martedì 18 settembre 2012

Quando la pioggia era manna dal cielo - Oltre la mente di Dio vol.I

Alessio De Angelis

Al contrario di quanto si pensi, il primo monoteismo nascente non fu una esclusiva prerogativa ebraica, né fu successivo all’elaborazione teologica del dio biblico Jhwh. Dapprima infatti furono gli Assiri che cercarono di concretizzare il primo tentativo di monoteismo sul dio semitico Ba’lu, tuttavia resosi conto che questo dio non era idoneo ad assurgere a tale funzione a causa della sua tradizione secolare, nonché dell’importanza che la sua figura ricopriva nel Pantheon assiro, capirono che sarebbe stato arduo far traslitterare su di esso le caratteristiche di altre maggiori divinità.

Il dio Ba’lu era un’evoluzione di NIN.UR.TA – dio sumero noto presso i Fenici come Aleyan-Baal – e di ISH.KUR – da cui deriverà Baal Hadad – entrambi figli del dio EN.LIL. Da notare che uno degli epiteti col quale era noto EN.LIL era ILU.KUR.GAL, ovvero “Signore della Grande Montagna”, epiteto che ereditò anche suo figlio ISH.KUR (da ISH/ISHA, “signore”, e KUR, “montagna”).

A testimonianza della successiva convergenza di Ba’lu su Jhwh, ritroviamo il medesimo epiteto nella Bibbia, dove la prima volta che dio si presentò ad Abramo lo fece con l’epiteto accadico di El Šadday (Gn 17: 1,2), dove El, “Signore”, deriverebbe dalla radice accadica “Ilu”, mentre Šadday deriverebbe dall’accadico Šaddu, “montagna” (cfr. anche Baldacci M., La scoperta di Ugarit, la città-stato ai primordi della Bibbia, Edizioni Piemme, Casale Monferrato (Al), 1996, p. 274 nota 123).

Difatti numerosi sono i passi biblici dove Jhwh viene identificato come il dio delle montagne, come in I Re 20: 23 dove si legge: «Ma i Servi del re di Aram dissero a lui: «Il loro dio è il dio delle montagne»; e una delle montagne abitate dal dio di Israele, quella scelta come imperitura sede (Sal 68: 17), era in effetti il monte Sapānu, il medesimo eletto diversi secoli prima come sede della teofania di Ba’lu (v. stele dedicata al dio Seth (= Ba’lu) del Sapānu, ma cfr. anche The Cuneiform Alphabetic Texts from Ugarit (CAT), 1.1 V:5; 1.3 I:21; 1.3 III:23; 1.3 IV:49 ecc.) ...

La soluzione per un passaggio dal politeismo al monoteismo fu trovata quindi facendo prendere in sposa al dio Ba’lu la sua sorellastra Ašera, dalla cui unione nacque il dio Jawu, attestato talvolta nelle tavole ugaritiche come nato dall’unione tra Ilu e Atiratu (si veda CAT 1.1 IV:13; tali leggende variavano a seconda dell’ubicazione e del contesto culturale d’appartenenza). Uno dei nomi con cui Jhwh compare nella Bibbia, Yāhu, e le forme ad esso collegate, i cui nomi suonavano variamente come Yaw, Yāh, Ya, sono attestate già nel XIV secolo a.C. e sono state da taluni studiosi identificate con il nome arcaico del dio ugaritico Jawu figlio di Ilu/Ba’lu e della dea Ašera. Ciò indica la contemporaneità dell’evento religioso di Israele arcaico con quello cananeo e potrebbe suggerire una primordiale identificazione tra Jawu il dio veterotestamentario Jhwh, o perlomeno con una sua forma archetipica (cfr. Baldacci M., Op. cit., p. 235).

Realizzatosi, questa volta con successo, il tentativo di monoteismo sul dio biblico Jhwh, fu compiuta un’opera di sincretismo che portò a inglobare nell’Antico Testamento numerosi miti e leggende di origine ugaritica, nelle quali si riscontrano non solo le medesime immagini e metafore, ma anche precise corrispondenze di impiego, significato, morfologiche e lessicali, tanto che ritroviamo in entrambi – in Ba’lu e Jhwh – numerosi epiteti comuni, come quelli di “Eccelso”, “Giudice”, “Vincitore”, “Altissimo” e “Cavaliere delle nubi”.

Ad esempio il dio ugaritico Ba’lu lo ritroviamo in un testo proveniente da Ugarit e risalente al XIV secolo a.C., dove si legge:

Per sette anni possa Ba‘al essere assente, 

per otto anni il Cavaliere delle Nubi
CAT 1.2 IV:13 

Come è possibile notare dalle tavolette ugaritiche, Ba’lu è identificato con l’epiteto di “Cavaliere delle nubi”, lo stesso che, di fatto, ritroviamo in Salmi 68: 5 attribuito al dio biblico Jhwh:

Cantate, o dèi! Inneggiate, o suoi cieli! 

Spianate la strada al Cavaliere delle Nubi! 
In Yahweh gioite 
ed esultate dinanzi a lui! 
Sal 68:5 

L’idea di Jhwh come cavaliere delle nuvole o dei cieli è piuttosto comune nei testi arcaici: riferimenti ne possiamo trovare in Dt 32:13; 33:26; 1 Re 8: 10-12; Is 19:1; Sal 18:11 (= 2Sam 22:11); 68:34; 104:3; Gb 22:13,14.

Precisamente, dei 1454 termini ed epiteti utilizzati nei testi di Ugarit per descrivere Ba’lu e il mondo del divino, 711 - quasi il 50%! - trova precise corrispondenze (sia dal punto di vista fraseologico, morfologico e lessicale, sia di impiego e significato) nell’Antico Testamento. Queste cifre indicano in maniera più che evidente che lo jahvismo, a sua volta derivato dall’elohismo (in quanto probabilmente nasce dalla fusione del dio ugaritico Ilu (El) e da una divinità locale variamente attestata come Yah o Yaw) trae le proprie origini dai miti e dalle leggende ugaritiche e si può quindi annoverare nell’ambito dei culti religiosi amorriti e cananei.

Tratto dal libro Oltre la mente di Dio
Di Alessio e Alessandro De Angelis

Dibattito sull'esistenza di Jhwh e Gesù - De Angelis vs mons. Poma

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