La maggior parte dei genitori ha difficoltà a dettare regole e mettere limiti ai bambini, a volte per debolezza (indubbiamente dire no, soprattutto in alcuni casi è faticoso), un po’ perché non sanno bene come farlo o per la difficoltà di tenere il punto di fronte agli inevitabili capricci che ne conseguono.
Anche se inizialmente non li accettano, regole e limiti per i bambini sono importanti a dar loro sicurezza in quanto gli permettono di vivere situazioni che già conoscono e che in questo modo risultano prevedibili. Il bambino sa dunque come comportarsi di fronte a ciò che gli accade e impara a muoversi nel mondo.
L’importante è che le regole non siano troppe (e dunque generino al contrario confusione nel bambino) e che vengano ripetute con coerenza e costanza da parte di entrambi i genitori e dagli adulti di riferimento.
Al contrario bambini senza regole sono bambini stressati e questo può avere come conseguenza la comparsa di reazioni molto forti o esagerate di fronte alle situazioni che non sanno come affrontare. Non avendo infatti gli strumenti, manca la sicurezza necessaria a far sì che ne possano uscire al meglio.
“Un no non è necessariamente un rifiuto dell’altro o una prevaricazione, ma può invece dimostrare la fiducia nella sua forza e nelle sue capacità. E’ il necessario corollario del dire sì: entrambi sono importantissimi”.
Ma per i genitori il compito non è semplice perché possono entrare in ballo anche emozioni del passato.
“Prima di essere genitori si è figli. I nostri bambini nei loro atteggiamenti e nelle loro modalità relazionali evocano in noi sentimenti, emozioni e vissuti legati alla nostra infanzia. Questo ci porta nella nostra relazione con i figli a mettere in campo quell’aspetto di noi che l’analisi transazionale chiama il nostro “Io bambino”.
Quel lato di noi che ha assorbito emozioni, stati d’animo, vissuti legati alla “pancia”, che portano movimento dentro di noi”.
Altra cosa utile a fare in modo che la regola sia accettata è non urlare al bambino anche se inizia a farlo lui per primo. Al contrario abbassare il tono di voce è ciò che potrebbe spiazzarlo e convincerlo ad ascoltarvi.
E' bene poi non utilizzare paragoni con altri bambini o ricatti per ottenere quello che si vuole. Importante anche sottolineare il suo impegno nel rispettare le regole quando questo avviene con successo. Come ricorda la dottoressa Franchini:
“Quando un bambino rispetta una regola, occorre sottolinearlo, questo atteggiamento agisce come rinforzo e trasmette al bambino un messaggio chiaro e positivo rispetto a quello che ha fatto. Così avrà voglia di ripeterlo in modo spontaneo. In questo modo, lui sente che ha reso felice il genitore e si innesca un meccanismo per cui avrà voglia di replicare quel comportamento. Non dimentichiamo che i bambini ci amano più di quanto facciamo noi adulti e loro desiderano renderci felici”.
Tutto questo è più facile a dirsi che a farsi. L’unica cosa certa è che il mestiere dei genitori è il più difficile al mondo!
Consigli per insegnare il rispetto delle regole ai bambini
Come abbiamo già detto, è fondamentale che le regole siano poche e chiare. Richieste vaghe non vengono ben comprese dai più piccoli che hanno bisogno che i genitori siano pratici e si spieghino bene. Ad esempio dire “fai il bravo” (frase che spesso pronunciamo) è una richiesta abbastanza senza senso dal punto di vista del bambino.
Importante poi considerare l’età e valutare se la regola è adeguata. Come ci ricorda la psicoterapeuta Giuliana Franchini, esperta di età evolutiva e sostegno alla famiglia:
“Il bambino è forza attiva, 'argento vivo' e va normato ma ogni regola deve avere senso in base all'età del bimbo e occorre prestare attenzione al numero di quelle stabilite. Per un piccolo di tre anni, le regole possono essere cinque-sei, quelle minime, che riguardano la sua vita quotidiana... Certo, non 20!”.
Come abbiamo già detto, è fondamentale che le regole siano poche e chiare. Richieste vaghe non vengono ben comprese dai più piccoli che hanno bisogno che i genitori siano pratici e si spieghino bene. Ad esempio dire “fai il bravo” (frase che spesso pronunciamo) è una richiesta abbastanza senza senso dal punto di vista del bambino.
Importante poi considerare l’età e valutare se la regola è adeguata. Come ci ricorda la psicoterapeuta Giuliana Franchini, esperta di età evolutiva e sostegno alla famiglia:
“Il bambino è forza attiva, 'argento vivo' e va normato ma ogni regola deve avere senso in base all'età del bimbo e occorre prestare attenzione al numero di quelle stabilite. Per un piccolo di tre anni, le regole possono essere cinque-sei, quelle minime, che riguardano la sua vita quotidiana... Certo, non 20!”.
Le regole devono essere stabilite da mamma e papà e portate avanti con fermezza da entrambi. Inoltre i genitori devono essere modelli positivi, difficile chiedere ai nostri figli di rispettare regole che noi stessi bypassiamo. La coerenza, insomma, è fondamentale.
E' bene poi non utilizzare paragoni con altri bambini o ricatti per ottenere quello che si vuole. Importante anche sottolineare il suo impegno nel rispettare le regole quando questo avviene con successo. Come ricorda la dottoressa Franchini:
“Quando un bambino rispetta una regola, occorre sottolinearlo, questo atteggiamento agisce come rinforzo e trasmette al bambino un messaggio chiaro e positivo rispetto a quello che ha fatto. Così avrà voglia di ripeterlo in modo spontaneo. In questo modo, lui sente che ha reso felice il genitore e si innesca un meccanismo per cui avrà voglia di replicare quel comportamento. Non dimentichiamo che i bambini ci amano più di quanto facciamo noi adulti e loro desiderano renderci felici”.
Tutto questo è più facile a dirsi che a farsi. L’unica cosa certa è che il mestiere dei genitori è il più difficile al mondo!
Fonte: www.greenme.it
Un fatto contro corrente sui bambini e le regole.
RispondiEliminaAnni fa uno studioso affermava che i bambini sono angeli che si trasformano in demoni con le regole.
Lo ha dimostrato aprendo una scuola criticatissima per bambini e giovani "impossibili".
Una sola regola, non disturbare, per il resto potevano fare quello che volevano, studiare, non studiare, frequentare non frequentare e così via.
Da poche settimane in un paio di mesi tutti ridiventavano angeli, collaborativi, rispettosi e aiutavano quelli indietro, nessuno sporcava e tutti si davano da fare senza che venisse richiesto.
E' il potere del sentirsi amati, compresi, e non giudicati
Poi da ogni dove gli mandavano studenti rifiutati.
Gianni