lunedì 1 maggio 2017

Global Warming? Harvard propone le Scie Chimiche


Contrordine ragazzi: le scie chimiche esistono, e sono utili, anzi utilissime.

La ventennale campagna di disinformazione sulle scie chimiche, improntata al tentativo di normalizzare ciò che è letteralmente sotto gli occhi di tutti, ha fatto un nuovo passo in avanti, attraverso il mainstream scientifico e televisivo, e travolgendo in questo modo le posizioni storiche di tutti i debunker negazionisti.
Un team di ricercatori della celebre università statunitense di Harvard ha infatti messo nero su bianco un progetto che è già in fase di attuazione e che prevede di mettere in volo palloni sonda al fine di disseminare in cielo una nube chimica di particolato allo scopo dichiarato di oscurare il cielo e ridurre le temperature terrestri:

Uno scudo chimico contro il global warming! La notizia è stata prontamente ripresa da tutti i principali media mondiali, dalla BBC al New York Times. Nel nostro paese val la pena menzionare il mensile Focus, che in passato era stato tra i più feroci oppositori di queste teorie, e che adesso invece le riscopre con grande sorpresa...



1. La fattibilità del progetto

Come spesso detto in passato dai ricercatori “complottisti” che studiano la geoingegneria clandestina e l’effetto di “global dimming” delle scie chimiche, basta irrorare una piccola percentuale del cielo per aumentare significativamente la capacità dell’atmosfera di riflettere i raggi solari: basterebbe l’1% del cielo. Il progetto di Harvard si spinge anche più in là, e si propone di irrorare dal 2 al 4% del cielo per abbassare le temperature di 1,5 gradi centigradi, per riportare la temperatura ai livelli terresti pre-industriali.

2. L’opportunità di farlo

A questo punto, capita la proposta, bisognerebbe chiedersi come per ogni altra scoperta scientifica se è opportuno, etico, e giusto portare avanti quelle azioni oppure no. Il dialogo relativo a questo progetto dev’essere stato qualcosa del genere:

F: Ciao David, lo sai che ho iniziato una nuova dieta?

D: Ah sì? Bravo Frank, era ora che ti mettessi a mangiare di meno, vecchio trippone!

F: Ma che dici David, io con la mia dieta posso mangiare quello che mi pare: pasta, dolci, fritti, mi posso pure strafogare di bignè con la nutella!

F: Ah, ma poi come fai?

D: Facile: mi sbombo di anfetamine, e calo lo stesso!

F: Uhm! Aspetta, aspetta che mi è venuta un’ideona…

Il progetto serve infatti a controbilanciare l’imponente consumo di petrolio e altri combustibili fossili, senza minimamente ridurlo. Anzi, aggiungiamo altro inquinamento volontario per oscurare il cielo, e poter così restare al fresco e continuare a bruciare carburanti.

3. Aerei o Palloni?


La parte più ridicola della stesura del progetto dev’essere stata quella di evitare di menzionare l’uso degli aeroplani, che sono il mezzo più logico per fare queste irrorazioni rapidamente e dove serve, per cercare di dissimulare il fatto che queste cose vengano fatte anche adesso.

Ma appena tre anni fa, quando il progetto era ancora in fase di sviluppo, la pubblicazione ufficiale di Harvard non si faceva grossi problemi a mettere nelle immagini gli aerei:


Allo stesso modo anche la recentissima intervista di The Verge all’ideatore del progetto mostra al minuto 1:35 che vengono mandati degli aerei oltre la troposfera (15 km di altitudine) nella stratosfera per lasciare le scie dei composti chimici selezionati.


La versione con i palloni è stata quindi ripescata dal progetto del 2011 con cui collaborava anche Cambridge, dove palloni sonda delle dimensioni dello stadio di Wembley sarebbero dovuti restare in volo e collegati con un tubo di 20km con la nave sottostante, che avrebbe pompato in atmosfera più di 1 milione di tonnellate di composto chimico all’anno.


