Se oggi con Photoshop è possibile costruire filmati UFO e spacciarli per autentici, altra cosa è essere autori e rei confessi della truffa del secolo (scorso) e continuare a vivere felici e indenni da ripercussioni giudiziarie. Non ci sarebbe giustizia a questo mondo se le cose andassero così e Santilli e Shoefield la dovessero far franca, considerando che sono 12 anni che su questo argomento ho nel cassetto un libro che inizia a sembrare “la storia infinita” e che non sono in grado di terminare per la semplice ragione che: il caso non è chiuso, né risolto, a dispetto di quello che dicono Pinotti e soci. A cui rode il fegato per non essere mai arrivati alla soluzione e, proprio per questo, dopo averla cavalcata alla grande, l’hanno bollata come falsa. Opportunismo a vagonate che però, nella storia che sto per raccontare, non deve interessare.
A giudicare dalle espressioni sorridenti stampate sulle facce di Ray Santilli e Gary Shoefield che appaiono in un’intervista inserita in un dvd-documentario sull’Autopsia Aliena prodotto dalla Reality Entertainment e commercializzato da circa due anni negli USA, nuove cose da dire ci sarebbero. Innanzitutto, che Santilli e Shoefield seppur furbi, si smentiscono, incespicano e si rialzano nel raccontare una verità che fa acqua da tutte le parti. Una verità che il duo certamente conosce, ma che solo in lui, Ray Santilli, l’ufologia mondiale vede il responsabile di una truffa di portata colossale. Facciamo un parallelo. Come fama, il filmato in 16 millimetri della cosiddetta “Autopsia Aliena” (AA) è secondo a mio avviso solo a quello in 8 millimetri girato da Abraham Zapruder sulla Dealey Plaza di Dallas il 22 Novembre 1963, quando l’esecuzione di John Fitzgerald Kennedy a tiro incrociato ad opera di un gruppo di cecchini fu ripresa in tutta la sua crudezza. I 26 secondi a colori del filmato di Zapruder mostrano immagini indiscutibilmente reali.
Hanno fatto la Storia...
Un fotogramma dello “Zapruder film”.
Dei 18 minuti in bianco e nero del filmato dell’Autopsia Aliena (AA), protetto da copyright registrato a nome Merlin Group (società di Ray Santilli) alla Biblioteca del Congresso USA, datato 1947 e reso pubblico per la prima volta in Italia il 26 Agosto 1995 (nella trasmissione “Misteri” di Rai2), invece il dubbio che si tratti di un falso è legittimo, nonostante su come siano andate realmente le cose restiamo nel campo delle ipotesi. Le immagini mostrano diverse fasi della dissezione di un corpo che Santilli ha sempre definito non umano. Nel corso del nostro primo incontro a Cannes, in Francia, nel 1995 Santilli mi disse che il film sarebbe diventato la “Sindone degli Ufologi”, un puzzle inestricabile. Per sempre. Sinora ha avuto ragione lui.
Un fotogramma del filmato “Alien Autopsy” (© Roswell Footage Ltd).
Gli elementi che accomunano il Santilli Footage e lo Zapruder Film sono due: entrambi sono stati girati da una cinepresa marca Bell & Howell, ma di modello e formato di pellicola diversi. Entrambi si riferiscono a fatti reali sui quali il Governo degli Stati Uniti non ha mai detto la verità: l’incidente di Roswell e l’assassinio di John Kennedy. Si hanno molte ragioni per dubitare che sia sulla morte di JFK sia sul famoso UFO crash del 1947 venga fatta luce. Sul filmato dell’Autopsia Aliena potremmo nutrire forse qualche speranza.
Torniamo all’estate 1995, quando le immagini della AA vennero divulgate in contemporanea mondiale grazie a una manovra mediatica senza precedenti. Tutto era iniziato mesi prima, con una notizia Ansa.
