lunedì 1 aprile 2024

Invasioni di sabbie dal deserto


PASQUA 2024: La polvere che sta oscurando in modo così massiccio il cielo e il paesaggio solleva delle domande: come fa una corrente atmosferica di tale intensità proveniente dal Sahara ad essere in grado di ricoprire di polvere un’area così vasta? 

Non molto tempo fa, la radioattività della polvere sahariana caduta in Europa ci ha fatto capire ancora una volta che la Terra è un tutt’uno, che tutto si muove e che raccogliamo ciò che seminiamo. Il seguente articolo del 2021 racconta questo fatto. 

Siamo in un’epoca che cerca di creare artificialmente eventi naturali, e la caratteristica degli eventi manipolati è che sono molte volte più violenti di quelli prodotti dalla natura. Questo evento pasquale di dispersione delle sabbie sahariane può essere classificato nella categoria ormai cara e coltivata degli eventi estremi. Verranno fuori le analisi? ...


“Secondo uno studio del 2019, pubblicato sulla rivista The Cryosphere e realizzato da un gruppo di ricerca internazionale di cui fanno parte alcuni scienziati dell’Università Bicocca di Milano, le polveri sahariane riducono il periodo dell’anno in cui le Alpi sono coperte da nevi e per questo possono avere degli effetti sugli equilibri idrogeologici della regione e, tra le altre cose, rendere il Nord Italia più vulnerabile alle siccità estive.” Un articolo interessante in tema è questo.


Le ultime immagini satellitari mostrano con grande chiarezza l’entità della nube gialla di sabbia del Sahara in sospensione nell’atmosfera dell’Italia


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La polvere radioattiva dei test nucleari degli anni ’60 nel Sahara è tornata a colpire la Francia

(Articolo del 2021)

L’eredità dei test sulle bombe atomiche e della storia coloniale è tornata a perseguitare la Francia sotto forma di una nube di polvere sahariana radioattiva.

I venti pieni di polvere provenienti dal deserto del Sahara hanno sorvolato a nord la Spagna, la Francia, il Regno Unito e l’Irlanda nel mese di febbraio. Oltre a portare cieli serali dalle sfumature dorate in alcune parti d’Europa, ha anche provocato un leggero – ma notevole – picco di radiazioni. Secondo l’ACRO (Associazione per il Controllo della Radioattività in Occidente), questo recente pennacchio di polvere leggermente radioattiva può essere strettamente collegato al passato coloniale della Francia e ai suoi test di bombardamento atomico dell’epoca della Guerra Fredda.

Prima che l’Algeria ottenesse l’indipendenza dalla colonizzazione francese nel 1962, alcuni tratti del deserto sahariano furono utilizzati come terreno di gioco per i test di bombe atomiche della Francia. Il 13 febbraio 1960, la Francia effettuò i primi test nucleari atmosferici, denominati in codice “Gerboise Bleue” (Ratto del deserto blu), nel Sahara algerino, cui seguirono numerosi test sotterranei nel territorio algerino. Gli esperimenti esposero i residenti della regione, così come i soldati francesi di stanza, a radiazioni che continuano ad annidarsi nei deserti ancora oggi.

Le analisi condotte dall’ACRO suggeriscono che il recente picco di radiazioni sulla Francia è direttamente collegato a questo storico test di bombe nucleari. I ricercatori hanno prelevato campioni di polvere sahariana dai parabrezza delle auto e li hanno portati in laboratorio per analizzarli. Hanno così rivelato la presenza di cesio-137: un isotopo radioattivo che non si trova naturalmente nella sabbia del deserto del Sahara, ma che viene comunemente prodotto attraverso la fissione nucleare dell’uranio-235 nelle armi nucleari.

Grazie a questa firma radioattiva, l’ACRO sostiene che il picco di radiazioni osservato a febbraio è molto probabilmente legato ai test nucleari francesi condotti nel Sahara algerino all’inizio degli anni Sessanta.

“Questo inquinamento radioattivo – ancora osservabile a grandi distanze 60 anni dopo l’incendio nucleare – ci ricorda la situazione di perenne contaminazione radioattiva del Sahara, di cui la Francia è responsabile”, hanno dichiarato in un comunicato.

L’aumento dei livelli di radiazioni su alcune zone dell’Europa è stato di recente solo impercettibile e non abbastanza significativo da rappresentare un rischio reale per la salute pubblica.

Tuttavia, non è solo il deserto del Sahara a portare i fantasmi dei test sulle bombe atomiche della Guerra Fredda. Si stima che tra il 1945 e il 1980 gli Stati Uniti, l’Unione Sovietica, il Regno Unito, la Francia e la Cina abbiano effettuato almeno 520 test nucleari atmosferici che hanno raggiunto livelli stratosferici.

Una delle aree più colpite del pianeta è l’atollo di Bikini, che ha subito il peso di almeno 23 armi nucleari da parte degli Stati Uniti tra il 1946 e il 1958, tra cui Castle Bravo, la più potente arma termonucleare mai testata dagli USA. Recenti studi scientifici hanno suggerito che questa barriera corallina tropicale nel Pacifico meridionale è ancora più radioattiva di Chernobyl. I test sconsiderati nel Pacifico meridionale hanno portato anche una buona dose di sofferenza umana. Si stima che 665 abitanti delle vicine Isole Marshall siano stati sovraesposti alle radiazioni. Solo un paio di anni fa, le Nazioni Unite hanno avvertito che una “bara nucleare” vecchia di decenni nelle Isole Marshall potrebbe disperdere il fallout radioattivo nell’Oceano Pacifico.

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