri erano deviati verso l’arricchimento personale di agenti e dirigenti dell’agenzia oppure rimanevano nelle mani di gruppi finanziari con potere di lobby nell’amministrazione statunitense. Di conseguenza, la complicità nel business della droga iniziò a diffondersi verso il livello più alto dell’establishment nordamericano ...


Il primo caso rappresentante le connessioni tra la CIA e il business della droga risalgono al 1947, anno in cui Washington, preoccupato dell’ascesa del movimento comunista nella Francia post-bellica, si associò con la nota e spietata mafia corsa nella lotta contro la sinistra. Dal momento che il denaro non poteva essere riversato nella sgradevole alleanza attraverso canali ufficiali, una grossa fabbrica di eroina venne istituita a Marsiglia con l’assistenza della CIA, che alimentava l’affare. L’iniziativa imprenditoriale impiegava abitanti del posto, mentre la CIA organizzava il ciclo degli approvvigionamenti, ed il terrore fisico e psicologico contro i comunisti in Francia alfine impedì loro di raggiungere il potere.

Successivamente lo schema adottato è stato replicato nel mondo. All’inizio degli anni ’50 la CIA dirigeva un network di fabbriche di eroina nel Sud Est Asiatico e con parte dei guadagni sosteneva Chiang Kai-shek, che combatteva contro la Cina comunista. La CIA iniziò quindi a patrocinare il regime militare in Laos, rafforzando i propri legami nella regione del Triangolo d’oro comprendente Laos, Tailandia e Birmania, Paesi che hanno contribuito per il 70% della fornitura globale di oppio. La maggior parte della merce era diretta a Marsiglia e in Sicilia per il trattamento effettuato dalle fabbriche gestite dalla mafia corsa e siciliana. In Sicilia, l’associazione criminale che gestiva diverse fabbriche di droga era stata fondata da Lucky Luciano, un gangster americano nato in Italia e rideportatovi dopo la Seconda Guerra mondiale. Le informazioni non classificate non lasciano alcun dubbio circa il lavoro che Luciano svolgeva per l’intelligence americana. L’uomo è stato, senza grosse motivazioni, rilasciato dalla prigione americana nel 1946 prima di aver scontato la sua condanna; l’associazione criminale italiana che operava sotto il controllo statunitense condivideva i guadagni con i patroni americani, i quali utilizzavano il denaro per portare avanti una guerra segreta contro il partito comunista italiano.

La CIA continuò a prelevare denaro dal Triangolo d’oro durante la Guerra del Vietnam. La droga proveniente da questa regione veniva trafficata illegalmente negli Stati Uniti e distribuita a basi militari americane all’estero. Ne deriva che molti dei veterani della Guerra del Vietnam sono rimasti segnati non solo dalla guerra, ma anche dall’uso di narcotici. Le attività legate al traffico della droga portate avanti dalla CIA dovevano rimanere segrete, ma evitare di venire a conoscenza di azioni così gravi era difficile. Uno scandalo enorme scoppiò infatti negli anni ’80 coinvolgendo la banca Nugan Hand di Sydney, con filiali registrate alle isole Cayman, e il precedente direttore della CIA W. Colby avente funzione di consigliere legale. La CIA ha utilizzato la suddetta banca per operazioni di riciclaggio di denaro sporco nella gestione dei proventi derivanti dal traffico di droga e armi in Indocina.

La geografia dei traffici di droga appoggiati dalla CIA si ampliò costantemente. Negli anni ’80, lo scambio armi per droga è stato replicato per finanziare i Contras del Nicaragua, ma dopo essere stato scoperto il Comitato delle relazioni estere del Senato americano ha dovuto aprire un’inchiesta. Una frase del rapporto del Senato sul famoso accadimento affermava: “I decisori statunitensi non erano immuni all’idea che i soldi della droga fossero una soluzione ideale al problema del finanziamento del Contras”. Questa dichiarazione, in linea generale, potrebbe dimostrare che le attività della CIA erano strettamente collegate alla politica estera americana. Il business della CIA nel narcotraffico si è diffuso senza precedenti quando gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica entrarono indirettamente in conflitto in Afghanistan. La comunità dell’intelligence americana finanziò generosamente i Mujahiddin, in parte con i soldi derivanti dal narcotraffico. Gli aerei statunitensi che consegnavano armi alla nazione rientravano carichi di eroina. Secondo giudizi indipendenti, all’epoca, circa il 50% del consumo di eroina negli Stati Uniti proveniva dall’Afghanistan.