(ANSA-AFP) – Londra, 27 MAR – Un film ultra segreto girato circa 50 anni fa da militari americani e che mostra un “extraterrestre morto” sarà proiettato questa estate in Gran Bretagna a una platea internazionale di appassionati di UFO. Lo ha detto l’organizzatore della manifestazione, Philip Mantle. Mantle, dell’associazione britannica di ricerche sugli UFO, ieri ha detto che il film è stato girato nel 1947 nel deserto del Nuovo Messico (USA) da membri dell’Aeronautica degli Stati Uniti dopo che un disco volante era precipitato a terra. Un ex cameraman militare americano, ora di 82 anni, avrebbe fatto una copia del film e l’avrebbe poi consegnata a Ray Santilli, un regista di documentari inglese. Secondo Mantle, nel film di 91 minuti si vedono alcuni scienziati mentre fanno un’autopsia a una “creatura” che sarebbe un extraterrestre. In un altro punto, nel film in bianco e nero girato in 16 millimetri, si vedono pezzi del disco volante che sarebbe stato fatto di un materiale indistruttibile. “Il film è già stato esaminato dalla Kodak che ha confermato che è vecchio di 50 anni e ora vogliamo farlo esaminare da esperti universitari”, ha detto Mantle, secondo cui il filmato non è mai stato mostrato in pubblico. La proiezione è stata fissata a agosto all’Università di Sheffield in occasione di una conferenza di due giorni a cui parteciperanno 500 esperti ‘ufologi’.
Le scioccanti immagini in bianco e nero, sgranate e spesso fuori fuoco, fecero il giro del mondo e divennero all’istante il più sensazionale “caso ufologico” di tutti i tempi. Da allora, il dibattito sulla loro autenticità si è acceso a più riprese, per sfumare di intesità negli ultimi anni.
Un guizzo di novità giungeva nel 2006, con due mosse consecutive ancora orchestrate dall’ineffabile Santilli.
La prima: nelle sale cinematografiche esce il film “Alien Autopsy”, marcato Warner Bros e Qwerty Films, interpretato da Ant e Dec, stelle della comicità inglese e di cui Santilli e Shofield Ray sono produttori esecutivi. Ai botteghini il film, una ricostruzione della storia fra il demenziale e il grottesco, ottiene risultati trascurabili. Nel finale appare una ripresa di 18 secondi in bianco e nero che mostra mezzi militari americani e individui in tenute di varie forze e medici che ispezionano il corpo di un essere deposto su una barella, vagamente simile a quello del filmato autoptico. Il ricercatore Philip Mantle, il maggiore inquirente mondiale sull’AA, non ha dubbi: lo spezzone, per quanto ad effetto, è stato confezionato dalla Qwerty Films e non è d’epoca.
Seconda mossa: durante uno speciale documentaristico di “Eamonn Investigates” della britannica Sky, condotto dalla vecchia volpe Eamonn Holmes, Santilli e Shoefield per la prima volta cambiano versione. Ammettono di aver salvato solo pochi fotogrammi delle 22 bobine di pellicole originali in 16 millimetri contenenti i filmati autoptici e consegnate a Santilli nel 1993 dal fantomatico cineoperatore americano “Jack Barnett”. Le pellicole si erano irrimediabilmente deteriorate a causa dell’esposizione al calore e all’umidità. Quindi, Ray e Gary erano stati costretti a un’opera di restauro. Sulla base dei filmati visti da Ray nel 1992, i fotogrammi superstiti erano stati accoppiati in tele cinema a nuove pellicole (d’epoca, ma perfettamente conservate e girate con la medesima cinepresa) sulle quali c’erano le riprese effettuate in un appartamento londinese nel 1995 dal team di Santilli. L’incarico di realizzare il corpo dell’essere alieno era stato affidato all’artista e scultore della Royal Academy John Humphreys, il quale avrebbe lavorato su due diversi manichini in lattice riempiti con interiora di animali.
Nel documentario di Eamonn Holmes, inoltre, Santilli rivelava che anche l’intervista videoregistrata a “Jack Barnett” e venduta alla Nippon TV era stata confezionata ingaggiando un ex attore americano, un barbone trovato su un marciapiede di Los Angeles, al quale erano stati offerti 500 dollari e una notte in un motel per interpretare quel ruolo. Insomma, una truffa colossale, perfettamente congegnata. Eppure per quanto riguardava le immagini dell’autopsia, Santilli ribadiva che non si trattava di un falso, bensì di un “restauro” realizzato unendo le immagini della ricostruzione scenica ai fotogrammi originali salvati. Dal prodotto finale non sarebbe stato più possibile distinguere i fotogrammi d’epoca da quelli delle nuove riprese. In questa mirabolante maniera il dinamico duo britannico avrebbe turlupinato il mondo intero, guadagnando cifre da capogiro dalle vendite dei diritti televisivi e home video dei filmati.
