domenica 4 dicembre 2022

Ci avevate creduto. Ma il vero miracolo inizia adesso

 
 di Claudio Messora

Devo dire che non ci avevo creduto neppure per un attimo, che la Corte Costituzionale avrebbe ristabilito verità e giustizia in un paese diviso da un enorme crepaccio, che separa la massa belante di sudditi, privi di senso critico, da coloro che si ostinano a restare umani, dove la prima qualità di un essere umano è la capacità di autodeterminare i confini di ciò che è disposto a subire (in altri termini: la libertà personale).

Era impossibile che un organismo dello Stato, i cui membri sono stati nominati in buona parte dal Presidente della Repubblica o dal Parlamento, trovasse in sé le motivazioni di ordine superiore per opporsi alla volontà inappellabile dei suoi padrini. Lo stesso Presidente, Silvana Sciarra, fu nominata su proposta del Partito Democratico nel 2014, ovvero dal braccio armato del globalismo sovranazionale che ha svuotato la Costituzione dall’interno, per rispondere ai desiderata di JP Morgan che nel 2013 suggeriva proprio di liberarsi dalle costituzioni dei paesi del sud Europa, perché ritenute troppo socialiste. 

Con tutta la buona volontà del mondo, è difficile pensare che chi va a ricoprire una carica tanto prestigiosa, su mandato di un partito politico così esplicitamente schierato dalla parte del potere finanziario, possa esprimere valori tanto diversi ... 


La Corte Costituzionale, in una democrazia che funziona, è l’ultimo baluardo contro la soppressione dei diritti (che è sempre ingiusta e ingiustificabile). 

La nostra democrazia si basa sulla separazione tra i poteri voluta da Montesquieu. 
Tale separazione di fatto non esiste più. 

Il potere legislativo (il Parlamento) è totalmente subalterno al potere esecutivo (il Governo) che, a sua volta, non essendo più controllato dal Parlamento, è espressione del potere sovranazionale che non si costituisce se non dentro ai forum privati dove i giornalisti non hanno accesso. 

Il potere giudiziario non osa contraddire lo status quo e dunque perde la sua funzione di argine nei confronti dell’abuso di potere e dell’ingiustizia. 
Il cittadino che si illuda di adire a queste corti per ottenere una compensazione rispetto ai torti subiti è un illuso, e meglio farebbe ad organizzare diversamente la sua linea di azione, giacché ormai i tribunali sono muri di gomma dove le rivendicazioni basate sul rifiuto del pensiero dominante, in nome di quello fondativo dei padri costituenti, rimbalzano non senza patire danni. 
Abbiamo la libertà di dichiarare il nostro disaccordo, ma non quella di condurre una vita libera da ripercussioni in virtù di essere dissenzienti. Il ché non rappresenta una forma di libertà, perché la libertà di protestare contro il tiranno di per sé è sempre garantita, anche negli stessi regimi tirannici: è la libertà di non subire conseguenze quella che veramente conta.

Era dunque scontato il verdetto della Corte Costituzionale che rigetta le istanze del popolo vessato dalle bugie di regime, fa scempio della logica, calpesta gli innocenti per difendere gli stupratori dei corpi e della ragione stessa. 
E fa tenerezza, ora, ripensare alle veglie in tutta Italia, nelle piazze, nelle Chiese, nelle case, agli appelli di giuristi, avvocati, associazioni, vittime danneggiate dal vaccino e semplici cittadini ancora in grado di intendere e di volere. Viene il magone a ripensare a quanta brava gente abbia creduto che esistesse davvero un giudice a Berlino. Gente che crede nella democrazia, a differenza degli altri che la infiltrano, la svuotano e poi la piegano ai loro interessi.

Era scontato e cionondimeno fa rabbia, come fa rabbia ricevere l’ennesimo cazzotto in faccia dal bullo del quartiere. Sai che ti farà male, mentre ti tengono e ti impediscono di gridare, ma pur essendo preparato, non puoi fare a meno di sentire montare dentro un’amara, lucida, sorda e ineluttabile consapevolezza: quella che matura solo chi sa di non avere più niente da perdere. 
È quello il momento in cui qualcosa dentro di te cambia. 
È quello il preciso istante in cui capisci che niente sarà più come prima, che non tornerai più indietro. 
Il sentimento di fiducia in un sistema di tutele e garanzie, che pure, appeso a un filo, rappresentava l’ultimo legame con il mondo, così come lo avevi sempre conosciuto, si spezza e lascia dentro di te un vuoto. 