La mafia, la CIA e George Bush di Pete Brewton (New York: S.P.I. Books, 1992) offre una serie di dati concreti che provano i legami esistenti tra il direttore della CIA e il Presidente americano G. Bush e la mafia. Lo stesso Presidente, in certe fasi della sua carriera, combinò la propria funzione pubblica con la politica e ilbusiness della droga. L’establishment americano ha concluso che la droga oltre ad essere stata impiegata per circostanze politiche, potrebbe tornare utile nel raggiungimento di obiettivi geopolitici di lungo termine. Quando P. Brenner divenne capo di Baghdad con un’autorità che nemmeno S. Hussein si sognava, non fece alcun tentativo per innalzare una barriera contro l’ondata del narcotraffico che travolse l’Iraq. Inoltre è importate notare che il business della droga, durante il governo di S. Hussein, era un problema inesistente nel paese. “Questa è la panacea di ogni rivolta. Drogateli, rendeteli dipendenti come pesci affamati. In seguito, dopo aver preso il controllo della loro radio e televisione, storditeli con la propaganda…”. BAGHDAD: la città che non ha mai visto l’eroina, una dipendenza mortale, fino a Marzo del 2003, ora è sommersa di stupefacenti, inclusa l’eroina.

Secondo un rapporto pubblicato dal giornale “The Indipendent” di Londra, i cittadini di Baghdad si lamentavano che la droga, come l’eroina e la cocaina, erano smerciate per le strade delle metropoli irachene. “Alcune relazioni suggeriscono che il traffico di droga e armi era sostenuto dalla CIA, al fine di finanziare le sue operazioni segrete internazionali”, scrive Brenda Stardom. Nel suo rapporto, un abitante di Baghdad spiegava: “Saresti impiccato per il traffico di droga. Ma ora si può ottenere eroina, cocaina, qualsiasi cosa”. I civili tossicodipendenti non hanno nessuna volontà di resistere, mentre la trionfante Washington, che ottenne le risorse del paese, è incurante del fatto che questa gente è condannata all’estinzione.


L’operazione anti-terroristica lanciata immediatamente dopo il dramma dell’11 Settembre è giunta a conclusione in Afghanistan 11 anni dopo. Washington tratta la questione come un successo, ma evitare l’opinione pubblica genera gravi effetti collaterali. L’Afghanistan è stato abbandonato in uno stato di distruzione, con interi villaggi annientati, migliaia di persone decedute, prigionieri, campi di concentramento e rifugiati in tutto il paese.

Sconfiggere il business della droga era l’obiettivo più pubblicizzato dell’intera Guerra al terrore americana, ma il risultato e gli obiettivi della campagna erano completamente diversi. Nelle mani della coalizione occidentale, l’Afghanistan si è trasformato nel principale produttore mondiale di droga. Gli USA e il businessdella droga si sono intrecciati sin dalla fine del secondo conflitto mondiale. Per Washington, la droga è stata a lungo un elemento strutturale della politica estera, oltre all’enorme mercato nero mondiale che alimenta l’economia “legittima” dell’Occidente… Un dollaro destinato al commercio della droga rende fino a $12.000, nella migliore delle ipotesi. Il costo dell’eroina afgano aumenta nettamente man mano che ci si sposta a nord del Paese – in Pakistan ammonta a circa $650 al chilo, $1.200 in Kyrgyzstan, raggiungendo i $70 al grammo nella città di Mosca. Un chilo di eroina equivale a 200.000 dosi e una dipendenza disperata inizia dopo 3 o 4 dosi.

Il capitale “legittimo” sarebbe temporaneamente insostenibile senza il trascinante mercato nero globale. Entrambi i componenti dell’economia mondiale sono incentrati sugli Stati Uniti. Washington è consapevole che la produzione di droga può essere messa in atto solo dopo aver soddisfatto il requisito principale, cioè che gli utili finali non creino un effetto a cascata sul produttore.

Diversamente, il mercato nero si sgretolerebbe all’istante. La mafia che gestisce il traffico di droga in linea riesce ad ottenere il 90% dei ricavi dall’eroina. Accanto ad altri soggetti coinvolti nel traffico, coloro che lavorano la materia prima ricevono il 2% del guadagno, gli agricoltori di papavero il 6% e i commercianti di oppio il 2%. La produttività del mercato nero utilizza anche aree coltivate a prezzi marginali. Promuovere un conflitto armato nella zona agricola è il modo più semplice per attenuare i costi richiesti dagli agricoltori, considerando che le armi sono la merce con più alto valore equivalente. La formula è che più sanguinoso è il conflitto e più alti sono i ricavi dalle vendite di armi e droga. L’instabilità, associata al controllo del disordine, rappresenta il motore del mercato nero. I due fattori armonizzano la domanda e l’offerta, tuttavia per assottigliare i costi e non avere difficoltà occorre diffondere aspirazioni separatiste. Il comandante della situazione dovrebbe impegnarsi con gruppi etnici, clan o fazioni religiose piuttosto che con enti statali.