Questa versione apparentemente definitiva, veniva però messa in discussione nel 2007 con l’entrata in scena da un certo Spyros Melaris, illusionista inglese di origine cipriota, il quale dichiarava a Philip Mantle di essere stato lui il regista e produttore del filmato girato nell’appartamento di Camden, Londra, su commissione dello stesso Santilli. Fatto ancor più importante: a detta di Melaris non esistevano immagini originali. A supporto delle sue affermazioni, Melaris forniva dei disegni, dettagli tecnici e i nomi dei partecipanti alle riprese. La controversia fra Santilli e Melaris scaturiva dal mancato rispetto degli accordi che prevedevano il riconoscimento delle percentuali sulle vendite dovute a Melaris. Oltre alle 10.000 sterline ricevute al termine del montaggio delle immagini, Melaris non aveva più ricevuto nulla ed era diventato il nemico numero uno di Santilli, insieme a Philip Mantle, la cui fiducia nei confronti di Ray si era disgregata. Il problema delle dichiarazioni di Melaris è che sono prive di conferme. Dal Febbraio 2008 si attende invano l’uscita di un suo libro accompagnato da un dvd, intitolato “Alien Autopsy: The Myth Exposed”. Nulla di quanto promesso da Melaris è stato pubblicato o reso noto apertamente. Melaris fa parte di un gruppo operativo da tempo su internet e composto da 14 ricercatori internazionali a cui appartiene anche chi scrive. Intento del team è accertare il falso, cosa non provata con l’entrata in scena del signor Melaris.
Retrocopertina del dvd “Alien from Area 51 – The Alien Autopsy Footage Revealed”
Dagli USA, grazie all’intervista di 20 minuti rilasciata da Santilli e Shoefield ai realizzatori del documentario “Alien from Area 51 – The Alien Autopsy Footage Revealed” (la cover è riprodotta in alto), reperibile in dvd nelle catene dei supermercati si apprende: “Finalmente Ray Santilli e Gary Shoefield rivelano tutto: le minacce che hanno ricevuto dai Men in Black, come i Cinesi fossero a conoscenza del footage originale, il credo di Ray e Gary nelle visite aliene al pianeta terra, come i governi di tutto il mondo gestiscono il fenomeno e la mutazione genetica del genere umano”. Nell’intervista, Ray e Gary dichiarano: 1) Il filmato e il cineoperatore esistevano davvero. 2) Dal momento della prima proiezione del filmato effettuata dal cameraman a beneficio di Santilli, a Cleveland, Ohio, le pellicole si deteriorarono sino a divenire inutilizzabili nel giro di un anno e mezzo. Vale a dire che, dopo essere stata chiusa ermeticamente per 50 anni, una volta estratta dalla sua custodia, la pellicola era stata proiettata su una parete ed era ancora perfetta. Ma, passati diciotto mesi dalla prima e unica esposizione ad agenti esterni, (Santilli e Shoefield non menzionano infiltrazioni di acqua o umidità) la pellicola aveva reagito a contatto dell’aria, si era ossidata e quasi tutte le immagini erano andate perdute. Questo contraddice precedenti affermazioni di Santilli, secondo le quali le pellicole erano state danneggiate da umidità e, prima ancora, che si erano bruciate non appena esposte all’aria.
Tutto questo, secondo Santilli, avrebbe comportato la necessità di creare ex novo immagini che potessero essere associate ai fotogrammi salvati. Un’opera di “restauro”. Una spiegazione assurda. La sola ipotetica sequenza di fatti e di manovre che regge è secondo me la seguente.
L’operazione iniziata nel 1995 fu condotta magistralmente in base ad accordi presi da Santilli con sue fonti rimaste ignote, che potesse trattarsi del “cineoperatore fantasma” e/o suoi collegamenti, o di altri non è dato sapere. Da quel momento Santilli ebbe carta bianca nel giocare tutte le carte nelle sue mani. Il suo fine era solo uno: ottenere il massimo guadagno possibile, a posteriori valutabile in svariate decine di milioni di dollari che Santilli ha effettivamente messo in tasca.