4. Il materiale

Fino allo scorso anno il progetto prevedeva il rilascio di solfati, che assieme all’ossigeno e all’acqua presenti in sospensione nella stratosfera, si sarebbero combinati assieme per realizzare niente meno che acido solforico in sospensione; un vero incubo per le relazioni pubbliche, dover spiegare che per combattere il global warming dovevamo accettare di spargere acido solforico in atmosfera! Così ora la scelta di ripiego del progetto è di prevedere una prima fase esplorativa in cui verrà rilasciato innocuo vapore acqueo, ma è già stabilito che dal 2022 si provvederà ad irrorare Ossido d’Alluminio, cioè l’Allumina: un sottoprodotto della Bauxite usato nell’industria del vetro per aumentare la riflettività delle superfici. L’argomentazione la si può camuffare un po’, ma anche questa è sempre roba che non vorremmo comunque ingerire.

5. Dimensioni del particolato

Il video del TG2 si premura di ricordarci che queste particelle saranno piccolissime: un millesimo di millimetro. L’intento è ovviamente quello di sminuire il pensiero che questo materiale, una volta inalato, possa causare dei problemi: dopotutto anche la polvere dell’eruzione del Pinatubo del 91 è rimasta in aria per un paio d’anni… poi è ricaduta al suolo, sulle persone, sui corsi d’acqua, sulle coltivazioni.

Ecco perché il giornalista ci parla di particelle piccolissime, ma purtroppo qui non stiamo parlando della quantità, che sarà sempre la stessa, ma piuttosto della dimensione di ciascuna particella, ed in questo caso più piccole sono le particelle e più strati protettivi del nostro apparato respiratorio esse riescono ad oltrepassare.

Nel nostro caso il Particolato PM1 (un millesimo di millimetro) può oltrepassare il naso, la laringe, i bronchi per andare a fissarsi proprio negli alveoli.
Buon appetito!

6. Il pericolo per il pianeta

Curiosamente c’è anche qualche scienziato che è contrario all’idea del progetto: pare che ci sia un motivo se le modificazioni climatiche su scala planetaria sono proibite dall’ONU. Il Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico delle Nazioni Unite ricorda infatti che alterare la temperatura può portare scompensi imprevisti nel ciclo naturale delle precipitazioni, ed uno studio del 2013 del Met Office mette esplicitamente in relazione le polveri sottili in sospensione con una posibile carestia da siccità in Africa. Anche senza pensare alle ricadute di Ossido d’Alluminio, cosa accade se si oscura il cielo alla vegetazione sottostante? E se lo si fa sul mare, cosa accade alle alghe, all’ecosistema marittimo?
Tante belle domande, fermo restando ovivamente che l’occidente non può rinunciare al suo stile di vita.

7. Il costo

Un ultima osservazione: il costo di questo bel progetto è di 20 milioni di dollari, quanto l’investigazione del NIST sui tre crolli del 9/11, per intenderci. Proibitivo? No, tranquilli, hanno già trovato i primi finanziatori: 7 milioni di dollari li mette un consorzio di ONG e Fondazioni, tra cui non poteva mancare ovviamente la fondazione di Bill Gates.

Ma questo è solo l’inizio, a regime il progetto dovrebbe costare intorno a 10 miliardi di dollari all’anno. Tranquilli, troveranno anche questi, cari contribuenti. Dopotutto ricordiamoci che questo è solo il riconoscimento ufficiale di quello che stava già avvenendo, in questi 20 anni chi credete abbia pagato?

Conclusioni

Le rivelazioni del progetto di Harvard hanno quindi cancellato anni e anni di indefesso lavoro di negazionismo da parte dei debunker, come il nostro Paolo Attivissimo che scherniva i ricercatori indipendenti domandandosi: chi ci guadagna quando in cielo piove? I venditori di ombrelli. Quindi le scie chimiche le fanno i venditori di ombrelli!

Harvard oggi ci spiega invece che con le scie chimiche ci guadagna il consumismo sfrenato, ed in particolare chi può continuare a vendere carbone e petrolio, a discapito degli umani, degli animali e della vegetazione di tutta la terra.

Fa un po’ meno ridere così, vero?

Farà ridere ancor meno la prossima volta, quando ci diranno che questa scelta era così obbligata che sono anni che è stata già presa, e in cui queste cose già le fanno.

Riccardo Pizzirani [Sertes]

Fonte: www.luogocomune.net


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