lunedì 11 febbraio 2019

Il significato degli archetipi per la nostra vita

Jung ha sempre parlato di dominanti dell’inconscio collettivo e di immagini primordiali. Con questi termini Jung intendeva indicare motivi tipici che si ripetono spesso nei miti, nelle leggende, nelle favole ma anche, a livello personale, nei sogni, nelle fantasie e nelle visioni (più tipiche dei deliri di soggetti gravemente ammalati).

Secondo Jung tutto ciò esprime un modo tipico e universale che governa il comportamento degli essere umani in ogni tempo e luogo.

In seguito Jung, per esprimere quanto sopra cominciò ad usare il termine archetipo (dal greco antico ὰρχέτυπος col significato di immagine: tipos (“modello”, “marchio”, “esemplare”) e arché (“originale”); in ambito filosofico, la forma preesistente e primitiva di un pensiero (ad esempio l’idea platonica); in psicoanalisi da Jung ed altri autori, per indicare le idee innate e predeterminate dell’inconscio umano.

In seguito Jung fece altre distinzioni distinguendo tra l’archetipo in sé (come idea non percepibile ma presente solo in potenza) e la rappresentazione archetipica (cioè la sua manifestazione espressa in materiale psichico cosciente divenuto immagine ...


Da qui, Jung definisce l’inconscio collettivo come una struttura psichica inconscia presente nella specie umana (quindi non personale ma, transpersonale) ove gli archetipi svolgerebbero la funzione di strutture operative. Queste strutture sono a supporto dell’intero apparato psichico che ‘suggeriscono’ al soggetto immagini e dinamismi. Queste modalità sono legate al contesto storico del soggetto e della società determinando i ‘valori’ che sono condivisi sul piano della coscienza collettiva.

Nel 1949 Jung sosteneva che “… con il termine di archetipo non si intende denotare una rappresentazione ereditata, ma certi cammini ereditati, ossia un modo ereditato di funzionamento psichico, dunque il modo innato in cui il pulcino esce dall’uovo, gli uccelli costruiscono il loro nido, un certo genere di vespe colpisce con il pungiglione il ganglio motore del bruco e le anguille trovano la loro via verso le Bermude…. Questo aspetto dell’archetipo è quello biologico.

Ma il quadro cambia completamente se viene osservato dall’interno, ossia nell’ambito della psiche soggettiva. Qui l’archetipo si mostra come numinoso, vale a dire come un’esperienza di fondamentale importanza”.

Ma cos’è il SIMBOLO?

Il simbolo, per Jung, non è il ‘segno’ di un impulso rimosso, non è il ‘sintomo’ di un conflitto, ma il ‘mezzo’ con cui l’energia psichica viene trasformata in ‘progetti di esistenza’; rivela il ‘non ancora’, il ‘possibile’ implicito nell’esistenza e connesso alla struttura specifica dell’uomo.

L’archetipo, quindi, attraverso il simbolo agisce come mediatore tra la coscienza e l’inconscio e come trasformatore dell’energia psichica.

Un’altra possibile analogia la troviamo con la fantasia, che sarebbe il rappresentante psichico dell’istinto. Infatti ogni impulso, bisogno, reazione istintiva, verrebbe prima sperimentato come fantasia inconscia. 

La fantasia quindi sarebbe il legame che unisce l’inconscio con l’Io, il mezzo con cui l’uno si trasforma nell’altro.

In conclusione Jung ritiene che la coscienza può pretendere solo una posizione relativamente centrale e deve tollerare il fatto che la componente inconscia dell’intero apparato psichico la trascenda e la circondi da tutti i lati. Inoltre sarebbe condizionata in avanti, da intuizioni che sono regolate dagli archetipi.

Jung inoltre sostiene che la psiche può essere considerata come un sistema che si autoregola. Gli archetipi (poi ne vedremo alcuni) condizionano lo sviluppo dell’uomo la cui caratteristica è la vita simbolica e la creatività culturale. Gli archetipi quindi sono, o meglio agiscono come regolatori che entrano in azione tutte le volte che si verifica uno scompenso psichico.