L’operazione avrebbe dovuto essere condotta in tempi determinati, a mio avviso non oltre il Giugno-Luglio 1997, in concomitanza con il cinquantesimo anniversario dell’incidente di Roswell. Tali tempi saltarono perché il gioco è sfuggito di mano a Santilli, che non poteva conoscere la reale portata delle reazioni della comunità ufologica internazionale alla divulgazione del solo primo filmato autoptico e alla sparizione delle altre immagini da lui promesse come esistenti. Un grossolano errore di valutazione da parte di chi, usando Santilli e Shoefield, ha orchestrato il tutto.
Quelle immagini non gridavano allo scandalo perché mostravano una falsa “Gioconda”, o l’uccisione di JFK da un’altra angolazione rispetto alle riprese di Zapruder. Mostravano un essere non terrestre, recuperato in seguito a un UFO crash avvenuto nei lontani anni Quaranta e tenuto celato al mondo. Se vendi quelle immagini a un network devi attenderti delle ripercussioni, di livello incalcolabile. Altre forze erano entrate in campo. Forze che non ammettono errori. Caso pubblicamente chiuso.
A mio avviso, Santilli è ancora in possesso di diversi spezzoni di filmati originali “salvati” dal deterioramento. Un giorno arriveremo alla resa dei conti.
Un fotogramma dello “Zapruder film”.
Dei 18 minuti in bianco e nero del filmato dell’Autopsia Aliena (AA), protetto da copyright registrato a nome Merlin Group (società di Ray Santilli) alla Biblioteca del Congresso USA, datato 1947 e reso pubblico per la prima volta in Italia il 26 Agosto 1995 (nella trasmissione “Misteri” di Rai2), invece il dubbio che si tratti di un falso è legittimo, nonostante su come siano andate realmente le cose restiamo nel campo delle ipotesi. Le immagini mostrano diverse fasi della dissezione di un corpo che Santilli ha sempre definito non umano. Nel corso del nostro primo incontro a Cannes, in Francia, nel 1995 Santilli mi disse che il film sarebbe diventato la “Sindone degli Ufologi”, un puzzle inestricabile. Per sempre. Sinora ha avuto ragione lui.
Un fotogramma del filmato “Alien Autopsy” (© Roswell Footage Ltd).
Gli elementi che accomunano il Santilli Footage e lo Zapruder Film sono due: entrambi sono stati girati da una cinepresa marca Bell & Howell, ma di modello e formato di pellicola diversi. Entrambi si riferiscono a fatti reali sui quali il Governo degli Stati Uniti non ha mai detto la verità: l’incidente di Roswell e l’assassinio di John Kennedy. Si hanno molte ragioni per dubitare che sia sulla morte di JFK sia sul famoso UFO crash del 1947 venga fatta luce. Sul filmato dell’Autopsia Aliena potremmo nutrire forse qualche speranza.
Torniamo all’estate 1995, quando le immagini della AA vennero divulgate in contemporanea mondiale grazie a una manovra mediatica senza precedenti. Tutto era iniziato mesi prima, con una notizia Ansa.
(ANSA-AFP) – Londra, 27 MAR – Un film ultra segreto girato circa 50 anni fa da militari americani e che mostra un “extraterrestre morto” sarà proiettato questa estate in Gran Bretagna a una platea internazionale di appassionati di UFO. Lo ha detto l’organizzatore della manifestazione, Philip Mantle. Mantle, dell’associazione britannica di ricerche sugli UFO, ieri ha detto che il film è stato girato nel 1947 nel deserto del Nuovo Messico (USA) da membri dell’Aeronautica degli Stati Uniti dopo che un disco volante era precipitato a terra. Un ex cameraman militare americano, ora di 82 anni, avrebbe fatto una copia del film e l’avrebbe poi consegnata a Ray Santilli, un regista di documentari inglese. Secondo Mantle, nel film di 91 minuti si vedono alcuni scienziati mentre fanno un’autopsia a una “creatura” che sarebbe un extraterrestre. In un altro punto, nel film in bianco e nero girato in 16 millimetri, si vedono pezzi del disco volante che sarebbe stato fatto di un materiale indistruttibile. “Il film è già stato esaminato dalla Kodak che ha confermato che è vecchio di 50 anni e ora vogliamo farlo esaminare da esperti universitari”, ha detto Mantle, secondo cui il filmato non è mai stato mostrato in pubblico. La proiezione è stata fissata a agosto all’Università di Sheffield in occasione di una conferenza di due giorni a cui parteciperanno 500 esperti ‘ufologi’.
