mercoledì 12 marzo 2025

Scoperte sorprendenti: strumenti di 150.000 anni fa svelano un capitolo nascosto dell'umanità

 di Salvo Privitera

Una scoperta che ha dell’incredibile sta cambiando radicalmente ciò che sapevamo sulle origini dell’uomo. 

Secondo un nuovo studio pubblicato sulla rivista Nature, gli esseri umani avrebbero vissuto nelle foreste pluviali africane già 150.000 anni fa, ben oltre le stime precedenti che datavano la presenza umana nella giungla a circa 18.000 anni fa.

Questa rivelazione rivoluziona l’idea che tali ambienti, ostili e difficili da abitare, siano stati colonizzati solo in tempi relativamente recenti.

La ricerca, guidata da un team internazionale dell’Istituto Max Planck di Geoantropologia, si è concentrata sul sito archeologico di Bété I in Costa d’Avorio. 
Questo luogo era stato scoperto negli anni ’80, ma le prime indagini non riuscirono a datare con precisione i reperti a causa delle sfide ambientali poste dalla fitta giungla ...

Oggi, grazie a tecniche di datazione all’avanguardia come la luminescenza ottica stimolata e la risonanza di spin elettronico, è stato possibile stabilire che gli strumenti in pietra rinvenuti risalgono all’età sorprendente di 150.000 anni.

La scoperta sottolinea l’incredibile adattabilità dei nostri antenati, capaci di sopravvivere anche in ambienti umidi e pericolosi come le foreste tropicali. 
Le giungle, sebbene ricche di risorse, presentavano insidie come predatori, malattie, suoli poveri e una vegetazione impenetrabile. 

Eppure, gli Homo sapiens di allora riuscirono a sviluppare strategie per prosperare in questi ecosistemi estremi.

Parte di uno strumento creato dall'uomo scoperto a Bété I in Costa d'Avorio, Africa occidentale. Credito immagine: Jimbob Blinkhorn / MPG

"Questa scoperta dimostra come la diversità ecologica sia sempre stata al centro dell’evoluzione umana" ha affermato la professoressa Eleanor Scerri, coautrice dello studio. "Dobbiamo chiederci quanto in là nel tempo risalga l’impatto dell’uomo sugli habitat naturali."

A proposito: ecco il volto più antico dell'Homo Sapiens.


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