sabato 12 gennaio 2019

Perché alcuni scienziati famosi denigrano la filosofia? Non potrebbe essere una disciplina utile alla scienza?

Tommaso Tosi, Saggista in Filosofia, Scienza e Tecnologia

Apparentemente si potrebbero trovare molte motivazioni, alcune più fondate di altre per spiegare il fenomeno, ma la radice da cui il fraintendimento parte è un’altra: così come alcuni filosofi denigrano la scienza per pura ignoranza, alcuni scienziati denigrano la filosofia perché non la conoscono effettivamente, oppure ne hanno una visione distorta e semplicistica, non riconoscendone la centralità conoscitiva.

Sotto determinate condizioni, la filosofia (specificamente alcune sue branche) può certamente essere molto utile alla scienza - ancorché non sia questo il suo fine -, e risulta anzi imprescindibile a definire la scientificità e a risolvere le questioni inerenti il metodo scientifico.

Come premessa alla riposta, va precisato che anche le lacune scientifiche di molti filosofi sono cosa grave, soprattutto quando si tratta di argomenti intrinsecamente legati a problematiche di natura eminentemente filosofica - ad esempio, non si può in effetti occuparsi dei paradossi zenoniani senza conoscere le basi dell’analisi e il concetto di serie numerica convergente, nonché lo stato dell'arte della fisica teorica per quanto riguarda il problema della continuità/discrezione dello spazio-tempo e quindi almeno le basi delle proposte di unificazione in gravità quantistica come la loop quantum gravity, come non si può parlare del dibattito tra platonisti e costruttivisti in matematica senza conoscere lo sviluppo della logica-matematica contemporanea (teoria della dimostrazione e teoria dei modelli in primis) fino alla fondazione delle teorie assiomatiche degli insiemi Zermelo-Fraenkel-Choice, von Neumann-Bernays-Gödel, Morse-Kelley, Tarski-Grothendieck, ecc. per giungere infine alla teoria delle categorie e alla teoria dei topos ...


Ma allo stesso modo, spesso, la conoscenza filosofica media di uno scienziato non è sufficiente a conferirgli la competenza adeguata a discutere, nel caso volesse farlo, di tematiche filosofiche con cognizione di causa e soprattutto senza farsi influenzare troppo dai presupposti insiti alla sua formazione.

E questo è un peccato, non solo perché poi si creano infeconde divisioni specialistiche tra gli esponenti di questa o di quella disciplina (anche internamente alle discipline scientifiche, figuriamoci poi con i filosofi), ma perché anche per fare scienza seriamente avere delle più o meno estese conoscenze epistemologiche e filosofiche in generale può essere effettivamente d'aiuto.

Nella fisica di frontiera, ad esempio, c'è sempre più bisogno di una buona consapevolezza filosofica ed epistemologica specifica, soprattutto nella fisica teorica, dove la sperimentabilità delle teorie non è proprio a portata di mano e quindi delle riflessioni di principio sul senso fisico e sulle strutture matematiche delle prime possono aiutare: un caso su tutti è rappresentato dalla questione dell’interpretazione della meccanica quantistica, dove nonostante i fisici siano arrivati ad avere definizioni abbastanza rigorose di nozioni quali realismo (come definitezza controfattuale), determinismo, località forte e debole, causalità, completezza della funzione d'onda, ecc., e a sistematizzare le varie interpretazioni in modelli ontologici specifici (ψ-completi, ψ-supplementati e ψ-epistemici) in relazione ai suddetti parametri, sussistono ancora delle incomprensioni di fondo legate al concetto di realismo e nell'interpretazione del ruolo effettivo dell'osservatore come apparato di misura, facendo sempre segno ad una visione piuttosto classico-galileiana (dunque pre-kantiana) del mondo.

Ovviamente, per fare fisica teorica e basta non è necessario essere esperti di filosofia, e la filosofia della scienza è tutt'altro che strettamente necessaria per fare fisica teorica (e lo stesso può valere per tutte le altre discipline scientifiche), tuttavia sono conoscenze specifiche che possono avere un’utilità nell'affinare la precisione, il rigore, l'astrazione e il discernimento nei ragionamenti, nonché ad avere una consapevolezza più profonda di cosa sia il metodo scientifico, che definizione e limiti abbia, quale sia l'ambito di validità delle teorie scientifiche, quale statuto conoscitivo abbiano i risultati scientifici e cosa sia la “scientificità”, considerazioni e domande che possono sembrare poco interessanti ad alcuni, ma che in ultima analisi contribuiscono notevolmente a fare la differenza tra uno scienziato consapevole della sua attività di ricerca ed un semplice tecnico di laboratorio.

Ma purtroppo anche scienziati di notevole calibro come Hawking, deGrasse Tyson e Krauss spesso se ne vengono fuori con affermazioni piuttosto superficiali e sconclusionate sulla filosofia, dimostrando effettivamente di avere una scarsa conoscenza in materia, come accadeva ad esempio per Richard Feynman.

Prendiamo ad esempio queste affermazioni di Lawrence Krauss, noto astrofisico e cosmologo:

“La filosofia è un settore che, purtroppo, mi ricorda una vecchia battuta di Woody Allen: 'quelli che non sanno fare, insegnano, e quelli che non sanno neanche insegnare, insegnano ginnastica'". 