Le scioccanti immagini in bianco e nero, sgranate e spesso fuori fuoco, fecero il giro del mondo e divennero all’istante il più sensazionale “caso ufologico” di tutti i tempi. Da allora, il dibattito sulla loro autenticità si è acceso a più riprese, per sfumare di intesità negli ultimi anni.
Un guizzo di novità giungeva nel 2006, con due mosse consecutive ancora orchestrate dall’ineffabile Santilli.
La prima: nelle sale cinematografiche esce il film “Alien Autopsy”, marcato Warner Bros e Qwerty Films, interpretato da Ant e Dec, stelle della comicità inglese e di cui Santilli e Shofield Ray sono produttori esecutivi. Ai botteghini il film, una ricostruzione della storia fra il demenziale e il grottesco, ottiene risultati trascurabili. Nel finale appare una ripresa di 18 secondi in bianco e nero che mostra mezzi militari americani e individui in tenute di varie forze e medici che ispezionano il corpo di un essere deposto su una barella, vagamente simile a quello del filmato autoptico. Il ricercatore Philip Mantle, il maggiore inquirente mondiale sull’AA, non ha dubbi: lo spezzone, per quanto ad effetto, è stato confezionato dalla Qwerty Films e non è d’epoca.
Seconda mossa: durante uno speciale documentaristico di “Eamonn Investigates” della britannica Sky, condotto dalla vecchia volpe Eamonn Holmes, Santilli e Shoefield per la prima volta cambiano versione. Ammettono di aver salvato solo pochi fotogrammi delle 22 bobine di pellicole originali in 16 millimetri contenenti i filmati autoptici e consegnate a Santilli nel 1993 dal fantomatico cineoperatore americano “Jack Barnett”. Le pellicole si erano irrimediabilmente deteriorate a causa dell’esposizione al calore e all’umidità. Quindi, Ray e Gary erano stati costretti a un’opera di restauro. Sulla base dei filmati visti da Ray nel 1992, i fotogrammi superstiti erano stati accoppiati in tele cinema a nuove pellicole (d’epoca, ma perfettamente conservate e girate con la medesima cinepresa) sulle quali c’erano le riprese effettuate in un appartamento londinese nel 1995 dal team di Santilli. L’incarico di realizzare il corpo dell’essere alieno era stato affidato all’artista e scultore della Royal Academy John Humphreys, il quale avrebbe lavorato su due diversi manichini in lattice riempiti con interiora di animali.
Nel documentario di Eamonn Holmes, inoltre, Santilli rivelava che anche l’intervista videoregistrata a “Jack Barnett” e venduta alla Nippon TV era stata confezionata ingaggiando un ex attore americano, un barbone trovato su un marciapiede di Los Angeles, al quale erano stati offerti 500 dollari e una notte in un motel per interpretare quel ruolo. Insomma, una truffa colossale, perfettamente congegnata. Eppure per quanto riguardava le immagini dell’autopsia, Santilli ribadiva che non si trattava di un falso, bensì di un “restauro” realizzato unendo le immagini della ricostruzione scenica ai fotogrammi originali salvati. Dal prodotto finale non sarebbe stato più possibile distinguere i fotogrammi d’epoca da quelli delle nuove riprese. In questa mirabolante maniera il dinamico duo britannico avrebbe turlupinato il mondo intero, guadagnando cifre da capogiro dalle vendite dei diritti televisivi e home video dei filmati.
Questa versione apparentemente definitiva, veniva però messa in discussione nel 2007 con l’entrata in scena da un certo Spyros Melaris, illusionista inglese di origine cipriota, il quale dichiarava a Philip Mantle di essere stato lui il regista e produttore del filmato girato nell’appartamento di Camden, Londra, su commissione dello stesso Santilli. Fatto ancor più importante: a detta di Melaris non esistevano immagini originali. A supporto delle sue affermazioni, Melaris forniva dei disegni, dettagli tecnici e i nomi dei partecipanti alle riprese. La controversia fra Santilli e Melaris scaturiva dal mancato rispetto degli accordi che prevedevano il riconoscimento delle percentuali sulle vendite dovute a Melaris. Oltre alle 10.000 sterline ricevute al termine del montaggio delle immagini, Melaris non aveva più ricevuto nulla ed era diventato il nemico numero uno di Santilli, insieme a Philip Mantle, la cui fiducia nei confronti di Ray si era disgregata. Il problema delle dichiarazioni di Melaris è che sono prive di conferme. Dal Febbraio 2008 si attende invano l’uscita di un suo libro accompagnato da un dvd, intitolato “Alien Autopsy: The Myth Exposed”. Nulla di quanto promesso da Melaris è stato pubblicato o reso noto apertamente. Melaris fa parte di un gruppo operativo da tempo su internet e composto da 14 ricercatori internazionali a cui appartiene anche chi scrive. Intento del team è accertare il falso, cosa non provata con l’entrata in scena del signor Melaris.
