mercoledì 28 agosto 2024

Ma che bel castello ...


Quando ero piccolo mi hanno piazzato sulla spiaggia e m'hanno detto, to’ fai un castello di sabbia. 

E io: perché? 
Perché lo fanno tutti, perché ti farà stare bene. Perché sì. 

Non vorrai mica esser l’unico che arriva a fine giornata in spiaggia senza un castello di sabbia?
Mi son mostrato poco convinto e ho sollevato obiezioni puntuali. M’hanno detto di non rompere i coglioni. Così, un po’ controvoglia, mi son messo lì con paletta e secchiello a fare sto castello di sabbia.

Solo che io non lo sapevo mica come si costruisce un castello di sabbia. Allora papà e mamma m’hanno spiegato. E dopo papà e mamma un paio di altre persone si sono fermate a insegnarmi le tecniche di base. Questo si fa così, quest’altro si costruisce colà.
Perché? 
Quasi sempre perché sì ...


E io mi son messo a costruire. Ho fatto le mura, le torri, ho scavato il fossato. 

Per un po’ sono andato avanti così, per gioco. Poi uno che passava di lì si è fermato e m’ha detto, ma sai che non è mica male, anzi è proprio bello. Bravo. 
E a me sta cosa che son bravo, che è proprio bello non me l’aveva mai detta nessuno. Così tutto ringalluzzito mi sono rimesso al lavoro, e ho iniziato a fare fossati più profondi, mura più larghe, torri più alte. 

Ho cominciato pure a fantasticarci un po’ su sto castello. A pensare cosa ci avrei messo dopo, come lo avrei ingrandito, abbellito, come sarebbe stato una volta finito.

La gente ha cominciato a fermarsi per guardarmi lavorare.

Che bel castello, che talento. Però anche basta con le formine. Anche basta con la paletta. 

Guarda là, guarda quelli accanto, va bene che sono più grandi, ma hai visto cosa riescono a fare?

Castelli enormi.


E allora ho cominciato a impegnarmi davvero. Ho imparato a fare i merli sulle torri, le finestrelle sulle mura, il ponte levatoio. Tutto funzionava, perché tutto aveva sempre funzionato. Stavo a buon punto, c’era una buona struttura di base. 

Io ho pensato, be’ da qui tutto in discesa. Uno m’ha pure detto che potrebbe diventare uno dei castelli più belli della spiaggia. Uno importante eh, uno che di castelli di sabbia se ne intende.
Allora mi prendo un momento, un momento per mettermi là, guardarlo e pensare: che meraviglia. 

E poi arriva un’onda.
 
Bastardi. Nessuno m’aveva detto niente delle onde. M’avevano detto del mare, ma delle onde no.
L’onda si è portata via un pezzo di castello. Io sono disperato. Ma perché? Ma com’è possibile? Andava tutto così bene, era perfetto. Io sta eventualità dell’onda manco l’avevo calcolata.

Poi penso, va be’, succede. Non posso mica mollare tutto per un'onda, no? Tant’è che mi hanno detto che son bravo. 

Però quando alzo la testa per guardarmi intorno scopro che agli altri l’onda non ha fatto niente. Che i loro castelli sono intatti e, nel frattempo, sono pure diventati più grandi del mio. Allora abbasso la testa e non la alzo più. E lavoro. Serio, concentrato, incazzato. 

So che per un castello enorme ci vorrà più tempo adesso, ma con un po’ d'impegno posso... 

E arriva un’altra onda. 

Sta volta l’onda si porta via metà del castello.
Io, al solito, mi dispero, ma inizio anche a pensare. A pensare che forse sto sbagliando qualcosa. Che forse il castello gigante con le torri altissime e le mura merlate è un po’ troppo. Che forse sto esagerando. Vorrei chiedere aiuto, ma mi vergogno. Metà della spiaggia mi ha detto che son bravo e l’altra metà è occupata coi suoi di castelli. Io non voglio deludere nessuno. 
Non voglio disturbare nessuno. 

Così mi rimetto a lavorare. Però questa volta lo faccio più piccolo, le mura più basse, le torri meno ambiziose. Non c’è mica niente di male, è pieno di castelli così lì attorno, e sembrano tutti reggere bene.

Che poi, per il castello enorme, forse non c’è manco più tempo.

Mentre costruisco nessuno si ferma più a guardare, nessuno mi dice più niente. 
Non so se è un segno buono o cattivo. 

Nel dubbio, cerco di non pensarci. 

L’ho quasi finito quando arriva una terza onda, e questa si porta via tutto quanto.

Guardo quello che rimane, quel mucchio di sabbia bagnata, e dico basta. 
E mi vengono un po’ di pensieri. 

Primo, chi cazzo me lo fa fare di costruire un castello di sabbia.
Secondo, non è che poco poco sto mondo schifoso fatto di onde fetenti non si merita i miei castelli? 

Terzo, e se mi avessero insegnato male? Se l'avessero fatto apposta a mollarmi qui, da solo, sulla spiaggia, dicendomi di costruire un castello, ma senza darmi i mezzi concreti per farlo? 
E poi ovviamente quarto. 
E se fosse solo colpa mia? Se l’ho costruito troppo vicino all’acqua? Se mi son sbagliato. Anzi, se si sono sbagliati tutti quanti? E costruire castelli di sabbia non è cosa per me. 
Non lo è mai stata.

Così mollo tutto e mi metto da una parte. Da adesso in poi i castelli li guardo solo. Castelli di gente che l’ha fatto uguale al mio, ma il suo è ancora in piedi. Perché il loro sta su e il mio no? Improvvisamente decido che io i castelli li odio. O che loro odiano me. E ho pure paura dell’acqua. 

Nicolò Targhetta
Fonte: www.facebook.com

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