Inoltre l’archetipo si manifesta non solo con noi stessi ma anche nelle dinamiche interpersonali. In particolare nell’analisi sono noti i fenomeni di transfert e controtransfert con la quale diviene possibile fornire una chiave interpretativa dei fenomeni relazionali.

Per concludere, Jung intuì l’esistenza di una realtà che va oltre il tempo e lo spazio ipotizzando una realtà transpsichica le cui caratteristiche sono la relativizzazione, il dissolvimento del tempo e dello spazio e la perdita della validità generale della legge di casualità.

L’archetipo agirebbe come ordinatore di avvenimenti che non hanno tra loro un collegamento causale ma soltanto una connessione di significato.

Tutto questo ambito di riflessioni hanno portato Jung a definire il concetto di sincronicità, che sarebbe una legge che unisce cose simili.

Si può leggere anche:
Jung, Leonardo e le immagini dell’inconscio

7 commenti:

  1. Ciao Catherine, spero tutto ok, secondo la mia modesta opinione Jung ha avuto molte intuizioni, ma ce la ha anche fatta a fette con l'inconscio collettivo, siamo connessi tutti da una rete neurale, una forza ancestrale e anche se molti troveranno noiosa la cosa, essa è Amore. Questa connessione molti la sentono, altri no, ma prima o poi tutti ne saranno coinvolti, trascende il nostro ego. L'essere umano non è l'appartenenza ad una razza, bensì una condizione che può essere oltrepassata per giungere all'Essenza. Appunti di viaggio tra viaggiatori e null'altro.

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  2. Mi son resa conto di ciò in modo profondo da che mia mamma è passata a miglior vita, era il suo tempo ed il tempo trascorso con lei è stato un insegnamento costante, un flusso d'amore che si protratto fin all'ultima stretta della sua mano, sembrerà scontato o smielato, ma non mi interessa, sinceramente.
    Ciò che sono lo devo a lei, alla sua saggezza ed alla sua intelligenza. Soleva ripetere che non è scontato che i figli amino i genitori, ma il contrario, ogni genitore deve conquistarsi l'amore e la fiducia dei propri figli.
    Lei lo ha fatto, senza tanti cazzi e mazzi.
    Buona prosieguo del cammino a te ed a chi passa di qua.

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  3. L*Amore è il collante che unisce l*Universo Diavoletta e apre all*uomo se egli lo desidera la Porta dell*Eternita* e Tutto è Uno come diceva ai suoi discepoli il vecchio Platone.Per quanto riguarda invece la figura della tua cara mamma che ti ha lasciato un insegnamento di vita meraviglioso fatto di saggezza e di intelligenza,dalle mie parti esiste un detto antico che recita così........Tre figli non fanno una mamma,nel senso che tutto l*Amore di tre figli messo insieme è sempre inferiore all*Amore che una Mamma nutre nei loro confronti.Mi fa piacere risentirti e ti abbraccio.Emilio

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  4. Ricambio e son diavoletta grazie alla mia mamma e ne vado fiera.
    Anche io son sempre contenta di trovarti su queste pagine, Grazie.

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  5. Jung é stato il maestro che mi ha fatto davvero aprire gli occhi ad un mondo che non vedevo...
    Un genio...
    Lui non curava le persone come Freud. Lui dava una speranza!

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  6. A me personalmente e a tutta l*Umanita*Jung ha dato una grande e meravigliosa speranza,quella che qualcosa di noi probabilmente sopravvive alla morte fisica e mi spiego meglio,nel suo Libro,Ricordi,Sogni e Riflessioni dopo aver vissuto personalmente una Esperienza di Premorte egli scrisse queste testuali parole per l*appunto piene di speranza..........Dopo la Morte c’è qualcosa di incredibile e di meraviglioso allo stesso tempo che il nostro pensiero umano non potrà mai immaginare.Emilio

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