lunedì 17 gennaio 2022

Il mistero delle sei dimensioni. Perché furono secretati i progetti di un genio italiano.


"... La mia vita è priva del senso di paura, del senso di dolore e del senso di fame” : così dichiarava il fisico teorico, e il geniale costruttore di aerei Roberto Oros Di Bartini.

Un genio che lasciò l’Italia per andare a vivere nella fredda Russia, che parlava correttamente 5 lingue, suonava diversi strumenti musicali, scriveva poesie ed era un ottimo disegnatore. 

Ancora adesso i suoi progetti sono pochissimo conosciuti perché restano secretati. 

Non solo fu molto avanti dei suoi tempi, lui è come se fosse vissuto al di fuori del tempo vedendo il nostro spazio quadridimensionale da fuori.
Mikhail Bulgakov aveva scritto il suo Voland pensando a lui. 
Era molto bello e aveva un aspetto quasi mistico a causa di una rara malattia agli occhi: le sue pupille non si restringevano mai, per cui Di Bartini non amava la luce del sole e preferiva la penombra.

Figlio naturale del barone Di Bartini, Roberto nacque a Fiume il 14 maggio 1897. Il padre lo riconobbe e gli diede un’ottima istruzione. 
Era un piccolo genio già da bambino; ambidestro, si distingueva per l’amore per le scienze, passava molto tempo in un osservatorio astronomico regalatogli dal padre, e a 16 anni pilotava già un aereo ...


Durante la prima guerra mondiale, a 19 anni, fu fatto prigioniero dai russi, passò un certo periodo di tempo in un lager vicino a Khabarovsk e tornò in Italia pieno di idee comuniste. Entrò nel partito comunista appena fondato e poi si laureò in aeronautica presso il Politecnico di Milano studiando fuori corso.
Nel 1923 lasciò per sempre l’Italia. Alla fine della vita si considerava un “russo”.

Nella nuova patria si distinse subito come un costruttore di aerei di talento e diventò il costruttore capo dell’Istituto dell’Aviazione Civile dell’URSS.

Sotto la sua direzione furono progettati gli aerei “Stal-6”, “DAR” (il primo apparecchio sovietico per le zone artiche) e lo “STAL-7”. “Stal-6” stabilì un record mondiale della velocità: 420 km orari. Si preparava una produzione di massa di questi aerei, ma il progetto fu chiuso a causa dell’”incompatibilità” con l’aviazione civile.

Le galere della nuova patria

Nel 1935 fece sperimentare il primo aereo invisibile: l’aereo fu fatto di una materiale trasparente e c’era un impianto per diffondere un fumo azzurro: l’aereo si confondeva con il colore del cielo.

Ma al NKVD (futuro KGB) c’era già chi lo teneva sott’occhio, preoccupato del fatto che uno “straniero” lavorasse in un settore strategico. Fu arrestato nel 1937 con la formale accusa di spionaggio a favore dell’Italia fascista e la Germania. 

Di Bartini fece 10 anni di lager. Anche lì continuava a lavorare, progettando i bombardieri, i caccia bombardieri, anche quelli che superavano la soglia del suono. Molti di questi progetti restarono sulla carta perché non esistevano delle tecnologie adeguate.

Anticipò la scienza di 100 anni

Nel 1942 progetto il primo aereo a reazione, la cui velocità doveva superare 2400 km/h. Il progetto non fu accettato perché l’aereo era privo di turbine (!), e di nuovo, non esistevano delle tecnologie per la sua realizzazione. Fu liberato nel 1946 e riabilitato nel 1955.

Fino alla fine della sua vita Di Bartini continuò a progettare gli aerei. Nel 1952 progettò un aereo con le ali ad ogiva, T-203, e anche particolare un ibrido tra una nave e un aereo che poteva alzarsi in volo verticalmente dalla superficie dell’acqua e fare il rifornimento del carburante sia in aria sia in acqua, da un sottomarino. 

Nel 1961 presentò il progetto di un aereo supersonico con un motore nucleare, e nel 1971 propose di attrezzare i portaerei con le ali subacquei, così avrebbero potuto sviluppare la velocità fino 700 km/h agevolando l’atterraggio degli aerei.

Ma sembra di essere stato maledetto, questo genio italiano, perché di suoi 60 progetti unici nel suo genere soltanto qualcuno fu realizzato. Tuttavia fu insignito di premio Lenin. Il “padre” della cosmonautica sovietica Serghej Korolev lo considerava suo maestro.

Le sei dimensioni di Di Bartini

Roberto Di Bartini rifletteva anche sulla natura dell’Universo. Per Bartini i parametri fisici dei corpi erano direttamente collegati ai parametri del tempo. L’Universo avrebbe sei dimensioni, di cui tre sono le coordinate dello spazio, ed altre tre sono le dimensioni del tempo che, ovviamente, non è lineare. Secondo lui il passato - presente - futuro non solo coesistono contemporaneamente, anche il tempo ha tre coordinate, il che sarebbe l’indice della completa armonia dell’Universo.

Secondo Di Bartini ogni oggetto è una complessa struttura a sei dimensioni con molte estensioni nello spazio e nel tempo. Sarebbero possibili i cambiamenti delle
dimensioni dell’oggetto, il quale può spostarsi nello spazio viaggiando lungo il tempo e viaggiare nel tempo spostandosi nello spazio.

Ha provato l’esistenza di diverse geometrie e l’esistenza di diverse fisiche. Le sue opere erano talmente complesse da suscitare il sospetto di essere una presa in giro.
Pare che negli anni 30 creasse un segreto circolo letterario di cui fece parte il fior fiore degli scrittori russi dell’epoca: Aleksandr Grin, A.Tolstoj, A. Platonov, M.Bulgakov.

Raccontava agli astanti del tempo multidimensionale e della quinta dimensione. Nella sua casa a Mosca, di due stanze, attrezzò un locale per le meditazioni. Sul soffitto fu dipinto il cielo con il sole, i muri erano la continuazione del cielo a metà, e a metà iniziava il mare dipinto, e sul pavimento, ci fu il fondale. Le finestre erano sempre chiuse con le tende. 

Roberto passava delle giornate steso sul “fondo” del mare, a guardare il “cielo” e a meditare. In queste meditazioni andava verso la fonte delle sue incredibili idee. Il resto della casa era colmo di disegni tecnici e di carte. Amava lavorare da solo, sua moglie, il figlio e tre nipotini non abitavano con lui.

Voleva che le sue carte non fossero toccate fino a 2197. Ma non andò così.
Dopo la sua morte gli specialisti del ministero dell’aeronautica per tre mesi studiarono le sue carte, dopo di che tutto l’archivio fu portato via e deve essere stato secretato.
Il suo testamento fu una riga sola: “Dalla mia vita sappiate trarre una lezione.”
È stata ritrovata anche una storia autobiografica, che termina con le parole: "Passeranno i secoli... Nella nebbia argentata nessun altro si ricorda nemmeno del mio nome. Poi tornerò"

Il progetto della portaerei ekranoplan A-57.



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