L’Afghanistan ha distribuito un totale di circa 50 tonnellate di oppio durante la metà degli anni ’80, ma la cifra è balzata a 600 tonnellate entro il 1990, un anno dopo il ritiro dei sovietici. Dopo aver sequestrato il 90% del territorio afgano e preso controllo della coltivazione di papavero locale, i talebani si sono scrollati di dosso la presa della CIA e del dipartimento di Stato americano, causando la perdita della quota statunitense dei circa 130 miliardi di dollari di profitto che la mafia poteva ottenere se le forniture venivano incanalate con successo in Asia centrale.

Riprendere il controllo della produzione di eroina dal potere dei talebani era l’obiettivo fondamentale dietro la campagna statunitense in Afghanistan. Al momento la missione è compiuta, gran parte dell’eroina viene acquistata e trasmessa dalla CIA e dal Pentagono ad altri paesi. Dopo aver costruito le basi militari in Kyrgyzstan, Uzbekistan e Tagikistan e insediato il governo di H. Karzai, Washington ha aperto nuove rotte di approvvigionamento, eliminando i concorrenti e facendo sì che la capacità degli stabilimenti di trasformazione dell’oppio in eroina non siano mai privi di lavoro.

Al momento, l’Afghanistan rappresenta il 75% del mercato globale di eroina, l’80% del mercato europeo e il 35% del mercato statunitense. Circa il 65% del rifornimento di droga dell’Afghanistan attraversa l’Asia centrale post-sovietica e anche se questa disposizione sarà leggermente modificata, il traffico persisterà anche dopo il ritiro della coalizione occidentale dall’Afghanistan. L’alleanza criminale tra la CIA e i talebani è un fatto noto e non svanirà. Attualmente, i gruppi criminali albanesi del Kosovo possiedono un ruolo di primo piano nel commercio internazionale della droga.
L’indipendenza del Kosovo dalla Serbia ha permesso agli Stati Uniti di pianificare un nuovo punto di appoggio per il business della droga, con particolare riguardo all’Europa. Oltre un milione di albanesi risiedono in Europa occidentale e la maggior parte di loro sopravvive grazie a diversi affari illegali, soprattutto quello della droga. Senza dubbio, gli Stati Uniti hanno deliberatamente presentato all’Europa un problema che d’ora in poi aumenterà.

Secondo l’agenzia anti-narcotici russa, circa 100.000 persone in tutto il mondo – più di quante uccise dall’esplosione nucleare che distrusse Hiroshima – muoiono ogni anno a causa degli stupefacenti provenienti dall’Afghanistan. In questo contesto, in Russia, il bilancio è di circa 30.000 vittime.

L’agenzia russa sul controllo della droga afferma che la produttività è raddoppiata negli ultimi dieci anni e ad oggi il 90% delle dosi di droga consumate globalmente – un totale di 7 miliardi – rappresentano eroina. La tossicodipendenza sta invadendo l’odierna Russia e nel mix con l’abuso di alcool sta mettendo in pericolo l’esistenza stessa della nazione.

La Russia è molto attiva nell’incoraggiare la lotta internazionale contro la droga – il Ministro degli esteri S. Lavrov, per esempio, ha ricordato al forum anti-droga 2010 che il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite osserva il problema della droga come una minaccia alla pace e alla sicurezza globale. Il suo punto di vista era che il mandato della coalizione in Afghanistan dovrebbe essere aggiornato per includere delle misure ben più robuste, incluso lo sradicamento dei campi di oppio e lo smantellamento delle fabbriche di droga.

I passi per contrastare la produzione di stupefacenti in Afghanistan dovrebbero essere altrettanto decisi di quelli scattati in America Latina contro il traffico di cocaina, afferma Lavrov sottolineando anche, che un coordinamento in tempo reale tra la Russia e la NATO, lungo il confine con l’Afghanistan, potrebbe essere di grande aiuto. Mosca ha mandato per anni segnali in merito, ma l’atteggiamento della NATO sembra essere impassibile.

Il capo dell’agenzia russa del controllo della droga V. Ivanov ha affermato nel 2010 che la Russia ha fornito delle informazioni riservate agli Stati Uniti e all’amministrazione afgana riguardo 175 stabilimenti di droga in Afghanistan, eppure nessuno di questi è stato smantellato. I fondi continuano quindi ad accumularsi sui conti bancari di coloro che gestiscono questi traffici ed è chiaro che questa condizione richiede un fronte anti-narcotico molto più ampio. Mosca perderà solo tempo e vedrà sempre più russi morire se attende una mossa dell’Occidente per sottoscrivere tali iniziative. È giunto il momento di adottare misure drastiche contro coloro che diffondono la morte confezionata in dosi.