Ed ogni vuoto prima o poi deve essere colmato. È una legge fisica. La civiltà aveva colmato quel vuoto con le regole, e le regole sono state in piedi finché l’illusione che fossero giuste ha mantenuto viva la fiammella della speranza. La speranza in un mondo giusto, appunto. 
Ma ora che le regole si sono dimostrate ingiuste, ora che sono state private di senso e reinterpretate a favore dei forti, i deboli, le vittime, sanno che quelle regole non servono più a niente. E se non servono, non ci si può contare per ricostruire un futuro che possa restituire a tutti la dignità perduta.

Quel vuoto, il “vulnus”, come lo chiamano i giuristi, va colmato. Va colmato con una strategia nuova. 
Come diceva Albert Einstein, è inutile ostinarsi a rifare sempre le stesse cose, aspettandosi come per magia di ottenere qualcosa di diverso rispetto allo stesso risultato di sempre. 

Bisogna fare qualcosa di diverso. Bisogna pensare diversamente. Agire diversamente. Smettere di affidarsi a ciò che si è dimostrato inaffidabile, ostile, ma piuttosto provare a renderlo ininfluente, esattamente come quello che hanno fatto alla Costituzione, lentamente, goccia dopo goccia, svuotandola di significato. 

Bisogna svuotare di significato il sistema, renderlo ininfluente nelle nostre vite, sottraendoci al suo potere, rendendoci indipendenti, inafferrabili, resilienti rispetto al monopolio della forza, che non è più legittimo dal momento che viene applicato nell’inosservanza totale delle fonti giuridiche di primo livello. 

Bisogna rendersi autonomi, creare legami funzionali, fatti di solidarietà reciproca, che sappiano superare l’isolamento al quale il potere vuole condannare i suoi detrattori e realizzare un nuovo mondo, questa volta non più separato nello spazio e nel tempo, ma separato in quanto alle relazioni in essere di tipo economico, sociale, spirituale, animico, di servizi reciproci in cui le competenze vengano messe a disposizione per superare la dipendenza dall’offerta malata del sistema, del quale va rifiutata l’ossessione per l’individualismo, per il materialismo, per il profitto come cifra realizzativa dell’esistenza umana, per la violenza come strumento di dominio. 

Va fondata una nuova società nella società, che rivolga all’interno di se stessa ogni aspirazione al benessere, ad un vita felice, realizzata dal punto di vista dei rapporti interpersonali, soddisfacente dal punto di vista qualitativo, basata su valori nuovi e antichi, che mettano la fiducia reciproca e la relazione di comunità al centro di un modello di sopravvivenza e prosperità collettiva.

Bisogna uscire dal mondo che vuole imporci un sistema ormai malato e ricostruirne uno a misura d’uomo, che non rinneghi quella parte del progresso che ha ricadute positive per la qualità della vita, ma che rifiuti categoricamente la distruzione del valore dell’essere umano e della sua centralità, per valorizzare al contrario l’importanza delle relazioni sociali, che rappresentano il solo modo di vivere un’esistenza piena, appagante, felice e ricca di significato.

È necessario tornare a celebrare la comunione dello spirito, la fratellanza, la solidarietà, la condivisione degli obiettivi, la collaborazione per realizzarli e la discussione dei risultati ottenuti, per i quali è cosa buona e giusta fare festa ed attribuirsi reciprocamente soddisfazioni e meriti.

Bisogna creare una economia circolare, che non esalti il superfluo producendo scarsità artificiale di beni essenziali, ma che possa soddisfare ciò che è indispensabile, creando il giusto spazio per nutrire lo spirito con la conoscenza, l’arte, la convivialità, un’economia che abbia pochi punti di contatto con quella globale, fatto salvo per quelli necessari.

È questo il vero miracolo, quello che ora possiamo fare. 

Bisogna far risuonare le corde della nostra vita disegnando frequenze in armonia con la natura e con le leggi fondamentali, superiori, mai scritte e insuperabili dell’universo che è sorgente di vita e tutto in sé racchiude: ogni domanda, ogni richiesta, ogni risposta.

Sembra complicato, ma non potrebbe essere più semplice. Come abbandonarsi finalmente a se stessi, senza combattersi più.



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