Retrocopertina del dvd “Alien from Area 51 – The Alien Autopsy Footage Revealed”
Dagli USA, grazie all’intervista di 20 minuti rilasciata da Santilli e Shoefield ai realizzatori del documentario “Alien from Area 51 – The Alien Autopsy Footage Revealed” (la cover è riprodotta in alto), reperibile in dvd nelle catene dei supermercati si apprende: “Finalmente Ray Santilli e Gary Shoefield rivelano tutto: le minacce che hanno ricevuto dai Men in Black, come i Cinesi fossero a conoscenza del footage originale, il credo di Ray e Gary nelle visite aliene al pianeta terra, come i governi di tutto il mondo gestiscono il fenomeno e la mutazione genetica del genere umano”. Nell’intervista, Ray e Gary dichiarano: 1) Il filmato e il cineoperatore esistevano davvero. 2) Dal momento della prima proiezione del filmato effettuata dal cameraman a beneficio di Santilli, a Cleveland, Ohio, le pellicole si deteriorarono sino a divenire inutilizzabili nel giro di un anno e mezzo. Vale a dire che, dopo essere stata chiusa ermeticamente per 50 anni, una volta estratta dalla sua custodia, la pellicola era stata proiettata su una parete ed era ancora perfetta. Ma, passati diciotto mesi dalla prima e unica esposizione ad agenti esterni, (Santilli e Shoefield non menzionano infiltrazioni di acqua o umidità) la pellicola aveva reagito a contatto dell’aria, si era ossidata e quasi tutte le immagini erano andate perdute. Questo contraddice precedenti affermazioni di Santilli, secondo le quali le pellicole erano state danneggiate da umidità e, prima ancora, che si erano bruciate non appena esposte all’aria.
Tutto questo, secondo Santilli, avrebbe comportato la necessità di creare ex novo immagini che potessero essere associate ai fotogrammi salvati. Un’opera di “restauro”. Una spiegazione assurda. La sola ipotetica sequenza di fatti e di manovre che regge è secondo me la seguente.
L’operazione iniziata nel 1995 fu condotta magistralmente in base ad accordi presi da Santilli con sue fonti rimaste ignote, che potesse trattarsi del “cineoperatore fantasma” e/o suoi collegamenti, o di altri non è dato sapere. Da quel momento Santilli ebbe carta bianca nel giocare tutte le carte nelle sue mani. Il suo fine era solo uno: ottenere il massimo guadagno possibile, a posteriori valutabile in svariate decine di milioni di dollari che Santilli ha effettivamente messo in tasca.
L’operazione avrebbe dovuto essere condotta in tempi determinati, a mio avviso non oltre il Giugno-Luglio 1997, in concomitanza con il cinquantesimo anniversario dell’incidente di Roswell. Tali tempi saltarono perché il gioco è sfuggito di mano a Santilli, che non poteva conoscere la reale portata delle reazioni della comunità ufologica internazionale alla divulgazione del solo primo filmato autoptico e alla sparizione delle altre immagini da lui promesse come esistenti. Un grossolano errore di valutazione da parte di chi, usando Santilli e Shoefield, ha orchestrato il tutto.
Quelle immagini non gridavano allo scandalo perché mostravano una falsa “Gioconda”, o l’uccisione di JFK da un’altra angolazione rispetto alle riprese di Zapruder. Mostravano un essere non terrestre, recuperato in seguito a un UFO crash avvenuto nei lontani anni Quaranta e tenuto celato al mondo. Se vendi quelle immagini a un network devi attenderti delle ripercussioni, di livello incalcolabile. Altre forze erano entrate in campo. Forze che non ammettono errori. Caso pubblicamente chiuso.
A mio avviso, Santilli è ancora in possesso di diversi spezzoni di filmati originali “salvati” dal deterioramento. Un giorno arriveremo alla resa dei conti.
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