giovedì 27 dicembre 2018

L'idolatria del comprare


Alessandro Lauro

Dalle origini del mondo l'essere umano si è differenziato da tutti gli altri esseri viventi per la sua capacità di usare meglio la ragione. Chi più e chi meno riesce ad usare bene o male la materia grigia che lo abita, emancipandosi dall'istintività caratteristica delle bestie.

Questa però non è una conquista acquisita una volta per sempre ma una sfida - ed una lotta - quotidiana. 

Si, l'uomo combatte ogni giorno contro pensieri, stimoli, idee, seduzioni che apparentemente positive possono invece alienare la persona fino a renderla schiava dello stesso pensiero, passione, idea. Sono gli idoli, che sotto la falsa promessa di bene rendono l'uomo peggio di un asino in gabbia.

Oggi tra i tanti idoli che possono schiavizzarci, è preminente quello del comprare sempre. 

Sono appena trascorse le vacanze di Natale che bene o male hanno visto gli italiani spendere ancora in regali, eppure se si fa un giro nei grandi centri commerciali o in quelli medio grandi, si possono ancora notare persone che girano con volantini per acquisti super scontati. Quanto di vero poi ci sia in questi saldi resta sempre un mistero. 

Fa impressione comunque vedere ancora gente che nonostante la crisi, sente il bisogno convulso di acquistare, di cercare l'affare, nella illusione di esercitare un potere che lo realizzi. Il continuo bombardamento all'acquisto convulsivo a cui siamo sottoposti è davvero forte e snervante. 
Si parte dal mattino con l'acquisto dei giornali dove pubblicità di ogni genere ci sollecitano ad acquistare di tutto. Le radio o il web non sono molto da meno...


Camminare in strada senza comprare neanche una caramella o un caffè ci fa sentire strani e fuori dal mondo. 

Se ci riflettiamo le strade sono progettate affinché si compri. Non c'è molto spazio per la sosta o per il solo piacere di camminare con qualcuno o da soli. Uscire senza lo scopo di acquistare ci fa sentire un po' strani. Però è rivoluzionario. Pensiamoci un attimo: siamo capaci di trascorrere un solo giorno senza acquistare niente che non sia di reale utilità? Ripeto: reale utilità. 

Quello che acquistiamo è sempre per un "poi questo mi servirà", oppure "potrebbe servirmi" o meglio "con questa cosa da ora in poi non mi manca nulla", salvo poi fare due passi più in là e scoprire che qualcun altro è già passato oltre e quindi a noi manca già qualcosa...

E' un continuo farci sentire mancanti di qualcosa, e di un qualcosa che mai potremmo procurarci da soli. E' l'idolo del consumo o peggio ancora dell'acquisto in sé, che conduce alla solitudine, all'alienazione totale degli individui, ad una morte morale e interiore con ripercussioni lente, ma inesorabili, sull'uomo.

E' davvero difficile far fronte e resistere ai continui assalti di questi messaggi che invitano all'acquisto quotidiano, o meglio, all'acquisto inutile quotidiano.

Serve una nuova rieducazione delle coscienze che riconduca gli adulti sulla retta via del buon senso e del buon uso della mente, che sia in grado di educare i bambini, ragazzi e giovani ad un uso corretto delle proprie capacita' e della propria intelligenza rendendoli autonomi dal pensiero dominante del "compra sempre qualcosa". E' davvero una vera arte quella del combattere contro queste pulsioni. Non qualcosa di secondario ma di urgente perché sono i piccoli gesti che danno forma all'agire collettivo. 

Un nuovo cambiamento culturale sorge all'orizzonte ed è responsabilità di tutti non farsi cogliere impreparati. Molti non ne hanno coscienza e questo non ci consente di tacere l'allarme. Siamo capaci di trascorrere giorni senza acquistare cose di non reale utilità? E sarebbe così impossibile pensare di dedicare tempo e risorse dedicate all'acquisto per iniziare ad imparare ad autoprodurci molti di quei beni che acquistiamo come merci?

Questo genere di idolatria si combatte ogni giorno passando dalla teoria alla pratica.

Fonte: decrescitafelice.it (articolo ormai off line)
Altra fonte: ladecrescita.wordpress.com

7 commenti:

  1. Essere poveri non vuol dire soltanto e necessariamente non possedere le cose per poi utilizzarle, ma anche avere il bisogno compulsivo di possederle e compensare un disagio, un'inquietudine interiore, per nascondere il fatto che senza l'idolatria del comprare non abbiamo nulla. La consapevolezza umana è intrappolata in un agglutinazione sensoriale di dettagli e forme geometriche alle quali gli associamo un significato a seconda delle interpretazione percepite dai nostri sensi ordinari. Il mondo fenomenico fatto di oggetti è utile in una certa misura ma ha intrappolato la consapevolezza umana in un circolo vizioso da cui risulta quasi impossibile uscirne. Utilizzare ciò che offre il consumismo è un conto finchè ciò che viene acquistato ha compiuto la sua funzione, ma sentire la necessità di possedere qualcosa può risultare pericoloso perché vincola l'attenzione creando un legame energetico sottile con l'oggetto in questione (ossessioni morbose comprese). Tanto quando arriva il momento in cui bisogna andare dall'altra parte e abbandonare definitivamente il corpo fisico non è possibile portare alcunché se non la propria consapevolezza.

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  2. stamattina in un cielo di smalto azzurro o visto metù Luna calante ed una Stella luminosa, giove, o forse Mia Madre che li si è traferita in Spirito. Bello, bello, bello. Ho guardato le vetrine, non in cerca di qualcosa da comprare che non mi piacesse completamente. Un depprimente guazzabuglio di beige e grigio, molto molto deprimente, di un giallo sepane molto poco attraente: stracci, stracci, stracci e costosi...A casa ne ho tanti di stracci MIGLIORI...preerisco dare i soldi per gli Animali, quelli a quattro zampe e due zampe e due ali...

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  3. Posseduti dal possesso.
    Non importa cosa, denaro, potere, stupidaggini, social network, altre persone.
    E' un disturbo mentale indotto, se pensi al possesso e a quello che vorresti possedere l'attenzione viene deviata dalla realtà vera verso una realtà artificiale.
    Dividi et impera, nelle sue multi facce.

    Gianni

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  4. La mente impiantata, quella usata normalmente vuole trattenere e aggrapparsi maniacalmente a qualsiasi cosa spesso a tutti i costi, disconoscendo e snobbando la voce interiore, perché sente subliminalmente che prima o poi arriverà il fatidico momento. Gli antichi ad esempio erano ossessionati dagli oggetti di potere (talismani, teschi di cristallo, ecc..) ma il potere non risiede tanto negli oggetti in sé stessi ma nella modalità dell'attenzione che viene utilizzata e nella relazione reciproca che si viene ad instaurare con l'oggetto del nostro intendimento. Ogni legame (il senso del possesso) quando diventa morboso è pericoloso non solo per la propria attenzione (sostenere un allineamento con dettagli di poco conto consuma molta energia) ma perché essendo impregnato della propria energia emozionale attira inevitabilmente "gli amici incorporei".
    Anche la personalità è "divisa, e quale di queste cerca di imporsi ogni qual volta si ripresenta l'occasione che attiva quella determinata sub-personalità?". La mancanza di un livello di energia fisiologica sufficientemente adeguato crea questi grovigli.

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