mercoledì 10 dicembre 2025

I ruoli che recitiamo: uscire dal copione familiare

Il “Bambino d’Oro”, il “Capro Espiatorio”, l’ “Invisibile”. Come riconoscere il ruolo che la famiglia ti ha assegnato e reclamare la tua vera identità. 

“La famiglia è un sistema mobile. Se un pezzo cambia posizione, tutti gli altri devono riassestarsi.” (Virginia Satir)

Marco, 46 anni, è il fratello maggiore. È responsabile, serio, risolve i problemi di tutti. Quando c’è una crisi, chiamano Marco. Quando i genitori anziani hanno bisogno, Marco c’è. Sua sorella Elena, invece, è la “pecora nera”. Ha cambiato mille lavori, ha relazioni caotiche, chiede sempre soldi. Durante i pranzi di famiglia, il copione è sempre lo stesso: i genitori si lamentano di Elena e lodano Marco (ma caricano tutto su di lui). Marco si sente esausto e segretamente pieno di rabbia. Elena si sente giudicata e continua a ribellarsi.

Entrambi, a quasi cinquant’anni, stanno ancora recitando una parte scritta quando ne avevano cinque. Marco è il “Bambino d’Oro” (o l’Eroe). Elena è il “Capro Espiatorio” (o la Ribelle, pecora nera). 
Credono di essere così “di carattere”. In realtà, sono incastrati in un sistema...


La famiglia non è solo un gruppo di persone; è un sistema che cerca l’omeostasi (l’equilibrio). Per mantenere questo equilibrio, specialmente se ci sono disfunzioni o traumi non detti, il sistema assegna inconsciamente dei Ruoli ai bambini. Questi ruoli servono a gestire l’ansia familiare. Ma crescendo, diventano camicie di forza che ci impediscono di essere noi stessi.

I ruoli classici (chi sei tu?)

La psicologia sistemica ha identificato alcuni ruoli ricorrenti. Ti riconosci in uno di questi?

1. L’Eroe/Il Bambino d’Oro (Marco): È il figlio che “salva” l’immagine della famiglia. Bravo a scuola, ubbidiente, di successo. Il suo compito è dare ai genitori motivo di orgoglio per coprire i problemi. Prezzo da pagare: Perfezionismo, ansia, incapacità di mostrare debolezza, disconnessione dai propri bisogni.

2. Il Capro Espiatorio (Elena): È il figlio “problematico”. Con il suo comportamento attira l’attenzione negativa, permettendo alla famiglia di unirsi contro di lui e ignorare i veri problemi (es. un matrimonio infelice dei genitori). È il “paziente designato”. Prezzo da pagare: Senso di inadeguatezza, rabbia, auto-sabotaggio.

3. Il Salvatore/Il Caregiver: Spesso è il bambino che si prende cura emotivamente dei genitori (genitorializzazione). Ascolta gli sfoghi della madre, media i conflitti. Prezzo da pagare: Sindrome della crocerossina, codipendenza, difficoltà a mettere confini.

4. Il Bambino Invisibile (Lost Child): È quello che non dà problemi, che si nasconde, che vive nel suo mondo per non aggiungere stress a una famiglia già caotica. Prezzo da pagare: Solitudine, difficoltà a chiedere aiuto, sensazione di non essere importante.

5. La Mascotte/Il Giullare: È quello che fa ridere per allentare la tensione. Se i genitori litigano, lui fa una battuta. Prezzo da pagare: Difficoltà a essere preso sul serio, nascondere il dolore dietro l’umorismo.

Perché è difficile uscirne (la lealtà al sistema)

Questi ruoli sono strategie di sopravvivenza. Marco ha imparato che per essere amato doveva essere “bravo”. Elena ha imparato che per essere vista doveva essere “cattiva”. Uscire dal ruolo fa paura perché il sistema familiare oppone resistenza.

Se Marco, un giorno, dice: “No, non posso occuparmi io di tutto, sono stanco”, il sistema va in crisi. I genitori potrebbero dirgli: “Sei cambiato, sei diventato egoista”. Elena potrebbe accusarlo di abbandono. Il sistema cercherà di riportarlo al suo posto (“Change back!”). Marco sentirà un senso di colpa devastante. Penserà: “Sto tradendo la mia famiglia.” In realtà, sta solo tradendo il suo ruolo.


Strappare il copione: l’atto di ribellione sana

Guarire le radici significa avere il coraggio di deludere le aspettative del sistema per salvare la propria anima. Per Marco, la guarigione significa imparare a essere imperfetto, a dire di no, a mostrare la sua stanchezza. Significa smettere di essere il “genitore dei suoi genitori”. Per Elena, la guarigione significa smettere di reagire con la ribellione (che è comunque una forma di dipendenza) e iniziare a costruire una vita responsabile per sé stessa, non contro la famiglia.

Come cambiare ruolo (senza rompere tutto)

Non serve un annuncio drammatico. Il cambiamento avviene attraverso piccole azioni di disubbidienza al copione.

– Consapevolezza: Osserva te stesso nelle riunioni di famiglia. Quando scatta il pilota automatico? Quando ti senti obbligato a fare la battuta, a servire il caffè, a subire la critica?

– La Pausa: Quando senti la pressione del ruolo, fermati. Non reagire come al solito. Se sei il Salvatore e c’è una crisi, invece di correre, aspetta. Lascia che qualcun altro se ne occupi. O lascia che il problema resti irrisolto.

– Tollera il Disagio: Quando cambi copione, gli altri si arrabbieranno o andranno in ansia. E tu ti sentirai in colpa. È normale. È il segnale che stai cambiando lo status quo. Respira attraverso quel disagio. Non tornare indietro per placare l’ansia.

Quando Marco smette di fare l’Eroe, costringe gli altri a crescere. Forse la sorella dovrà prendersi delle responsabilità. Forse i genitori dovranno affrontare i loro problemi.

Uscire dal ruolo è l’atto d’amore più grande: restituisce a ciascuno la dignità del proprio destino. Smetti di essere un attore. Inizia a essere una persona.

Ma per fare questo, dobbiamo compiere un passo psicologico fondamentale: la differenziazione.

Articolo di Aprilamente

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