(Traduzione di Angela De Martiis)

Fonte: comedonchisciotte.org

8 commenti:

  1. la colpa è di chi si droga. Si capisce che lo fanno perché sono infelici, come coloro che bevono...per dimenticare la loro angoscia. Però chi beve poi si schianta sul letto e non fa male a nessuno se non a sé stesso, chi si droga si sente d'io e va in giro a fare male e spaccia per drogarsi...Come per la prostituzione: si deve intervenire sulla domanda, debellandola, per eliminare l'offerta...Alimentare, Watson !
    Non si può lottare contro l'offerta? Boicottiamo la domanda, impedendola con tutti i mezzi, come fanno quelli che offrono. Come mi suoni ti canto, altrimenti STONO.

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  2. Che chi beve si schianti....sul letto...e non faccia male a nessuno...ci sarebbe da ragionarne...

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  3. bambilu, ma cosa dici...i danni da alcol sono superiori a droghe pesanti,eroina ecc.,informiamoci prima di sentenziare ad minchiam,grazie

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  4. Anche l*alcool purtroppo e non solo la droga fa i suoi danni,molti incidenti stradali sono causati da persone che guidano in stato di ebbrezza alcolica e spesso fanno anche vittime.Poi è chiaro che si tratta di debolezze umane ma debolezze estremamente pericolose e dannose.Emilio.

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    1. I FATTI PROVATI. Anonimo ha ragione

      I costi sociali della droga sono insignificanti rispetto all'alcol. I costi medici dei soli incidenti stradali rendono irrilevanti quelli della droga. A questi bisogna aggiungere i costi medici dell'abuso dell'alcol che rendono irrilevanti quelli degli incidenti stradali.

      I VERI ALCOLISTI
      Stando ai dati ospedalieri italiani il 60% degli alcolisti sono le donne. Non le giovani ma le donne mature e anziane. Questi sono fatti non opinioni.
      Gianni

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  5. per mancanza di tempo non ho ancora letto l'articolo e non so se si considerano i costi "legali" della droga oltre a infiniti processi fatti anche per pochi grammi di ganja nella tasca a un ragazzino ,ci sono anche colossali indagini volte spesso a sgominare bande di paese che coltivano qualche decina di piante . i costi medici riguardano solo le droghe più chimiche e pesanti . non ho fatto indagini ma comunque credo che i danni da alcol ,zucchero raffinato ,cibo spazzatura (circa il 75% di ciò che viene venduto nella grande distribuzione) siano più alti di quelli da tabagismo e droghe. chi si unisce a me per una causa contro lo zucchero raffinato ? vorrei che sui pacchetti dei vari veleni alimentari venisse scritto nuoce gravemente alla salute..��. comunque qualche scienziato ha tentato di dimostrare che l'uso e abuso di droga non è fine a se stesso ma bensì una reazione a qualche tipo di disagio (sono convinto che la deriva della società vada di pari passo con l'aumentare dell'uso di alcol e stupefacenti) per approfondire : Bruce Alexander (rat park ,se non sbaglio c'è un articolo che ne parla in questo blog), Gabor Maté. Johan Hari è un giornalista che ha scritto un libro dove esamina la questione dipendenza.
    P.S. mentre pensavo cosa scrivere ho letto l'articolo e forse sono andato un pò fuori tema scusate��

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    1. Ivan se guarda nel dettaglio le cose cambiano aspetto.

      I costi sociali delle droghe, tabagismo, alcol scompaiono se si considerano i costi sociali del cibo spazzatura, il cancro, cardiopatie e pressochè tutto deriva da tale cibo.
      I costi totali sono impossibili da fare perchè troppo grandi e nessuno ha interesse a farli ma mettici anche la sofferenza e questa non ha prezzo
      Gianni

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    2. appunto sai che soddisfazione far scrivere nuoce alla salute sulle confezioni del supermercato.. ad esempio l'o.m.s. ha inserito i lavorati/semilavorati confezionati a base di maiale nella stessa lista del tabacco ,credo che serva solo più una bottarella e cade tutto. il mio problema e che sto dando già molto da lavorare all'unico avvocato compiacente che ho trovato ,devo concludere controversie con banche e con multinazionali dell'energia prima di passare agli alimentari . da solo comunque non riuscirei a seguire tutto e sarebbe più utile un azione legale collettiva

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