E la parte peggiore della filosofia è la filosofia della scienza: per quanto ne so, le uniche persone che hanno letto le opere dei filosofi della scienza sono altri filosofi della scienza. 

Sulla fisica non ha nessun tipo di impatto, e dubito che altri filosofi le leggano perché sono abbastanza tecniche. Quindi è davvero difficile capire che cosa la giustifichi. Direi che questo stato di tensione si verifica perché i filosofi si sentono minacciati, e ne hanno tutte le ragioni, perché la scienza progredisce e la filosofia no.”[1]

Qui si dimostra la mancata conoscenza sia della storia della filosofia che della storia della scienza - dato che già noti scienziati quali Heisenberg ed Einstein, ma anche Boltzmann, Mach, Bohr, Planck, e moltissimi altri, fisici e non, non solo conoscevano l'epistemologia e la filosofia della scienza a livello di letteratura, ma l'hanno anche fatta personalmente; senza contare che non capire cosa giustifichi la filosofia della scienza significa non aver compreso neanche a fondo la definizione e i limiti del metodo scientifico, nonché tutti i problemi che la questione si porta dietro;

“Every time there's a leap in physics, it encroaches on these areas that philosophers have carefully sequestered away to themselves, and so then you have this natural resentment on the part of philosophers.”[2]

Mentre qui si dimostra come non abbia neanche un'idea minimamente chiara di cosa sia e di cosa si occupi la filosofia, dato che la fisica non può "invadere" la filosofia e viceversa, in quanto hanno oggetti di studio e metodi differenti;

“Ultimately, I think our understanding of neurobiology and evolutionary biology and psychology will reduce our understanding of morality to some well-defined biological constructs.”[3]

Qui si dimostra ancora una mancata comprensione delle questioni fondamentali alla base della filosofia morale, soprattutto la distinzione metaetica humiana per cui è necessario distinguere tra descrizioni - l'is - e norme o prescrizioni - l'ought - e per cui dalla naturalità effettiva di uno stato di cose non è affatto deducibile la sua bontà morale né sono derivabili valori senza una fondazione etica soggiacente, il che mostra come sia assurdo pretendere di ridurre l'etica alla neurobiologia - pretesa che anche una voce autorevole nell'ambito neuroscientifico quale Damasio è lungi dall'avere.

Insomma, ci sono effettivamente filosofi che non conoscono il metodo e le teorie scientifiche e che per questo finiscono per parlare a sproposito, così come ci sono scienziati che ignorano la trattazione anche delle tematiche filosofiche più note e la maggioranza degli strumenti concettuali che risultano necessari per affrontarle, ma che, spingendosi comunque a parlarne, finiscono per sostenere delle posizioni altrettanto infondate.

Se da entrambe le parti non si fa un passo avanti verso l'altro cercando di imparare di più sull'altrui disciplina, alla fine l’incomunicabilità di fondo permarrà e il cerchio sarà impossibile a chiudersi.


Note a piè di pagina
[1] Anche i fisici sono filosofi: il ruolo della filosofia nella fisica moderna - Le Scienze
[2] Has Physics Made Philosophy and Religion Obsolete?
[3] Philosophy v science: which can answer the big questions of life?

Fonte: it.quora.com

3 commenti:

  1. Credo che la "scienza" derivi dalla "filosofia". Lao Tzu vissuto mi pare nel 350 a.c.formulò il concetto di Tao Universale, i poli negativo e positivo strettamente legati, inscindibili nella loro diversità ma complementarietà essenziale per l'esistenza. Democrito 470 a.c. immaginò un piccolo sistema solare l'Atomo che disse inscindibile...proprio come il Tao Universale, che significa anche "Via", strada, cammino...non "arrivo". Esendo l'infinito INFINITO non si arriva MAI. La scienza non è insita nella specie u-mana. Il pensiero si. Tanto è vero che come PRETENDONO di sintetizzare Natura, vogliono sintetizzare anche l'intelletto Animale umano. Non ci riusciranno questi dottor stranamore che non hanno l'altezza intellettuale e morale che tende al bene e alla NON COMPETIZIONE, come ci insegna Lao Tzu: il saggio non compete...e traduco il CLASSICO "perché nessuno può competere con lui" in "perché rifiuta la competizione" essendo questa sommamente stupida e generatrice di guerre e distruzioni. Ho scelto il mio medico curante,anche se non è più di questo mondo: IPPOCRATE. Disse: per ognuno il latte della propria specie è di beneficio, ma quello di altre specie è dannoso. Un burioni qualsiasi non può saperne più dell'Inventore della Medicina ! E' alimentare, Watson !

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Lo Huai Nan Zi testo cinese del 200 a.C.
      Un medico veramente abile cura i disturbi quando non vi è alcun segno di malattia. In questa maniera le malattie non compaiono mai.

      E oggi i grandi scienziati????

      Gli scienziati in massima parte hanno un bassissimo livello di consapevolezza, da sub umani, aspettarsi che comprendano un pensiero più profondo è tempo sprecato.

      Gianni

      Elimina
  2. La Filosofia non potrà mai morire perché se così fosse morirebbe anche il Pensiero Umano e quindi essa insieme alla Scienza deve camminare insieme sul sentiero della Conoscenza alla ricerca della Verità.Emilio

    RispondiElimina

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.